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Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda matthelm il 23/03/2012, 21:47

pianogrande ha scritto:Le parole sono importanti.


Se le paro0le sono importanti utilizzale tutte quelle in questione: dipendenti statali, assenteisti, lazzaroni e sindacalisti intoccabili...
Su Napolitano non so quali generalizzazioni si possano fare. è una persona particolarmente trasparente e che pesa le parole.
Cancellato anche lui perché perora una più che opportuna legge sul lavoro?
Forse non vuoi ammettere che la vera problematica, anche semplice se vuoi, in questione è di rivedere la flessibilità in uscita la cui mancanza ha fatto sì che la flessibilità si sia scaricata tutta sull'entrata. E' il sistema ingessato che il conservatorismo sindacale della Cgil non vuol ammettere perché lei protegge solo chi ha la tessera, i totem ideologici: gli occupati e... i precari solo a parole.
Un governo responsabile deve invece preoccuparsi di tutti anche di chi non ha protettori.
Non hai mai sentito di dipendenti "fedeli" e protetti dai sindacati che per licenziarli, quando è stato possibile, son dovuti trascorrere anni! Certo che poi si assumono e sfruttano i precari, cocori cocorò e chi più ne ha più ne metta. Questo è conservatorismo puro e sciocco. Certo ed è logico ci sono anche imprenditori , liberi professionisti disonesti, evasori , furbi ecc. chi lo nega?
Adesso l'argomento in questione è questo.
La grande balla è che si apriranno licenziamenti facili e di massa. Terrorismo colpevole. Le parole sono importanti!
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda flaviomob il 23/03/2012, 22:13

dal Corriere:

Licenziamenti per motivi economici
Cambiano i diritti di chi lavora
Il confine tra ragioni di mercato, casi disciplinari e discriminatori



I primi dubbi sul nuovo articolo 18, così come presentato dal governo, sono venuti ieri mattina a un ministro: Fabrizio Barca. Il responsabile per la Coesione territoriale si è chiesto candidamente in diretta tv: «Cosa fa un lavoratore per il quale è stato chiesto il licenziamento per motivi economici se invece ritiene di essere stato discriminato? Come tutelerà il proprio diritto? Penso anche ai lavoratori iscritti alla Fiom - ha aggiunto -. Questa è la domanda cruciale».
Una domanda che si stanno ponendo in molti in queste ore, visto che finora il licenziamento individuale per motivi economici era già nella disponibilità di un imprenditore, solo che nelle aziende con più di 15 dipendenti l'assenza delle ragioni addotte dal capoazienda, comprovata davanti a un giudice, produceva il reintegro del lavoratore e il risarcimento del danno subito. Mentre con il nuovo articolo 18, anche comprovando l'assenza delle ragioni economiche addotte dal datore di lavoro per licenziare, al massimo si otterrà un indennizzo da 15 a 27 mensilità. Un salto notevole, che ha messo in agitazione tanti lavoratori, considerando che la riforma si applica a tutti: vecchi e nuovi assunti. Ma vediamo come funzionerà il nuovo meccanismo.

Le cause di licenziamento
Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, altrimenti detto per motivi economici, secondo la legge che lo regola (la 604/1966) è sostenuto da ragioni che attengono all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa. Cosa significa? Che costituiscono giustificato motivo di licenziamento individuale la crisi dell'impresa, la cessazione dell'attività e, anche solo, il venir meno delle mansioni cui era in precedenza assegnato il lavoratore, se non è possibile il suo «ripescaggio», ovvero la ricollocazione del medesimo in altre mansioni esistenti in azienda e compatibili con il livello di inquadramento.

La valutazione del giudice
Finora la normativa prevedeva che il lavoratore licenziato individualmente per motivi economici potesse andare davanti al giudice se riteneva insussistenti i motivi riportati dal datore di lavoro. La giurisprudenza registra però che in queste cause la percentuale di sconfitta del lavoratore è la più alta di tutti i procedimenti in tema di licenziamento.
La spiegazione è che il giustificato motivo oggettivo di licenziamento è, come noto, rimesso alla valutazione del datore di lavoro senza alcuna ingerenza da parte del giudice circa la scelta dei criteri di gestione dell'impresa, in quanto questi sono considerati espressione della libertà di iniziativa economica dell'imprenditore in base all'articolo 41 della Costituzione.
Al giudice, insomma, spetta soltanto il controllo circa l'effettiva sussistenza del motivo addotto dal datore sul quale grava l'onere di provare l'inutilità della singola posizione e l'impossibilità di adibire il lavoratore in altra collocazione.
Fatto sta che se i motivi economici non ci sono, l'attuale normativa prevede il reintegro del lavoratore, il risarcimento del danno e la corresponsione dei contributi mancati.

