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C’è un problema di serietà e credibilità del governo?

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: C’è un problema di serietà e credibilità del governo?

Messaggioda flaviomob il 30/01/2016, 11:48

da Repubblica
Registrazioni al 100%. "Voglio rassicurare l'opinione pubblica tedesca che se in passato ci sono state procedure difficili, oggi grazie al lavoro della polizia italiana siamo al 100% nella registrazione delle impronte digitali e dei riconoscimenti facciali" per i migranti, quest'ultima una procedura "molto utile anche per contrastare il terrore", ha garantito il premier italiano.



Chi ci crede?? :lol:


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Re: C’è un problema di serietà e credibilità del governo?

Messaggioda ranvit il 30/01/2016, 12:12

Sono vent'anni che i Paesi del nord europa fanno orecchie da mercanti alla invasione degli immigrati....e sono vent'anni che l'Italia non fa niente per ostacolare il loro deflusso verso i Paesi del nord :D

Ma anche se verranno tutti identificati....continueranno a defluire verso nord: è li' che c'è piu' ricchezza e lavoro 8-)

Il problema dell'invasione di immigrati va affrontata tutti insieme, senza sotterfugi che penalizzino Italia e Grecia....
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: C’è un problema di serietà e credibilità del governo?

Messaggioda flaviomob il 30/01/2016, 13:18

Renzi torna a mani vuote

Europa. Al vertice di Berlino il disgelo con l’Italia è solo parziale. Le «ambiziose» riforme del premier non impressionano la cancelliera, che chiude le porte ai rifugiati e accelera per mettere al sicuro l’export «made in Germany». Roma non ottiene quasi nulla nel merito ma almeno salva la faccia e non riceve veti preventivi nella durissima trattativa sui conti con la Commissione

Uniti contro il populismo per un’Europa più forte ed efficiente. È il tweet «tedesco» che rappresenta l’unico, virtuale, esiguo risultato ufficiale dell’incontro tra il premier Matteo Renzi e la cancelliera Angela Merkel, tutt’altro che d’accordo su tutto come ammette il presidente del consiglio.

Nei fatti il «disgelo» tra Roma e Berlino è parziale: sì alla comune difesa di Schengen e alle quote europee di rifugiati ma nessuna sostanziale concessione sulla flessibilità dei conti pubblici e sul finanziamento di 3 miliardi alla Turchia. In compenso l’Italia incassa il ritorno sulla scena europea (come voleva Renzi) e la benedizione del «nuovo ruolo» da parte di Berlino: «La Germania avrà la presidenza del G20 e l’Italia del G7» ricorda la cancelliera.

Senza la fanfara militare e con il cerimoniale ridotto all’osso. Così Merkel ha accolto nella Bundeskanzlei alle 12.30 Renzi, invitato a una «colazione di lavoro». Un colloquio «intenso e amichevole» durato il doppio del previsto (la conferenza stampa è slittata di oltre un’ora) segno delle difficoltà a smussare gli spigoli.

La cancelliera tedesca «guarda con favore alle ambiziose riforme di Renzi» e c’è «piena convergenza su una soluzione europea dell’emergenza profughi, finanziamento degli Stati in prima linea sul fronte degli arrivi e lotta ai trafficanti». Tuttavia Mutti ricorda a «Matteo» i 6 hot spot italiani concordati con Bruxelles (di cui solo 3 operativi) e l’«urgenza di un accordo con la Turchia», ovvero del pagamento della quota di 280 milioni a carico dell’Italia per il finanziamento ad Ankara. Renzi prende tempo e assicura: «Siamo d’accordo, ma attendiamo di sapere da Bruxelles come andrà inteso l’aiuto» ovvero se la «rata» sarà scorporata dal patto di stabilità e a carico dell’Ue.

Sulla flessibilità dei conti pubblici italiani la cancelliera alza il muro: «Non mi immischio: è compito della Commissione Ue interpretare i margini» taglia corto, convinta che i confini in ogni caso restino (solo) quelli previsti dagli accordi sottoscritti a Bruxelles.

Poi, perfida, fa «gli auguri all’Italia per il buon esito delle riforme», e imputa a Renzi il rallentamento della messa in sicurezza del bilancio e accenna ai «problemi» con le banche. Questi, soprattutto, hanno impressionato la cancelliera più del Jobs Act: la stabilità del credito in Italia ormai è una questione tedesca. Giovedì il default di Etruria, Banca Marche, CariFerrara e Chieti è rimbalzato sulla Borsa di Francoforte facendo «crollare» il Dax dell’1,6%.

