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La manovra sale a 30 miliardi

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: La manovra sale a 30 miliardi

Messaggioda ranvit il 18/10/2014, 11:30

ranvit ha scritto:GOMBLOTTOOOOOO!

Ho chiesto che mi si dimostri il contrario.... 8-)




In attesa che mi dimostri il contrario...
Ti faccio un esempio concreto: una ditta vende 10 pezzi di un prodotto a 2 euro ad una Asl virtuosa e 8 pezzi a 10 euro a una sprecona. Totale 100 euro incassati. Se il prodotto gli costa 2 euro ha guadagnato 80 euro....immaginiamo che per corrompere il/i funzionari della Asl sprecona paghi una mazzetta del 20%...i restanti 64 euro sono l'utile incamerati dalla ditta fornitrice (invece che 40).....l'Asl virtuosa fa la bella figura....il corrotto ha incamerato 16 euro...la Asl sprecona ha confermato di essere sprecona.............
Legenda: Asl virtuosa=Asl del NOrd Ditta fornitrice= quasi sempre del Nord Asl sprecona e funzionario corrotto= del Sud
Dimmi dove sbaglio!

Ps Siccome immagino che tu non sei razzista..... (la "g" al posto della "c" viene usata in genere per sbeffeggiare neri e meridionali), nè volevi essere offensivo...., ti invito a spiegarcene l'uso 8-)
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Re: La manovra sale a 30 miliardi

Messaggioda mariok il 18/10/2014, 12:02

Ma facciamola finita. Ammettiamo di esserci sbagliati ed eliminiamole queste regioni. Tanto a che servono, se non a moltiplicare i centri di spesa e di spreco?

Il brutto è che nessuno (guarda caso) dei politici comunque collocati porta avanti una tale proposta.
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Re: La manovra sale a 30 miliardi

Messaggioda flaviomob il 18/10/2014, 13:24

Ciò che scrive Franz è vero, chi spreca in uno stato federale è disincentivato a farlo, perché costringe ad aumentare le tasse in quel territorio ed è più direttamente individuabile e punibile dall'elettorato (ammesso che sia un elettorato consapevole e non colluso, come talvolta si verifica da noi).

Tuttavia le leggi anticorruzione le fa lo Stato, non le regioni e immagino nemmeno i Cantoni (in Svizzera). Se la corruzione ha determinato un incremento delle spese di alcune regioni è anche segno che le leggi sono diventate inefficaci perché c'è stato un evidente indirizzo politico in questo senso: ai potenti non mancano avvocati e ricorsi in grado di dilatare i tempi processuali ben al di là della prescrizione e, come abbiamo visto con la legge Severino votata anche dal PD, la facoltà di creare ad hoc il "cavillo" per tirarsi fuori dai guai (nel caso di Silvio addirittura dall'utilizzo di prostituzione minorile).

Poi su quanto scrive Ranvit riguardo alle aziende del Nord: carissimo, anche al Nord esistono le mafie oltre che le aziende corrotte, noi non ci facciamo mancare nulla!!! :) :) :)


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Re: La manovra sale a 30 miliardi

Messaggioda franz il 18/10/2014, 13:42

ranvit ha scritto:GOMBLOTTOOOOOO!

Ho chiesto che mi si dimostri il contrario.... 8-)

Ranvit: hai ragione!
La tua tesi (le malversazioni al sud permettono risparmi al nord) è piu' che degna ma naturalmente deve essere dimostrata.
Come in tutte le cose, chi afferma ha l'onere della prova.
Non è il contrario a dover essere dimostrato ma è la tua ipotesi a dover essere dimostrata da te.
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Re: La manovra sale a 30 miliardi

Messaggioda franz il 18/10/2014, 13:49

mariok ha scritto:Ma facciamola finita. Ammettiamo di esserci sbagliati ed eliminiamole queste regioni. Tanto a che servono, se non a moltiplicare i centri di spesa e di spreco?

Il brutto è che nessuno (guarda caso) dei politici comunque collocati porta avanti una tale proposta.

