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Breve studio sulla spesa pubblica italiana

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Breve studio sulla spesa pubblica italiana

Messaggioda franz il 06/04/2019, 18:05

Un breve studio sulla spesa pubblica italiana, suddivisa in spesa per interessi passivi e spesa al netto degli interessi.

I dati li ho tratti tutti dal data warehouse di ISTAT e scaricati localmente in Excel. Questi dati li ho poi rappresentati graficamente usando DataWrapper, un bel software tedesco (free) che permette ad ognuno di fare grafici e mappe interattive.

Volendo potete anche scaricare i dati e verificare che non abbia preso lucciole per lanterne.

https://www.datawrapper.de/_/0itSU/

Cosa si vede in questo grafico? Che la spesa in interessi passivi era nel 1995 e 1996 ben l' 11.1% del PIL. In pratica, visto che la spesa pubblica totale risultava essere il 51.76%, quella per interessi era il 21.45% di tutta la spesa dello Stato.

Ammesso (e non era vero) di non avere deficit, il 21% circa delle tasse pagate sarebbe stato per pagare gli interessi a chi ci aveva prestato i soldi. Non per scuola e sanità, difesa, trasporti e ambiente o per stipendi e autoblù. 1/5 della spesa serviva a pagare i debiti.

Nel grafico si vede che oggi la spesa per interessi è più che dimezzata (ora è 1/3 di allora) e quindi questo ha comportato considerevoli risparmi. Questo risparmio viene chiamato "dividendo dell'Euro". Tuttavia si vede anche che la spesa pubblica senza interessi nel frattempo è aumentata.

Qualcuno dice, per me a ragione, che invece di incamerare il risparmio di quel dividendo per diminuire le imposte o il debito, quei soldi sono stati usati per fare nuove spese.

Mi sono chiesto se fosse possibile calcolare il dividendo sprecato da chi, destra come sinistra, ha governato dopo l'ingresso dell'euro.

Calcolo abbastanza facile, direi. E se ho sbagfliato, correggetemi. Ho cercato, sempre su ISTAT (e anche EUROSTAT) il dati del PIL ai prezzi di mercato e fatto la tabella che allego.

Tenendo fisso quel 11.1% su PIL prima della forzata convergenza ai parametri di Maastricht, si vede anno per anno come è andato il reale costo degli interessi e quanto era possibile risparmiare.

Già nel 1997 e 1998 iniziamo a risparmiare e la spesa al netto degli interessi rimane costante (media del 40.6% fino al 2000)

Il conto ad oggi è di quasi 2'000 miliardi potenzialmente risparmiati. Visto che va di moda parlare di PIL potenziale, perché non ragionare sui risparmi potenziali e sprecati?

Cosa si poteva fare? Lasciando invariata la spesa al netto degli interessi al 40% (percentuale su PIL, il che vuol dire che se il PIL aumenta puoi aumentare la spesa per stipendi, investimenti e consumi intermedi senza alterare quel 40%) ogni risparmio poteva essere capitalizzato, a riduzione del debito.

Prendiamo il 2004. Il risparmio (teorico) è stato di 105 miliardi. Si poteva capitalizzarne una parte non emettendo Bond per almeno la metà del valore. Riducendo gradualmente il debito.

Oggi (dato 2017) il debito è 2.263.58 miliardi ed è il 131.2% del PIL ma se solo metà del dividendo potenziale fosse stato capitalizzato oggi saremmo al 73.7% del PIL.

Invece vediamo che nel 2004 la spesa al netto degli interessi è salita al 42.2%. E arriverà al 46.3% nel 2014 per rimanere in questa media del 45~46% ancora oggi.

Poi vedremo cosa accadrà ora, con le cavallette rossobrune che fanno spese a debito con quota 100 e reddito di cittadinanza.

(To be continued ...)
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Re: Breve studio sulla spesa pubblica italiana

Messaggioda flaviomob il 07/04/2019, 0:45

https://www.ilsole24ore.com/art/finanza ... LOfxEKPnHI

Il debito pubblico italiano è insostenibile, come ai tempi di guerra


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Breve studio sulla spesa pubblica italiana

Messaggioda franz il 07/04/2019, 10:06

Sole24ore ha scritto: ... la condizione fondamentale affinché un debito pubblico sia sostenibile è che il tasso di crescita dell’economia sia superiore al tasso d’interesse del debito stesso, le prospettive sul Pil italiano non lasciano scampo: con stime sul 2019 che vanno dal +0,6% del Fondo Monetario al più problematico -0,2% pubblicato pochi giorni fa dall’Ocse, il nostro debito pubblico in un orizzonte che va fino al 2023 «non è sostenibile». Tradotto: continuerà a crescere.

Già e quel famoso 3% di deficit che era allora uno dei parametri di Maastricht era proprio teso a contenere la crescita del debito sotto una certa soglia, calcolata sulla base del ritmo di crescita del PIL che c'era in Europa nei primi anni '90.
In quel modo, ad incrementi di massimo il 3%, il debito sarebbe cresciuto meno del PIL.

Oggi in Italia il debito cresce ad un ritmo che è doppio rispetto al ritmo di crescita dell'economia.

Ulteriore danno, il debito viene sempre meno comprato da investitori esteri (che si sono defilati) ma è debito interno, comprato da banche, banca d'Italia in testa, assicurazioni e fondi di investimento. Se comprano titoli di debito pubblico non possono investire nella società, nelle imprese e nelle famiglie. Scende l'investimento e scende il PIL, aumenta il rapporto debito/pil.
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