Da qui l’«aiuto di Schäuble» a Renzi: il ministro delle finanze ha messo 2.000 miliardi di euro del risparmio tedesco (l’equivalente del debito pubblico di Roma) a garanzia del deposito Bce che copre i 200 miliardi di crediti avariati delle banche italiane. È la luce verde alla bad bank e «la vera assicurazione sui titoli decennali di Roma», sottolineano a Berlino.

In ogni caso la visita di Renzi «rafforza le relazioni commerciali tra i due Paesi», puntualizza Angela Merkel, che annuncia una prossima conferenza economica bilaterale tra i due paesi: «È positivo che in Italia ci sia un inizio di ripresa: negli ultimi mesi l’import dei prodotti tedeschi in Italia è aumentato del 7%», gongola la cancelliera. Dall’altra parte, un quinto del made in Italy finisce in Germania; tradotto significa 54,9 miliardi di business nel 2016, 58,2 nel 2017 e 61,6 nel 2018. Pesano più della «messa in scena» (secondo Welt) dell’«esuberante» premier italiano che denuncia l’asse franco-tedesco e molto meno degli altri fronti strategici su cui Berlino non retrocede. Su tutti il raddoppio del gasdotto Nord Stream in partnership con la Russia di Putin affidato alla «valutazione» della Commissione Ue e contrastato dall’Italia anche nell’Europarlamento: un nodo irrisolto nel summit bilaterale.

Preceduto dall’incontro di Merkel con Lady Pesc. Federica Mogherini è stata ricevuta nella cancelleria 24 ore prima di Renzi e ha festeggiato con Mutti e Kofi Annan (l’ex segretario delle Nazioni unite) il compleanno del ministro degli esteri Steinmeier. E la cancelliera si è presentata al bilaterale con il nuovo «pacchetto» sul diritto di asilo concordato con Csu e Spd: sospensione per due anni dei ricongiungimenti familiari dei profughi; aggiunta di Marocco, Algeria e Tunisia nella lista dei «Paesi sicuri»; divieto di circolazione in Germania per i rifugiati e costo dell’integrazione linguistica a carico dei migranti.

È il minimo sindacale chiesto dall’Union e dal vice cancelliere socialdemocratico Gabriel: il punto con cui Merkel ha ricompattato la sua Grande Coalizione.

Fuori dalla cornice diplomatica, l’incontro con Renzi ha risentito del clima nero sul fronte dei profughi in Germania.

Nella notte, in Baden-Württemberg, estremisti xenofobi hanno lanciato una granata (inesplosa) contro un centro rifugiati. È l’attacco numero 1.006 agli Asylheim, l’ennesima bomba (vera) contro la «politica di benvenuto» di Angela cui secondo i sondaggi si oppone il 45% dei tedeschi.

Adesso, archiviata la visita di Renzi, la cancelliera Merkel prepara la conferenza sulla crisi in Siria in programma a Londra il 4 febbraio. Tavolo riservato a Germania, Regno Unito, Norvegia e Kuwait. Ancora una volta un altro summit decisivo senza l’Italia.

http://ilmanifesto.info/renzi-torna-a-mani-vuote/


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Re: C’è un problema di serietà e credibilità del governo?

Messaggioda ranvit il 30/01/2016, 13:27

Ovviamente non mi meraviglia che i giornali ostili a Renzi sminuiscano l'incontro raccontando di un flop. In realtà altri giornali dicono : non ha vinto nessuno-è stato un incontro i cui esiti erano scontati-entrambi hanno bisogno dell'altro per vincere al proprio interno, etc etc

Non mi pare del resto che i precursori di Renzi se la siano cavati meglio....o meglio, mettendosi sempre a 90 gradi, ottenevano apparentemente di piu' 8-)
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Re: C’è un problema di serietà e credibilità del governo?

Messaggioda mariok il 30/01/2016, 14:31

Questa non mi sembra una posizione pregiudizialmente ostile, ma ne esce comunque un ritratto non proprio esaltante.