La carta coperta
Il nuovo articolo 18, come già detto, nel testo diffuso ieri esclude il reintegro e offre solo la possibilità dell'indennizzo nel caso in cui il lavoratore abbia ragione davanti al giudice.
Ma i sindacati, in particolare la Cisl, vorrebbero ancora integrare questo testo e puntano a introdurre una novità: il tentativo di conciliazione. In pratica, nel momento in cui un lavoratore viene licenziato, scatterebbe una procedura conciliativa esperita in sede pubblica, presso l'ufficio provinciale del lavoro. In questo ambito il datore di lavoro e il lavoratore, assistito dal sindacato, si confronterebbero cercando una soluzione alla controversia. Il lavoratore potrebbe essere convinto a desistere dalla causa attraverso il pagamento di un congruo indennizzo e la corresponsione di un voucher che funziona come aiuto alla ricollocazione.
Se questo tentativo fallisse, il lavoratore avrebbe diritto di ricorrere al giudice, sapendo che se avrà torto, perderà il posto di lavoro e andrà in disoccupazione. E, se avrà ragione, otterrà un indennizzo tra le 15 e le 27 mensilità dell'ultima retribuzione globale, modulata dal giudice in base alla dimensione dell'impresa, all'anzianità di servizio e alle iniziative assunte dal lavoratore per la ricerca di una nuova occupazione.

La domanda di Barca
Ma torniamo alla domanda del ministro Barca: «Cosa fa un lavoratore per il quale è stato chiesto il licenziamento per motivi economici se invece ritiene di essere stato discriminato?». La risposta dovrebbe essere chiara. Se il giudice, nel valutare la motivazione addotta dal datore di lavoro per licenziare individualmente, riscontrerà elementi di discriminazione, reintegrerà il lavoratore senza «se» e senza «ma». Se invece i motivi sono di tipo economico, applicherà la normativa descritta fin qui, con o senza la procedura conciliativa, a seconda del testo finale.

I discriminatori
Val la pena, a questo punto, riepilogare anche la disciplina sui licenziamenti discriminatori che nella riforma non muta di una virgola rispetto all'attuale. Tali licenziamenti sono nulli indipendentemente dalla motivazione adottata e quindi si considerano come mai effettuati. È prevista perciò la reintegrazione sul posto di lavoro, anche per i dirigenti, qualsiasi sia la dimensione dell'impresa e il numero dei dipendenti, e il risarcimento della retribuzione e dei contributi dal momento del licenziamento a quello della sentenza del giudice. L'onere della prova spetta al lavoratore.

I disciplinari
In questa categoria la riforma ha introdotto alcune novità che val la pena di ricordare. In caso di licenziamento senza giusta causa (comportamento grave che non consente la prosecuzione del rapporto, come ad esempio i furti o le risse) o senza giustificato motivo soggettivo (notevole inadempimento degli obblighi contrattuali del lavoratore, insomma il caso dei «fannulloni»), il giudice deciderà tra il reintegro e l'indennizzo. Il reintegro sarà possibile soltanto se il motivo è inesistente perché il fatto non è stato commesso o se il motivo non è riconducibile al novero delle ipotesi punibili ai sensi del contratto nazionale collettivo di riferimento. In tutti gli altri casi di inesistenza del motivo, addotti dal datore di lavoro, l'indennizzo potrà variare tra le 15 e le 27 mensilità lorde, ma comprensive di tredicesima e quattordicesima, tenendo conto dell'anzianità aziendale del lavoratore e del comportamento tenuto dalle parti.

Antonella Baccaro


^^^^

PS: Se il problema è l'efficienza, introduciamo maggiori quote premiali nei salari (però a condizioni chiare ed eguali: non che le donne in maternità vengano penalizzate; se uno è più produttivo di un altro lo è anche per una sola ora di lavoro, tra parentesi in tutto l'Occidente tranne che in Italia è risaputo che un lavoratore part time ha una produttività oraria maggiore); se il problema è il turn over introduciamo part time paralleli tra lavoratori anziani da accompagnare verso l'uscita e lavoratori giovani da formare. Certo se un dipendente ruba e un giudice lo reintegra non credo che dipenda dalla legge (e in ogni caso rientra nel licenziamento disciplinare) ma dall'inettitudine del magistrato...
Ultima modifica di flaviomob il 23/03/2012, 22:21, modificato 2 volte in totale.


