La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Io voto NO perché.....

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Io voto NO perché.....

Messaggioda flaviomob il 22/11/2016, 21:31

A me pare che senza un vero New Deal degli stati europei, un Piano Marshall continentale a favore di emarginati, poveri, classi proletarizzate, esclusi, precari, giovani, qui salta tutto.

Spero che Renzi, che è pieno di se' ma non stupido, e tutto il centrosinistra sfruttino in fretta le ultime occasioni di legiferare in questo senso e che tutta la sinistra europea sia consapevole e coesa in questo senso.

Altrimenti poco importa: col sì o col no vincerà Grillo in Italia e altri avventurieri alla Le Pen in Europa. Qui salta il banco, ragassi.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Io voto NO perché.....

Messaggioda Robyn il 22/11/2016, 22:18

Sù emarginazione,rimodellamento del welfare,new deal ,contrasto alla precarietà,diminuire le disuguaglianze siamo d'accordo in piena sintonia.In merito al referendum gli italiani presenti a Londra,in uk,in Francia,in altre democrazie europee hanno già deciso voteranno SI perche se vince il NO si riconsegna l'Italia a berlusconi detto lo statista
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11324
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Io voto NO perché.....

Messaggioda flaviomob il 23/11/2016, 21:28

Referendum: riduzione o aumento dei costi della politica?


​Vuoi tu “il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni”? Sì, certamente. Come si fa a dire No? Nel titolo della legge di revisione costituzionale, riportato sulla scheda referendaria, tra i cinque punti indicati si trova anche questa domanda. Ma sarà vero che il progetto di revisione costituzionale comporterà un risparmio dei costi della politica? Vediamo se i conti tornano.

di Rocco Artifoni

Anzitutto, la Ministra per le riforme istituzionali Maria Elena Boschi, rispondendo ad una specifica interrogazione alla Camera dei deputati l’8 giugno 2016 ha dichiarato che il risparmio sarebbe di 490 milioni di euro l’anno.

In particolare ha specificato: “Avremo una riduzione sostanziosa del numero dei senatori: è la prima riforma democratica che porta una riduzione del 30 per cento delle indennità; avremo un risparmio di circa 80 milioni l’anno, che derivano dalle indennità e dai rimborsi dei senatori, a cui si aggiungono circa 70 milioni l’anno per il funzionamento delle Commissioni, per esempio, d’inchiesta, per la riduzione dei rimborsi ai gruppi al Senato. Dal superamento delle province, solo in termini di risparmio per il personale politico, si sono quantificati circa 320 milioni di euro all’anno. Inoltre, la soppressione del CNEL porta ad un risparmio annuo di circa 20 milioni”.

Prima incongruenza: proprio la Ministra Boschi il 18 novembre 2014 aveva trasmesso alla Camera dei Deputati un documento redatto il 28 ottobre 2014 dalla Ragioneria Generale dello Stato, che fa parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze (cioè del Governo), nel quale sono stati analizzati i possibili risparmi del progetto di revisione costituzionale. Nel documento si calcola che per la riduzione del numero dei componenti del Senato e per l’eliminazione dei compensi previsti per i senatori, si avrà una minore spesa “stimabile in circa 49 milioni di euro annui” (40 milioni per l’indennità e 9 milioni per la diaria).

Seconda incongruenza: la legge n. 56 del 7 aprile 2014 (cosiddetta “legge Delrio”) ha già abolito tutti i compensi previsti per i consiglieri provinciali. Pertanto, è impossibile risparmiare 320 milioni da un’attività politica che da due anni è svolta gratuitamente. Inoltre, che la Ministra delle riforme istituzionali non conosca la riforma proposta e già attuata dall’allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dello stesso Governo, è un fatto preoccupante.