Renzi e l'Europa: un rapporto controverso

Fabio Pietribiasi

Nei giorni scorsi abbiamo letto due interessanti interventi di altrettanti rappresentanti del Governo italiano. Nel corso di un Forum al Corriere della Sera, il Ministro agli Esteri Paolo Gentiloni ha annunciato una iniziativa assieme agli altri cinque Paesi fondatori per rilanciare il processo di integrazione “a partire dalla sua base più omogenea”. Il giorno successivo, Sandro Gozi Sottosegretario alle politiche comunitarie e iscritto Mfe, ha pubblicato sul medesimo quotidiano un lungo articolo scorrendo la sua agenda di lavoro per un governo più democratico dell'euro, una politica di crescita, la tutela dei diritti fondamentali, lo status dei rifugiati, toccando temi vecchi e nuovi.

E Renzi? Il suo pensiero sull’Europa rimane un enigma. Da quando è Presidente del Consiglio ha preso posizioni talmente altalenanti, da far dubitare che ne abbia uno. Nel discorso al Parlamento europeo, che ha dato inizio al semestre di presidenza italiana il 2 luglio 2014, si era detto consapevole della grande sfida che lo aspettava per ritrovare l’anima dell’Unione ed il senso stesso dello stare insieme. In quell’occasione aveva infiammato i cuori dei giovani, dicendo con un efficacissimo paragone che sua era la generazione Telemaco e come il figlio di Ulisse si apprestava a raccogliere l’eredità dei padri fondatori e a farla propria per il futuro.

Tuttavia appena un mese dopo si contraddiceva, entrando in rotta di collisione con Draghi che aveva segnalato l’insufficienza delle politiche monetarie e richiamato la necessità di supportarle con un parallelo trasferimento di sovranità. Da Roma, gli aveva risposto che si attenesse al suo mestiere, si limitasse cioè a vigilare sulla stabilità dei prezzi e non si addentrasse in questioni di politica economica generale, che rimanevano di competenza dei singoli Governi e Parlamenti. Concetto che ha più volte ribadito in seguito ed anche recentemente nell’impostazione della Finanziaria 2016, quando ha apostrofato come “euroburocrati” le autorità di Bruxelles che si erano permesse di avanzare alcune prime informali osservazioni, del tutto indifferente ai Trattati e ai regolamenti per l’unione di bilancio.

Bastano questi esempi per tracciare un primo profilo di Renzi: né pro, né contro l’integrazione europea. Sta in una terra di mezzo e usa l’argomento europeo per raffazzonare consensi, alla stregua di molti altri di sapore populista come gli 80 euro un anno fa e l’esenzione Tasi per le prime case adesso, senza alcun imbarazzo per la sproporzione. Si aggrappa all’Europa quando è in difficoltà e se ne discosta, quando gli serve l’orgoglio nazionale. Per le ondate migratorie l’Europa va bene, per gli indirizzi politica economica no. E’ un gioco antico che abbiamo visto fare da molti uomini politici prima di lui e vediamo fare ora da altri leader suoi contemporanei. Se guardiamo ai principali Paesi, troviamo numerose espressioni di fede europeista alternate ad altre di arroccamento nazionale, senza arrivare ai casi dei Paesi dell’ex cortina di ferro che incassano sovvenzioni e tirano su muri.

Quando si trovano di fronte alla prospettiva federale, i leader nazionali temono di finire retrocessi a figure di secondo piano e si rifugiano tutti nel metodo intergovernativo, anche se pochi hanno la forza per fare la voce grossa e molti possono solo ascoltare. Renzi fra questi ultimi. E’ rimasto fuori da molti vertici preparatori delle sedute del Consiglio europeo, come quelli fra tra Hollande e Merkel che si sentono talmente padroni della situazione da presentarsi in coppia al Parlamento per dettare la loro linea in tema di immigrazione. Se ne è lamentato con la Mogherini, che negli ambienti diplomatici è considerata “l’italiana” e per la sua stessa carica lo terrà sistematicamente fuori dagli incontri di politica estera. Niente fa pensare che il clima possa cambiare per gli altri 4 anni di mandato della nostra Commissaria, che non ha voluto nemmeno incontrare al summit dell’Onu di fine settembre, scaricando la sua irritazione sul bersaglio sbagliato. Farebbe meglio prendersela con la propria ambiguità e abbandonare la linea ondivaga finora seguita che, se gli ha permesso di barcamenarsi in qualche modo alle prime esperienze sulla scena internazionale, lo vedrebbe alla lunga perdente. E’ un leader giovane, dinamico, ambizioso e ha molto tempo davanti a sè. Gli tornerebbe utile inventarsi una linea originale, per la quale non deve fare nemmeno grandi sforzi. Basta che riprenda in mano gli appunti, di cui si è servito per il suo sfolgorante esordio al Parlamento di Strasburgo e li usi per parlare anche alle popolazioni. Molti lo ascolterebbero.
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Re: C’è un problema di serietà e credibilità del governo?