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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda franz il 23/03/2012, 22:14

matthelm ha scritto:La grande balla è che si apriranno licenziamenti facili e di massa. Terrorismo colpevole. Le parole sono importanti!

Anche i fatti sono importanti, come il reintegro di un addetto di malpensa, ripreso dalle telecamere mentre apriva valige dei viaggiatori.

24/6/2008
Frugava nei bagagli: va riassunto
Malpensa, giudice reintegra operaio


Era stato licenziato perché accusato di aver rubato dalle valigie dei passeggeri in transito a Malpensa: l'accusa specifica era furto aggravato. Ora un giudice [ :?:, ndr] ha dato ragione all'operaio addetto allo smistamento bagagli, obbligando Sea a riassumerlo perché quel licenziamento era illegittimo. Non è bastata la telecamera ad immortalarlo mentre frugava nelle valigie: il furto non è stato provato. L'operaio rimane in attesa di sentenza per il reato.

La vicenda, ricorda il Corriere della Sera, risale al 2000, quando la polizia individuò 31 addetti allo smistamento bagagli dello scalo di Malpensa, impegnati a frugare nelle valigie dei passaggeri. Grazie ai filmati delle telecamere interne si arrivò a 18 rinvii a giudizio per furto aggravato: tre lavoratori, tra cui F.D.A., impugnarono il sopraggiunto licenziamento, e ora è giunto il reintegro per mano del giudice del lavoro Francesca La Russa. "Sea non ha indicato gli oggetti del furto contestato e le eventuali denunce dei passeggeri", si legge nella motivazione.

Tuttavia Sea fa sapere che con l'operaio in questione si è rotto il rapporto di fiducia (anche su indicazione della polizia di frontiera), a prescindere che sia un ladro o meno, per cui F.D.A è di fatto reintegrato, ma non svolge mansioni ed è senza stipendio. Le valigie non si aprono, per nessun motivo, neppure per curiosità. Nel frattempo Sea ricorrerà in appello contro la sentenza del giudice del lavoro.


Vedere anche http://www.haisentito.it/articolo/ladro ... rlo/10738/
http://www3.varesenews.it/gallarate_mal ... ?id=102105
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda flaviomob il 23/03/2012, 22:39

Non basta citare un caso limite (in ogni caso, non si tratta di licenziamento per motivi economici!). E la sentenza non è definitiva, ora si terrà l'appello. Altro grosso problema: i tempi dei processi nel diritto del lavoro, tema non affrontato dalla riforma.

In più, occhio a tutte le sentenze...

http://www.unita.it/italia/giudici-a-me ... i-1.394597


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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda Stefano'62 il 24/03/2012, 0:16

franz ha scritto:
Stefano'62 ha scritto:Non è vero.
E' stato inventato per fare le riverenze a chi vuole manodopera facile e per sdoganare la sinistra agli occhi di quei settori sociali che la vedono ancora come forza politica estrema,perchè non capiscono la differenza tra liberalismo e liberismo.

Già e i lavoratori della SEA di Malpensa, licenziati perchè filmati a rubare nel bagaglio dei passeggeri e reintegrati dal giudice chi li ha inventati?

Questa cosa non ha alcun senso.
E' chiaro che la colpa è di uomini in carne ed ossa che hanno intrallazzato e corrotto o ricattato per deformare a proprio uso e consumo le leggi,non di un astratto principio di giustizia.
Cha facciamo,aboliamo i coltelli da cucina solo perchè qualcuno può usarli per scopi diversi dall'affettare il salame ?

franz ha scritto:
flaviomob ha scritto:D'Alema: "Il governo dovrà adeguarsi alla volontà delle Camere".

Questo è chiaro ed è giusto.
Vedremo pero' se la volontà di queste camere, che sappiamo che maggioranza esprimono.......

Certo che lo sappiamo:una maggioranza di fetenti approfittatori (quando non addirittura pregiudicati mafiosi e corrotti),dove Scilipoti è solo un apprendista,cui non frega una beneamata fava del nostro bene comune,ma che lo vedono perfino come fumo negli occhi.
Persone squallide che nessuno vorrebbe avere come vicino di casa.
Sono loro il primo grande problema che abbiamo,l'origine di tutti i mali,non lo spread e altre cretinate,e nessuna riforma avrà alcun senso finchè non ce ne disfiamo.
E bisogna esattamente buttare all'aria loro,e tutte le porcherie che partoriscono.
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda flaviomob il 24/03/2012, 9:10

Sentiamo che ne pensano quei vetero comunisti trinariciuti infantili e velleitari di Europa...

http://www.europaquotidiano.it/dettagli ... lo_tedesco

[...]
In un momento così difficile tutto il mio sostegno va alla Cgil che sicuramente troverà nel paese il supporto necessario alle iniziative che intenderà intraprendere, così come sono convinto che troverà ascolto anche nelle aule parlamentari.

