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E' in gioco un'intera generazione

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda cardif il 21/01/2011, 20:48

Ho scritto in una altro argomento:
"va bene che il datore di lavoro dica 'o accettate col referendum le condizioni economiche e di lavoro che io sono disposto a concedere, oppure chiudo'? Secondo me, no perché, senza limitazioni di legge, potrebbe chiedere quel che vuole, e sarebbe un ricatto... indipendenza dell'imprenditore nelle strategie aziendali (investimenti, ampliamenti; anche chiusura, se per esempio l'azienda è in passività o le conviene traslocare all'estero). I dipendenti non possono imporre niente a lui: investire, ampliare, non chiudere. E pure l'imprenditore non può imporre le condizioni economiche e di lavoro che vuole per non chiudere, pena lo sfruttamento del lavoratore ed un regredire di decenni, in assenza di diritti minimi stabiliti per legge. Altrimenti non c'è parità tra le parti: chi domina e chi soccombe. ...
Che poi possa intervenire il governo a tutelare il lavoratore (coi paracaduti per il lavoratore o con incentivi all'azienda perché non chiuda) è un altro discorso
."
Oltre al commento sulle leggi tedesche scritto prima.
Dal che si deduce che non sono della Fiom né della sinistra-sinistra; si continua ad avere una posizione pregiudiziale verso quello che ho scritto, come verso le parole di Landini. Senza leggerle nemmeno.
Del resto: perché sono stati spostati qua la Fiat, Marchionne e la Fiom ben sistemati in un altro argomento, con la conseguenza di ripeterci? Perché l'argomento ha toccato un nervo ideologico molto sensibile, evidentemente. Visto che si continua con questa impostazione direi che si tratta di discrasia tra destra e sinistra, non tra moderati e sinistra-sinistra. Così mi pare.
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda mauri il 21/01/2011, 20:56

letto in un blog
http://simonevalentini.myblog.it/archiv ... zione.html

"Il management non è cambiato poi molto negli ultimi sessanta settanta anni. La tecnolgia ha rivoluzionato il modo di vivere ma il modo di gestire le persone si basa sugli stessi principi del dopoguerra. Carota, bastone, controllo, marketing interno, limitazione delle informazioni ai livelli più bassi e gerarchia la fanno da padrone in praticamente tutte le aziende. Questo è un grosso limite per lo sviluppo. Coinvolgere i dipendenti, che magari hanno anni di esperienza, con i mezzi precedenti è sempre più difficile. Allora giù con il bastone che può chiamarsi flessibilità, controllo dei costi oppure esigenza di business. Non è così però che si innova, che si creano nuovi prodotti, che si crea un clima in cui nascono e crescono nuove idee."

e condivido
le aziende in italia sono in mano alle famiglie imprenditori e quindi padroni, non c'è spazio per i lavoratori se non ribellarsi e lottare come giustamente ha fatto fiom e fa cgil in toto, ricordo che cgil esiste perchè i lavoratori che sono iscritti la sostengono e i dirigenti cgil esprimo l'anima di riscatto dei suoi iscritti
poi aggiungo che in italia sei assunto per via delle conoscenze e parentele che di fatto blocca il libero mercato del lavoro e non lascia spazio alle persone capaci e meritevoli
marchionne il furbacchione manager canadese ha semplicemente giocato con il bastone e la carota conoscendo bene di che pasta siamo fatti noi italiani
putroppo in una situazione così asfittica il declino del ns paese è inevitabile se non si cambia mentalità
buona serata, mauri
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda matthelm il 21/01/2011, 21:39

mauri ha scritto:le aziende in italia sono in mano alle famiglie imprenditori e quindi padroni, non c'è spazio per i lavoratori se non ribellarsi e lottare come giustamente ha fatto fiom e fa cgil in toto, ricordo che cgil esiste perchè i lavoratori che sono iscritti la sostengono e i dirigenti cgil esprimo l'anima di riscatto dei suoi iscritti
poi aggiungo che in italia sei assunto per via delle conoscenze e parentele che di fatto blocca il libero mercato del lavoro e non lascia spazio alle persone capaci e meritevoli
marchionne il furbacchione manager canadese ha semplicemente giocato con il bastone e la carota conoscendo bene di che pasta siamo fatti noi italiani
putroppo in una situazione così asfittica il declino del ns paese è inevitabile se non si cambia mentalità


Ecco una bella sintesi di cosa si intende per mentalità incredibilmente tardo-sessantottina e di sinistra conservatrice e irrimediabilmente legata a stereotipi ottocenteschi.
E che alla fine parla di cambiamento di mentalità!
E' inutile che facciamo altri ragionamenti profondi quando è questo che viene inculcato alle "avanguardie".
Pensate come risorgerebbe il paese con tali analisi.
Ecco in poche righe quanto siamo in ritardo.
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda flaviomob il 22/01/2011, 0:06

