Boicottare la Turchia

Quello che sta accadendo in Siria è una vergogna per tutto l'occidente. I curdi hanno dato un contributo enorme anche in termini di vite umane alla lotta contro l'ISIS, ora traditi da Trump, e dall'inconsistenza europea vengono massacrati dal regime islamico di Erdogan.
“Boicotta la guerra!”. La mobilitazione della Rete contro la guerra in Siria
In migliaia si mobilitano sul Web contro l’attacco delle truppe turche ai curdi
MICHELE SASSO
PUBBLICATO IL
10 Ottobre 2019
Mentre la battaglia entra nel vivo con l’annuncio del ministero della Difesa turco dell’inizio delle operazioni nel Nord-Est della Siria con l’esercito della Mezza Luna con “gli scarponi sul terreno di battaglia” contro i curdi delle Ypg che Ankara considera “terroristi”, la Rete, le onlus e migliaia di persone in Italia mobilitano via Web per sostenere il popolo curdo «schiacciato dal dittatore Erdogan.
E’ un’onda che cresce ora dopo ora: c’è chi attacca il presidente Usa Trump per la sua azzardata dichiarazione «i curdi non ci hanno aiutato nella seconda guerra mondiale», c’è chi chiede rispetto per le donne impegnate nella guerra contro l’Isis la famigerata YPJ—l’Unità di Protezione delle Donne—che rappresenta, un unicum in tutto il Medio-Oriente di diritti civili, impegno sul campo e nuovo modello di società paritaria. C’è chi si fa un selfie con il copricapo tipico del Kurdistan o mette la bandiera gialla e verde del Rojava, il Kurdistan Siriano. E tanti, tantissimo lanciano lo stesso accorato appello: «Boicotta la guerra!».
Il primo a lanciare un appello è stato due giorni fa il fumettista Zero Calcare che con la sua graphic novel “Kobane Calling” ha fatto conoscere la resistenza di questo popolo senza uno Stato: «Non lasciamo che Kobane torni sotto il giogo dello Stato islamico».
Nel 2015 Zero Calcare partì per il confine turco siriano e ha raccontato le esperienze vissute con il popolo curdo. Nelle sue tavole anche Ayşe Deniz Karacagil, la militante turca detta “Cappuccetto Rosso” morta lo scorso 29 Maggio a Raqqa, combattendo proprio nelle file dello YPJ. Cappuccetto Rosso era stata così soprannominata per il foulard che indossava durante le proteste di Gezi Park del 2013, a causa delle quali era stata arrestata dalle autorità e, in seguito, condannata a 103 anni di carcere, considerandola di fatto alla stregua di una terrorista.
Kobane era un tempo la terza città a maggioranza curda della Siria ed è diventata negli ultimi anni la città simbolo della resistenza contro l'Isis. Era il 26 gennaio del 2015 quando i combattenti delle Ypg, sostenuti dai raid della coalizione militare internazionale a guida americana, costringevano i miliziani dell'Isis a ritirarsi dopo una battaglia durata quattro mesi. Poi si sono spenti i riflettori su Kobane. Ora la città «viene bombardata dai turchi», come ha denunciato il portavoce dell'alleanza curdo-araba delle Forze democratiche della Siria, Mustafa Bali.
In casa nostra anche l’ex calciatore della Juventus e della nazionale Claudio Marchisio si è schierato mostrando sul suo profilo Instagram la foto-simbolo del bimbo che assiste al passaggio della colonna di blindati turchi. Mentre Anpi, Arci, Cgil e Legambiente chiedono di «fermare subito le ostilità, i curdi si sono battuti fino alla morte contro l’Isis» e si rivolgono al Governo italiano per mettere fine ai raid e ai bombardamenti sui villaggi, è scattato spontaneo anche un boicottaggio dei prodotti made in Turkey.
Anche la Rete Disarmo chiede uno stop ad armi italiane verso la Turchia dopo l’inizio dei bombardamenti, dato che Ankara è uno dei principali clienti dell’industria bellica italiana: nel 2018 autorizzati 360 milioni di euro di vendite.
Dal virtuale al reale ci sono anche le manifestazioni. “No all'occupazione turca in Siria” si legge su un grande striscione, "contro ogni fascismo" e "viva la resistenza kurda" su altri cartelli: va in scena a Roma la protesta della comunità curda residente in Italia, che sceglie la centralissima piazza Barberini per urlare la propria indignazione contro la mossa del presidente turco Erdogan e contro il presidente Usa Trump, e anche per chiedere all'Italia di intervenire a favore della pace. Non tanti, appena qualche decina, ma sicuramente rumorosi i rappresentanti della comunità curda che sono scesi in piazza con megafoni e bandiere, molte delle quali hanno anche stampato il volto del rivoluzionario curdo Abdullah Ocalan. «Per cinque anni - afferma la giovane Beritan Dumaz - la resistenza curda contro l'Isis è stata fondamentale. E ora dopo tutti questi sacrifici ci sentiamo traditi».
