da lodes il 18/01/2011, 19:58
Buongiorno a tutti.
Ho partecipato in tempi passati a questo forum, ma ho smesso di scrivervi per una stanchezza legata al quadro politico nazionale. Tuttavia non ho mai smesso di butture un occhio nelle varie discussioni. Saluto dunque tutti e in particolare Vittorio con il quale ho condiviso tante discussioni e tante idee.
Mi permetto di intervenire in questa discussione perché al tema dell’accordo FIAT sono particolarmente sensibile avendo in anni ormai lontani lavorato in CGIL.
Ho letto, dunque questa discussione, e sarebbe sbagliato e sgarbato verso i partecipanti avere la pretesa di inserirmi nel dibattito dopo ben otto pagine di discussione e per questo, se non disturbo, vorrei parlare prescindendo dai vari interventi con delle riflessioni sull’accordo da un punto di vista, spero, vicino alla logica sindacale.
L’azienda ha avviato il confronto con le OOSS mettendo sul tavolo due elementi: un significativo investimento teso a rilanciare la presenza industriale nel nostro paese con un’ottica sinergica rispetto alla propria dimensione multinazionale e l’esigenza, per rendere sostenibile tale investimento, di creare un quadro normativo/contrattuale in deroga al contratto nazionale. Rispetto a questo la FIOM si è seduta per negoziare mettendo sul tavolo i così detti “diritti indisponibili” . Vale a dire no al contratto in deroga, no alla clausola di garanzia.
Ora c’è da domandarsi: cosa ha spinto la FIOM a mettere sul tavolo delle pregiudiziali? Chiedo questo perché chiunque sa che le pregiudiziali, se non condivise, impediscono il negoziato. Quindi penso, non sia stato per tattica negoziale, mi rifiuto di credere che i sindacalisti della FIOM siano così poco esperti di negoziati. Allora non rimane che pensare a una impostazione “politica” o, se vogliamo, a riferimenti culturali del sindacalismo “antagonista”, in altre parole alla lotta di classe. Cioè di un sindacato che vede nel conflitto la molla per spostare in avanti il livello di conquiste dei lavoratori.
Infatti in tutta questa vertenza c’è stato, da parte della FIOM, un richiamo costante ai “diritti”, alla dignità dei lavoratori, all’autoritarismo di Marchionne che vuole riportare indietro l’orologio della storia: quello è diventato il tema dello scontro. Da una parte l’azienda e i sindacati (tutti gialli) firmatari e dall’altra la FIOM che lotta per impedire lo strapotere padronale. Sarebbero tante le argomentazioni che smontano la tesi FIOM e che dimostrano come l’obiettivo non fosse, e non è, raggiungere una intesa (dagli accordi simili firmati in altri settori al livello di analogo non-sfruttamento in atto nelle corrispondenti fabbriche europee, alla inconsistenza delle tesi dal punto di vista giuridico) ma quello che conta è il risultato della strategia FIOM.
Certo la FIOM un risultato lo ha ottenuto: è riuscita a ri-aggregare attorno alla questione operaia una sinistra che ritrova la propria motivazione e il proprio ruolo.Oggi, però, la realtà con cui i lavoratori, si devono misurare è un’altra: abbiamo un accordo che va gestito, ma la FIOM non siede al tavolo con l’azienda; abbiamo una azienda che si è impegnata su di un investimento e, oggi, Marchionne dice che l’obiettivo è di arrivare a una redistribuzione di ricchezza (partecipazione azionaria e agli utili) ma abbiamo una delegazione sindacale aziendale in cui è assente la FIOM. Abbiamo i lavoratori ( tutti quanti) spaventati per ciò che dovranno affrontare, divisi perché il sindacato è diviso. Ecco questo è lo scenario, e il sindacato dovrebbe essere protagonista pressando l’azienda sul rispetto dell’investimento e negoziando tempi, verifiche, modalità per arrivare a quell’obiettivo. Tutto questo non sarà: ancora una volta in Italia la FIOM si arrocca sull’idea di un sindacato che, forse, poteva essere coerente con l’industria del novecento, ma che certamente, oggi, nel mondo globalizzato gli impedisce di essere protagonista del confronto per portare il paese fuori dalle secche in cui è impantanato.
Allora se guardiamo l’accordo dal punto di vista dell’”interesse dei lavoratori” mi pare evidente che la posizione della FIOM non porta alcun beneficio ai lavoratori. La FIAT andrà avanti ma lo farà con un sindacato diviso e nel suo complesso debole. Nulla di nuovo sotto il sole. D’altro canto tale risultato è il frutto dell’agonia della sinistra politica e in particolare del PD che non è quel (nuovo) partito riformista e di governo che doveva essere: tutto nasce da lì.
Grazie per l'attenzione
Enzo Lodesani