Messaggioda flaviomob il 30/01/2016, 15:41

I limiti e le ambiguità di Renzi sono quelli di tutti i democristiani storici del periodo post bellico. In piena Prima Repubblica, ma con un parlamento che oggi si vuole sotto controllo padronale. C'è una bella differenza con i CDU tedeschi, che hanno salvato il partito espellendo subito le mele marce e non hanno avuto bisogno di mutargli nome (e gene) tre / quattro volte.

Renzi è sempre più debole in Europa perché non si fidano più di noi, i controlli sui migranti sono fatti a colabrodo, il debito continua a crescere, le banche non sono sane come ci raccontavano. In più i tedeschi hanno imparato a giocare cinicamente e sul North Stream ci hanno bellamente impernettato. Sull'accordo con la Turchia Renzi ha calato le braghe, a metà se riuscirà a far scorporare i 280 mln dal deficit di bilancio, altrimenti del tutto. Fa la voce grossa solo quando gioca in casa, ad uso stampa, per non perdere i voti "antitedeschi" verso lega e M5S.


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Re: C’è un problema di serietà e credibilità del governo?

Messaggioda ranvit il 30/01/2016, 16:03

Meglio Letta? Monti? Berlusconi? o Bersani? Salvini? M5S? :lol: :lol: :lol:


Questo c'è in Italia!

E se siamo poco considerati, sicuri che la colpa è di Renzi? O della vetocrazia sempre presente nell'opposizione e anche nei partner di maggioranza dei Governi? O della poca stima che molti tra noi (l'italietta sempre presente dall'unità d'Italia con radici nei secoli precedenti) hanno del ns Paese ( e se non ci amiamo noi per primi come potrebbero farlo gli altri)?
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Re: C’è un problema di serietà e credibilità del governo?

Messaggioda mariok il 30/01/2016, 18:10

Siamo alle solite: ad oggi non ci sono alternative, anzi ce ne sono ma di peggiori, ragion per cui teniamoci Renzi.

Ciò è purtroppo vero, non solo in tema europeo.

Ciò non significa che non lo si possa criticare ed evidenziare il suo opportunismo.

La triste constatazione che c'è di peggio nulla toglie al fatto che, per esempio, òa sua sceneggiata di oggi a Ventotene fa un po' voltare lo stomaco. Roba da far rivoltare nella tomba il povero Altiero Spinelli.
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Re: C’è un problema di serietà e credibilità del governo?

Messaggioda flaviomob il 30/01/2016, 21:07

Bersani sicuramente meglio, senza di lui pagheremmo ancora il balzello sulle ricariche telefoniche. Il suo problema era l'incapacità di comunicare in modo comprensibile e diretto, oltre a voler inseguire il centro, ma sostanzialmente ha pagato caro il crollo di consensi conseguente all'appoggio a Monti.

Ecco, Monti, Letta, Andreotti, Forlani... tutti costoro insieme a Renzi pari sono... non vi è differenza se non un poco di forma. Un colpo al cerchio, uno alla botte. Monti ha potuto usare la clava tanto dell'impopolarità non gli interessava nulla, con lo stipendio perpetuo di senatore a vita (poi quando si è candidato è stato un disastro).


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Re: C’è un problema di serietà e credibilità del governo?

Messaggioda mariok il 30/01/2016, 21:17

flaviomob ha scritto:Bersani sicuramente meglio, senza di lui pagheremmo ancora il balzello sulle ricariche telefoniche.


Be' ora non esageriamo. Se dobbiamo apprezzare un politico in base al fatto che ha eliminato il costo fisso sulle ricariche telefoniche, siamo proprio alla frutta. Altro che "80 euro"!

Non dimentichiamo che se Fioroni sta ancora in parlamento lo dobbiamo a lui. E che per anni, prima di Renzi, il PD non è entrato nel PSE per il veto degli ex DC che non volevano "morire socialisti".
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