pianogrande ha scritto:L'unico problema è che non tutte le imprese sono SpA e non so con quale forma di "diritto" si possa pretendere di acquistare una quota di una attività le cui quote non sono in vendita.
Tra l'altro chi stabilirebbe il valore di detta quota?
Solo l'eventuale venditore può farlo; diversamente sarebbe un esproprio (termine a cui una volta si aggiungeva un ben noto aggettivo).
Ne vedo un altro. Giusto chiarire che solo azioni che sono sul mercato possono essere acquisite (da chiunque) e naturalmente non tutte le SPA sono quotate in borsa, ma a parte questo bisogna prendere atto del rischio che in caso di fallimento e chiusura dell'azienda non solo perdi il lavoro, ma anche una certa parte dei tuoi risparmi.
In Usa questo succede. Grandi aziende regalano come bonus quote azionarie ai propri dipendenti (oltre a quelle che loro possono liberamente comprare) ed inoltre diversi fondi pensione detengono quote azionarie dell'azienda stessa.
il risultato è che se l'azienda fallisce perdi il lavoro, parte dei risparmi e parte della pensione. A me non sembra il caso.
Per quanto riguarda la valutazione di società non quotate ci sono comunque prassi di valutazione oggettive, che usa per esempio il fisco per stabilire il valore di un pacchetto azionario in campo successorio.
Dal punto di vista sindacale, però, c'era una cosa che mi piaceva moltissimo e che andrebbe benissimo anche da noi e cioè l'obbligatorietà di iscrizione a un sindacato.
Questo elimina ogni discriminazione e ogni ritorsione nei confronti del singolo lavoratore visto che tutti sono iscritti.
A me questo non piace affatto. Per prima cosa mi ricorda l'obbligatorietà dell'iscrizione al fascio

Poi ne faccio una questione di principio. La libertà di associazione è una libertà di alto ordine, costituzionale.
Essa implica due cose: la prima è che ognuno ha il diritto di costituire associazioni, di aderirvi o di farne parte e di partecipare alle attività associative; la seconda è che nessuno può essere costretto ad aderire a un'associazione o a farne parte. Il primo diritto è menzionato nella nostra costituzione, il secondo se lo sono dimenticato ma è specificato in alcuni testi di altre nazioni. A quanto pare non in quella austriaca