Terza incongruenza: nel sito del Cnel si può leggere il bilancio consuntivo del 2015, nel quale il totale spese ammonta a 11.461.989,84 euro. La Ragioneria dello Stato, nel documento già citato, aveva stimato che la soppressione del Cnel “produrrebbe risparmi pari a 8,7 milioni di euro”. In realtà, la riforma costituzionale prevede “la riallocazione delle risorse umane e strumentali presso la Corte dei conti”. Dato che il costo per il personale del Cnel è di quasi 6 milioni di euro, il risparmio reale per l’eventuale abolizione del Cnel non arriverà a 3 milioni di euro.

Quarta incongruenza: nel nuovo Senato previsto dalla riforma costituzionale sono ancora previste le commissioni anche d’inchiesta e presupposti i gruppi parlamentari. Pertanto la stima di un risparmio di 70 milioni di euro appare assai poco ragionevole.

Tutto ciò riguarda la riduzione delle spese che – fatti i calcoli – non sarebbe di 490 milioni di euro, ma di 52 milioni annui o poco più. Certo, si tratterebbe pur sempre di un “contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni”. Restano però da valutare gli eventuali costi dovuti proprio all’introduzione delle riforme elettorali e costituzionali.

Primo costo: la legge elettorale “italicum”. Dal 1948 ad oggi per le elezioni politiche si è votato sempre in un unico turno elettorale (con la legge proporzionale, con il “mattarellum” e con il “porcellum”). Nel 2015 è stato approvata la nuova legge per la Camera dei deputati, il cosiddetto “italicum”, che sarà forse “la migliora legge elettorale del mondo” (come la definì Matteo Renzi quando fu approvata ponendo la questione di fiducia), ma che prevede la necessità di ricorrere al ballottaggio nel caso in cui nessun partito raggiunga il 40% dei consensi (il che è quasi certo). È opportuno segnalare che una tornata elettorale nazionale costa circa 300 milioni. Dato che si vota ogni cinque anni (o meno se la legislatura finisce anticipatamente), è facile calcolare che l’intero risparmio previsto dalla riforma costituzionale (52 milioni annui) era già stato ipotecato dall’aumento dei costi della legge elettorale (300 milioni ogni 5 anni, cioè 60 milioni all’anno).

Secondo costo: il referendum costituzionale. Se il progetto di revisione costituzionale fosse stato condiviso da un ampio schieramento, la modifica della Costituzione sarebbe stata automatica e non sarebbe stato possibile chiedere il referendum. In altre parole, chi si è assunto la responsabilità di approvare la legge di revisione con la semplice maggioranza dei parlamentari (anziché la maggioranza qualificata dei 2/3), ha scelto di spendere altri 300 milioni per il referendum, a maggior ragione che a chiedere il pronunciamento referendario sono stati proprio i promotori della riforma.

Terzo costo: la revisione costituzionale prevede la possibilità di svolgere “referendum popolari propositivi e d’indirizzo, nonché di altre forme di consultazione, anche delle formazioni sociali”. La proposta ha lo scopo “di favorire la partecipazione dei cittadini alla determinazione delle politiche pubbliche”, ma sarebbe corretto considerare anche i costi di tale proposta innovativa: 300 milioni per ogni consultazione referendaria.

Quarto costo: con la riforma le spese per i gruppi del Senato potrebbero addirittura aumentare. Se, infatti, come è nella logica di un Senato rappresentativo degli enti territoriali, i gruppi si articolassero in base agli enti che dovrebbero rappresentare, potremmo contare (a fronte degli attuali 10 gruppi) un totale di 23 gruppi (19 per ciascuna Regione, 1 per ciascuna Provincia autonoma di Trento e Bolzano, 1 per i Comuni e 1 per i Senatori di nomina Presidenziale). Di per sé 23 strutture costano più di 10, almeno in relazione ai costi fissi (locali per riunioni, staff, etc.). Un costo ulteriore dovrebbe essere rappresentato dalle nuove funzioni attribuite al Senato in tema di verifica dell’impatto delle politiche dell’Unione Europea e della attività della Pubblica Amministrazione, che comporterà un aumento del personale amministrativo del Senato, integrato da tecnici in grado di effettuare un controllo effettivo per consentire ai senatori di assumere le dovute decisioni.