Non raccontiamoci troppe balle, però.
Il sistema Italia è il più corrotto d'Europa. Quello con maggiore evasione fiscale. La TAV da noi costa più del doppio che in Francia o Germania, lo stesso vale per le nuove linee di metropolitana. Le tangenti hanno seguito il precetto biblico: andate e moltiplicatevi. Le voci critiche contro questo sistema sono tacciate di veterocomunismo, insultate, isolate. La pubblica amministrazione è in parte farraginosa, inefficiente e dilaga l'assenteismo, ma la risposta è stata penalizzare chi si ammala, non chi finge di ammalarsi! La Fiat è in crisi perché non riesce a sfondare nei segmenti di alta qualità, ma la risposta è penalizzare i diritti degli operai, con la scusa dell'efficienza (e allora perché tanti cassintegrati?).
Lo stato italiano avrebbe dovuto aiutare la Fiat, nei decenni passati, esigendo in cambio una quota della proprietà, in modo da averne un parziale controllo come è per la Renault in Francia e - da parte dei laender - della Wolkswagen in Germania.
Nella stessa Germania non vi sono mai stati licenziamenti di massa eclatanti come quelli compiuti a più riprese da Fiat ed il sindacato è molto potente all'interno di Volkswagen, rappresentato nel consiglio di sorveglianza e nel comitato aziendale. Ma tutto ciò è possibile laddove la classe politica svolge un ruolo di controllo dell'interesse generale del paese e di tutela dei lavoratori, non dove crea relazioni pericolosi di commistione e vera e propria collusione con la classe imprenditoriale.
Il modello 'americano' di Marchionne rappresenta un'involuzione per gli standard europei ed è ovvio che in Germania l'abbiano aborrito immediatamente.


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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda flaviomob il 22/01/2011, 0:24

"Qui è vietato parlar male dell'Italia" (1922);
"Qui è vietato parlar male del Governo" (1924);
"Qui è vietato parlare di politica" (1936).
Al che Michele sbottò, dicendo: 'Mettete un bel cartello con su scritto: "Qui è vietato pensare"'.
(da 'Fontamara' di Ignazio Silone)


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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda flaviomob il 22/01/2011, 1:01



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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda pierodm il 22/01/2011, 9:21

«Il vuoto italiano? Riempiamolo di 'complessità'
Giovani senza lavoro? Sostituissero le badanti»

di Giuseppe Rizzo - l'Unità

...Tutti intellettuali giovani e tristi, come quelli del romanzo di Keith Gessen (“Tutti gli intellettuali giovani e tristi” - Einaudi), quelli di oggi? Stiamo provando a sentirli, stiamo provando a vedere se non sono allegri per contratto o perché non c’è niente di cui rallegrarsi.

Oggi tocca a Christian Raimo, 35 anni, di Roma. Autore di due raccolte di racconti, “Latte” e “Dov’eri tu quando le stelle del mattino gioivano in coro”, professore in un liceo della capitale, traduttore, consulente di Minimum fax e Laterza, collaboratore di diverse testate, Raimo da tempo denuncia la necessità di nuovi spazi pubblici in cui fare cultura (e, di conseguenza, fare politica), spazi contro “il vuoto che invade l’Italia”.

Concretamente, quali sarebbero questi nuovi spazi?
Immagino delle nuove comunità che non siano comunità di consumatori di cultura, ma comunità di dibattito, una specie di gruppi di autocoscienza, di studio. Come è sempre stato da Socrate a Sant'Agostino a Pascal ai soviet all'università ai partiti.

Autocoscienza e soviet, li prendeva già in giro Moretti nel suo “Ecce Bombo”, 30 anni fa...
All'origine c'è l'idea che la cultura sia un bene di consumo come gli altri, questo non è tecnicamente vero. E questo vale anche per la letteratura. Siamo cresciuti in un mondo in cui la letteratura era il modo di dare un senso alla complessità. Oggi questo "dare un senso alla complessità" può essere acquistato in vari formati.

Ci risiamo col mercato che insozza tutto?
Io lavoro per due case editrici, scrivo per il giornale della Confindustria e per Rolling Stone, cerco di non avere una visione nostalgica. Però mettiamo che oggi uscisse Moby Dick, e un giornale ne intuisse la portata e ne facesse una grande anticipazione. La settimana dopo non potrebbe tornare a parlarne. Siamo abituati oggi a dare sempre più spazio alle forme pubblicitarie, senza renderci conto che ciò che è pubblicizzato non potrà mai essere cultura.