Vero, tutti pronti pero' (politici ma anche popolo boccalone) ad eliminare le province (che in questi anni sono il centro di spesa che è meno cresciuto) e accorpare i comuni. Tagliare i piccoli per far soppravivere i grandi? :shock:
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Re: La manovra sale a 30 miliardi

Messaggioda franz il 18/10/2014, 14:01

flaviomob ha scritto:Tuttavia le leggi anticorruzione le fa lo Stato, non le regioni e immagino nemmeno i Cantoni (in Svizzera). Se la corruzione ha determinato un incremento delle spese di alcune regioni è anche segno che le leggi sono diventate inefficaci perché c'è stato un evidente indirizzo politico in questo senso: ai potenti non mancano avvocati e ricorsi in grado di dilatare i tempi processuali ben al di là della prescrizione e, come abbiamo visto con la legge Severino votata anche dal PD, la facoltà di creare ad hoc il "cavillo" per tirarsi fuori dai guai (nel caso di Silvio addirittura dall'utilizzo di prostituzione minorile).

Poi su quanto scrive Ranvit riguardo alle aziende del Nord: carissimo, anche al Nord esistono le mafie oltre che le aziende corrotte, noi non ci facciamo mancare nulla!!! :) :) :)

Quando le leggi anti-corruzione sono nazionali o federali (nel senso di uguali per tutti in un contesto federale oppure anche in un contesto centralizzato) e si riscontrano discepanze locali, significa che ogni territorio dovrebbe avere un certo grado di libertà d'azione per integrare con interventi in proprio. Cosa che in ambito federale è possibile (se necessario) ma non so se sia possibile nel contesto italiano. Non mi risulta infatti che le regioni (l'unico livello in grado di legigferare, sia pure sub judice da parte di Roma) possano legiferare in tema corruzione. In Svizzera se fosse il caso ci sarebbero due strade (parallelele e non antagoniste) a) rivederere la legislazione nazionale: e/o b) predisporre norme locali piu' adatte. In Italia oggi mi pare sia solo possibile la prima.
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Re: La manovra sale a 30 miliardi

Messaggioda franz il 18/10/2014, 14:13

flaviomob ha scritto:Al contrario la manovra parla di rendite previdenziali e fondi pensione, OLTRE ALLE rendite finanziarie.

Esatto: la tassazione sui rendimenti dei fondi pensione (che nel mondo civile è pari a zero) passa dall11.5% al 20%. Quasi un raddoppio.
Chiaramente si passa il tutto sotto la subdola voce "rendite finnaziarie" come a dire "tassiamo quegli schifosi capitalisti che accumulano per il loro futuro" (dato che hanno perso fiducia nella pensione statale, .... miscredenti).
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Re: La manovra sale a 30 miliardi

Messaggioda franz il 18/10/2014, 15:09

Legge di stabilità, fondi pensione e trappola Tfr: le tasse "occulte" della manovra
Pubblicato: 16/10/2014 18:52 CEST Aggiornato: 16/10/2014 22:24 CEST

Tasse giù, ma non dappertutto. Nella legge di stabilità 2015, accanto alla maxi sforbiciata sull'Irap e alla stabilizzazione del bonus 80 euro, arrivano anche alcune cattive notizie. A pagare una parte del conto saranno innanzitutto i titolari di fondi pensione, per cui la tassazione dei rendimenti è stata portata dall’11,5 al 20%. Ma una delle sorprese maggiori potrebbe riguardare, paradossalmente, una delle misure maggiormente sponsorizzate dal governo: la possibilità di destinare il proprio Tfr direttamente in busta paga.

L’impianto delle nuove norme messo a punto dal governo, così come concepito nella bozza entrata ieri in Consiglio dei ministri, finirebbe per tradursi in una sorta di trappola senza uscita per i lavoratori.Qualunque scelta dovessero compiere sul proprio trattamento di fine rapporto, portarlo direttamente nello stipendio, mantenerlo in azienda o destinarlo alla previdenza integrativa, le tasse sarebbero destinate ad aumentare comunque.

Com’è possibile? Per ricostruire il quadro bisogna mettere in fila alcuni dei provvedimenti sparsi lungo i 47 articoli della manovra approvata ieri. Manovra dove, appunto, il governo ha inserito un aumento della tassazione dei rendimenti dei fondi pensione. Dove affluiscono, anche, le liquidazioni di chi decide di affidarsi alla previdenza complementare. Una piccola mazzata che rischia di colpire una fetta consistente della popolazione. "In Italia sono circa due milioni gli iscritti ai fondi pensione negoziali, per un valore di risorse accumulate di circa 37 miliardi di euro", spiega il presidente di Assofondipensione Michele Tronconi. "Se poi consideriamo il doppio intervento di anticipo del Tfr in busta paga e l'aumento della tassazione sui fondi il risultato è un doppio handicap sulla previdenza integrativa, un modo per dire che non serve più e costringerla a una lenta consunzione".