In conclusione appare evidente che i costi sono superiori ai risparmi. Ovviamente, se le riforme portassero ad una maggiore partecipazione dei cittadini e ad una migliore qualità della legislazione, potrebbero anche essere considerati soldi ben spesi. Ma tutto ciò resta da dimostrare.

Ciò che è certo, invece, è che la riforma costituzionale viene presentata (persino nel titolo) come una fonte di risparmio, che nei fatti si rivela una falsa promessa. La comunicazione istituzionale trasmessa dalle reti Rai, che indica “la riduzione dei costi per le istituzioni” tra gli elementi per cui votare sì o no al referendum costituzionale, è uno spot di propaganda basato su una pubblicità ingannevole. Quando la classe politica dice bugie persino sulla Costituzione, non è un buon segnale.

http://www.agoravox.it/Referendum-riduz ... o-dei.html


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Io voto NO perché.....

Messaggioda flaviomob il 23/11/2016, 21:31

1) L’articolo 57, comma 2 ridefinisce il metodo di elezione del Senato: i senatori non saranno più eletti ma nominati nei consigli regionali.
2) L’articolo 64 rimanda i poteri delle opposizioni ad un regolamento parlamentare ancora da scrivere. Intascata (grazie all’Italicum) la maggioranza assoluta dei seggi, sarà il governo a dettare.
3) L’articolo 67, sebbene sia stato modificato, non prevede il vincolo di mandato neanche per i senatori nonostante non saranno più eletti. I nuovi inquilini del Senato non rappresenteranno nessuno e voteranno per logiche partitocratiche magari anche per riconoscenza al partito che li ha mandati a Roma regalando loro l’immunità parlamentare.
4) L’articolo 68 riconosce ancora l’immunità parlamentare ai membri del Senato nonostante i senatori non saranno eletti e non avranno vincolo di mandato e, non da meno, potrebbero essere pescati nella classe politica più inquisita e corrotta rappresentata dai consiglieri regionali. Il che fa prevedere che ad andare a Roma sarà chi avrà la necessità di sfuggire all’arresto o ad una perquisizione.
5) L’articolo 70 – NON SOLO è contorto e prolisso e rinvia ad altre disposizioni per ben 11 volte – ma riconosce al Senato, popolato da 100 senatori nominati e senza vincolo di mandato, il privilegio e l’onere di revisionare la Costituzione.
6) L’articolo 71 attribuisce anche al Senato il potere di iniziativa legislativa. Ma se i senatori saranno tutti nominati e non avranno vincolo di mandato, in nome e nell’interesse di chi proporranno le leggi?
7) L’articolo 71, comma 3 triplica il numero delle firme necessarie per le leggi di iniziativa popolare: si passerà da 50 mila a 150 mila. L’aumento è motivato dalla discussione in tempi certi “nelle forme e nei limiti stabiliti dai regolamenti parlamentari”, regolamenti che devono essere ancora scritti, quindi non si a quanto corrispondono i tempi certi; se a un mese, ad un anno o a due anni. La discussione in tempi certi non è comunque una giustificazione valida ma strumentale. Il dato di fatto è che oggi, con la Costituzione attuale, bastano 50 mila firme, con la riforma, invece, ne serviranno 150 mila.
8) L’articolo 71, comma 4 introduce il referendum propositivo e di indirizzo ma le modalità di attuazione – numero di firme da raccogliere, quorum e tempi di esame da parte della Camera – sono rimandate ad una legge che ancora NON esiste. Visto quello che hanno fatto con le leggi di iniziativa popolare, alzando le firme 50 mila a 150 mila, c’è ben poco da sperare.
9) L’articolo 72, comma 7 concede al governo quando ritiene unilateralmente un disegno di legge come essenziale per il suo programma il potere di iscriverlo all’ordine del giorno e sottoporlo al voto finale entro 70 giorni dalla deliberazione. Il Parlamento, che è l’unica rappresentanza del Paese, già posto al di sotto del governo grazie allo spropositato premio dell’Italicum, verrà ulteriormente PIEGATO al volere dell’esecutivo attraverso l’uso indiscriminato e senza limiti della decretazione d’urgenza.
10) L’articolo 75, comma 4 per i referendum abrogativi riduce il quorum alla maggioranza dei votanti delle ultime elezioni solo se le firme raccolte da 500 mila raggiungono quota 800 mila.