Paolo Nerozzi


---

http://www.europaquotidiano.it/dettagli ... to_il_filo

...
Ricompattare il fronte sociale, ricominciare a parlarsi da subito. La posta in gioco è troppo alta, specialmente per chi, come il sottoscritto, è fermamente convinto che sia più che mai urgente una riforma complessiva delle relazioni industriali secondo un modello di democrazia economica ampiamente collaudato in Germania. Si fa un gran parlare del modello tedesco. E allora prendiamolo nel suo insieme, applichiamolo e attualizziamolo al caso italiano, dando ai lavoratori strumenti concreti con cui possano avere voce in capitolo nelle scelte strategiche d’impresa. Obiettivo raggiungibile solo se si parte da un contesto sociale coeso e responsabilmente collaborativo.
...

http://www.europaquotidiano.it/dettagli ... are_di_piu

Sui licenziamenti Monti deve fare di più

...
Si parla molto di Germania, tanto che viene adottato quel modello proprio per riformare l’articolo 18, ma si riflette poco (anche nel governo!) sul fatto che il modello di relazioni tedesco va oltre la concertazione, perché è fondato sulla partecipazione, che è ben di più, in quanto è assunzione di responsabilità diretta e conseguente governo condiviso dei processi. È di questo “scambio” che è carente il dibattito italiano che, di conseguenza, si riduce ad un braccio di ferro su singoli punti. Quanto accaduto è, dunque, una occasione persa? Non proprio, perché questa prospettiva è tutt’ora aperta e si tratta di imboccarla con decisione e lungimiranza.
...


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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda Robyn il 24/03/2012, 9:21

La riforma non prevede la reintegrazione per cose relative al gmo
Invece prevede la reintegrazione quando l'azienda cerca di far passare una causa discriminatoria per gmo
Inoltre nel caso sia il dipendente a far passare per discriminazione il gmo la sussistenza della prova sarà del dipendente che dovrà dimostrare che la sussistenza della discriminazione è chiara c'è.Questo caso può verificarsi quando c'è un'attaccamento estremo al posto di lavoro,sia quando la discriminazione c'è
In questo modo si disarmano le estreme.La riforma và bene lo spurgo dell'Italia sull'art 18 è completo,
non bisogna più parlarne,non rimane che da regolare il filtro sindacale e la ricollocazione ciao robyn
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda franz il 24/03/2012, 10:12

Stefano'62 ha scritto:Questa cosa non ha alcun senso.
E' chiaro che la colpa è di uomini in carne ed ossa che hanno intrallazzato e corrotto o ricattato per deformare a proprio uso e consumo le leggi,non di un astratto principio di giustizia.
Cha facciamo,aboliamo i coltelli da cucina solo perchè qualcuno può usarli per scopi diversi dall'affettare il salame ?

Ceto che ha senso. L'abuso della norma è possibile solo se la norma è scritta in un certo modo e si presta agli abusi e ad una grande discrezionalità del giudice.
Un dipendente sorpreso a rubare sul posto di lavoro (addirittura filmato) non puo' essere licenziato?
Per quale principio astratto deve essere reintegrato in attesa di un processo (per qualche cosa avvenuta 12 anni fa)?
Qui è sbagliato il coltello, non l'uso che se ne puo' fare. Se uno ruba viene meno il rapporto di fiducia tra ditta e dipendente ma anche è a rischio, come nel caso malpensa ed altri aereoporti (una settantina di lavoratori denunciati a Venezia) il rapporti tra azienda e clienti, con grave danno economico per l'impresa.

Credo che in nessuna parte del mondo un lavoratore sorpreso a rubare (con altri 36) possa sperare di farla franca ed essere addirittura rimesso sul posto di lavoro da un giudice. Poi che sia un caso estremo non lo so. Solo alcuni casi bucano i media, degli altri non si parla. Pero' basta cercare e si trova. Per esempio c'è il caso di un operaio che è stato licenziato perché durante l'assenza per infortunio andava a lavorare per un'altra azienda. O almeno questa era l'accusa della ditta.
E' stato reintegrato. In pratica cosa succede? Data la grande discrezionalità del giudice ed al patrocinio gratuito, "tentar non nuoce" ed al lavoratore conviene sempre provarci. Chiaro che questo aspetto (motivi disciplinari) non cambia ed anzi se ho capito bene la possibilità di reintegro viene estesa alle aziende sotto i 15 dip, esattamente come quelli discriminatori (sotto i 15 dip non era previsto il reintegro). Quello che viene a cadere è il reintegro per motivi economici (sempre che un giudice non stabilisca che in realtà i motivi erano discriminatori).

