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Renzi ha detto che se vince il NO.........

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Renzi ha detto che se vince il NO.........

Messaggioda flaviomob il 24/10/2016, 11:08

SE SEI POVERO NON VOTARE J.P.MORGAN

Massimo Malerba Ott 23, 2016

La prima domanda che ogni cittadino dovrebbe porsi guardando al merito della riforma costituzionale è: “A chi serve? A cosa serve?” . Qualche sospetto potremmo averlo guardando agli sponsor più motivati del fronte del Sì: da Confindustria a Marchionne alle grandi banche d’affari.
Nel 2013, la banca d’affari americana J.P. Morgan, pubblicò un documento di 16 pagine in cui venivano riportate le raccomandazioni indirizzate ai paesi dell’Europa del Sud, per tornare ad essere competitivi ed uscire dalla crisi del debito. Dovete liberarvi delle vostre costituzioni socialiste, suggerisce J.P.Morgan. Le riforme strutturali più urgenti, oltre a quelle politiche e istituzionali sono, secondo la banca americana, quelle che favoriscono la riduzione del costo del lavoro, il superamento dei diritti costituzionali dei lavoratori, l’aumento della flessibilità e della libertà di licenziare, la privatizzazione dei servizi pubblici, la deregolamentazione, la liberalizzazione dei settori industriali “protetti” dallo stato. Da questo punto di vista, non è casuale il sostegno di Obama alla riforma di Renzi. Obama appoggia la riforma Renzi non perché tifi per l’Italia (perché mai dovrebbe) ma perché tifa (legittimamente) per J.P. Morgan. Che salverà Montepaschi in cambio della svendita degli asset strategici e dei servizi pubblici italiani che valgono miliardi, ma che Renzi potrà privatizzare solo se passa la riforma del titolo V della Costituzione.
Per realizzare questo disegno c’è bisogno di semplificare i processi democratici e di sintetizzare i rapporti di potere. Da qui tutta la retorica renziana sullo snellimento dell’iter legislativo ma anche la campagna populista sui costi della politica (che non vengono peraltro diminuiti) e di conseguenza sui costi della democrazia.
Pensate all’azione di governo dall’insediamento di Renzi ad oggi. Tutte le sue riforme si ispirano a questo schema, all’alleggerinento dei vincoli sociali e alla cessione di potere dal basso verso l’alto: così è per il Jobs Act o per la Buona Scuola e, infine, per la riforma costituzionale, su cui tornerò tra un attimo analizzando un punto specifico, l’articolo 117.
Prima vorrei ragionare sulla logica politica che ispira la riforma costituzionale (e così tutte le altre riforme di Renzi) al di là dei commi e dei tecnicismi. E’ una logica che risponde principalmente ad un’esigenza, quella di costruire una democrazia decisionista e oligarchica, in cui poche persone, se non addirittura una sola persona al comando, siano in grado di determinare ed imporre le scelte.
Per farlo occorrono però due condizioni: la prima è l’accentramento e la concentrazione del potere nelle mani di un’oligarchia, il controllo degli organi di garanzia e l’annullamento dei contrappesi democratici (cosa che viene garantita dall’intreccio tra riforma e legge elettorale), e la seconda è l’eliminazione di ogni forma di mediazione sociale o territoriale e della partecipazione dei cittadini e dei corpi intermedi della società. La cosiddetta disintermediazione: è il capo che decide e dispone, senza vincoli e condizionamenti. E’ il capo che concede o non concede. Passiamo, per questa via, dall’essere cittadini ad essere sudditi che si rapportano direttamente col potere da una posizione di evidente svantaggio.
Accade col Jobs Act, dove si stabilisce il potere di vita e di morte del Capo sui lavoratori, accade nella Buona Scuola che dà vita alla figura del preside-padrone. E accade anche e soprattutto con la riforma Costituzionale dove un premier o un partito potranno decidere in piena autosufficienza persino se fare una guerra o se abbassare i livelli salariali o le pensioni o se svendere la sanità, a seconda delle esigenze politiche, delle esigenze di bilancio, dei vincoli internazionali o degli interessi della grande finanza. E non è casuale che quelli che ci chiedono di votare Si al referendum sono poi gli stessi che hanno approvato il pareggio di bilancio in costituzione.
Ed è proprio questo che serve a J.P.Morgan e alle oligarchie europee: avere come interlocutore un unico Capo, un esecutore materiale dei diktat della grande finanza, che può sopprimere diritti, privatizzare gli asset strategici nazionali, dall’industria, alla sanità, al welfare, alla previdenza, a tutto vantaggio delle élite finanziarie e senza la scocciatura di doverle discutere con alcuno, nemmeno con le istituzioni territoriali, neutralizzate dalla cosiddetta “clausola di supremazia” e in un quadro di sterilizzazione del dissenso sociale.
E qui vengo all’articolo 117 che “riforma” la potestà legislativa di Stato e regioni (stabilisce cioè chi debba legiferare e su cosa). Se passasse il Sì, molte competenze delle regioni passerebbero dal regime di legislazione concorrente a quello di legislazione esclusiva del livello centrale (altro che rafforzamento del ruolo delle autonomie). In altre parole, il partito che ha vinto le elezioni (magari avendo il 20% dei voti al primo turno), potrà legiferare in via esclusiva sulla sanità, i trasporti, l’energia, le politiche attive del lavoro, la formazione professionale. Potrà decidere, in nome dell’interesse nazionale, se fare una megadiscarica a Gallipoli o a Seriate, o se autorizzare le trivellazioni petrolifere a ridosso delle coste pugliesi o siciliane.
Ed è così che si compie il disegno delle oligarchie finanziarie (del famoso 1% della popolazione, i più ricchi) che consiste nell’accaparramento delle risorse e dei beni comuni a scapito dell’altro 99%, dei cittadini, soprattutto i più poveri. Un disegno che gli italiani hanno capito e stanno capendo man mano che si informano non solo sui contenuti della riforma ma anche sulle sue implicazioni politiche e sociali. A noi tutti, nel nostro piccolo, compete continuare quest’opera di informazione sapendo che la lotta è impari. Sapendo che i nostri avversari hanno dalla loro il potere mediatico, risorse finanziarie illimitate, apparati e persone retribuite, non ultimo il guru americano Jim Messina assoldato da Renzi per vincere il referendum. A ciascuno di noi compete spiegare, casa per casa, che votare No è anche l’unico modo per respingere quest’aggressione. Solo così il 4 dicembre le nostre ragioni riusciranno a prevalere sugli interessi delle oligarchie.