11) L’articolo 78 stabilisce che lo stato di guerra è deliberato a maggioranza assoluta e dalla sola Camera dei deputati. Due senatori del Pd, Federico Fornaro e Carlo Pegorer, hanno calcolato che grazie all’Italicum i capilista nominati che andranno alla Camera saranno il 60,8%, cioè 375 su 630. A comandare in questo Parlamento che rappresenta quattro gatti potrebbe essere una falsa maggioranza di governo messa al vertice della piramide dal controverso premio dell’Italicum.
12) L’articolo 79 stabilisce che amnistia e indulto sono concessi a maggioranza dei due terzi dalla Camera dei deputati.
13) L’articolo 83, comma 2 prevede che per l’elezione del capo dello Stato “dal settimo scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti“. Traduzione: il capo dello Stato, organo di garanzia che rappresenta “l’unità nazionale”, potrà essere eletto anche se in aula sono presenti solo dieci deputati. Sapendo che al settimo scrutinio il governo può scegliersi il capo dello Stato, farà ostruzionismo fino al sesto per poi accaparrarselo. Al di là delle facili previsioni, una bestemmia che non trova riscontro in nessun altro ordinamento costituzionale del mondo.
14) L’articolo 94 esclude il Senato dal sistema fiduciario senza che la riforma lo sostituisca con altri contrappesi. La fiducia al governo sarà concessa o revocata dalla sola Camera dei deputati dove la maggioranza è in realtà una minoranza gonfiata dal premio abnorme dell’Italicum e i deputati sono per il 60,8% nominati, cioè fedeli al loro capo partito in quanto dipenderanno da lui per la loro elezione e rielezione.
15) L’articolo 117 eleva a rango costituzionale le leggi dell’Unione europea – organo sovranazionale non eletto da nessuno. “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea e dagli obblighi internazionali”. La sovranità del popolo e la potestà legislativa dello Stato saranno limitate per Costituzione dalle leggi dell’Unione europea.
16)L’articolo 117, comma 4 reintroduce la “clausola di supremazia statale”, utilizzata in passato dallo Stato per vampirizzare le autonomie locali. Sulle grandi opere – Tav, gasdotto Tap, trivelle in mare, ponte sullo Stretto etc. – le Regioni non potranno più dire alcunché.
17) L’articolo 135 concede a 100 senatori non eletti da nessuno e senza vincolo di mandato il compito di nominare ben due giudici della Corte costituzionale, organo di garanzia insieme al capo dello Stato e al Csm. I giudici di nomina parlamentare sono in totale cinque, e alla Camera, composta da 630 deputati (in prevalenza nominati, è bene ribadirlo), ne spetteranno di conseguenza tre. Una sproporzione ben visibile no?
18) In ultimo l’Italicum è chiaramente legato a doppio filo con la riforma costituzionale ( COMBINATO DISPOSTO ;-) ) La legge elettorale, attraverso il premio di maggioranza di 340 seggi su 630 assegnato non alla coalizione tra più forze politiche ma alla lista monocolore dove il segretario del partito è anche premier, crea di fatto un sistema in cui il governo detiene sia il potere esecutivo che quello legislativo perché nel Parlamento, dove tra l’altro la fiducia sarà concessa o revocata solo dalla Camera, potrà disporre sempre e comunque di una maggioranza assoluta composta da un unico partito e da deputati in parte nominati tra i più fedeli attraverso i trucchetti dei capilista bloccati e delle multicandidature. Gli organi di garanzia – presidente della Repubblica, Corte costituzionale e Csm – saranno inevitabilmente espressione di quella “maggioranza”.
Nel complesso si configura un impianto istituzionale che non trova riscontro in nessuna democrazia, nemmeno in quelle di tipo prettamente presidenziale come gli Stati Uniti dove i due poteri, quello esecutivo e quello legislativo, sono nettamente divisi. Il potere esecutivo è affidato al presidente, eletto da un collegio di “grandi elettori” composto da membri scelti da ogni singolo Stato; il potere legislativo è nelle mani del Congresso, cioè il Parlamento, composto dalla Camera dei rappresentati e dal Senato, entrambe elette a suffragio universale e senza alcun sotterfugio che consente ai capipartito di scegliere i parlamentari all’insaputa degli elettori. I due poteri sono opportunamente bilanciati attraverso una netta e rigida separazione ma anche una serie di pesi e contrappesi (il cosiddetto “check and balance”).


