Gabriele
Dev'esserci qualcosa di sbagliato nel modo in cui leggo quello che scrivi, perchè continuo ad avere difficoltà a capire.
Nella fattispecie, non capisco perché ti soffermi su una ipotesi "autoritaria", come se scaturisse dall'esempio da me citato.
Non dico che nella mia ipotesi non possa venir fuori un sistema come quello che tu descrivi, ma è solo uno dei casi possibili.
Io ho soltanto tracciato in via estremamente larga quello che è l'itinerario comune ad ogni genesi di società: nel momento in cui una "comunità" decide di darsi un'organizzazione per gestire le risorse naturali disponibili, per cercane altre alternative, per procurarsi la sopravvivenza, per distribuire quella che in quel contesto è la "ricchezza", può esperire diversi sistemi: da quello del capo-tribù assimilato ad un dio, che ha diritto di vita e di morte su chiunque, e che accentra su di sé in via simbolica ogni possedimento della comunità e ne decide la cessione pro tempore a chi dice lui, all'agorà in cui ogni decisione viene presa a maggioranza e tutti hanno diritto di voto, o solo i guerrieri-cacciatori, o tutti i maschi e non le donne, ad un sistema in cui decide un consiglio dei saggi per età, o per elezione, o perché hanno gli occhi chiari.
Quello che volevo stabilire è la genesi, che con concetti moderni possiamo chiamare "economica", che dà luogo ad un sistema che nel suo insieme definiamo "politica", e quindi l'inscindibile unitarietà del sistema sociale che ne deriva.
Forse si capisce ancora meglio ciò che intendo, se dico che anche il più estremo dei liberismi che definiamo "economici", o industriali, o capitalistici, o quel che sia, ha tutti i connotati di una scelta e di un'organizzazione che possiamo altrettanto legittimamente definire "politica".
Nell'ottica moderna - fortemente influenzata dall'ipotesi "democratica" - un mondo e una società governati da chi detiene il potere economico, o dal notabilato del capitale o del latifondo, etc, appare come una prevaricazione del settore economico sulla politica, ossia una forma di oligarchia basata sul censo, e come tale viene osteggiato o negato da chi ha interesse (in buona o cattiva fede) a tenere separata l'economia dalla politica, salvaguardandone la massima libertà operativa dai limiti imposti alla politica.
Ma per la gran parte della storia umana, fino a poco tempo fa, questa è stata la realtà, dai tempi del senato romano dei latifondisti, alle società monarchiche fondate sull'aristocrazia terriera e sulla borghesia mercantile, senza che nessuno trovasse strana questa identificazione tra potere economico e politico.
Il discorso si complicherebbe ancora di più, se poi andassimo ad analizzare il concetto stesso di economia, che molti storici trovano difficile rintracciare nelle società relativamente antiche, per quanto complesse e ricche di attività produttive.
Possiamo dire, senza eccessive forzature, che questa divaricazione concettuale nasce insieme con l'affermazione del capitalismo, dal '600 in poi, e diventa una questione centrale nell'era industriale.