Di sicuro occorre velocizzare i tempi del processo ma secondo me c'è anche la necessità di avere meno discrezionalità sui casi disciplinari. Perché è chiaro che o sotto il caso disciplinare ci sono nascosti motivi discriminatori (che possono e devono essere dimotrati) oppure se un'azienda sottopone a provvedimenti disciplinari un dipendnete non è per sfizio o divertimento. Quindi se viene filmato mentre ruba o viene scoperto a lavorare per altri mentre è a casa in malattia o cose del genere (e di questi casi ne sono emersi diversi) dovrebbero essere gli stessi sindacati a non difendere il caso.
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda pianogrande il 24/03/2012, 10:32

Se un giudice ha potuto reintegrare un dipendente "sorpreso a rubare" vuol dire che la legge è da migliorare da questo punto di vista.
Per quanto riguarda il discorso che stiamo facendo, non dovremmo confonderlo con questi casi limite di legislazione scritta per salvare i malandrini (e non sarebbe la prima).
Qui le cose sono un po' diverse e sarebbe ora di finirla di confondere i dipendenti normali con i ladri.
Lasciamole alla signora Marcegaglia queste uscite brillanti.

Se questa (non so più come chiamarla) del governo non viene modificata dalle camere, passa una norma che dice molto semplicemente: o ti licenzio o ti licenzio.
Questa si chiama libertà di licenziare.
Possiamo essere o non essere d'accordo sulla norma ma non sulla sua definizione.
Stiamo discutendo di libertà di licenziare.

Io ti licenzio per motivi economici.
Se puoi dimostrare che i motivi economici non sussistono, ti do un indennizzo ma ti licenzio.

Quindi il datore di lavoro è libero di dichiarare il falso anche davanti al giudice.
Se si dimostra che ha dichiarato il falso, se la cava con un indennizzo e non subisce nessuna conseguenza per aver dichiarato il falso.
Non solo.
La vittima della sua falsa dichiarazione viene ugualmente licenziata (con un indennizzo).

Allegriaaaa!!!
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda franz il 24/03/2012, 11:58

pianogrande ha scritto:Questa si chiama libertà di licenziare.
Possiamo essere o non essere d'accordo sulla norma ma non sulla sua definizione.
Stiamo discutendo di libertà di licenziare.

Si, per motivi economici.
Non della libertà di licenziare per motivi discriminatori e disciplinari, che rimane e viene estesa anche alle aziende sotto i 15 dip.

Discutiamo di licenziamenti economici.
Io sono favorevole, se il sistema prevede un sussidio di disoccupazione universale e proporzionato all'ultimo stipendio.
Questo perché se ostacoliamo la libertà di licenziare per motivi economici (premesso che stiamo parlando di veri motivi economici e non di altro mascherato sotto questa voce) l'azienda ha difficoltà a licenziare e questo comporta:
a) si gonfiano i costi del personale, a causa di lavoratori che non possono essere licenziati. Questo si riflette sul costo dei prodotti e dei servizi erogati dall'azienda, mettendola gradualmente fuori mercato sul piano internazionale. Oppure fallisce o si trasferisce.
b) si ostacola e rallenta l'assunzione di nuovo personale a tempo indeterminato.
c) in alternativa, aumenta il costo per licenziare (indennizzi) e questo si riflette comunque in prodotti piu' cari e difficoltà ad assumere perché prima di assumere il datore di lavoro ci penserà su 10 volte.

Il punto debole oggi è la scarsità di ammortizzatori.
Si deve passare da un sistema corporativo per cui pochi soggetti sono coperti dalla CIG e CIGS (con notevoli abusi) e l'indennità di disoccupazione è insufficente ad uno in cui si sia solo un'adeguata indennità di disoccupazione (adeguata per durata e copertura) che sia valida per tutti: privati e pubblico impiego senza alcun limite dimensionale. Questo non si fa in un mese.

Il punto di equilibrio per me è far partire subito tutta la riforma tranne quella dell'aticolo 18, che secondo me dovrebbe partire nel 2017 quando parte la nuova ASPI. Per me devono partire insieme e non deve essere possibile il licenziamento economico (singolo o individuale) senza una copertura economica di almeno un anno. Sempre nel 2017 estendere l'art 18 anche al pubblico impiego. Manca però di capire come funzionerà questa ASPI. Ma questo è un altro tema.
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