Una serie di misure che secondo Tronconi, inevitabilmente incoraggeranno i lavoratori a sfruttare la nuova possibilità offerta dal governo di destinare direttamente in busta paga il proprio Tfr. "Mi pare evidente che con queste premesse gli italiani saranno invogliati a farlo, ma misure di questo tipo sono in contraddizione con 20 anni di sforzi organizzativi per creare un sistema previdenziale multipilastro". Una deviazione di risorse che potrebbe fare molto comodo al governo, non soltanto perché la destinazione in busta paga della liquidazione contribuirebbe positivamente alla spinta ai consumi che il premier auspica, ma anche perché - mantenendo la tassazione ordinaria - lo Stato si troverebbe ad incamerare in anticipo un gettito extra di imposte, comunque non conteggiato nelle risorse emerse per la legge di stabilità.

Fin qui, il capitolo sui fondi pensione. Ai lavoratori però resterebbero due opzioni: il regime tradizionale, con il mantenimento del Tfr in azienda e la nuova misura introdotta dalla legge di stabilità, con la possibilità di incassare la propria liquidazione via via maturata direttamente in busta paga. Per entrambi non mancano le sorprese a danno dei lavoratori. Nel primo caso, il governo ha previsto un incremento della tassazione dei rendimenti maturati annualmente. La liquidazione lasciata in azienda si rivaluta infatti ogni anno ad un tasso fisso e sui rendimenti generati i lavoratori pagavano fino ad oggi un’imposta fissa dell’11%. Aliquota ora portata dal governo al 17%.

Si arriva quindi all’ultima opzione, quella caldeggiata dal governo, ed in effetti incoraggiata di fatto dal combinato disposto della prima misura – più impegnativa – e della seconda, meno disincentivante ma comunque rilevante: l’incasso del Tfr direttamente nello stipendio. Nonostante le rassicurazioni della vigilia, il governo non ha deciso di optare per un regime di tassazione preferenziale, di cui invece beneficia chi ritira la liquidazione al termine del rapporto di lavoro. “La parte integrativa della retribuzione – si legge nell’articolo 6 della bozza di legge di stabilità – è assoggettata a tassazione ordinaria”.

In poche parole, dipenderà dal reddito complessivo maturato nell’anno. Penalizzando inevitabilmente chi si trova in fasce di reddito medio-alte. I calcoli li ha fatti la Fondazione studi consulenti del lavoro. L’anticipo del Tfr sarebbe conveniente per i lavoratori con un reddito inferiore ai 15.000 euro, quasi neutro per quelli nella fascia 15.000 -28650 euro, circa 50 euro di imposta in più all’anno, e molto sconveniente al di sopra. “Circa 300 euro di tasse in più”, secondo Enzo Fusco, coordinatore scientifico della Fondazione. Una vera e propria batosta, infine, per i redditi alti: sopra i 90.000 euro annui l’aggravio raggiungerebbe i 568,50 euro.

http://www.huffingtonpost.it/2014/10/16 ... l?ref=fbph
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Re: La manovra sale a 30 miliardi

Messaggioda ranvit il 18/10/2014, 16:55

Ranvit: hai ragione!
La tua tesi (le malversazioni al sud permettono risparmi al nord) è piu' che degna ma naturalmente deve essere dimostrata.
Come in tutte le cose, chi afferma ha l'onere della prova.
Non è il contrario a dover essere dimostrato ma è la tua ipotesi a dover essere dimostrata da te.
La tua richesta ("che mi si dimostri il contrario") è respinta, sul piano metodologico.


Cosi' è.
Ma io volevo, amichevolmente, sapere se mi sbaglio.....tutto sommato me lo hai confermato.
Dal che si deduce che ad essere interessati allo status quo di ladrocinio sia piu' il Nord che il Sud.

