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E' in gioco un'intera generazione

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda gabriele il 18/01/2011, 15:24

Bonanni sull'apertura di Marchionne
"Partecipazione agli utili è d'obbligo"
Il leader della Cisl dopo l'intervista a Repubblica: "Non si riapre la trattativa. I lavoratori hanno detto la loro". Urso (Fli): "La sfida per la nuova Fiat è una sfida del Paese". Il Financial Times: "Se passava il 'no' a rischio ambiziosi piani dell'ad e l'intera economia italiana"
L'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne
ROMA - Dal giudizio "estremamente positivo" del coordinatore nazionale di Futuro e Libertà Adolfo Urso alla sottolineatura del leader della Cisl Raffaele Bonanni secondo cui "la partecipazione agli utili è d'obbligo". L'intervista di Sergio Marchionne a Repubblica 1 tiene vivo il confronto politico e sindacale sul futuro di Fiat e delle relazioni industriali. Dopo la vittoria del sì al referendum di Mirafiori, l'ad del Lingotto ha delineato il percorso che intende intraprendere: l'accordo non si tocca, anzi sarà esteso, e se le cose andranno bene gli operai avranno un ritorno economico.

Cisl: "Riaprire la trattativa? Lavoratori hanno detto la loro". Il leader della Cisl Raffaele Bonanni non ritiene che ci siano i presupposti per riaprire una trattativa, dato che i lavoratori hanno espresso il loro parere. "Questo non è un gioco di società. La Fiom aveva la possibilità di firmare - ha sottolineato Bonanni - Ma non firma nessun accordo, non riconosce gli altri sindacati, non riconosce l'esito del referendum, non riconosce nemmeno la propria confederazione che li invita a firme tecniche e quant'altro. Sono loro che dicono no a tutto". Non si può immaginare Mirafiori senza la Fiom, ha aggiunto, "ma neppure una Mirafiori solo con la Fiom". E poi, sulle parole di Marchionne sulla partecipazione degli operai agli utili: "Sono soddisfatto che Marchionne lo dica per la prima volta con forte chiarezza. La partecipazione è d'obbligo, non si può avanzare con l'antagonismo".

Uilm: "Ora si scriva contratto per Mirafiori". Per il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, dopo il referendum, ora è necessario che Fiat e sindacati scrivano il nuovo contratto per i lavoratori della newco che arriverà a Mirafiori così come già fatto per la newco di Pomigliano. "Ora scriveremo il contratto per i lavoratori di Mirafiori - ha detto Palombella - il 13 e il 14 gennaio resteranno date indimenticabili che segneranno un cambiamento radicale di democrazia sindacale e di rapporti tra le diverse organizzazioni sindacali", ha detto Palombella criticando ancora una volta la posizione della Fiom. "Il nostro compito ora - ha concluso - sarà quello di scrivere, come abbiamo fatto per Pomigliano, il contratto per i lavoratori di Mirafiori, con le migliorie che riguarderanno i nuovi regimi degli scatti di anzianità e i nuovi inquadramenti professionali".

La politica faccia la sua parte. "La sfida per la nuova Fiat è una sfida del Paese, ora può diventare un modello di partecipazione e di sviluppo", ha commentato Urso che vede nell'atteggiamento di Marchionne un segno positivo per "delineare un percorso di pieno e sostanziale coinvolgimento dei lavoratori al destino dell'impresa, anche attraverso la presa". "Apprezziamo - ha aggiunto - che l'ad della Fiat non si sia limitato solo a confermare gli investimenti programmati, ma abbia saputo andare oltre, al fine di recuperare il dissenso espresso nel referendum. È questa la strada giusta che può ricomporre le divisioni tra i lavoratori e ridare competitività strutturale all'azienda, coinvolgendo tutti nella sfida della produttività e quindi della competitività. La politica faccia adesso la sua parte realizzando un contesto legislativo che favorisca la partecipazione agli utili".

Financial Times: "Con il 'no', il costo sarebbe stato altissimo". "La Fiat, e non solo la Fiat, ha avuto una ristretta via di fuga. Immaginate cosa sarebbe accaduto se i lavoratori del principale stabilimento di Mirafiori avessero bocciato venerdì la nuova offerta di contratto. Anche se la sconfitta fosse stata così di misura come è stata la vittoria (54% di sì), il costo sarebbe stato devastante", scrive il Financial Times in un editoriale intitolato "La grande vittoria di Fiat". Innanzitutto, secondo il quotidiano della City, "gli ambiziosi piani di Sergio Marchionne, sarebbero stati messi in dubbio". Con il rischio di far deragliare anche il progetto di prendere il pieno controllo di Chrysler. Inoltre, "l'intera economia italiana avrebbe sofferto", visto che "una sconfitta del management alla Fiat, il maggiore gruppo industriale del Paese, avrebbe dissuaso gli altri datori di lavoro" dall'idea di fare cambiamenti. E mentre i politici dell'Eurozona e gli obbligazionisti dovrebbero essere particolarmente alleviati dal risultato, gli unici a rimpiangere il voto possono essere i rivali di Fiat. "Ma - conclude l'Ft - considerando la posta in gioco, anche il loro disappunto sarà misto a sollievo".

