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Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda Salemi il 21/11/2014, 12:14

Ma se questo fosse possibile sia in Grecia che in Spagna perché non potrebbe esserci uno spazio anche da noi?
Di sinistra? Sicuramente se messa al confronto col PD.


Hola - gi.bo

===

Podemos? Y cómo lo hacemos? Noi possiamo? E come facciamo?

Non conosco la storia di Podemos e dei suoi leader. La sinistra greca ha un'altra storia e si è trovata il giovane Tsipras che intende metterci la faccia.

Da noi, negli ultimi 20 anni, furbi e furbastri hanno tolto le scuole di partito per formare le classi dirigenti.

Semplice, il conte Max e compagni in questo modo pensavano di assicurarsi un futuro come quello di Andreotti, se non si fosse compromesso troppo con la mafia.

Infatti, i polli di allevamento non valgono niente. La sinistra manca di un leader.

Siamo in una fase transitoria in cui stanno cambiando gli scenari del mondo ma all’appuntamento la sinistra arriva senza leader. Il primo ciclo della sinistra è terminato da qualche anno. E’ necessario quindi ripartire.

Bertinotti ha detto una ed una sola cosa giusta in vita sua: “Fin quando ci sarà disagio nella società, la sinistra esisterà sempre”. Vero. Ma quando lo ha pronunciato credeva ancora di essere di sinistra. Adesso è diventato liberale.

Dovremo farci prestare dalla Spagna qualche nuovo leader. Ma poi perché gli spagnoli dovrebbero farlo?

Da noi poi è tornato il vizietto. Nel ventennio erano tutti fascisti, a meno dei soliti noti, Gramsci, Matteotti, Pertini, i fratelli Rosselli, ecc. ecc. Altri invece dopo il 25 aprile sono diventati comunisti, socialisti, democristiani. Adesso si ricomincia. Tutti sul carro del vincitore. Passi per i collaudati anziani, ma i giovani sono disarmanti. Significa che sono identici a chi vogliono mettere da parte.

Diventa eclatante il caso di Genny 'a poltrona. Al secolo Gennaro Migliore, classe 1968. Rifondazione Comunista, Sel, e adesso Pd, che alla Leopolda dichiara: "Il mio cuore è a piazza San Giovanni, ma adesso devo stare vicino a Matteo". Cioè alla poltrona. Un tempo si diceva: "Vai dove ti porta il cuore" oppure "Vai dove ti porta il vento". Adesso la parola d'ordine è una sola, categorica e imperativa per tutti. "A me la poltrona"

Poi c'è Andrea Romano, classe 1967. Italianieuropei a fianco di D'Alema, poi Montezemolo, Monti e adesso Renzi.

Si distingue un po’ Civati che non si adegua, ma se in Spagna è cresciuto Podemos, Possiamo, significa che ci sta qualcuno che li convince.
Salemi
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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda annalu il 21/11/2014, 12:36

flaviomob ha scritto:
Salemi ha scritto:Comunque, per evitare fraintendimenti, mentre da quello che spiega flaviomob, si deduce una sua appartenenza al cattolicesimo, io mi colloco in altra posizione che non è neppure quella dell’agnosticismo classico, ma quella in cui qualsiasi pontefice o studioso del cattolicesimo non può dimostrare l’esistenza Dio, ma anche che nessun ateo sia in grado di dimostrare la non esistenza di Dio.


Forse si deduce, ma la deduzione in errore induce :)

Il cattolicesimo per me è inaccettabile per una serie di motivi: [...]

Non credo sia qui pertinente parlare di religione e della fede di ognuno di noi, però secondo me le obiezioni non trascurabili che Flavio rivolge alla Chiesa cattolica lo pongono chiaramente all'interno di questa religione, pur con delle obiezioni che potebbero apparire eretiche o vicine ad alcune posizioni protestanti, quindi sempre all'interno del cristianesimo.