http://www.lurlo.info/it/se-sei-povero- ... -p-morgan/


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Re: Renzi ha detto che se vince il NO.........

Messaggioda ranvit il 24/10/2016, 11:31

I soliti ciarlatani all'italiana che vorrebbero che tutto restasse com'è da 70 anni a questa parte: un Paese diviso in mille rivoli, in cui il primo ciarlatano imbecille che si sveglia la mattina puo' bloccare qualsivoglia opera, in cui le Regioni possano continuare a spendere e spandere come accaduto negli ultimi 10 anni grazie alla modifica del titolo V della Costituzione, etc etc. :twisted:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Renzi ha detto che se vince il NO.........

Messaggioda flaviomob il 24/10/2016, 12:02

Il debito dello stato è infinitamente superiore a quello delle regioni, che dipendono peraltro dai trasferimenti da Roma, mentre in uno stato federale serio dovrebbero avere piena autonomia impositiva. Peraltro lo stato, con i soldi di tutti, ripiana sempre i debiti di quelle tre o quattro regioni solite e dei comuni spendaccioni, facendo pagare il conto a tutti gli altri.


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Re: Renzi ha detto che se vince il NO.........

Messaggioda ranvit il 24/10/2016, 15:12

flaviomob ha scritto:Il debito dello stato è infinitamente superiore a quello delle regioni, che dipendono peraltro dai trasferimenti da Roma, mentre in uno stato federale serio dovrebbero avere piena autonomia impositiva. Peraltro lo stato, con i soldi di tutti, ripiana sempre i debiti di quelle tre o quattro regioni solite e dei comuni spendaccioni, facendo pagare il conto a tutti gli altri.


Neanche ti rispondo piu'....
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Re: Renzi ha detto che se vince il NO.........

