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Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Messaggioda pierodm il 04/12/2008, 16:56

Guido.
Colgo l'occasione, al di là del caso specifico.
Può darsi che ci sia una mia vocazione a salire sulla mongolfiera dei massimi sistemi - anche se nella fattispecie non so quando sia successo. Può darsi.
Però quello che mi sembra importante è che di tanto in tanto non si abbia paura di salire su quella mongolfiera: le cose dall'alto le vediamo meglio.

Il fatto è che da diversi anni - in tutti i campi, non solo in politica - ha preso piede una progressiva banalizzazione di ogni ragionamento, che meglio sarebbe definire come "volgarizzazione", sulla scia del linguaggio e dei tempi televisivi.
Una banalizzazione volutamente confusa con "democratizzazione", che non ha portato in nessun caso ad una migliore comprensione dei problemi, e nemmeno ad una maggiore partecipazione, e tanto meno alla loro soluzione.
Banalizzazione che ha avuto il solo effetto di frammentare, polverizzare ogni discorso, distogliendolo dal quadro globale, o dal quadro settoriale di cui è parte: una trasmissione televisiva, un partito, un personaggio, un'ipotesi di legge, un episodio di violenza, qualunque evento viene discusso in se stesso, cercandone le ragioni nei suoi protagonisti, i pro e i contro nelle conseguenze immediate, e basta.
L'altra faccia di questa medaglia è che qualunque accenno di discorso che non sia visibilmente e prepotentemente "pratico" - cioè tarato sulla banalizzazione - viene accusato di essere "filosofia", o appunto di veleggiare tra i massimi sistemi, anche quando nel sistema che viene messo in discussione non c'è assolutamente niente di "massimo", né di superiore.

Per esempio - e con questo mi rivolgo a Franz, con il quale c'è da anni una disputa interessante sul federalismo come concetto - mi chiedo quanto ci sia di questa "sindrome della frammentazione" nella tendenza verso una soluzione "federativa": una ripulsa nei confronti di una visione generale, e una fuga verso il rifugio nel particolare, che appare come più semplice da gestire anche da un punto di vista mentale.

D'altra parte, ognuno porta quello che ha: di argomenti pratici contrari ne ho portati anch'io, ma quelli di altri sono stati più abbondanti e circostanziati.
Mi è sembrato che ci fossero argomenti di principio e generali degni di essere considerati, e che fosse necessario mettreli in evidenza.
pierodm
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Re: Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Messaggioda guidoparietti il 04/12/2008, 17:10

pierodm ha scritto:Guido.
Colgo l'occasione, al di là del caso specifico.
Può darsi che ci sia una mia vocazione a salire sulla mongolfiera dei massimi sistemi - anche se nella fattispecie non so quando sia successo. Può darsi.
Però quello che mi sembra importante è che di tanto in tanto non si abbia paura di salire su quella mongolfiera: le cose dall'alto le vediamo meglio.

Le vediamo meglio se presupponiamo che quella sia la mongolfiera giusta, ma come essere sicuri che lo sia? Soprattutto, come poterlo anche solo discutere se uno inserisce tutte le discussioni nel sistema che vede dalla sua mongolfiera?
Il fatto è che da diversi anni - in tutti i campi, non solo in politica - ha preso piede una progressiva banalizzazione di ogni ragionamento, che meglio sarebbe definire come "volgarizzazione", sulla scia del linguaggio e dei tempi televisivi.
Una banalizzazione volutamente confusa con "democratizzazione", che non ha portato in nessun caso ad una migliore comprensione dei problemi, e nemmeno ad una maggiore partecipazione, e tanto meno alla loro soluzione.
Banalizzazione che ha avuto il solo effetto di frammentare, polverizzare ogni discorso, distogliendolo dal quadro globale, o dal quadro settoriale di cui è parte: una trasmissione televisiva, un partito, un personaggio, un'ipotesi di legge, un episodio di violenza, qualunque evento viene discusso in se stesso, cercandone le ragioni nei suoi protagonisti, i pro e i contro nelle conseguenze immediate, e basta.
L'altra faccia di questa medaglia è che qualunque accenno di discorso che non sia visibilmente e prepotentemente "pratico" - cioè tarato sulla banalizzazione - viene accusato di essere "filosofia", o appunto di veleggiare tra i massimi sistemi, anche quando nel sistema che viene messo in discussione non c'è assolutamente niente di "massimo", né di superiore.