La posizione di Salemi invece mi pare non molto chara. Che significa dire che "qualsiasi pontefice o studioso del cattolicesimo non può dimostrare l’esistenza di Dio, ma anche che nessun ateo sia in grado di dimostrare la non esistenza di Dio"? Ovvio che l'esistenza o la non esistenza di Dio è per definizione non dimostrabile, ma se si vuole credere in dio, perché limitarsi a considerare solo il dio dei cristiani? Ormai abbiamo contatti con popoli molto diversi, e tutti hanno una loro religione, spesso molto lontana dalla nostra. Ci sono le tre religioni monoteiste che partono tutte da una stessa radice biblica, ma poi ce ne sono moltissime (dall'animismo al buddismo al confucianesimo ecc., per non parlare dei vari politeismi), che non hanno una struttura completamente diversa, e non riesco a vedere perché chi ha fede in un determinato dio (o meglio, in un dio che lui ritiene la pensi in un determinato modo) abbia più probabilità di essere nel giusto.
Ecco, è qui che il mio non essere credente affonda le sue radici. Io non so e non pretendo di sapere le origini e la fine del "tutto", ma come essere umano mi sento, rispetto anche al solo universo conosciuto, niente di più di una formica che vive in un prato e può essere schiacciata quando cammino senza che nemmeno me ne accorga. Non posso credere che esista un dio che si interessa a me personalmente, e se qualcuno ha creato l'universo è un dio "indifferente" che l'ha creato violento e feroce, un universo dove predomina la legge del più forte e non c'è pietà per i deboli, anche se tutti gli animali sociali (e noi in particolare) cercano di intaurre qualche regola di vita che attenui la ferocia reciproca almeno all'interno di una stessa specie.

Detto questo, il sentimento religioso e la spiritulità sono presenti in tutti gli esseri umani nelle forme più varie, e le religioni sono una forma di espressione collettiva di questo sentimento. Ovviamente sarebbe insensato non tenerne conto, soprattutto perché le religioni interferiscono, almeno indirettamente, con la politica delle nazioni.
In Italia l'influenza del cattolicesimo è molto forte, ma il cattolicesimo stesso si esprime nella società civile in molte diverse forme, quindi ben venga un Papa come Francesco, che si preoccupa degli umili e combatte i corrotti. Una chiesa di questo genere potrebbe essere una buona cosa, anche se sarebbe meglio che lo stato italiano fosse davvero laico e sapesse rendersi indipendente dal papato almeno per quel che riguarda il diritto di famiglia e la questione femminile. Tra l'altro la Chiesa ha dimostrato nei secoli di sapersi adeguare alla realtà dei tempi, anche se con un certo ritardo; quindi spetta a noi, laici credenti e non credenti, contribuire a cambiare la società nel modo che ci appare più equo, come del resto cerca di fare Flavio, che non per questo si sente condannato all'inferno.

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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda ranvit il 21/11/2014, 12:38

Annalu' : i partiti ed i governi vanno prima di tutto valutati per ciò che fanno, e non solo per la loro etichetta. Invece i partiti cosidetti di sinistra-sinistra in Italia spesso finiscono con l'opporsi a provvedimenti tesi a migliorare la vita delle persone in difficoltà, come i precari, basandosi esclusivamente sulle "etichette" di chi fa le proposte. Lo stesso spesso fanno i sindacati, che fanno cosa giusta quando difendono i diritti di chi lavora, ma sbagliano tragicamente se per farlo dimenticano (o peggio, ostacolano) altre categorie di lavoratori che di diritti ancora non ne hanno.
Detto questo, speriamo che il governo Renzi riesca a fare "qualcosa di sinistra", almeno quel qualcosa che negli altri paesi europei è già una regola accettata e condivisa.



Perfetto annalù! :D

Hai detto in modo piu' delicato quello che sostengo io....da sempre :D
Ultima modifica di ranvit il 21/11/2014, 13:34, modificato 1 volta in totale.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda Salemi il 21/11/2014, 13:24

La posizione di Salemi invece mi pare non molto chara. Che significa dire che "qualsiasi pontefice o studioso del cattolicesimo non può dimostrare l’esistenza di Dio, ma anche che nessun ateo sia in grado di dimostrare la non esistenza di Dio"? Ovvio che l'esistenza o la non esistenza di Dio è per definizione non dimostrabile, ma se si vuole credere in dio, perché limitarsi a considerare solo il dio dei cristiani?
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Significa che in natura, nei due campi, quello dei credenti e quello dei non credenti, esistono degli integralismi asfissianti che ammettono solo e soltanto la propria posizione, il proprio credo.

