Io ad esempio che non ho mai approvato l'idea di Prodi e degli ulivisti di un centro-sinistra granitico, fondato su coalizioni inculusive senza limiti, come se ci fossero dogmi bipolari, la necessità di un bipartitismo (e invece per me c'era molta furbizia, la stessa che aveva interesse ad una destra berlusconiana come avversaria) delegittimando altre idee di centro destra o di centro sinistra.
O meglio: altre ipotesi di coalizioni di centro-sinistra o di centro-destra, o anche una coalizione di "centro" che però aveva l'onere di sostituire in un sistema bipolare una delle altre due.
In democrazia è possibile, è successo in Europa e altrove.
C'è solo la necessità di essere onesti nei confronti dell'elettorato e dire dove collocarsi e cosa fare una volta eletti.
Ma pare non fosse sufficiente in periodo berlusconian-prodiano.
Si pretendeva (secondo me strumentalmente e in malafede) con Prodi-Unione, nella grande ammucchiata, o con Berlusconi e i suoi scherani (mentre poi - guarda caso - un prodiano ulivista come Rovati si congratulava con Berlusconi come artefice di quel "bipolarismo" nel quale tutti loro si erano fatti un'immeritata fortuna politica).
Non venivano contemplate altre idee, altra idea di coalizione, altra idea di sistema bipolare (che non vuol dire elezioni con soltanto due coalizioni legittimate a presentarsi alle elezioni, ma due coalizioni maggioritarie come effetto delle elezioni)
In questo Prodi è stato molto "politico" ma anche molto poco lungimirante. Come del resto Veltroni e i suoi presunti avversari.
Io avrei preferito un centro-sinistra o un centro-destra senza ali estreme (anche se poi estremi e malandrini si sono rivelati anche i cosiddetti centristi) e nella considerazione che certo bipolarismo in presenza di Berlusconi e di una certa mentalità berlusconiana doveva per forza essere temporaneo e certe coalizioni costruite di fatto più "contro" che "per". E che in situazione di normalità istituzionale ed elettorale tutto sarebbe stato - giustamente - stravolto; con buona pace dei prodiani che già vedevano o facevano finta di vedere tutto come granitico e immodificabile.
Insomma un panorama pessimo.
Detto questo come al solito si usano formule vuote come riformismo e moderatismo, o centrismo, che non corrispondono ai contenuti propalati da personaggi non solo mediocri ma pure in mala fede.
Il cosiddetto riformismo, in mano a personaggi non all'altezza(e ripeto: in malafede), che usurpano questo concetto e lo usano spacciandolo senza riempirlo di contenuti o riempiendolo di contenuti fasulli ad un elettorato che pretende pochissimo se non la rassicurazione del nome "riformista", è veramente terremotato in Italia e non si sa da che parte sbattere la testa.
Davvero tra i "riformismi" di Veltroni e quelli prodiani simil-unione non so quale abbia causato più danni; anche solo nel creare miti politici, o amplificando problemi o minimizzando problemi, che non corrispondono alla realtà italiana.
Per quello che mi riguarda, anche se mi sentirei più affine ad una destra liberale (ma nulla a che vedere con gli usurpatori turboliberisti, monopolisti e cesaristi attuali), non avrei eccessivi problemi ad avere o votare un governo di sinistra, in mancanza di meglio.
Basta che non si balocchi troppo con miti tipo la mummia di Lenin (e similaria) e con la delegittimazione di chi non è di sinistra ma ha diversa sensibilità, magari più orientata alla responsabilità e alla libertà che ai problemi sociali.
Senza per questo pensare ad una destra cieca o a sua volta indottrinata da speculari dogmi granitici e immodificabili.
Abbiamo bisogno, pur ammettendo la possibilità di diversi programmi e sensibilità parzialmente diverse (ma pur sempre compatibili col dettato costituzionale), innanzitutto di persone serie che la raccontino giusta, pur prospettando soluzioni diverse a problemi riconosciuti da tutti (se si è realisti e in buona fede).
Per ora abbiamo avuto per lo più diverse declinazioni della parola menzogna, su tanti, troppi argomenti. Favoriti da un elettorato che gradisce ed è indotto a ragionare e a prendere posizione non per le cose come sono, informandosi, ma sulla base del colore politico dei presunti avversari.
Sull'art. 18 per ora non mi pronuncio.
Voglio approfondire meglio la questione, anche se non sono digiuno di diritto del lavoro.
Perplessità certamente ne ho, non poche. La politica del lavoro in Italia fa acqua da molte parti, c'è sicuramente più rigidità in uscita rispetto una flessibiltà in entrata che produce da anni precariato a manetta.
Situazione che non mi risulta abbia uguali in europa.
Quindi non è che ci sia da meravigliarsi se c'è gente incazzata. Troppo facile sbrigarsela con accuse di estremismo e via.
Si torna al noto adagio: "facile fare i finocchi col culo degli altri".
Gli stessi sindacati sono stati troppo spesso assenti nei confronti dei precari e hanno concentrato tutte le loro attenzioni sui lavoratori garantiti.
Quindi davvero pochi sono esenti da colpe.
Ma fa pensare semmai che questa intransigenza si sia tutta concentrata sull'art.18 (senza entrare ora nel merito della necessità o meno di questa riforma); mentre su altre questioncelle, spese folli, sistema penale, frequenze tv, informazione, concussione etc etc stanno lì a traccheggiare senza mostrare alcun aut aut. Anzi.
E' vero, sono argomentazioni scivolose nel quale il "benaltrismo" è in agguato.
Però...