Oltre a Roma, i curdi hanno manifestato anche a Milano e nei prossimi giorni, da qui al 12 ottobre, sono in programma altri raduni, di cui dà notizia la Rete Kurdistan Italia, in diverse città: a Genova, Torino, Empoli, Pisa, Padova, Bari, Bologna, Firenze, Catania, Bolzano, Udine, Parma, Napoli e Cosenza. E' stata indetta per domani a Firenze, dalla sigla “Assemblea fiorentina per il Kurdistan”, una manifestazione contro l'offensiva turca ricordando anche Lorenzo Orsetti, il 33enne fiorentino ucciso il 18 marzo dall'Isis mentre militava come volontario con le milizie curde.
fonte: https://www.lastampa.it/esteri/2019/10/ ... 1.37728206
“Boicotta la guerra!”. La mobilitazione della Rete contro la guerra in Siria
In migliaia si mobilitano sul Web contro l’attacco delle truppe turche ai curdi
MICHELE SASSO
PUBBLICATO IL
10 Ottobre 2019
Mentre la battaglia entra nel vivo con l’annuncio del ministero della Difesa turco dell’inizio delle operazioni nel Nord-Est della Siria con l’esercito della Mezza Luna con “gli scarponi sul terreno di battaglia” contro i curdi delle Ypg che Ankara considera “terroristi”, la Rete, le onlus e migliaia di persone in Italia mobilitano via Web per sostenere il popolo curdo «schiacciato dal dittatore Erdogan.
E’ un’onda che cresce ora dopo ora: c’è chi attacca il presidente Usa Trump per la sua azzardata dichiarazione «i curdi non ci hanno aiutato nella seconda guerra mondiale», c’è chi chiede rispetto per le donne impegnate nella guerra contro l’Isis la famigerata YPJ—l’Unità di Protezione delle Donne—che rappresenta, un unicum in tutto il Medio-Oriente di diritti civili, impegno sul campo e nuovo modello di società paritaria. C’è chi si fa un selfie con il copricapo tipico del Kurdistan o mette la bandiera gialla e verde del Rojava, il Kurdistan Siriano. E tanti, tantissimo lanciano lo stesso accorato appello: «Boicotta la guerra!».
Il primo a lanciare un appello è stato due giorni fa il fumettista Zero Calcare che con la sua graphic novel “Kobane Calling” ha fatto conoscere la resistenza di questo popolo senza uno Stato: «Non lasciamo che Kobane torni sotto il giogo dello Stato islamico».
Nel 2015 Zero Calcare partì per il confine turco siriano e ha raccontato le esperienze vissute con il popolo curdo. Nelle sue tavole anche Ayşe Deniz Karacagil, la militante turca detta “Cappuccetto Rosso” morta lo scorso 29 Maggio a Raqqa, combattendo proprio nelle file dello YPJ. Cappuccetto Rosso era stata così soprannominata per il foulard che indossava durante le proteste di Gezi Park del 2013, a causa delle quali era stata arrestata dalle autorità e, in seguito, condannata a 103 anni di carcere, considerandola di fatto alla stregua di una terrorista.
Kobane era un tempo la terza città a maggioranza curda della Siria ed è diventata negli ultimi anni la città simbolo della resistenza contro l'Isis. Era il 26 gennaio del 2015 quando i combattenti delle Ypg, sostenuti dai raid della coalizione militare internazionale a guida americana, costringevano i miliziani dell'Isis a ritirarsi dopo una battaglia durata quattro mesi. Poi si sono spenti i riflettori su Kobane. Ora la città «viene bombardata dai turchi», come ha denunciato il portavoce dell'alleanza curdo-araba delle Forze democratiche della Siria, Mustafa Bali.
In casa nostra anche l’ex calciatore della Juventus e della nazionale Claudio Marchisio si è schierato mostrando sul suo profilo Instagram la foto-simbolo del bimbo che assiste al passaggio della colonna di blindati turchi. Mentre Anpi, Arci, Cgil e Legambiente chiedono di «fermare subito le ostilità, i curdi si sono battuti fino alla morte contro l’Isis» e si rivolgono al Governo italiano per mettere fine ai raid e ai bombardamenti sui villaggi, è scattato spontaneo anche un boicottaggio dei prodotti made in Turkey.
Anche la Rete Disarmo chiede uno stop ad armi italiane verso la Turchia dopo l’inizio dei bombardamenti, dato che Ankara è uno dei principali clienti dell’industria bellica italiana: nel 2018 autorizzati 360 milioni di euro di vendite.
Dal virtuale al reale ci sono anche le manifestazioni. “No all'occupazione turca in Siria” si legge su un grande striscione, "contro ogni fascismo" e "viva la resistenza kurda" su altri cartelli: va in scena a Roma la protesta della comunità curda residente in Italia, che sceglie la centralissima piazza Barberini per urlare la propria indignazione contro la mossa del presidente turco Erdogan e contro il presidente Usa Trump, e anche per chiedere all'Italia di intervenire a favore della pace. Non tanti, appena qualche decina, ma sicuramente rumorosi i rappresentanti della comunità curda che sono scesi in piazza con megafoni e bandiere, molte delle quali hanno anche stampato il volto del rivoluzionario curdo Abdullah Ocalan. «Per cinque anni - afferma la giovane Beritan Dumaz - la resistenza curda contro l'Isis è stata fondamentale. E ora dopo tutti questi sacrifici ci sentiamo traditi».
Oltre a Roma, i curdi hanno manifestato anche a Milano e nei prossimi giorni, da qui al 12 ottobre, sono in programma altri raduni, di cui dà notizia la Rete Kurdistan Italia, in diverse città: a Genova, Torino, Empoli, Pisa, Padova, Bari, Bologna, Firenze, Catania, Bolzano, Udine, Parma, Napoli e Cosenza. E' stata indetta per domani a Firenze, dalla sigla “Assemblea fiorentina per il Kurdistan”, una manifestazione contro l'offensiva turca ricordando anche Lorenzo Orsetti, il 33enne fiorentino ucciso il 18 marzo dall'Isis mentre militava come volontario con le milizie curde.
fonte: https://www.lastampa.it/esteri/2019/10/ ... 1.37728206