da pierodm il 09/04/2011, 11:47
Piero, te lo dico con il cuore senza cattiveria: leggi meglio quello che scriviamo.
Proseguo il dialogo, o magari la discussione, con te, perché tu hai ancora una speranza, nel senso che non sei un disco rotto che ripete da dieci anni le stesse quindici parole, come il tuo collega al quale (incautamente) ti accomuni quando dici "scriviamo" e che fa ormai parte del folklore del forum.
Quello che tu hai scritto l'ho letto benissimo: è una vita che mi capita di discutere con un tipo di persone che, alle strette, usano accusare il proprio interlocutore di "non aver letto quel certo articolo" decisivo, o di "non essere informato". Erano gl'interlocutori di due diverse, ma precise, apparteneneze: preti e pasdaran del sovietismo.
Ma, se pure non avessi letto, la differenza sarebbe minima: la tua tesi - e peggio ancora quella del disco rotto - è roba nota e ampiamente dibattuta in questi anni dominati dal berlusconismo e leghismo diffusi.
Cominciamo col dire che parlare, in questo genere di contesto, di "popolo" è improprio, o meglio, tipico di un'impostazione per l'appunto populistica. Parlare di politica in un moderno sistema complesso implica invece il concetto di "società", più che di popolo, il quale non a caso era largamente in auge ai tempi di Luigi XVI e del cardinal Mazarino, e che appariva già capzioso e anacronistico nel lombardo-veneto austriaco più che nella Napoli borbonica o nella Roma papalina.
Fermo restando tutto ciò che ho detto nei post precedenti, quello che colpisce è una singolare, direi perfino surreale, contraddizione, che non può essere risolta nel fatto che sia "più facile fare critiche domestiche", come spiritosamente dice un nostro amico.
La contraddizione per cui, secondo alcuni, sarebbe illecito, snobistico, arrogante, presuntuoso, etc dare dell'idiota ad una certa parte di elettorato che vota e si sdilinquisce alle pagliacciate del Berluscatz, ma sembra invece ai medesimi assolutamente lecito e politicamente corretto dare del fesso, del retrogrado, del minorato mentale, etc, a chi è di sinistra (naturalmente "estrema" definizione) o perfino a chi ha nostalgia delle "belle bandiere" del socialismo e del progressismo.
Io - tanto per rimanere in tema - trovo che già questo tipo di macroscopica contraddizione appartenga di diritto al novero delle stronzate.
In secondo luogo, uscendo dal generico, chiedo quale sia il tipo di giudizio alternativo in merito al contenuto e alla forma di ciò che viene affermato e propagandato da Berlusconi e dalla Lega.
Negli anni passati ascoltavo spesso Radio Radicale, e mi è capitato di sorbirmi in diretta - con faticoso interesse - vari comizi dei leghisti. Comizi "sul territorio", come si usa dire, e non le chiecchiere patinate e ripulite spacciate in televisione.
Una roba schifosa: intellettualmente schifosa, politicamente sgangherata, umanamente miserabile. Da vergognarsi anche solo ad ascoltarla.
Cosa giustifica un essere umano, un cittadino d'un paese civile, ad assecondare questa monnezza?
Le deficienze della sinistra - sia pure - possono spingere una persona a non votare, ad astenersi, ma non ad assecondare quella roba: a meno che chi l'asseconda non sia intimamente "consustanziale" con quella monnezza. Un idiota, un energumeno, uno stronzo, un illuso, un credulone, che non dispiega trionfalmente i suoi lati reconditi, ma li delega ad altri.
Magari, in molti casi, un "povero stronzo", nel senso che non si rende nemmeno conto di esserlo: io ne ho conosciuti molti, perfino in famiglia, in quel ramo paesano della bassa Sabina solidamente fascista, in cui essere qualunquisti, contadini, ignoranti, rozzi e bonaccioni era tutt'uno. La classica brava gente che - come dice Giulio Verne - non si limita a non sapere, ma sa ciò che non è, e che è convinta di saperla lunga.
Qualcuno pensa che, nell'avvento del fascismo o del nazismo, la qualità di chi l'ha sostenuto sia stata diversa?
Quelli che si sono fatti influenzare dalla propaganda nazista, e che hanno partecipato all'emarginazione sociale, al dileggio, e hanno chiuso gli occhi - non dico partecipato attivamente - alla persecuzione degli ebrei come li vogliamo chiamare: distratti? Una corrente d'opinione rispettabile? O "delusi dalla sinistra"?
Dare giudizi è necessario. Necessario e rischioso: si può sbagliare, e si può commettere qualche ingiustizia verso casi individuali. Ma bisogna avere il coraggio di sbagliare e di prensersi la responsabilità di questi giudizi.
In questi quindici anni il centro-sinistra non ha avuto questo coraggio, e ha preferito promuovere un'interpretazione ecumenica della democrazia, finedo dper apparire (ed essere) ottusa.
"Capire il popolo" non significa nulla. Nulla di utilizzabile.
La politica si fa con la comprensione della complessità, e con la capacità di fare delle scelte, di prendere delle decisione, di dare giudizi.