Uno di questi, ad esempio, lo abbiamo visto all’opera con Eluana Englaro. Anche nel campo avverso ci sono a volte posizioni assolutiste. La mia verità è quella giusta.

I cattolici, nei confronti sul tema, alla fine si rifugiano sempre nella scusa della fede. Se non hai fede non puoi capire. Ma allora, visto che tu sei dotato di fede, il razionale spiegalo anche a me. Non è necessario che tu mi convinca, ma solo che mi spieghi con parole semplice quello che tu vedi e che non vede colui che non ha fede. Ma in quale supermercato vendono questa fede?

Dato che nessuno può dimostrare niente, diventa opportuno quindi applicare la tolleranza sia da una parte che dall’altra senza imporre niente a nessuno. Poi tanto, al massimo dopo un centinaio di anni di vita su questo pianeta ognuno avrà la risposta, sia in un senso che nell’altro.
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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda gi.bo. il 21/11/2014, 17:13

Salemi ha scritto:Ma se questo fosse possibile sia in Grecia che in Spagna perché non potrebbe esserci uno spazio anche da noi?
Di sinistra? Sicuramente se messa al confronto col PD.


Hola - gi.bo

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Podemos? Y cómo lo hacemos? Noi possiamo? E come facciamo?

Non conosco la storia di Podemos e dei suoi leader. La sinistra greca ha un'altra storia e si è trovata il giovane Tsipras che intende metterci la faccia......

Caro amico Salemi, tutto giusto quello che scrivi ma detto questo ora non abbiamo altre alternative se non di rifondare una vera sinistra partendo da dei paletti fissi che non si possono in alcun modo barattare.

Sara' questa la differenza con altri che ora "professano" essere di sinistra.

La differenza sara' un'altra volta quella in cui ci si confronterà su quale società intendiamo arrivare.

Sara' un'altra volta questo obiettivo che ci potra' distinguere da altri anche se poi dovremmo confrontarci sul come arrivare.
Ora esiste una gran confusione su questo ma i valori di qualche decennio fa sono ancora valori in cui credere.

Dobbiamo partire proprio da questi valori che ultimamente sono stati perduti volutamente per incorrere il vitello d'oro. Un vitello purtroppo raggiunto solo da pochi.

Dobbiamo ricostruire una societa' in cui ritorni ad essere la persona al di sopra di tutto. Purtroppo in questi ultimi decenni si e' lavorato perche' succedesse il contrario.

Ora abbiamo difronte una societa' dell'apparire che purtroppo non sara' disposta a questi cambiamenti poiche questo ormai appartiene al loro DNA.

La strada che avremo davanti sara' lunga e difficile ma poi, se cii sara' la volotntà di tutti, si domostrera ancora una volta che la tartaruga, come nella fiaba di Jean de La Fontaine, sara' la vincitrice.

Ora dobbiamo un solo compito e cioe' quello di dare ascolto a chicchessia se questi hanno nei loro obiettivi un cambiamento radicale della situazione attuale.

Dobbiamo ascoltare tutta questa area con molta unilta' poiche e' a questa parte che noi dobbiamo guardare.
Qui dobbiamo esserci!

L'altra non ci interessa poichè, anche se con sfumature diverse fra di loro, sono sostanzialmente dall'altra parte.

Hanno obiettivi diversi dai nostri .
Non corriamo dietro a costoro ma casomai dovranno essere loro a venire con noi se ritengono giuste le ns. proposte.

Ora, purtroppo. la politica fa tutto il contrario e per raggiungere certi obiettivi si sposta di qua e di la per recuperare un certo elettorato.

Ma che politica e' questa sapendo poi che costoro, a tempo debito, vorranno il loro ritorno con interessi alti.

Quindi caro amico, mi rendo conto che sara' una lotta impari e che alcuni tutto questo lo metterebbe volentieri nel vaso delle utopie, Certo potranno sembrare delle utopie ma appunto per questo dobbiamo osare questo quasi impossibile per raggiungere almeno il piu' ossibile
.
Come diceva Bakunin, nessuno e' mai andato oltre i suoi passi cercando il possibile.

