Vorrei rispondere a Giorgio, ma prima faccio notare a flaviomob che quello che lui definisce "ragazzo" è un uomo di 37 anni (padre di 3 figli), età in cui in buona parte del mondo si può diventare ministri o premier senza che qualcuno abbia da obiettare... solo in Italia, paese di bamboccioni, si deve ancora "crescere". Ma dopo una certa età non si dice più "crescere", si dice "invecchiare". Quante "risorse" del PD sono invecchiate senza mai crescere?
"Non esiste al mondo, nelle esperienze conosciute di Primarie per la leadership, che chi perde debba andare in monastero". No? A me sembra che, di norma, chi perde si tiri da un lato e lasci governare chi vince: che ne ha l'onore, ma anche tutti gli oneri. E’ successo a Brown, a Milliband (il fratello perdente), alla Aubry…e penso che la Clinton sia l’eccezione, non la regola (un fior di eccezione

, donna non imitabile, direi).
Mi sembra che la visione di Giorgio si inserisca nella tradizione che il PD ha purtroppo mutuato dai congressi dei partiti che lo hanno preceduto. La battaglia c'era, e a volte anche sanguinosa (per lungo tempo dietro le quinte, al riparo di un unanimismo di facciata), ma poi tutto si ricomponeva in quella che oggi si definisce "gestione condivisa del partito". Cioè, le varie componenti (possiamo anche definirle correnti, no?) pesavano i voti ottenuti e in base a quelli rivendicavano posti a vari livelli (negli organi del partito, in Parlamento, ecc.). E' stato esattamente così nell'ultimo congresso, laddove
"franceschiniani" e
"mariniani" sono andati all'incasso, in base ai pesi elettorali ottenuti.
Questa volta pare sia diverso. Le primarie sono state finalmente "vere", c'è stato un vincitore e uno sconfitto. Lo sconfitto lo ha riconosciuto, ha affermato che sosterrà lealmente Bersani nella sua campagna elettorale, ma che non accetterà posti (spero nemmeno per i "renziani", tranne che non riescano a prenderseli in Parlamento attraverso le primarie). Renzi sta trasformando il vecchio PD (DS+Margherita) in un vero partito democratico, dove vigono regole democratiche: la maggioranza governa e la minoranza tenta di diventare maggioranza la prossima volta.
Non andrà in monastero, è (quasi

con i politici non si sa mai) certo. Altrove ho sostenuto che sta aspettando semplicemente che Bersani inciampi (nelle elezioni, nella sua maggioranza…), dato che dalla sua parte ha il tempo. E nel frattempo fa benissimo a sostenere Bersani, ma non a farsi coinvolgere in dirette responsabilità, che, in quanto sconfitto, non sono le sue.
Ma tutto questo corteggiamento al Renzi sconfitto, non è che nasca dalla paura di perdere i voti di chi ha votato per lui? Se così fosse, significherebbe che la fiducia in Bersani è un po’ traballante, no?