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Io voto NO perché.....

Messaggioda Robyn il 23/11/2016, 22:06

Ma perche si continua a dire che i senatori saranno eletti solo dai consigli regionali?La riforma prevede espressamente che i senatori saranno eletti in conformità alle scelte degli elettori.Gli elettori attraverso una lista sceglieranno chi mandare al senato e i consigli regionali si limiteranno a proclamare gli eletti cioè quelli che avranno avuto più preferenze.Poi non è affatto vero che i senatori si atterranno alle scelte dei loro partiti proprio perche non c'è il vincolo di mandato.Le maggioranze potranno formarsi dall'alleanza di una o più regioni indipendentemente dal colore politico
Ultima modifica di Robyn il 23/11/2016, 22:09, modificato 1 volta in totale.
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11324
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Io voto NO perché.....

Messaggioda flaviomob il 23/11/2016, 22:07

La riforma rimanda alla legge... che non esiste.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Io voto NO perché.....

Messaggioda Robyn il 23/11/2016, 22:15

la legge si farà perche gli elettori devono scegliere,ma anche se non si facesse quest'articolo non permette la scelta arbitraria del consiglio regionale.Dovranno per forza mandare chi in ambito regionale avrà avuto più preferenze per essere l'elezione in conformità alle scelte degli elettori.In sintesi in consiglio regionale quei consiglieri che avranno avuto più preferenze risulteranno eletti anche a Pzzo Madama e se rifiuteranno si passerà al successivo della lista
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11324
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Io voto NO perché.....

Messaggioda flaviomob il 24/11/2016, 12:53

https://www.left.it/2016/11/24/perche-v ... e-piu-una/

Domenica 4 dicembre si vota per decidere se attuare la revisione costituzionale messa in campo dal governo. Prima di entrare nel dettaglio del perché votare no al referendum costituzionale, due premesse d’obbligo.

1. Il NO non è motivato dall’insofferenza che può suscitare il duo Boschi-Renzi che ha dato il nome alla Grande Revisione costituzionale. Noi preferiamo rimanere nel merito, cioè il contenuto della riforma.

2. Sempre per questo motivo, non teniamo in considerazione gli aggiustamenti e annunci fatti in corso d’opera. Si vota sul testo delle revisione punto e basta. Quindi non valgono gli annunci di eventuali cambiamenti della legge elettorale né le ventilate ipotesi di fare in modo che i senatori non siano nominati ma eletti dal popolo. Non c’è nulla di scritto e dunque ci fermiamo al dato che l’Italicum è la legge elettorale in vigore.


Veniamo al perché votare NO
Se non lo avete già fatto, vi consigliamo di leggere lo speciale che Left ha predisposto per motivare la scelta di stare dalla parte del NO. Se intanto volete farvi un’idea, ecco “in 10 mosse più una” perché votare NO il 4 dicembre.

NO per il metodo. La Costituzione si cambia insieme alla minoranza. È un testo troppo importante perché sia espressione solo del punto di vista della maggioranza. Almeno questo è stato in passato. E quando non è stato così ne sono uscite modifiche pasticciate (vedi Titolo V). Perfino Massimo D’Alema – lo ha ricordato pochi giorni fa – si è fermato, quando Berlusconi è venuto meno al patto della Bicamerale. Invece in questo caso è successo di tutto: addirittura l’allontanamento dei dissenzienti nelle commissioni parlamentari. Il governo è andato dritto per la sua strada e le uniche modifiche sono state proposte all’interno dello stesso Pd.