Caro amico, nel mondo naturale i forti vivono e i deboli soccombono, e i primi vivono solo perché gli altri soccombono.

Per amore dei miei figli e nipoti e tutti (al mondo siamo in po' tutti parenti), non me la sento di smettere d'osare.

Vorrei essere ricordato per uno che non si e' mai arreso difronte alle difficolta e questo mi basta.

L'essere umano deve poter essere messo in primo piano rispetto a tutto, contrariamente saremo costretti ad allungare questa ns. agonia che prima o poi ci soccomberà inevitabilmente. E purtroppo non solo noi.

Quindi, osare , osare continuamente alla ricerca dell'impossibile per poter avere il max del possibile.
Non abbiamo alternative.

Non dobbiamo scoraggiarci accettando bassi e servili compromessi per potere aver la mela subito.

Come sempre succede,poi e la storia ce lo insegna, questa si e' sempre dimostrata avvelenata e ci ha fatto perdere il contatto col popolo.

Caro Salemi, alcuni o molti potranno discordare certamente su questo e considerare utopiche queste mie riflessioni.
Di questo me ne rendo conto.

Purtroppo ci troviamo in un momento cruciale in cui le ns. decisioni contano piu' che nel passato ed e' per quastpo che devono essere ponderate al massimo.
il rischio che poi alcuni potrebbero rivedere le loro posizioni potrà essere tardivo e quindi fatale .

Diceva Gramsci :..D'altronde ogni collasso porta con sé disordine intellettuale e morale. Pessimismo dell'intelligenza, ottimismo della volontà".

Ed e' proprio in questa situazione in cui sta' collassando un po' tutto che ora ci troviamo ed appunto per questo che non dobbiamo piu' cedere a qualsiasi compromesso che abbia come suo unico scopo quello di far ritardare le richieste del suo popolo. Quello piu' debole a cui noi dobbiamo dare ascolto indipendente dal numero .
Non e' questione di numeri ma di morale ed etica a cui noi dobbiamo essere legati.

Non e' questione di voti questa. Il nostro ruolo nella societa' si esaurira' quando saranno raggiunti questi obiettivi dopodichè potremmo anche ritornare alla casa del Padre coscienti di aver fatto il ns. ruolo o perlomeno tentato di fare.E di lasciare aventualmente ad altri continuare la ns. "missione"


hola

ps.
Per quanto riguarda Bertinotti di devo correggere. Anche questa frase da lui detta non gli appartiene. Molti son quelli che si son permessi di dirla e tutti questi fanno un po' riferimento a quella di N.Bobbio in cui diceva: "La democrazia ha vinto la sfida del comunismo storico, ammettiamolo. Ma con quali mezzi e con quali ideali si dispone ad affrontare gli stessi problemi da cui era nata la sfida comunista? " e da Ingrao (vedi la mia firma)
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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda gi.bo. il 21/11/2014, 18:07

COMMUNITY
Il nuovo soggetto e la coalizione sociale
—  Guido Viale, 19.11.2014

Sinistra. A Bruxelles, come nelle elezioni locali, le liste di Altra Europa si presentano agli elettori come alternativa a chi propone di "amministrare bene" l’austerità


L’Altra Europa è nata met­tendo in campo alcune idee: la cen­tra­lità dell’Europa per qual­siasi pro­cesso di tra­sfor­ma­zione poli­tica, il rifiuto dell’austerità e la neces­sità di ripu­diare il debito, l’inclusione nei con­fronti di migranti e mino­ranze di ogni genere, la con­ver­sione eco­lo­gica come unica pro­spet­tiva per affron­tare la crisi ambien­tale e quella eco­no­mica e occu­pa­zio­nale, il carat­tere apar­ti­tico della lista (con­fer­mato dall’esclusione della can­di­da­tura di rap­pre­sen­tanti già eletti o per­sone con ruoli di spicco nei par­titi); poi rac­co­gliendo ade­sioni intorno a que­sta piat­ta­forma e immer­gen­dosi nella società – nelle piazze, nelle assem­blee, nei luo­ghi di lavoro — per rac­co­gliere le firme e farsi cono­scere; infine gestendo senza mezzi una cam­pa­gna elet­to­rale affi­data quasi solo a incon­tri diretti e al passaparola.

