L’azienda ha avviato il confronto con le OOSS mettendo sul tavolo due elementi: un significativo investimento teso a rilanciare la presenza industriale nel nostro paese con un’ottica sinergica rispetto alla propria dimensione multinazionale e l’esigenza, per rendere sostenibile tale investimento, di creare un quadro normativo/contrattuale in deroga al contratto nazionale. Rispetto a questo la FIOM si è seduta per negoziare mettendo sul tavolo i così detti “diritti indisponibili” . Vale a dire no al contratto in deroga, no alla clausola di garanzia.
Il 'significativo investimento' era stato promesso anche per Pomigliano, ma non si è visto assolutamente nulla.
Fiat riduce le proprie vendite del 17% in un anno, ha il dato peggiore di tutte le case europee, punta su modelli come la nuova 500 che certamente non possono definirsi di fascia media o medio-alta. Eppure il famoso italian style in molti ambiti riusciva a sfondare nel mondo, in passato.
Fare carta straccia di un contratto collettivo nazionale significa che d'ora in poi chiunque vorrà fottersene, potrà farlo.
I diritti indisponibili riguardano diritti costituzionalmente sanciti: il diritto alla salute (e quindi malattia retribuita: non è certo così che si combatte l'assenteismo nel resto d'Europa), il diritto di sciopero che è individuale e può essere regolato solo dalla legge, non da un contratto privato.
Ora c’è da domandarsi: cosa ha spinto la FIOM a mettere sul tavolo delle pregiudiziali?
1.La Costituzione italiana
2.Lo Statuto della Fiom-Cgil
Infatti in tutta questa vertenza c’è stato, da parte della FIOM, un richiamo costante ai “diritti”, alla dignità dei lavoratori, all’autoritarismo di Marchionne che vuole riportare indietro l’orologio della storia: quello è diventato il tema dello scontro.
Questa è la realtà dei fatti.
Mancando in Italia dei forti contrappesi sociali quali un sussidio di disoccupazione che garantisca universalmente un tenore di vita dignitoso in caso di perdita del posto di lavoro, la partecipazione dei lavoratori al processo decisionale in azienda, la sicurezza di svolgere un lavoro che non comprometterà usurandole per sempre le capacità fisiche del lavoratore (cosa che in Fiat avviene abbastanza spesso e negli ultimi anni c'è già stata una regressione), il lavoratore è molto più facilmente ricattabile.
Se Marchionne avesse detto 'sposto tutto' e gli operai fossero stati certi di avere un sussidio di disoccupazione adeguato e dignitoso finché non avessero trovato un altro lavoro, il ricattone non avrebbe mai funzionato...
Da una parte l’azienda e i sindacati (tutti gialli) firmatari e dall’altra la FIOM che lotta per impedire lo strapotere padronale. Sarebbero tante le argomentazioni che smontano la tesi FIOM e che dimostrano come l’obiettivo non fosse, e non è, raggiungere una intesa (dagli accordi simili firmati in altri settori al livello di analogo non-sfruttamento in atto nelle corrispondenti fabbriche europee, alla inconsistenza delle tesi dal punto di vista giuridico) ma quello che conta è il risultato della strategia FIOM.
Parli tu stesso di 'strapotere' padronale, evidentemente è un ottimo obiettivo in una democrazia impedire lo strapotere di una parte...
Certo la FIOM un risultato lo ha ottenuto: è riuscita a ri-aggregare attorno alla questione operaia una sinistra che ritrova la propria motivazione e il proprio ruolo.
Ha riempito il vuoto lasciato dalla politica, da tutta la politica: di sinistra, centro o destra che sia.
Oggi, però, la realtà con cui i lavoratori, si devono misurare è un’altra: abbiamo un accordo che va gestito, ma la FIOM non siede al tavolo con l’azienda; abbiamo una azienda che si è impegnata su di un investimento e, oggi, Marchionne dice che l’obiettivo è di arrivare a una redistribuzione di ricchezza (partecipazione azionaria e agli utili) ma abbiamo una delegazione sindacale aziendale in cui è assente la FIOM.
Non è detto che tutto ciò sia legale, aspettiamo i ricorsi e le sentenze. Ah, maledette toghe rosse

Abbiamo i lavoratori ( tutti quanti) spaventati per ciò che dovranno affrontare, divisi perché il sindacato è diviso. Ecco questo è lo scenario, e il sindacato dovrebbe essere protagonista pressando l’azienda sul rispetto dell’investimento e negoziando tempi, verifiche, modalità per arrivare a quell’obiettivo.
La divisione del sindacato è un male storico dell'Italia, non certo una questione di oggi. Ci sono i sindacati che difendono... i padroni... e poi ci sono i veri sindacati

Tutto questo non sarà: ancora una volta in Italia la FIOM si arrocca sull’idea di un sindacato che, forse, poteva essere coerente con l’industria del novecento, ma che certamente, oggi, nel mondo globalizzato gli impedisce di essere protagonista del confronto per portare il paese fuori dalle secche in cui è impantanato.
Discorso assurdo se riferito alla sola Fiom. Tutti i sindacati nazionali sono obsoleti, oggi. Del resto se i politici che governano mezzo mondo si relazionano ad un regime antidemocratico come la Cina fingendo che tutto vada bene, madama la marchesa, possiamo pretendere che i nostri operai facciano concorrenza ai loro, che non hanno libertà sindacali, non godono di diritti civili e percepiscono un reddito che è una frazione di quanto servirebbe ad un occidentale per la pura sussistenza?
Allora se guardiamo l’accordo dal punto di vista dell’”interesse dei lavoratori” mi pare evidente che la posizione della FIOM non porta alcun beneficio ai lavoratori.
Eppure la posizione della Fiom, che a Mirafiori raccoglie circa 900 iscritti, ha ottenuto più di duemila voti, in un referendum svolto in un clima profondamente ricattatorio. Anche a Pomigliano ci fu un ricatto enorme da parte della proprietà, ma i risultati furono più schiacciati sulla parte padronale.
La FIAT andrà avanti ma lo farà con un sindacato diviso e nel suo complesso debole. Nulla di nuovo sotto il sole. D’altro canto tale risultato è il frutto dell’agonia della sinistra politica e in particolare del PD che non è quel (nuovo) partito riformista e di governo che doveva essere: tutto nasce da lì.
Il PD è, per dirla alla Metternich, una 'espressione geografica'.
ciao
F