Loredana Poncini ha scritto:Verso la fine del primo trentennio A.D., Gesù di Nazareth sconvolse i suoi discepoli affermando che era per la durezza del loro cuore che Mosè aveva concesso loro la poligamia, ed aggiunse: "Ma io vi dico che l'uomo e la donna si uniscono in una carne sola, lasciando lui il padre e la madre". Al che, sbigottiti, i discepoli replicarono :" Se non ci è concesso di ripudiare la moglie, allora è meglio non sposarsi !". Gesù rispose : "Non a tutti è concesso di farsi eunuchi per il Regno dei Cieli"
( Vangelo secondo San Matteo, mi pare di ricordare, nei capitoli dedicati alla predicazione di Gesù...)
Le pagine del Vangelo sono molto belle, ma lo stato è laico, e noi qui stiamo parlando solo del matrimonio civile.
Tornando al nostro problema, a me pare che molta della legislazione del matrimonio debba venir rivista: per esempio mi sembrerebbe giusto che fosse possibile stilare dei contratti prematrimoniali come negli USA, o almeno istituire qualche cosa tipo "matrimonio leggero" (i PACS di Ranvit per tutti), che consenta per esempio di regolare per contratto le norme sulla successione tra coniugi; fatto salvo l'usufrutto dei beni al coniuge superstite, perché un coniuge sposato in seconde nozze deve, per il solo fatto di essersi risposato, privare i figli di primo letto di buona parte dell'eredità, in modo obbligatorio?
Tra l'altro una norma del genere semplificherebbe la vita a tutti coloro che desiderano risposarsi ed hanno figli adulti, che si opporranno con tutte le loro forze per motivi finanziari.
Riguardo alla poligamia, in termini scientifici noi viviamo in una società poligamica: divorzio e nuovo matrimonio costituiscono quello che viene definita "poligamia (e poliandria) sequenziale", in quanto ciascuno può avere più mogli, solo non contemporaneamente.
Riconoscere i matrimoni poligamici contratti al'estero, mi sembra sia in qualche misura necessario, ma con limiti netti nei riconoscimenti dei diritti dei coniugi alle reversibilità varie, se non si vuole far fallire lo stato.
Invece proprio non riesco a capire la resistenza ai Pacs (o ai Dico o quant'altro, anche volendo non citare la parola "matrimonio" per non turbare troppo il Vaticano).
Un riconoscimento ufficiale e legale delle coppie omosessuali non può che migliorare la società nel suo complesso. Quando ero giovane, i pregiudizi contro gli omosessuali erano praticamente universali. Poi però - quando si è cominciato ad accettare che gli omosessuali uscissero allo scoperto - si è visto che molti dei comportamenti che venivano criticati negli omosessuali erano in realtà dovuti soprattutto alla loro condizione di clandestinità. Per esempio, il comportamento promiscuo che fa parte dello stereotipo omofobico sui gay, si riduce sino a raggiungere livelli pari alla promiscuità degli etero, se ai gay è riconosciuta la possibilità di costruirsi una famiglia normale e socialmente accettata.
Eppure no, le autorità italiche continuano a voler negare a questa parte dei nostri concittadini il diritto ad una vita familiare equilibrata e serena, solo perché turba gli stereotipi?
Ho avuto un caro amico gay, che mi confidava i suoi problemi sin da quando era un ragazzino. La sua vita è stata molto travagliata e difficile, con una famiglia che pretendeva di "curarlo". Ha trovato una certa serenità solo tardi, quando ha trovato un compagno più giovane e molto sereno del suo stato, col quale ha convissuto fino alla fine.
Non augurio a nessun gay di nascere in famiglie nelle quali li si ritenga un'anomalia da reprimere, crescendoli nel rifiuto di ciò che sono.
annalu