Ps Ma sto ancora aspettando il chiarimento da parte di Gabriele per l'uso della G invece che della C
Forse il Moderatore avrebbe dovuto intervenire....ma ce ne faremo una ragione 8-)
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Re: La manovra sale a 30 miliardi

Messaggioda Salemi il 18/10/2014, 18:33

La sòla e La Banda Larga colpiscono ancora…I due vecchietti questa mattina avevano trovato ancora una volta di più un buon motivo per mandarsi reciprocamente a quel paese. Tema, il Tfr in busta paga. Se Giovannino Guareschi fosse ancora vivo oggi, ci potrebbe fornire una pennellata intensa sulle dispute di fine stagione dei figli di Peppone a causa di un giovane nipote di Don Camillo. Per otto lunghi mesi, in precedenza, si erano scontrati quotidianamente sull’efficacia della ripresa economica degli 80 euro in busta paga. A mettere fine al lungo contenzioso è stato Graziano Del Rio, quando a denti stretti ha dovuto ammettere ufficialmente che : “Non avevano dato l’effetto sperato”. I due vecchietti si sono completamente dimenticati il vecchio detto latino: “Divide et impera”, la locuzione attribuita a Filippo il Macedone e ripresa nel XIX secolo dalla Casa d’Asburgo, usato abbondantemente nella politica italiana del XX e XXI secolo. Già nel 1956, Age e Scarpelli, gli sceneggiatori del film “La banda degli onesti”, misero in evidenza chi fossero già allora gli amministratori delle parti comuni, nella figura del Rag. Casoria. Figuriamoci quando il denaro circolante nelle parti comuni del condominio Italia è amministrato dai politici. Il Rag. Casoria ne uscirebbe con l’aureola da santo. Siamo entrati nel settimo anno di crisi e tutti i personaggi politici che si sono susseguiti dal 2008, sono ben determinati a salvare il loro posto di lavoro a scapito della maggioranza degli italiani. Non ci sono i soldi, continuano a ripetere indefessamente. E gli italiani ci credono. In un convegno del febbraio del 2013, prima delle elezioni, Marina Calderone, presidente del Cup e del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, con i suoi colleghi, fecero presente circa la possibilità di ridurre il cuneo fiscale attingendo al tesoretto dell’Inail, ammontante a quella data a 26 mld di euro utilizzabili. (Il patrimonio Inail è oggi pari a 54 mld). Non solo. Ma Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, messo con le spalle al muro, il 29 settembre del 2012, agli Stati generali del Nord di Torino, lancia l’allarme. «Stiamo morendo di fisco. Rinunciamo agli incentivi» . Si trattava di 30 mld, in cambio di una riduzione delle tasse per tutto il sistema produttivo italiano. Ma Squinzi non la racconta tutta. O perlomeno, la racconta a modo suo. Quei contributi a fondo perduto che lo Stato italiano eroga puntualmente ogni anno alle imprese amiche per un ammontare di 30 mld, Giorgio Squinzi li chiama “incentivi”. Non è così. Da anni va avanti una partita di giro in cui chi distribuisce il denaro pubblico a pioggia, poi ha il suo utile con il ritorno di mazzette. Ma questo Squinzi non lo può dire ufficialmente. Il tutto è stato documentato nel libro “MANI BUCATE”, di Marco Cobianchi, giornalista di Panorama.
Siamo quindi a 26 mld + 30 mld che neppure Cottarelli ha avuto il coraggio di portare alla luce. 26 + 30 = 56. 20 miliardi in più a disposizione della attuale manovra. Non solo. Ma sempre da Il Sole 24ore, emerge il dato del costo della compartecipate, che la Corte dei Conti ha stimato in un costo inutile di 24 mld/anno. Per non radere al suolo le compartecipate un risparmio di 14 mld è possibile. Quindi, 56 + 14 = 70 mld.
Perché questa operazione non si può fare? Perché è implicato tutto il mondo della politica. Tutta la casta. Allora bisogna inventarsi soluzioni alternative per mantenere inalterati i privilegi degli affari della casta. Uno di questi è il Tfr in busta paga. Prima c’erano stati gli 80 euro. Funziona così e agli italiani va bene così.
Non che a Nord di Chiasso siano più sobri, ma quando l’Ue chiede austerità si riferisce a questo, perché sono perfettamente al corrente degli intrallazzi della casta italiana. Solo che i politici traducono sempre il tutto a modo loro, mettendo in crisi il paese facendo pagare il tutto a chi non ha santi in paradiso.
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