da cardif il 13/03/2011, 2:53
Ero stato tentato di abbandonare questo sito per evitare polemiche.
Questa volta non ce l'ho fatta e, dopo aver letto tutto, voglio dire che condivido le opinioni di tutti.
Ma, a proposito di "questioni che implicano una decisione di vita comunitaria hic et nunc", mi pare che ci sia troppa teoria e poca pratica circa i comandamenti di Dio e gli insegnamenti di Gesù.
I comandamenti sono alla pari: 'non uccidere' vale quanto 'non rubare' (almeno penso).
Tra le tante cose scritte dal gesuita Silvano Fausti nell'articolo iniziale c'è questa:
"C'è il perdono, ma solo per chi riconosce il peccato e smette di farlo." E' da praticare o no?
Calisto Tanzi ha rubato per anni, perché ha creato un "sistema perverso dal quale per anni tutti hanno tratto la propria convenienza (politici, banche, giornali) eccetto i piccoli investitori, sui quali si sono riversati gli enormi costi di un'esposizione debitoria accumulatasi negli anni ..." da wikipedia.
E' stato condannato dallo Stato a 10 anni per aggiottaggio e 18 anni per bancarotta fraudolenta; e dalla Chiesa? Anche se, in verità, la cosa m'interessa solo come fatto sociale.
Non ce l'ho direttamente con lui, ma la vicenda sua e di tanti altri mi fa venire in mente questo dialogo:
- Padre, mi confessi che ho peccato.
- Dimmi, figliolo, che peccato hai commesso?
- Ho imbrogliato tante persone, praticamente ho rubato loro del denaro.
- Ma questo è peccato, figliolo, non si fa!
- Lo so, Padre, e sono pentito; ho anche fatto una buona donazione alla chiesa per penitenza.
- Bè, bè ...; ma è successo questa settimana?
- Veramente anche la settimana scorsa. Padre.
- Ma allora sono quindici giorni che rubi!
- Veramente un pò di più: è qualche anno, Padre.
- Ma come è possibile! E non ti sei mai confessato!?
- Veramente mi confesso ogni domenica, Padre.
- Ma tu ti devi pentire e promettere di non farlo più!
- Veramente ogni domenica io mi pento e prometto di non farlo più; poi ci ricasco, Padre.
- Se è così, allora facciamo una cosa: è inutile che perdiamo tempo tu e un confessore ogni settimana. Oggi sei pentito ed io ti assolvo. Se ti dovesse capitare di ricadere nel peccato non venire subito a confessarti: quando ti sentirai vicino a Dio, sul letto di morte, fai un'unico atto di penitenza cumulativo e non se ne parla più. Ma mi raccomando, continua con le donazioni alla chiesa, che ne ha tanto bisogno!
A qualcuno l'ironia darà fastidio, ma è il mio modo di esprimere solidarietà verso coloro che con Tanzi ci hanno rimesso i risparmi di una vita, cattolici o no.
Non ho sollevato una questione di fede: ognuno ha diritto di averne o meno una.
Non ho sollevato una questione di ingerenza della Chiesa nella società civile e nello Stato italiano (si sa che esiste con tutto quel che segue, incluso l'intervento della Cei sulla Costituzione di un altro Stato).
Vedo, hic et nunc appunto, l'Italia ridotta sempre peggio (dalla cultura alla ricerca, dalla giustizia all'informazione) da un S.S. Berlusconi, detto 'leader' ma che, con i suoi 17 anni di politica, si avvicina ai tempi lunghi dei dittatori (che tutti leader sono: Hitler, Mussolini, Ceausescu, Castro, ...)
E allora mi sono chiesto se può fare qualcosa la Chiesa, visto il suo tanto potere ed il suo tanto predicare per il bene comune.
E se non lei, almeno coloro che credono nei valori scritti dal gesuita di cui ho riportato l'articolo.
L'opinione "l'arroganza la trovo più nel laicismo spinto" è legittima. Come è legittima quella di vedere arroganza, pure senza senso, in chi blatera di 'inevitabili scorie' e 'odio represso' in chi non è cattolico: roba da ridere.
Ma è difficile capire una Chiesa che nega l'ostia a un divorziato solo se non ha potere.
cardif
Ma mo' mi so' capito bene?