Franzen sulla prima pagina del Time non è cultura?
Non sono apocalittico e Franzen è un caso anomalo. Sui giornali mainstream non si fa un discorso continuo, non ci sono critici che rispondono a altri critici. Per me non c'è niente di male nella letteratura popolare. Anzi sono proprio le narrazioni seriali oggi che creano un senso di comunità, di racconto comune, di possibilità di interagire sul lungo periodo che altrimenti non si dà.

E secondo te, J.J. Abrams, o Scorsese, quando pensano alle loro serie, non pensano al mercato?
Gli Stati Uniti hanno il miglior sistema di istruzione al mondo; il mercato può produrre cultura certo ovunque, e anche al cuore della produzione culturale americana si creano grandi cose; ma questo accade se gli autori hanno avuto il tempo per formarsi. Leggiamoli i curricula degli inventori di West Wing, The Wire, Lost, etc...

Il problema dunque sarebbe ancora una volta l’istruzione. Chi e cosa ha impoverito quella italiana?
La riforma dell'università del 3+2 è uno schifo. Pensata uno schifo, e gestita uno schifo. Ma anche l’idea dalemiana di un riformismo senza giustizia sociale ha fatto andare a carte quarantotto un paese che aveva fatto dell'istruzione e della cultura dagli anni '50 in poi la sua anomalia positiva. Se torniamo al punto di svolta, agli anni ’80, le responsabilità sono sicuramente anche dei socialisti che hanno bloccato l'ascesa sociale e culturale delle classi operaie. Se devo sparare merda su Berlusconi, mi sembra inutile...

Hai deciso di diventare un insegnate delle superiori, perché?
Quello che potevo fare con i giornali, il lavoro in casa editrice, mi sembrava sempre superficiale rispetto a quello che si poteva fare in un rapporto lungo con dei ragazzi in formazione. La scuola e l'università mi avevano dato moltissimo, mi sentivo che dovevo restituire qualcosa.

Dei ragazzi che ogni giorno incontri in classe si dice che è stato loro rubato il futuro...
Non è il futuro che è stato tolto ai giovani, ma la capacità di rielaborare il passato, prendendosi le responsabilità anche dei padri. “La crisi non la paghiamo” è un grande slogan, ma sta di fatto che poi la crisi la paghi. Facciamo un'ipotesi assurda: e se il 30% dei disoccupati venticinquenni, trentenni si occupasse dei servizi alla persona, di sostituire le badanti? Questo sarà il futuro: novantenni non autosufficienti da accudire. Ridateci il nostro futuro ha anche questo di slogan al suo interno. Questa era un'occupazione che i nostri genitori e i nostri nonni facevano: occuparsi dei vecchi; oggi viene data in outsourcing.

Ultime battute: il politico che ti convince di più in questo momento?
Landini, credo. Tabacci. E Vendola, sicuramente...

Un libro che consigli di leggere
“L'uomo senza inconscio” di Massimo Recalcati. “Essere maschi” di Stefano Ciccone, “Devozione” di Antonella Lattanzi, “Herzog” di Saul Bellow.

Un paese che consigli di visitare?
Subiaco. Il monastero di Subiaco. Le radici dell'identità italiana, il rapporto tra cultura classica e cultura cristiana...
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda matthelm il 22/01/2011, 10:24

flaviomob ha scritto:"Qui è vietato parlar male dell'Italia" (1922);
"Qui è vietato parlar male del Governo" (1924);
"Qui è vietato parlare di politica" (1936).
Al che Michele sbottò, dicendo: 'Mettete un bel cartello con su scritto: "Qui è vietato pensare"'.
(da 'Fontamara' di Ignazio Silone)


Frasi storiche significative e vere... che poi si conclusero con il libro "Uscita di sicurezza" quando Silone abbandonò il partito comunista italiano (e sovietico).
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda Iafran il 22/01/2011, 14:54

matthelm ha scritto:
flaviomob ha scritto:"Qui è vietato parlar male dell'Italia" (1922);
"Qui è vietato parlar male del Governo" (1924);
"Qui è vietato parlare di politica" (1936).
Al che Michele sbottò, dicendo: 'Mettete un bel cartello con su scritto: "Qui è vietato pensare"'.
(da 'Fontamara' di Ignazio Silone)

Frasi storiche significative e vere... che poi si conclusero con il libro "Uscita di sicurezza" quando Silone abbandonò il partito comunista italiano (e sovietico).

Stavolta ti sei dimenticato di un'intera "i": tutto quello che accadde fra "Fontamara"(1933) e "Uscita di sicurezza" (1949), in Italia.

(cardif, forse hai ragione a lamentarti ...!)
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda flaviomob il 22/01/2011, 14:59

Frasi storiche significative e vere... che poi si conclusero con il libro "Uscita di sicurezza" quando Silone abbandonò il partito comunista italiano (e sovietico).


Ti ringrazio, Matthelm, lo cercherò e lo leggerò avidamente.


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