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Al Serraj

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Al Serraj

Messaggioda trilogy il 08/07/2019, 20:10

Putroppo Robyn, penso che la questione verrà decisa dalle armi nei prossimi giorni, anche se i turchi nell'ultima offensiva di haftar contro Tripoli hanno dimostrato di fare sul serio. Forse qualche geniale invenzione della diplomazia dell'ultima ora potrebbe salvare la situazione. Ma dai nostri Salvini è Dimaio c'è da aspettarsi di tutto, meno che qualche cosa di geniale.
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Re: Al Serraj

Messaggioda Robyn il 08/07/2019, 22:33

Ma come si puo' immaginare di aumentare l'influenza in libia di paesi che fanno parte della parte estremista mussulmana?A parte poi i carburanti sintetici estratti dai fossili dobbiamo diventare green.E il commercio di armi alimentano la guerra le migrazioni.Nei paesi occidentali ci sono delle contraddizioni si parla di pace di ambiente di agire sulle cause dei flussi e poi si vendono le armi e non vediamo il surriscaldamento del pianeta.A Parigi bisognerebbe chiedere che fine hanno fatto le intese di Parigi sul clima
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Re: Al Serraj

Messaggioda trilogy il 21/07/2019, 21:13

In tv contro Haftar, rapita 4 ore dopo dagli squadristi agli ordini del figlio

L’attivista Sergewa, deputata al Parlamento di Tobruk, è stata prelevata nella sua abitazione da uomini armati che hanno picchiato il marito e il figlio
di Lorenzo Cremonesi, inviato a Tripoli

Rapita alle tre di mattina mercoledì scorso a Bengasi, il marito intervenuto per difenderla ridotto in fin di vita, la loro casa bruciata. L’ennesimo crimine in Libia ha questa volta come vittima una donna deputata al parlamento di Tobruk: la psicologa sessantenne Siham Sergewa. Di lei non si sa più nulla, tanti la danno già per morta o sotto tortura. E il nome del suo principale persecutore è scritto sui muri di tutto il Paese, anche se in Cirenaica la dittatura militare perseguita chi lo pronuncia: il maresciallo Khalifa Haftar, comandante dell’auto proclamato Esercito Nazionale Libico deciso in queste ore a lanciare «l’offensiva finale» contro le milizie legate al governo di Salvezza Nazionale guidato da Fayez Serraj a Tripoli.

Così un amico intimo della famiglia della deputata ci racconta per telefono dalla Cirenaica le fasi del rapimento. «Non scrivete il mio nome — chiede però —, le squadracce di Haftar mi eliminerebbero subito». «Ben prima dell’alba una cinquantina di uomini armati ha fatto irruzione nell’abitazione della Sergewa a Bengasi. Lei era appena atterrata dal Cairo assieme al marito, il chirurgo settantenne Alì Rabia, dopo aver partecipato a un incontro assieme ad altri parlamentari libici con alcuni senatori e politici egiziani. Negli ultimi tempi era stata minacciata di morte a causa delle sue critiche contro le operazioni militari di Haftar, perciò in genere preferiva dormire nella loro casa di Derna. Ma era tardi. Sono rimasti. Ed è stata la loro tragedia». Gli assalitori facevano parte della Brigata 106, un’unità di pretoriani ben addestrati comandata dal 35enne Saddam, figlio maggiore di Haftar. Al Cairo lei era stata durissima nel condannare la guerra. «Un conflitto che non conduce a nulla, va bloccato subito. L’Egitto deve interrompere gli aiuti militari a Haftar, fanno solo il male della Libia», aveva dichiarato. E a Bengasi solo poche ora prima del rapimento una sua intervista alla televisione locale era stata interrotta bruscamente mentre si scagliava contro la «stupidità dei combattimenti».

Continua il testimone: «Mentre la stavano portando via è arrivato il marito, gridando che voleva stare con lei. Gli hanno sparato alle gambe, quindi è stato picchiato alla testa, al torace. È svenuto. Un vicino l’ha salvato dalla casa in fiamme. Ora è ricoverato all’ospedale in prognosi riservata». A Bengasi i portavoce di Haftar sostengono di «non sapere nulla». I media locali censurano la notizia. Per contro, a Tripoli non hanno dubbi sulla responsabilità politica del maresciallo e così neppure i circoli diplomatici stranieri. «Saddam Haftar risponde in tutto e per tutto al padre», affermano. Una delle spiegazioni che va per la maggiore è che in Cirenaica sia in corso una sorta di epurazione ispirata dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi contro la dissidenza e i massimi responsabili militari, anche per le recenti sconfitte sul campo contro le milizie pro-Serraj e la perdita della città di Gharian. Ma la vicenda della Sergewa racconta soprattutto del fallimento della società libica nella battaglia per le libertà a otto anni dal rovesciamento di Gheddafi. Grande sostenitrice dei diritti individuali per un Paese laico e democratico, lei era stata la prima a fare uno studio sulle violenze contro le donne da parte delle milizie di Gheddafi nel 2011. Eletta parlamentare nel 2014, aveva denunciato gli abusi dei gruppi islamici anche in Tripolitania ai danni delle donne e le ipocrisie di chi sventola i valori religiosi praticando però abusi sessuali nel privato. Le sue condanne contro la corruzione le erano già costate fermi e minacce.
(Ha collaborato Farid Adly)

fonte: https://www.corriere.it/esteri/19_lugli ... 4cac.shtml
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