Su questo concordo pienamente, ma non credo che la soluzione sia l'ideologia. Anzi, mi pare che l'ideologia sia solo un modo opposto ma del tutto congruo di ottenere gli stessi risultati della banalizzazione incolta e praticona che oggi va più di moda. La "terza via" è il pensiero critico, che come al solito è più difficile. Ma è possibile discutere nel merito senza né azzerare i principi né ideologizzare tutto? Chissà. Sicuramente però è necessario.
Per esempio - e con questo mi rivolgo a Franz, con il quale c'è da anni una disputa interessante sul federalismo come concetto - mi chiedo quanto ci sia di questa "sindrome della frammentazione" nella tendenza verso una soluzione "federativa": una ripulsa nei confronti di una visione generale, e una fuga verso il rifugio nel particolare, che appare come più semplice da gestire anche da un punto di vista mentale.

Mah, questo non c'entra proprio nulla. Il federalismo è un'opzione politica vecchia di secoli, che ha attraversato una gran quantità di modi di pensare, ideologici e meno ideologici...
D'altra parte, ognuno porta quello che ha: di argomenti pratici contrari ne ho portati anch'io, ma quelli di altri sono stati più abbondanti e circostanziati.
Mi è sembrato che ci fossero argomenti di principio e generali degni di essere considerati, e che fosse necessario mettreli in evidenza.

Ecco, io credo che gli argomenti di principio siano importanti ma non onnipresenti. A me pare che distribuire l'acqua a prezzi accessibili e in modo efficiente non sia una questione di principio ma puramente pragmatica. Se i privati fossero più efficienti nel distribuire l'acqua, io sarei a favore. Ad esempio anche il pane è un bene di prima necessità, ma nessuno si sogna di farlo produrre e distribuire pubblicamente, perché è meno costoso e più efficiente farlo fare ai privati. Perché lì c'è mercato, e se un negozio aumenta i prezzi i consumatori possono andare altrove. Lo stesso non accade per l'acqua. Ma non vedo principi politico-morali né necessità di coinvolgere ideologie in questo ragionamento.
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Re: Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Messaggioda pianogrande il 04/12/2008, 23:07

franz ha scritto:
pianogrande ha scritto:Aridaje!
Se il pubblico (la politica) non è capace di gestire un bene primario è la politica che non funziona (sono i politici che non funzionano).
Di questo passo, con i politici che non funzionano, dovremmo privatizzare anche la politica!
..........Oddio ..................!!

Hai ragione. È la politica nostrana che non funziona, anche se credo che prima o poi riuscirà a riformarsi da sola.
Prima o poi. Ma l'acqua è una necessità, una emergenza. Mica puo' aspettare i tempi della politica.
Se uno ha sete, non puo' aspettare con il bicchere vuoto in mano.
Quindi ben vengano soluzioni concrete che risolvano quel problema.
Che come tutti sanno sarà il problema del futuro.

Franz


Ti considero un "politico" ma non ti facevo così rinunciatario.
I nostri politici, se debbono essere i notai del passaggio al privato come consacrazione del proprio fallimento, farebbero meglio a togliersi di mezzo.
Non ci credo che non ci sia alternativa ....
Il mio "oddio" era riferito al duo Berlusconi Gelli che sta privatizzando la politica.
Se questa è l'opposizione siamo fritti.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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Re: Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Messaggioda pierodm il 05/12/2008, 10:54

Guido.
Come vedi, il nostro stesso scambio di battute fa già parte di un "dialogo sui massimi sistemi", visto che tira in ballo l'opportunità o meno di usare certi argomenti, o le ideologie ... a proposito: poche cose sono tanto ideologiche quanto i discorsi sulla scomparsa o sulla inopportunità dell'ideologia.
Personalmente, non ci vedo niente di male, e anzi mi sembra che sia perfettamente umano, perfettamente normale, che in una conversazione si mescolino senza problemi uno scambio di notizie sulla salute della nonna, il racconto di un amore e due parole sui destini del mondo, tra un bicchiere di vino e un fico secco con le noci.
Sospetto sempre di chi è capace solo di un tipo di discorsi, alti o bassi che siano, pratici o teorici.