Messaggioda diffidente il 24/10/2016, 18:20

Capisco che chi si impegna per il "NO" deve fare lotta politica e ,come si dice, tirare l'acqua al proprio mulino ma quell'articolo sembra ispirato dal piu' frte complottismo, addirittura si tira in ballo una grande banca, che, non essendo nemmeno la piu' ricca ed influente negli USA, avrebbe addirittura il potere di manovrare Renzi! Per carità, non nego che Renzi abbia contatti con il Mondo dell Finanza -per inciso, D'Alema era amico di Colaninno lui si' un uomo potentissimo- ma é anche vero che un Premier un minimo di rapporti con questi soggetti li deve avere per scopi politici, anche se la cosa puo' risultare sgradevole.
Sulla legislazione esclusiva, questa é una necessità che in molti sentono, dato che in questi anni sono aumentati a dismisura i contenziosi fra Stato e Regioni che intasano i TAR e bloccano buona parte delle attività che interessano la vita di tutti i giorni e tale paralisi,perché paralisi amministrativa é, deve essere sbloccata, appunto con una forte modifica della Costituzione.
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Re: Renzi ha detto che se vince il NO.........

Messaggioda mariok il 25/10/2016, 8:47

Stefano Ceccanti
Costituzionalista
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La Spagna ci mostra perché votare Sì alla riforma e perché tenere il ballottaggio dell'Italicum
Pubblicato: 24/10/2016 13:43 CEST Aggiornato: 24/10/2016 14:47 CEST RAJOY

Fuori dai tecnicismi e dai dettagli, è evidente che la riforma costituzionale è anche e soprattutto la prosecuzione su un terreno diverso, quello della riforma della Carta, della battaglia del movimento referendario elettorale dei primi anni '90 per un cittadino che, sempre dentro uno schema parlamentare, fosse arbitro della scelta della maggioranza e dei governi. Democrazia competitiva contro democrazia consociativa.

Una battaglia vinta sul piano amministrativo con la legge sui sindaci del 1993 e su quello regionale col doppio passaggio 1995 (riforma elettorale) e 1999 (costituzionale): sono nate le stesse forze e coalizioni viste sul piano nazionale, ma qui le regole erano diverse e più stringenti e quindi hanno potuto funzionare ed essere valutate a fine mandato.

Una battaglia che sul piano nazionale esige il superamento costituzionale del bicameralismo paritario dato che nessuna legge elettorale può garantire maggioranze omogenee in due Camere diverse. In quattro elezioni su sei dal 1994 le maggioranze sono state diverse e ciò ha costituito uno degli ostacoli principali al fatto che il cittadino potesse scegliere un governo di legislatura.

È invece evidente che l'eventuale successo del No andrebbe in direzione opposta. Non solo resterebbe l'impiccio del doppio rapporto fiduciario, ma sarebbe per di più molto difficile correggere la legge del Senato, proporzionale, in senso maggioritario e ci sarebbe anzi la spinta opposta a correggere proporzionalisticamente l'Italicum.

Le maggiori difficoltà dei sistemi politici europei negli anni delle crisi hanno creato problemi soprattutto a due paesi, la Spagna e la Grecia, che, pur non avendo il problema del doppio rapporto fiduciario e disponendo anzi di forti correttivi ai sistemi elettorali proporzionali, avevano la fortuna di poter disporre di maggioranze omogenee di un solo partito. I forti correttivi (in Grecia un premio che non assicura però la maggioranza al vincitore, in Spagna gli sbarramenti) sono stati neutralizzati dalla frammentazione crescente.

La Grecia, quindi, è stata per prima costretta a governi di grande coalizione guidati dal centro-destra di nuova democrazia e comprensivi del Pasok, logorando entrambi i partner, visti a quel punto come equivalenti. Nd è sopravvissuta, pur ridotta nei consensi, perché almeno guidava il governo e quindi chi condivideva le scelte dell'esecutivo indirizzava comunque lì i suoi consensi; invece il Pasok è stato distrutto perché i suoi elettori scontenti a quel punto si sono riversati su Syriza che ne ha preso il posto.