NO perché non finisce il bicameralismo paritario. Ma anzi, inizia un bicameralismo pasticciato, ibrido che non significa velocità nel produrre leggi. Sarebbe stato meglio eliminare del tutto il Senato. Come sostenevano del resto personaggi della sinistra come Pietro Ingrao, che voleva mantenere però la centralità del Parlamento.

NO perché rappresenta un “mors tua vita mea”. Cioè il rafforzamento del Governo a scapito dei poteri del Parlamento e degli istituti di controllo e garanzia. La Repubblica si regge sul delicato equilibrio dei poteri. Se ne viene privilegiato uno a danno degli altri, si crea uno scompenso che può indebolire la democrazia. In presenza poi dell’attuale legge elettorale votata con la fiducia (i precedenti sono la legge Acerbo durante il fascismo e la legge truffa degli anni 50), la maggioranza ottiene uno strapotere che si manifesta anche nell’elezione del presidente della Repubblica e dei rappresentanti della Corte Costituzionale e del Consiglio superiore della magistratura.

NO perché non è una questione di governabilità. Questa dipende dalla capacità e coesione delle forze politiche, non dai regolamenti o dall’iter legislativo. Né tantomeno dalla famigerata quanto ormai rara “navetta”, il “ping pong” tra le due Camere. Il passaggio tra Camera e Senato avviene infatti solo nel 20-25% dei casi. Se mai il problema è che il governo non riesce ad attuare le leggi che emana (l’80% di quelle votate dalle Camere sono di matrice governativa). Prendiamo la Buona scuola: è stata approvata oltre un anno fa, ma ancora mancano dieci (10) leggi delega affidate per l’appunto al governo!

NO perché il nuovo Senato non rappresenterebbe le autonomie locali. Lo hanno spacciato come il Bundesrat tedesco, ma non è così. Il nuovo Senato sarà davvero un ibrido a cui partecipano senatori (consiglieri regionali e sindaci) eletti in modo diverso e in tempi diversi. Tutti tra l’altro con l’immunità parlamentare. I senatori sarebbero eletti (ancora non si sa come) dai consigli regionali. La frase che il comitato del Sì sbandiera per dire che l’elezione, dopo l’approvazione della riforma, sarà diretta è questa: “in conformità alle scelte espresse dagli elettori”. In realtà è stata aggiunta con un emendamento per tenersi buona la minoranza Dem e presa così, non significa nulla. Se avessero voluto l’elezione diretta avrebbero potuto scrivere a chiare lettere, per esempio: “Durante le elezioni regionali i cittadini hanno anche la possibilità di scegliere i senatori”. Perché non l’hanno fatto e hanno solo inserito questa frase criptica?

NO perché i poteri delle autonomie locali sono ridotti senza risolvere i problemi. Siamo tutti d’accordo che la riforma costituzionale del Titolo V del 2001 ha creato numerosi contenziosi tra Stato e Regioni in materia di legislazione concorrente, oltre che sprechi a non finire e il proliferare della corruzione. Ma non si risolve tutto riportando il potere al centro: gli enti e le comunità locali non avrebbero più voce in capitolo su questioni importanti per il destino delle stesse comunità.

NO perché i contenziosi Stato Regioni continueranno. Seppure le disposizioni generali e comuni in materia di istruzione, salute, beni culturali, turismo ecc. tornerebbero in capo allo Stato, alle Regioni rimarrebbero competenze non indifferenti. Prendiamo la salute. La programmazione e l’organizzazione dei servizi sanitari spetteranno ancora alle Regioni. Oppure prendiamo i beni culturali. La promozione e la valorizzazione saranno a carico ancora delle Regioni. Vi immaginate quanti contrasti sfileranno di nuovo davanti alla Corte Costituzionale?