Dopo il 25 mag­gio, con il mode­sto suc­cesso otte­nuto, occor­reva valo­riz­zare i legami messi a dispo­si­zione dal suo ingresso nel Par­la­mento euro­peo e nel GUE e, anche gra­zie ad essi, met­tere quella piat­ta­forma alla prova sia dei pro­blemi, nazio­nali e locali, posti all’ordine del giorno dallo svi­luppo degli avve­ni­menti, sia dei rap­porti con le orga­niz­za­zioni, di base e non, locali e nazio­nali, che non ave­vano preso parte, o ave­vano guar­dato con dif­fi­denza, a quel per­corso. Entrambe que­ste cose sono state fatte poco e male, inca­gliando l’organizzazione in una vana con­trap­po­si­zione tra l’impegno a man­te­ner vivo l’orizzonte euro­peo del pro­getto e la neces­sità di misu­rarsi con le emer­genze, anche e soprat­tutto locali, del “fare poli­tica” giorno per giorno. Di que­sto con­tra­sto la disputa sull’opportunità di pre­sen­tare liste regio­nali che si richia­mano espli­ci­ta­mente all’Altra Europa è stata forse il centro.

L’Altra Europa non si è pre­sen­tata in Europa, né si pre­sen­terà in Ita­lia, o si pre­senta in qual­che Regione o in qual­che Comune, per “ammi­ni­strare bene” l’austerity: cioè la mise­ria che poli­ti­che decise altrove ci impon­gono (que­sto è l’approccio che ha affon­dato l’esperienza dei sin­daci aran­cioni); bensì per­ché i par­la­men­tari, i con­si­glieri ed even­tual­mente i sin­daci eletti si fac­ciano stru­mento di aggre­ga­zione per le mobi­li­ta­zioni con­tro di essa. Per que­sto le liste regio­nali che si rifanno all’Altra Europa, oggi in Emi­lia Roma­gna e in Cala­bria, sono parte inte­grante del pro­cesso di pro­mo­zione di un sog­getto poli­tico nuovo, indi­pen­den­te­mente dai risul­tati che con­se­gui­ranno, e a cui occor­re­rebbe lavo­rare per­ché siano posi­tivi. Quelle liste sono una com­po­nente della costru­zione di un pro­gramma gene­rale; che non è solo enun­cia­zione di obiet­tivi, ma anche ricerca e veri­fica della loro effi­ca­cia nel pro­muo­vere mobi­li­ta­zione e radi­ca­mento sociale.

Oggi il discri­mine tra chi governa e chi ne com­batte modi e obiet­tivi attra­versa il nesso tra crisi ambien­tale ed eco­no­mica: è la con­ver­sione eco­lo­gica come com­bi­na­zione irri­nun­cia­bile delle rispo­ste a entrambe quelle crisi. L’establishment euro­peo e ita­liano, ma anche la gover­nance glo­bale, si tro­vano da tempo senza una stra­te­gia di ampio respiro, limi­tan­dosi a rap­pez­zare giorno per giorno i gua­sti che essi stessi pro­du­cono. P. untano a com­pri­mere red­diti e diritti della popo­la­zione al limite della sus­si­stenza (e anche oltre), a distrug­gere lo stato sociale e a pri­va­tiz­zare tutto l’esistente, a par­tire da quanto resta di natura, patri­mo­nio sto­rico, beni comuni e ser­vizi pub­blici. Ma que­sti obiet­tivi non con­fi­gu­rano un assetto sociale sta­bile; sono la som­ma­to­ria di spinte e inte­ressi discor­danti che mal si com­bi­nano insieme, tanto da susci­tare stati di caos e di bel­li­ge­ranza armata per­ma­nente, ormai evi­denti tanto nell’economia euro­pea che nei nuovi tea­tri di guerra. Un caos che è stato sì pro­vo­cato da sog­getti e inte­ressi ben iden­ti­fi­cati; ma che è da loro sem­pre di più subìto e non agìto. Che cosa pos­sono pro­met­tere alle popo­la­zioni di cui devono comun­que otte­nere il con­senso, per lo meno pas­sivo? Solo il ritor­nello di una “cre­scita” che né arriva né risol­ve­rebbe alcun­ché. E che cosa pos­siamo invece pro­spet­tare noi, con la con­ver­sione eco­lo­gica? Una strada sen­sata per affron­tare i nodi della nostra epoca, da per­cor­rere com­bi­nando par­te­ci­pa­zione e con­flitto “passo dopo passo”, soste­nendo occu­pa­zione, red­dito, inclu­sione, soste­ni­bi­lità, salute, con­vi­venza e sal­va­guar­dia del patri­mo­nio pro­fes­sio­nale e impian­ti­stico del tes­suto pro­dut­tivo. E’ innan­zi­tutto un con­fronto cul­tu­rale — da con­durre giorno per giorno, misu­ran­dosi con i pro­blemi della vita di cia­scuno — che va tra­dotto in parole sem­plici, che devono tor­nare a cir­co­lare come buon senso diffuso.