Però hai lisciato la faccenda della mongolfiera: ce n'è solo un tipo a disposizione, quello che cambia semmai è la direzione che prende, ma questo fa parte del gioco, altrimenti vedremmo tutti la stessa cosa.

Manco a farlo apposta, la puntata di ieri sera di Annozero torna a ciccio per confermare quello che dicevo appena ieri.
Dopo due ore di chiacchiere avevo una sensazione di tristezza senza fine, senza che una sola parola avesse aggiunto niente al problema in discussione, e anzi senza che si fosse capito quale fosse il problema.
Infatti, non appena un qualcosa o un qualcuno avesse l'aria di emergere come "problema", veniva prontamente depennato, proprio perché non si voleva veleggiare nei "massimi sistemi": non era problema Luxuria, non era la partecipazione al reality, non era il reality in sé, non era la televisione, non era Liberazione, non era la Rangeri, non era il giornalismo italiano, non era la società dello spettacolo ... . Ciascuna di queste cose veniva nominata, sventolata per un attimo, e poi subito ripiegata e rimessa nel cassetto.
Ricordo dieci, quindici anni fa, quando la discussione sulla televisione, sulla sua qualità ribolliva, dalla legge Mammì al referendum su "non s'interrompe così un'emozione". Una battaglia persa, ma che valeva la pena di fare.
Persa la battaglia, si è pensato che la via d'uscita fosse dismettere le ragioni che l'avevano suggerita, mentre è sembrato molto furbo assumere quelle di chi l'aveva vinta: persa cioè quella culturale e politica in senso generale, si è scelto di tentare di vincere la battaglia politica più limitatamente "elettorale".
Naturalmente, si sono perse anche le battaglie elettorali.
In tutto questo itinerario non solo ci si è lentamente, progressivamente, inesorabilmente sputtanati sul piano intellettuale, ma si è anche scesi sempre più di livello nel confronto delle posizioni, spacciando questa discesa per "pragmatismo".

Tornando a noi, devo capire che cosa tu - e altri - intendono per "ideologia".
Prendendo la questione da un altro pizzo, vorrei capire a quale sfera di pensiero, quale criterio si aggancia quello che tu chiami "pensiero critico": ai risultati, ai "fatti", immagino che sia la risposta.
Già, ma come scegliere i fatti da valutare, e quale sia il livello di "bene" o di "male" che li rende buoni o cattivi, e per chi, a quale prezzo, con quali prospettive? L'ideologia è uno strano aggeggio, che una volta cacciato dalla porta, rientra dalla finestra o dalla cappa del camino.
'Sto fatto del "pensiero critico" libero e giocondo da un lato mi piace, ma allo stesso tempo mi lascia perplesso - e non solo per certi risultati che comporta, alla fine dei giochi.
Personalmente, infatti, ho sempre praticato un'ostinata libertà di pensiero e ideologica, che mi ha portato a non identificarmi mai con una linea politica vincolante, o a sentirmi parte di una precisa corrente politica - alterità ricambiata da parte della politica, per altro.
Ma proprio per questo so quanta fatica costa conservare questa libertà, e allo stesso tempo dover scegliere una ragionevole quantità di "ideologia", senza la quale la libertà sarebbe quella di un uccelletto che si posa dove trova da beccare.
La libertà assoluta - relativamente assoluta, se mi si perdona il gioco di parole - la ritrovo invece nella fantasia artistica, ma questo è un altro discorso.
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Re: Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Messaggioda croccanterock il 13/12/2008, 7:10

Hai ragione a dire che il problema sia di governo locale e dato che tutti i nodi vengono al pettine va detto che c'è un'altra soluzione, che lascia supporre che a lungo andare, e non solo.




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