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DEF 2019 ... le comiche!

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

DEF 2019 ... le comiche!

Messaggioda franz il 10/04/2019, 7:36

Scaricato il nuovo DEF
Contiene diverse chicche e con altri amici le stiamo scoprendo a poco a poco.

Vi passo la prima, tutta concentrata in una tabella (tabella II.1 SINTESI DEL QUADRO MACROECONOMICO tendenziale)

Questa spiega come andrà tendenzialmente l'economia italiana sulla base di come sono ora le cose (leggi già in vigore).
Si vede che la crescita prevista per il 2019 è 0.1% del PIL.

Alla faccia delle precedenti asserzioni su crescite dell'1.5 e del fatto che chi indicava dati inferiori veniva tacciato di essere nemico del governo del cambiamento. Ora si prende atto.

Ma la chicca viene pochi cm più sotto, con l'abbinata tabella II.2 (SINTESI DEL QUADRO MACROECONOMICO programmatico)

Qui viene mostrato al popolo ed al mondo come andranno le cose dopo che il governo avrà introdotto le sue possenti misure correttive. E la crescita del PIL passa da 0.1% a 0.2% nel 2019 ma il bello è che la tabella stessa ci spiega che nel 2022 cresceremo dello 0.7% mentre il quadro tendenziale è dello 0.9%.

In pratica il governo ammette che tra tre anni cresceremo meno di quanto si potrebbe crescere senza intervenire.

Vedere per credere ... e buttate un occhio anche sulla disoccupazione
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Re: DEF 2019 ... le comiche!

Messaggioda franz il 10/04/2019, 12:18

I più attenti avranno capito che tutto ruota attorno alle clausole di salvaguardia IVA (23 miliardi)
In tutto prevedono 50.8 miliardi di nuove entrate, per compensare i 47.65 miliardi di minori entrate, tra cui la sterilizzazione dell'IVA 2019.
Le clausole di salvaguardia non verranno quindi disinnescate, come è stato fatto per il 2019.
L'IVA aumenterà, con anche altre tasse, e quindi i consumi, giocoforza, caleranno.
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Re: DEF 2019 ... le comiche!

Messaggioda franz il 11/04/2019, 8:56

Bugie, spesa assistenziale e incentivi al malaffare: questo è il Def peggiore del governo peggiore

Numeri senza senso, mancette elettorali, incentivi a evadere il fisco, appalti facili per i corruttori: questo non è il cambiamento. Questa è l'evoluzione finale di un modello che ci ha portati sul ciglio del baratro. Buona fortuna, Italia

Di Michele Boldrin

Si parlava, la settimana scorsa, di nodi nelle vicinanze del pettine. La pubblicazione della bozza del Def avrebbe potuto offrirci l’occasione per una riflessione più approfondita sulla natura dei medesimi e sulla capacità del pettine governativo di scioglierli. Purtroppo non è così perché questo documento è solo una pericolosa pagliacciata. L’articolo potrebbe finire qui: questo testo è infatti incoerente e non dovrebbe essere fatto circolare. Lasciamo stare le cosiddette “tabelle” – che dovrebbero dirci come sta andando l’economia italiana e cosa è ragionevole faccia in quel che rimane dell’anno e nei tre successivi – ancor più sconclusionate ed erronee di quelle dell’anno precedente che, come i fatti hanno abbondantemente provato, erano solo una sequenza di fandonie.


Speaking of which: dov’è finita la miracolosa crescita che, da balconi e pulpiti, i ministri di questo ridicolo governo annunciarono al popolo italiano dieci, sei e financo tre mesi fa? Non ne rimane traccia alcuna: chi ha scritto il Def non ha nemmeno provato a spiegare come sia mai successo che le balle di pochi mesi fa si siano già rivelate come tali. La funzione del documento di economia e finanza è solo quella di raccontarne di ulteriori nella speranza – anzi, “certezza” – che i media nazionali le ripetano all’elettorato scordandosi di chiedere che fine abbiano fatto le bugie dell’anno scorso.

Leggendolo, non è difficile capire come questo documento sia stato costruito: ognuno dei gruppi d’interesse che compongono questa maggioranza di governo ha messo per iscritto il suo slogan preferito e l’ha fatto avere agli estensori del documento, spesso scopiazzandolo semplicemente dal famoso “contratto” stilato poco meno di un anno fa. La parte del leone, ovviamente, la fanno gli slogan elettorali dei due grandi capi ma persino il Ministro Tria sembra esser stato autorizzato a contribuire, visto che, in un paio di occasioni, viene ripetuto che il governo intende operare per ridurre il costo del debito, ovvero lo spread! I funzionari del Mef han poi messo insieme questa incoerente lista di promesse elettorali e favori da sottogoverno, ottenendo un documento imbarazzante e incommentabile.