Per que­sto occorre aprirsi di più alle varie­gate com­po­nenti del tes­suto sociale. La società ita­liana è con­tras­se­gnata da una mol­te­pli­cità di ini­zia­tive che non ha il pari in Europa: a parte i par­ti­tini (solo quelli comu­ni­sti sono più di dieci, molti dei quali divisi in cor­renti e fra­zioni. Troppa gra­zia!) e i sin­da­cati di base (anch’essi in ser­rata com­pe­ti­zione tra loro, ma con un pro­prio radi­ca­mento sociale) ecco ovun­que comi­tati e asso­cia­zioni ambien­ta­li­ste, civi­che, cul­tu­rali, orga­niz­za­zioni di migranti, cir­coli ricrea­tivi e spor­tivi social­mente impe­gnati, movi­menti per la casa e occu­pa­zioni di edi­fici pub­blici e pri­vati, reti di stu­denti, di inse­gnanti, di ricer­ca­tori, di pre­cari, di medici e infer­mieri, di con­ta­dini, liste civi­che, Rsu e la loro rete con­tro la legge For­nero, ammi­ni­stra­zioni di comuni vir­tuosi, Gas e Des, coo­pe­ra­tive sociali, comu­nità cri­stiane di base e per­sino par­roc­chie, cen­tri sociali, rivi­ste ed emit­tenti libere, asso­cia­zioni fem­mi­ni­ste, ecc. Non c’è un “prato verde”, ma una miriade di entità che hanno iden­tità, sto­rie ed ela­bo­ra­zioni pro­prie: spesso molto svi­lup­pate. Come rap­por­tarsi nei con­fronti di tutte que­ste realtà per for­mare con esse una “coa­li­zione sociale”? Si pos­sono igno­rare? Cer­ta­mente no. Si pos­sono inglo­bare? Nean­che. Si pensa forse di reclu­tarne i mem­bri senza fare i conti con dif­fe­renze e diver­genze che le hanno tenute lon­tane dall’Altra Europa? Sarebbe vano e arro­gante. Con cia­scuna di que­ste entità — per lo più orga­niz­za­zioni locali, diverse da un luogo all’altro — occorre affron­tare un con­fronto alla pari, che metta in discus­sione con­vin­zioni, ela­bo­ra­zioni e pra­ti­che di entrambe le parti, pun­tando a pro­muo­vere ini­zia­tive comuni sui temi che già ci uni­scono. La piazza del 25 otto­bre ha cer­ta­mente messo in evi­denza un popolo alla ricerca di una pro­pria rap­pre­sen­tanza poli­tica; ma è una ruolo che non si con­qui­sta esi­bendo solo pro­grammi gene­rali, bensì pezzo per pezzo, attra­verso ini­zia­tive comuni con cia­scuna delle sue arti­co­la­zioni: un lavo­rìo che ha poco a che fare con le dispute o gli accordi – senza niente togliere alla loro impor­tanza — con le diri­genze dei par­titi che hanno soste­nuto o che ancora sosten­gono il pro­getto dell’Altra Europa.