La Spagna costringe ora i socialisti, per non prendersi la colpa di terze elezioni, a garantire con un'astensione l'inizio di un nuovo governo Rajoy. Era ovvio che nel contesto dato il Psoe non potesse scegliere una maggioranza avventurista coi filo-venezuelani di Podemos e con partiti secessionisti, ma il sistema gli ha imposto una scelta tra la peste e il colera, il placet a Rajoy o la colpa di terze elezioni. A prima vista l'astensione è meno impegnativa della grande coalizione, ma pone dilemmi analoghi. Ora, dopo che il Psoe farà partire Rajoy (cosa che non sarà indolore né coi militanti né nel proprio gruppo parlamentare dove alcuni potrebbero rompere la disciplina), si troverà di fronte a un dilemma serissimo: se lo sosterrà anche nel merito perderà voti a favore di Podemos, se lo ostacolerà darà a Rajoy il motivo per andare a elezioni anticipate dando la colpa al Psoe accusandolo di irresponsabilità e prendendo, insieme a Ciudadanos, una parte dei suoi voti.

In altri termini le grandi coalizioni e le astensioni a governi minoritari sono nella logica di una democrazia consociativa che, nel difficile contesto odierno, logora soprattutto i partner minori e favorisce la crescita di forze anti-sistema le quali, esonerate almeno a breve dall'onere di governare, lanciano messaggi semplicisti di facile presa. Finché la grande coalizione dura, ripetendosi con sempre meno voti e seggi (come in Grecia, ma anche in Austria e Germania) la scena è quindi occupata non da uno scontro fisiologico tra due proposte di governo (centrosinistra contro centrodestra), ma dalla dialettica sistema-antisistema; se poi qualcuna delle forze di questo secondo campo prevale, come accaduto con Syriza, sarà comunque presto a tardi ricondotta alla realtà e quindi ad essere a sua volta contestata.

Scenari tutt'altro che augurabili. Per queste ragioni teniamoci stretto il Sì al referendum e il ballottaggio dell'Italicum: le polizze di assicurazione per la democrazia competitiva. Beato il Paese che non ha bisogno di grandi coalizioni.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Renzi ha detto che se vince il NO.........

Messaggioda trilogy il 25/10/2016, 15:24

Anche i monarchici si mobilitano per il no!
Da salvini ai savoia :mrgreen:
http://www.iltempo.it/home/2016/10/22/n ... a-1022903/
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Re: Renzi ha detto che se vince il NO.........

Messaggioda pianogrande il 25/10/2016, 19:33

Il NO non poteva non raccoglie i più rottamati tra i rottamati e cioè i monarchici.

Quante speranze di resuscitation accende quel NO.

E' una vera sala rianimazione.

Da D'Alema e Bersani ai principi di Savoia, tutti che salgono sul carro con la speranza di risorgere dalle ceneri.

Pare che il no guarisca anche la scabbia e la rosolia.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Renzi ha detto che se vince il NO.........

Messaggioda flaviomob il 26/10/2016, 0:26

Come funziona il senato negli altri paesi europei

La riforma costituzionale approvata oggi dal senato, quando entrerà in vigore, eliminerà il bicameralismo paritario delle istituzioni italiane. La funzione legislativa del senato sarà limitata e il numero dei senatori ridotto. In molti paesi europei, come Finlandia, Danimarca, Svezia, e Grecia, la seconda camera, o camera alta, non esiste nemmeno. Ecco un confronto tra le strutture parlamentari bicamerali di alcuni paesi europei: Francia, Germania, Regno Unito e Spagna.

Francia

Il parlamento francese è composto da senato e assemblea nazionale. I deputati sono 577 mentre i senatori sono 348. L’elezione del senato avviene per suffragio indiretto: i senatori sono scelti da un collegio di 150mila grandi elettori tra gli amministratori locali. Tutte le leggi devono essere approvate da entrambe le camere, per un massimo di due letture in ogni ramo del parlamento. Quando non viene trovato un accordo, il governo incarica una commissione mista di deputati e senatori di mettere a punto un testo di compromesso, ma se anche questo non è approvato, la decisione finale è affidata alla sola assemblea nazionale, la cui maggioranza rispecchia l’esecutivo.

Germania

Il senato tedesco si chiama Bundesrat e non rappresenta esattamente un secondo ramo del parlamento accanto al Bundestag, la camera bassa. Infatti la Germania è una repubblica federale e il Bundesrat, che ha solo 69 membri, ha un potere legislativo limitato ad alcune materie, in particolare per quanto riguarda i land (le regioni tedesche), sulle quali ha anche diritto di veto sulle leggi proposte dal Bundestag. Solo la camera bassa dà la fiducia al governo ma, per approvare le riforme costituzionali, serve la maggioranza dei due terzi anche nel Bundesrat. I senatori sono nominati dai governi dei land, in numero proporzionale alla popolazione di ogni regione. I rappresentanti di ogni land devono votare allo stesso modo e, in assenza di un’intesa, sono obbligati ad astenersi.