Qualcuno osserverà che è sempre successo così con i Def, da decenni. Questo è in parte vero, la qual cosa conferma una tesi a me cara: il governo rosso-brunato è la realizzazione compiuta dei metodi di governo e di raccolta del consenso che vigono in Italia da decenni. Ma siccome tale “compiuta realizzazione” ha comportato una degenerazione sostanziale nella qualità del prodotto, siamo oggi di fronte ad un livello completamente nuovo di pericolosa incoerenza ed irresponsabilità governativa. Questo non è un documento che un governo d’un paese avanzato possa andare a discutere in qualsiasi consesso internazionale.

Dove la miseria politica del governo rosso-brunato appare maggiormente manifesta, però, è nella lista dei provvedimenti legislativi che s’intendono adottare, pomposamente riassunti a pagina 13 nel “Cronoprogramma” – mi viene detto che il ridicolo neologismo sia idea di Matteo Renzi, a conferma della continuità ideale. C’è di tutto, a parole, mentre, di fatto, vi è estremamente poco. Ma qualcosa c’è e sono segnali che puntano coerentemente nella medesima direzione: il governo della forchetta, l’ufficiale ritorno al potere dell’italietta più mediocre, miserabile e truffaldina. Il Def annuncia infatti due blocchi di provvedimenti sostanziali: il primo ha a che fare con il sistema fiscale ed il secondo con quello delle opere pubbliche. Altro, di sostanziale, non c’è se non il (troppo tardivo) ritorno alla politica di agevolazioni del governo precedente per le imprese che reinvestano utili o facciano investimenti rientranti nella categoria “4.0”.

La politica fiscale è tanto elettorale quanto irresponsabile: reiterate promesse di sterilizzazione degli aumenti programmati dell’IVA (la cui attendibilità risulta ogni giorno minore) sono accompagnate da una miriade di riduzioni dei carichi fiscali e previdenziali su lavoratori autonomi, piccole imprese e redditi inferiori ai 50mila euro. Il quadro che ne esce è quello di un disperato taglio elettorale delle imposte che non razionalizza il sistema fiscale né lo rende maggiormente efficiente perché costruisce svariati effetti “soglia”che incentivano a dismisura elusione ed evasione mentre discriminano ingiustamente fra gruppi diversi di contribuenti. A fronte della riduzione di gettito fiscale che queste misure, se adottate, implicherebbero troviamo solo una generica affermazione secondo cui un minor gettito sarebbe “probabile”. Nessuna stima, anche solo approssimativa, viene fornita e, soprattutto, da alcuna parte vengono menzionati i, sostanziali, tagli di spesa che sarebbero necessari per evitare che questi provvedimenti generassero un aumento del deficit strutturale ben maggiore di quello 0,9% che, comunque, anche questo scalcagnato documento ammette esser stato il frutto dei provvedimenti presi sino ad ora. Siamo in piena follia da Laffer-curve.

La politica degli appalti – al di là dei nomi fantasiosi, degli annunci altisonanti e dell’incompeteza del Ministero dei Trasporti che si fa chiamare Mit ma i cui contributi mancano ancora alla bozza in circolazione – si può riassumere nella decisione di riaprire i cancelli della corruzione pur di far entrare nel mercato degli appalti pubblici le Pmi del cui supporto questo governo, e la Lega in particolare, hanno disperato bisogno. Ora, mentre è chiaro a tutti che l’attuale regime impone costi inutili e crea barriere artificiose, è altrettanto ovvio che un secolo e mezzo di corruzione dilagante nel comparto degli appalti pubblici nazionali suggerirebbe ben altro meditato e studiato intervento che la congerie di cancellazioni, abrogazioni ed esenzioni che questo Def annuncia per il settore. È il cambiamento che avanza.

https://www.linkiesta.it/it/article/201 ... -peg/41751
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Re: DEF 2019 ... le comiche!

Messaggioda Robyn il 11/04/2019, 11:02

Nella lega sono confluiti tutti gli evasori che chiedono di legalizzare una situazione di illegalità fatta di elusione ed evasione attraverso la flat tax in più in questo progetto è nascosta la distruzione del welfare come scuola,sanità ed altre spese necessarie che porterebbero l'Italia ad un declino irreversibile e creerebbero più ingiustizia fiscale gravando le tasse sulle classi più fragili.La strada è sempre stata quella del contrasto all'evasione i cui risparmi recuperati sono finalizzati a diminuire le cinque aliquote sempre in ambito di progressività,per favorire maggiormente l'accesso al credito per incentivare lo sviluppo.Meno tasse sui più ricchi non ha nessun beneficio anzi i risparmi li prendono e li portano nei paradisi fiscali.Le classi ricche più dedite al risparmio non consumano,sono le classi meno ricche più propense allo stimolo della domanda di beni e servizi.Il quoziente familiare?Altra ingiustizia sulle famiglie più fragili
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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Manovra, sussidi e pensioni costano 100 miliardi in più