http://ilmanifesto.info/il-nuovo-sogget ... e-sociale/
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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda flaviomob il 22/11/2014, 8:18

Quando vedrò il governo Renzi istituire il reddito minimo garantito.... crederò! :lol:

Per il resto, cara Annalu, a volte mi domando se realmente Cristo volesse fondare una religione o se invece abbiamo preso un grosso abbaglio. Del resto il cristianesimo talvolta non si è dimostrato molto... cristiano. Ed è stata mutuata dall'ebraismo buona parte della ritualità, che per una religione è necessaria mentre è superflua per la vita spirituale (come io intendo l'essenza del messaggio cristiano). Tanto che la stessa Pasqua viene "installata" su una festa originariamente ebraica. Cristo invece una volta esortò "i morti a seppellire i propri morti", come se il rituale funebre dovesse essere ridimensionato appunto a rito, mentre la via di vita che lui indicava da seguire doveva essere coerente non con la rappresentazione rituale ma con le opere quotidiane da compiere in funzione dell'amore per il prossimo (e persino per il nemico!). Ma questa naturalmente è una mia interpretazione personale.


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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda flaviomob il 22/11/2014, 8:43

Austerità è una parola a cui nei decenni sono stati attribuiti significati diversi.

Negli anni settanta l'austerità si è imposta a causa della crisi petrolifera. Per Berlinguer l'austerità (contenimento dei consumi) si abbinava al concetto di rigore (morale): http://www.ilpost.it/2010/08/27/berlinguer-austerita/

Oggi invece sale la protesta sociale contro un altro tipo di austerità che si dice imposta dai banchieri, da Bruxelles, dai burocrati, da BM FMI eccetera.
In realtà l'erosione delle risorse è stata determinata dall'avidità e dalla totale assenza di etica (favorita anche da successivi cicli di "deregulation") di finanzieri e speculatori che hanno determinato la crisi dei subprime americani. Da finanziaria questa crisi è diventata economica, ha "contagiato" i sistemi bancari e quindi i debiti pubblici di alcuni stati. Quindi è diventata sociale. In Italia è amplificata dalle ruberie generali (che già incrementarono il debito) e dalla conseguente carenza di risorse da usare in maniera anticiclica.
La sinistra, però, non può solo opporsi alle misure che la UE ci impone ma deve concentrarsi sull'anomalia italiana e sulla zoavorra che la questione morale costituisce, un peso in grado di causare il declino irreversibile del sistema paese.
In realtà le risorse da redistribuire ci sarebbero eccome, anche garantendo il pareggio di bilancio.
La UE invece dovrebbe imporre dei vincoli anche sui diritti minimi garantiti dallo stato sociale, oltre che su alcuni parametri di bilancio, visto che senza affrontare i temi sociali dalla crisi non usciremo mai.


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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda mariok il 28/11/2014, 11:51

Fattore umano

28/11/2014
MASSIMO GRAMELLINI

Il progetto intorno al quale Nichi Vendola intende rifondare la sinistra italiana si chiama «Human Factor» e non è una battuta, come sulle prime mi ero augurato, soprattutto per lui. Chi arriccia il naso quando Renzi va da Maria De Filippi ha scelto un nome che strizza l’occhio a un programma televisivo di successo e lascia immaginare selezioni di candidati affidate ai compagni Morgan e Mika (molto più autorevoli degli attuali addetti alla compilazione delle liste elettorali). Chi combatte gli algidi sacerdoti del capitalismo finanziario ha deciso di ricorrere alla stessa lingua universale e impersonale che quelli usano per tagliare teste e spostare denari. Il classico esempio di un’iniziativa politica che nell’atto stesso della sua nascita riconosce di avere già perduto la partita culturale, scimmiottando l’avversario che vorrebbe sconfiggere.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Un nuovo partito di sinistra: c’è spazio?

Messaggioda ranvit il 28/11/2014, 12:17

Passerà dal 3% al 3% :lol:
Se si aggiungeranno le quinte colonne attualmente presenti nel Pd, al 7-10%, facendo semmai vincere il nuovo centrodestra che avanza....con alla guida Salvini...(a me puo' stare anche bene....ma il capolavoro masochistico resterà scolpito nella storia) :lol:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
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