L'ad Fiat negli Usa. Tornerà per il Cda. L'amministratore delegato della Fiat, intanto, è di nuovo negli Stati Uniti e rientrerà a Torino per il consiglio d'amministrazione che il 27 gennaio dovrà esaminare i conti 2010. Tornato da Detroit per seguire da vicino l'esito del referendum a Mirafiori, Marchionne è ripartito nella giornata di ieri per gli Stati Uniti.

Dopo referendum lavoratori di Mirafiori in fabbrica. Dopo il referendum che ha dato il via libera al piano di Sergio Marchionne, sono tornati in fabbrica questa mattina i lavoratori di Mirafiori. Ieri lo stabilimento era rimasto chiuso per cassa integrazione. La produzione sarà regolare per tre giorni, mentre venerdì sarà in funzione la sola linea della Mito.Davanti alla porta 2 di Mirafiori, ma anche agli altri cancelli delle carrozzerie, la Fiom ha distribuito volantini dal titolo "A fianco dei lavoratori che hanno avuto il coraggio di votare no, a fianco dei lavoratori che hanno dovuto votare sì".

http://www.repubblica.it/economia/2011/ ... ef=HREC1-2
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda ranvit il 18/01/2011, 17:47

Vogliamo cercare una soluzione a tutto ciò evitando di prendersi a cazzotti?

Cioè???

Vittorio

Ps poco fa, leggendo, mi sono ricordato delle "convergenze parallele" di Moro : un modo di non dire niente pur parlando, in modo (apparentemente) colto, per ore.....!
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda gabriele il 18/01/2011, 19:31

ranvit ha scritto:Vogliamo cercare una soluzione a tutto ciò evitando di prendersi a cazzotti?

Cioè???


Vittorio, mi rispondi con una domanda? :lol:
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda cardif il 18/01/2011, 19:48

" moderno liberalismo" ?
Ma io sapevo che in Italia era stato abolito il liberismo, sostituito dal "ghepensimi - ismo"!
Al massimo di lib è rimasto il libertinaggio.
Il titolo parla di intera generazione; sì: di minorenni "alla conquista di posti nello spettacolo o, perché no, in politica". ;) :)
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda ranvit il 18/01/2011, 20:38

gabriele ha scritto:
ranvit ha scritto:Vogliamo cercare una soluzione a tutto ciò evitando di prendersi a cazzotti?

Cioè???


Vittorio, mi rispondi con una domanda? :lol:





La tua domanda sottintende un invito a cercare soluzioni senza la necessità di litigare...o sbaglio?
Ma, se è cosi' il mio "cioè?" è un invito a te a rispondere per primo indicando un percorso. Perchè io, e credo anche matthelm, non sapremmo proprio dove andare a cercarla (la soluzione).... :oops:
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda gabriele il 18/01/2011, 20:54

ranvit ha scritto:La tua domanda sottintende un invito a cercare soluzioni senza la necessità di litigare...o sbaglio?
Ma, se è cosi' il mio "cioè?" è un invito a te a rispondere per primo indicando un percorso. Perchè io, e credo anche matthelm, non sapremmo proprio dove andare a cercarla (la soluzione).... :oops:


Ah beh. La mia era una domanda pura e semplice. No ho la soluzione in tasca, ma di certo non possiamo andare avanti a scornarci in questa maniera. Cerchiamo di trovarla assieme. Anche perché mi sembra di capire che molti litigi siano radicati in forti incomprensioni.
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda ranvit il 18/01/2011, 20:59

Parlo per me.
Se mi si attacca personalmente.... rispondo.
Non lo faccio mai per primo.

Vogliamo cercare una soluzione? Assolutamente d'accordo!

Ciao, Vittorio
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda Manuela il 19/01/2011, 14:43