Messaggioda franz il 13/04/2019, 13:54

Manovra, sussidi e pensioni costano 100 miliardi in più

L’ultima versione del Def svela il prezzo delle riforme.
Nel triennio tagli limitati, la spending review non va


Pubblicato il 12/04/2019
Ultima modifica il 12/04/2019 alle ore 07:00
ALESSANDRO BARBERA
ROMA

Centotrentatré miliardi di maggiori spese nel triennio, novantaquattro dei quali a carico di tre voci: pensioni, reddito di cittadinanza, ammortizzatori sociali. La versione definitiva del Documento di economia e finanza svela fino in fondo le conseguenze sui conti pubblici dell’ultima manovra voluta dal governo giallo-verde. Nei prossimi tre anni la spesa per sussidi sale di quasi cento miliardi, solo in parte coperti - e solo dal 2020 - con gli aumenti Iva che il governo ha messo a bilancio e però promette di non introdurre. Questa enorme contraddizione verrà a galla a ottobre, quando occorrerà mettere a punto la Finanziaria per il 2020. Lo scrive esplicitamente il ministro Giovanni Tria nella prefazione al Documento: «Il profilo delineato per l’indebitamento netto richiederà l’individuazione di coperture di notevole entità». Al Tesoro si parla già di quaranta miliardi, euro più, euro meno. Tria conferma l’avvertimento fatto a voce ai due partiti della maggioranza: «La legislazione fiscale viene per ora confermata nell’attesa di definire le misure alternative di copertura e di riforma fiscale». Se il governo reggerà l’urto delle elezioni europee, per salvare i conti e coprire le nuove spese avrà tre strade: o aumentare l’Iva almeno su alcune fasce di prodotti, o abolire il bonus da 80 euro introdotto dal governo Renzi, o fare altro deficit andando allo scontro con la Commissione europea.


Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono riusciti a imporre la parola «flat tax» nella lista delle priorità, ma basta scorrere le tabelle del Def per avere la percezione di un bilancio già in bilico: le voci «lavoro e pensioni» assorbiranno quasi 24 miliardi in più quest’anno, 35 nel 2020, altrettanto nel 2021. A parzialissima compensazione, il programma di revisione della spesa promette 2 miliardi quest’anno, 5 nel 2020, 8 nel 2021. L’accordo siglato a gennaio con la Commissione europea prevede di trovare i primi due entro luglio. Saranno tagli lineari a molte voci: 640 miliardi saranno sottratti agli incentivi per le imprese, 300 ai fondi per la mobilità, e poi Difesa, Università, cooperazione.

Purtroppo per il governo, aumentare la spesa è più facile degli sforzi necessari a ridurla. Per averne la prova basta scorrere l’ultimo dei molti allegati al Def: «Relazione sul monitoraggio degli obiettivi di spesa dei ministeri». I tecnici hanno già quantificato un miliardo di risparmi falliti fra ministero del Lavoro, dell’Agricoltura Corte dei Conti, Arma dei Carabinieri. Di fronte a questi numeri la promessa di «un programma di revisione organica della spesa» suona poco credibile. Stessa cosa vale per l’impegno - scritto nell’ultima Finanziaria e confermato nel Def - di ottenere 18 miliardi di maggiori entrate da un piano di dismissioni di partecipazioni pubbliche. Siamo a metà aprile e non c’è traccia nemmeno della partita di giro che dovrebbe permettere il trasferimento di quote delle grandi aziende partecipate dal Tesoro alla Cassa depositi e prestiti: solo un gioco di prestigio per far uscire quel patrimonio dal perimetro della pubblica amministrazione come previsto dalle regole di Eurostat. Nel frattempo il governo ha fatto l’esatto contrario: ha autorizzato la stessa Cassa depositi e prestiti a salire nel capitale di Tim, studia l’acquisto della rete di telefonia fissa e ha pianificato il reingresso in Alitalia, oggi tenuta in vita da un prestito (sempre pubblico) nel frattempo tramutato in capitale.

Il Documento rappresenta plasticamente le contraddizioni della maggioranza e lo scontro in atto con il Tesoro: irrealistico nelle promesse, piuttosto realistico nella fotografia dell’esistente. Ammette ad esempio che l’obiettivo di crescita allo 0,2 per cento indicato per quest’anno potrebbe essere persino ottimistico. Tutto dipenderà «dalla minaccia del protezionismo, i fattori geopolitici e i cambiamenti di paradigma in industrie chiave come l’auto».

https://www.lastampa.it/2019/04/12/econ ... agina.html?
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Re: DEF 2019 ... le comiche!

Messaggioda flaviomob il 13/04/2019, 21:05

Sparisce il Sud:

https://www.lettera43.it/it/articoli/ec ... ia/231164/

Perché il Def 2019 affossa l'economia del Sud

ll Meridione non esiste nelle strategie del governo. Che ora pensa solo alle Europee, non ha programmi per il futuro e propone esclusivamente politiche assistenziali. L'analisi dell'economista Viesti.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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