pierodm ha scritto:Immaginiamo, infatti, la canonica comunità di villaggio, archetipo di studio della genesi sociale: un centinaio di persone che non hanno, seduti in circolo davanti al fuoco, speciali effervescenze "politiche", ma hanno certamente un modo di procurarsi il cibo nel dato territorio (poniamo cacciando) e che già nei primi giorni di convivenza hanno constatato che bisogna mettere alcune cose in chiaro, per non litigare e per ottimizzare gli sforzi di tutti.
Da qui - senza che la facciamo lunga - è facile immaginare la concatenazione di decisioni, di suddivisione dei compiti, e via via di rapporti organizzativi, gerarchici e personali nei quali si materializza la "caccia perfetta", la conservazione del bottino e la sua consumazione in rapporto ai bisogni, o al contributo dato, o alla perpetuazione dell'etnia del villaggio, etc.
La domanda è: l'organizzazione sociale della comunità che ne viene fuori è "politica" o "economia"?
La domanda reale è: esiterebbe una organizzazione del genere? Questo tipo di società prevede la creazione di una società basata sulla libertà della stessa a scapito di quella degli individui. Perché se solo uno dei membri è in disaccordo con gli altri, la coercizione diviene obbligatoria per la salvaguardia della collettività. In una società del genere il singolo non può decidere se percorrere un suo percorso in base a quanto può offrire e quanto gli altri vogliono, ma deve soddisfare le esigenze di una entità superiore che decide cosa occore o cosa non occorre fare.
In una società di questo tipo l'economia non è dettata dal principio della redditività e la politica alla democrazia, ma si ispira inevce ad un'autorità omnicoscente e omnicomprensiva che detta il senso morale di tutte le attività umane, economia compresa. Una super intelligenza.
Ebbene, se c'è una cosa, che anche Franz ha cercato di spiegare, è che al mondo non esiste alcuna persona che sappia cosa sia giusto o sbagliato a priori. Non esistono entità superiori che sappiano tutto.
Dobbiamo invece renderci conto che l'uomo vive in uno stato di profonda ignoranza e che deve continuare a interrogarsi su cosa possa fare per migliorare questa sua condizione.
In tal senso si parla libertà empirica, sperimentata un passo alla volta e migliorata in base agli errori del passato. Del tutto diversa dalla libertà assoluta esercitata in quasi tutti i regimi dispotici e quindi antiliberali che l'uomo ha visto da quando è al mondo.
Quindi alla tua domanda rispondo, ne l'una ne l'altra ma tutte e due insieme. Un dramma per quella società che, dopo una breve convivenza, scoprirebbe l'amarezza del disaccordo e del dispotismo.
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.