Solo due riflessioni.
Vedo che spesso che nelle discussioni, le quali, parlando di politica, ovviamente si occupano anche del ruolo della classe dirigente (qualunque essa sia: politica, economica, intellettuale, sindacale, ecc,ecc.) c'è sempre qualcuno che ci ammonisce che "la situazione è quella che è", le condizioni sono quelle date, la storia è la storia, i problemi sono complessi, ecc.ecc. Tutto vero, ma.
Succede nella discussione che si è creata intorno all'interessante documento postato qui da Gabriele sulle condizioni di lavoro in Germania, per esempio. Ovviamente la politica, e nella fattispecie, il governo, ha avuto un ruolo ben diverso in Germania da quello "non" giocato dal governo italiano, interessato più al bunga bunga che alla FIAT. E' evidente che "la struttura dell'economia tedesca è diversa da quella italiana", come dice Piero (che accusa spesso gli altri di dire banalità; io non lo faccio, ma converrà che questa frase ci assomiglia molto). E' evidente che le responsabilità sono diffuse e sono tanto più grandi quanto più potere si esercita.
Ma questo non ci autorizza a limitarci ad un'analisi sociologica sui mali dell'Italia, né a considerarci innocenti solo perché altri sono più colpevoli di noi. Non ci autorizza a non cercare soluzioni avanzate, innovative, solo perché altri non se ne sono occupati. Non ci esime dal fare azioni per cercare di avvicinarci alla Germania. Non ci autorizza a restare inchiodati al passato, solo perché "la storia non ci fa dormire", come canta il Liga! Ecco perché sono molto critica sul PD, sulla FIOM, ecc.ecc.
Quanto alla lotta di classe direi di fermarci qui, poiché trovo difficile incontrarsi. Dire che l'interpretazione della società attraverso la categoria della lotta di classe non ci aiuta a capire il presente, o dire che le classi non sono più quelle descritte nell'800, non significa dire che non esistono più poveri e ricchi, deboli e potenti, e anche sfruttati e sfruttatori (cosa dire degli operai cinesi?) che, anzi, ci sono forse anche di più. Significa però pensare che non esistono più le classi come blocchi sociali portatori di un interesse collettivo ed univoco, poiché si sono frantumate in un insieme di gruppi più o meno grandi portatori ciascuno di un proprio interesse, a volte condiviso a volte in contrasto con quello di altri gruppi (potrei ipotizzare che questo è dipeso dalla trasformazione e progressiva smaterializzazione dei mezzi di produzione, ma non mi addentro). I precari dei call center, gli operai tutelati dallart.18, i professionisti (o forzati) dell'informatica, i ricercatori universitari, i tessili cinesi non sono certo ricchi e potenti, ma spesso hanno interessi non coincidenti e anche contrastanti. Nello stesso modo credo che molto spesso lavoratori e imprenditori possano - debbano - condividere un obiettivo comune, quello di produrre meglio e di più. Sarà pure l'apologo di Menenio Agrippa, ma in gran parte del mondo funziona... ah già, dimenticavo, le condizioni sono diverse. Ma quelle condizioni le ha create qualcuno, e siamo autorizzati, noi, a non cercare di realizzarle?

Un'ultima notazione poi la smetto davvero. Credi Piero, che conosco bene l'illuminismo italiano e in particolare quello napoletano. Non dimentichiamoci però che è stato sconfitto, e che i lumi sono stati spenti sul nascere, fino a spegnerne finanche la memoria. Perché se qualcuno ancora conosce Beccaria, certamente quasi nessuno sa chi era Eleonora Fonseca Pimentel e la rivoluzione napoletana nemmeno appare sui libri di scuola. Scherzando dico sempre è stato Waterloo a fregare l'Italia. Ma, anche in questo caso, che ci vogliamo fare.... restiamo fermi là o cerchiamo di schiodarci e andare avanti?
E adesso, davvero, ho finito
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda flaviomob il 19/01/2011, 15:41

Le classi sociali agiscono in quanto tali solamente se hanno coscienza e consapevolezza di esistere. La crisi culturale degli ultimi 20 o 30 anni, cioè la crisi delle culture che promuovono la soldarietà, la coesione sociale, i diritti dell'individuo più fragile come declinazione di una società fortemente strutturata, ha portato a smarrire il senso di un'identità collettiva, di un obiettivo comune, di un progetto condiviso. Io credo che la 'classe operaia' oggi abbia ancora una forte connotazione comune, che esistano tra gli operai somiglianze, simili modi di sentire, di relazionarsi con la società della competizione e del profitto, ma che manchi la consapevolezza di tutto ciò. Non parlo per astrazione: conosco molti operai e famiglie di operai che, indipendentemente dall'orientamento politico (leghista, pidiellino o pidino oggi, ieri bianchi o rossi), hanno forti tratti comuni: persino un ex operaio napoletano trapiantato a Bergamo che sostiene di votare lega...


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda gabriele il 19/01/2011, 15:55

Manuela, concordo col senso di fondo del tuo post.

Obietto solo un punto.

Di tutto quanto discusso si è parlato della Germania, a buon ragione. I forumisti che l'hanno presa come esempio l'hanno di certo fatto in buona fede con la speranza che si possa raggiungere livelli di organizzazione del lavoro e dei salari simili.
A tal proposito posso, allo stesso modo, capire le parole e le aspettative dello stesso Marchionne quando afferma che gli stipendi dei lavoratori FIAT li vuole assimilati a quelli tedeschi.

Il punto però è che il sistema Paese Italia non è quello della Germania e non si può svolgere l'esercizio logico di isolare un contesto, trasferirlo ipoteticamente in un altro individuando quindi un cambiamento, e dire che le cose andrebbero meglio se cambiate.

Non si può fare perché il contesto di cui si parla è attuato perché in sinergia con il resto del sistema e quindi prima di poter far raggiungere a quel contesto (FIAT) gli standar tedeschi occorre, come afferma nelle sue intenzioni Marchionne, cambiare il sistema ITALIA.

Allora la mia domanda è: siamo sicuri che il modo di procedere di Marchionne sia quello giusto?

Siamo sicuri che l'Italia voglia e possa diventare come, ad esempio, la Germania?

Non sono domande da poco.
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