NO perché non è stato risolto il problema dell’equità sociale. Lo si vede a proposito della sanità. È un punto messo bene in evidenza dall’avvocata Anna Falcone, vicepresidente del Comitato del No. Nella revisione non si tocca mai il tema dell’equità, a proposito di federalismo fiscale per cui le Regioni che si trovano con meno risorse, continueranno ad esserlo anche in futuro. E allora: va bene far pagare la stessa siringa in modo uguale da Milano a Palermo, ma se mi lasci le cose come sono e il cosiddetto fondo perequativo (per aiutare gli enti locali più deboli) non me lo tocchi, allora rimarrà ancora una disuguaglianza in Italia dal punto di vista della salute.

NO perché la riforma è scritta male ed è confusa. E non semplifica. Provate a leggere l’articolo 70, quello dell’iter di formazione delle leggi. Molti attori ci hanno provato con risultati esilaranti (Claudio Santamaria, per esempio). L’articolo è costituito da 432 parole, due pagine, sette commi. Dentro ci sono descritti almeno dieci tipi di procedure legislative. Non è solo un testo oscuro – che per i giuristi costituisce un vulnus perché impedisce l’osservanza della legge – ma è proprio l’opposto della semplificazione, altro concetto sbandierato durate la campagna referendaria.

NO perché non avvicina i cittadini alla partecipazione politica. È vero che il quorum dei referendum si abbassa (sulla base della maggioranza dei votanti alle ultime elezioni) ma si può indire solo se si raccolgono 800mila firme. Quindi solo soggetti forti e strutturati se lo possono permettere, altro che potenziamento della democrazia diretta! Stesso discorso per le leggi di iniziativa popolare: occorrono 150mila firme (invece delle attuali 50mila) anche se si prevede il “contentino” della discussione in aula, resa possibile, però, solo dai regolamenti parlamentari, tutti da fare… Ancora: nel nuovo articolo 71 sono previsti referendum propositivi e di indirizzo, una bella cosa, perché sarebbero davvero un tentativo di democrazia diretta. Peccato che per essere attuati occorre una legge di entrambe le Camere.

Consentiteci infine un’undicesima ragione. NO perché è stata sprecata un’occasione. Perché il cambiamento delle istituzioni è un’esigenza sentita in molte forze politiche che si sono schierate per il No. Anche in questo caso la chiusura e la blindatura da parte del Governo dimostra che manca l’effettiva capacità di vedere e sentire la realtà del Paese. Dove disoccupazione, disuguaglianza, povertà, gridano vendetta. Ma perché il Governo non promuove una campagna a tappeto contro la corruzione o l’evasione fiscale? La credibilità di un politico si vede da quello che fa. E certe “dimenticanze” fanno pensare.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Io voto NO perché.....

Messaggioda flaviomob il 27/11/2016, 20:16

Due diviso due riporto... mah!?
Allegati
ref.jpg
(Avvocato F. Besostri)
ref.jpg (206.47 KiB) Osservato 3256 volte


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Io voto NO perché.....

Messaggioda Robyn il 27/11/2016, 21:56

La fine del bicameralismo perfetto è di facile comprensione.Ad esempio per materie come le riforme costituzionali il procedimento rimane paritario,per le leggi ordinarie è la sola camera che legifera e il senato può richiamare una legge ma la decisione finale al terzo passaggio è della camera.Adesso si parla di diversi procedimenti per le leggi ordinarie ma il procedimento è lo stesso e differisce di poco.Ad esempio leggi dove non è necessario che un terzo dei membri del senato richieda la legge perche per la legge il passaggio al senato è previsto lo stesso anche se in terza lettura è la camera che decide,altre che possono essere richieste senza che un terzo dei membri del senato le richieda ma è sempre la camera che decide in terza lettura.In merito ai conflitti fra le due camere decidono di intesa i loro presidenti.Per eleggere l'unico senatore è semplice è in base alle preferenze avute
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11324
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

PrecedenteProssimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 17 ospiti