Regno Unito

L’equivalente britannico del senato è la camera dei lord, o camera dei pari, che riunisce 26 lord spiritual, esponenti della chiesa anglicana a cui spetta un seggio di diritto, e 789 lord temporal, che in parte si tramandano seggi ereditari, e in parte sono nominati a vita dalla regina. Insieme alla camera dei comuni – che ha 650 deputati – forma il parlamento del Regno Unito. Solo la camera bassa può chiedere le dimissioni del primo ministro o nuove elezioni, con una mozione di sfiducia o ritirando il suo appoggio. La camera alta ha un potere di controllo sull’attività legislativa e può rispedire una legge alla camera dei comuni per ottenere delle modifiche. La camera bassa ha comunque la facoltà di ignorare le indicazioni ricevute dai lord.


Spagna

Il parlamento spagnolo, le cortes generales, è composto dal congresso dei deputati e dal senato, che è eletto in gran parte a suffragio universale diretto: su 266 senatori, 57 sono eletti dagli organi legislativi delle autonomie locali. Solo la camera bassa vota la fiducia al governo, ma anche il senato ha poteri legislativi: può emendare o respingere i testi del congresso, che però può superare il veto della camera alta con un voto a maggioranza assoluta, tranne che per alcune proposte di legge. Tra queste, quelle che riguardano i diritti fondamentali e le autonomie locali, che richiedono maggioranza assoluta in entrambe le camere per l’approvazione. Infine, per attuare le riforme costituzionali serve una maggioranza dei tre quinti nei due rami del parlamento.

http://www.internazionale.it/notizie/20 ... si-europei


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Re: Renzi ha detto che se vince il NO.........

Messaggioda flaviomob il 26/10/2016, 14:11

Raniero La Valle risponde a Michele Serra: Votare “sì” non è di sinistra

di Raniero La Valle

Sulla “Repubblica” di domenica scorsa Michele Serra ha ripreso il mio intervento pubblicato su MicroMega dal titolo: “Il vero quesito: approvate il superamento della democrazia parlamentare?”. Egli si mostra d’accordo con la mia “spiegazione” secondo cui la Costituzione renziana è il punto d’arrivo di una restaurazione consistente nel trasferire la sovranità dal popolo ai mercati, concetto da lui definito “folgorante” per quanto è vero. Ma poiché ciò si sarebbe già realizzato da tempo, segnando una sconfitta della sinistra, nella quale lo stesso Serra si annovera, i trenta-quarantenni di oggi non farebbero che prenderne atto.

Secondo questa tesi la riforma Boschi-Renzi non farebbe che tradurre in norme questa nuova realtà, e questa sarebbe la ragione di votare “sì” a questa innocente proposta. Ne verrebbe dunque confermato che il popolo non è più sovrano, sovrani sono i mercati e la nuova Costituzione invece di permettere e promuovere la riconquista della sovranità al popolo, la consegnerebbe, irrevocabile, al Mercato. E poiché le Costituzioni sono destinate a durare, questa è la scelta che noi, sconfitti, lasceremmo a determinare la vita delle generazioni future.

È molto sorprendente che questa posizione (implicita ma negata nella propaganda ufficiale) sia ora resa esplicita e formalizzata sulla pagina più autorevole della “Repubblica”. Certo, non c’è niente di disonorevole in una sconfitta politica. Ma nel passaggio dello scettro dal popolo ai signori del Mercato non c’è solo la sconfitta della sinistra, c’è la sconfitta di tutto il costituzionalismo moderno e dello stesso Stato di diritto: il popolo sovrano è il cardine stesso della democrazia e della Costituzione.

Mettere super partes la nuova realtà per cui esso è tolto dal trono, sottrarre questo mutamento alla lotta politica, accettarlo come un fatto compiuto e finale, non è solo un efficientismo da quarantenni, è una scelta. E se a farlo è la sinistra, non è solo una sconfitta, è una caduta nella “sindrome di Stoccolma”, è un suicidio, ma col giubbotto esplosivo addosso, che distrugge insieme alla sinistra la politica, la democrazia e la libertà.

(25 ottobre 2016)

http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... -sinistra/


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