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Referendum: svolta storica dei lavoratori

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda flaviomob il 16/01/2011, 12:30

Sì ai diritti, No ai ricatti

Il coraggio di dire no. Dagli operai di Mirafiori una lezione per la sinistra

di Giacomo Russo Spena

Hanno vinto i sì, col 54 per cento dei consensi. Per quel “voltagabbana” di Daniele Capezzone la consultazione ha “un valore storico, e sarà ricordata come la marcia dei 40mila o come il referendum sulla scala mobile. Ragionevolezza contro demagogia, modernità contro conservazione, serietà contro massimalismo”. Parole fuori dalla realtà, che forse nascondono il timore per non aver piegato nettamente una forza dissidente e nient'affatto isolata come la Fiom.

Andiamo per ordine ricostruendo le tappe. Era un referendum illegittimo e ricattatorio. Fino a pochi istanti prima del voto Marchionne aveva ribadito il concetto: se vincono i “no” abbandono l’Italia e vado ad investire all’estero. In questo clima i circa 5400 operai si sono recati alle urne, in cuor loro tutti erano per respingere l’accordo, ma il ricatto di perdere il lavoro era grande. Troppo grande. Ovvio quindi l’esito favorevole del referendum, si pensava addirittura ad un plebiscito (quello che auspicavano Marchionne e Berlusconi per infliggere un colpo mortale al “conflitto sociale” nel Paese). Così non è stato. Tra gli operai hanno prevalso i sì per 9 miseri voti.

Per i no è tutt’altro che una sconfitta. La Fiom passa dal 22 per cento dei consensi al 46. E pensare che da una parte persiste un blocco filo-padronale imperioso: Confindustria, Berlusconi, Terzo polo, molti esponenti di primo piano del Pd, Cisl e Uil, magari con spiegazioni e sfumature diverse, si erano tutti schierati per il sì. Dall’altra la Fiom, con il sostegno dei Cobas, a battersi per la difesa dei diritti sanciti dalla Costituzione e che migliora il risultato ottenuto a Pomigliano. Questo è il punto. Dalle resistenze delle tute blu, come dagli studenti o dai movimenti per la difesa dei “beni comuni”, si è messo in moto un percorso di costruzione di alternativa nella società da cui può partire una nuova stagione di lotta. La sinistra, quella vera, deve ripartire da qui.

Il referendum a Mirafiori non è solo una vertenza metalmeccanica, ma parla a tutti noi. Parla di difesa di dignità, di rispetto del lavoro, di diritti, di democrazia, di modello di società. Da Pomigliano è iniziato un percorso che passando per il 16 ottobre ci porterà allo sciopero Fiom del prossimo 28 gennaio. Una mobilitazione che non subisce, quindi, battute d’arresto con questo referendum ma che anzi rincara la dose pretendendo che la Cgil convochi subito uno sciopero generale contro “ogni forma di autoritarismo”. Una Fiom che è tutt’altro che domata e che, con il suo 46 per cento, farà sentire la sua voce a Mirafiori, malgrado il vergognoso illecito di togliere la rappresentanza sindacale a chi non riconosca questo accordo truffaldino.

Non esiste nessuna “firma tecnica” possibile e in questo Landini fa bene ad insistere fin dal primissimo momento. Forse Capezzone e Marchionne sono preoccupati proprio di questo: il conflitto sociale è appena agli albori e la Fiom sempre meno isolata. Allora se l’ad della Fiat ha iniziato l’offensiva non si può che rispondere parafrasando Edoardo Sanguineti: “Loro fanno la lotta di classe, perché chi lavora non deve farla proprio in una fase in cui la merce dell’uomo è la più deprezzata e svenduta in assoluto?”.

(15 gennaio 2011)

http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... -sinistra/


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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda flaviomob il 16/01/2011, 13:05

Alla Fiat hanno vinto i sì e dunque viva i no! Non si tratta di un paradosso, ma della giusta lettura politica di quanto è avvenuto in queste ore.
Nessuno di noi vuole disconoscere il risultato finale, ma non vi è dubbio che, nelle condizioni date, bisognerebbe consegnare un premio a quanti hanno respinto minacce e ricatti e hanno comunque votato no, costoro dovrebbero essere davvero nominati cavalieri del lavoro dal presidente Napolitano!

Mai si era consumata una consultazione elettorale e referendaria in presenza di una così clamorosa disparità di condizioni mediatiche, economiche, politiche.
"O si vota, o si vota sì, e se non dovesse comunque vincere il sì, chiuderò tutto e andrò all'estero", così aveva dichiarato Marchionne, raccogliendo, non a caso, l'immediato sostegno di Berlusconi, dei suoi fedelissimi e di non pochi esponenti del Pd, tutti insieme appassionatamente.
Coloro che avrebbero comunque votato no, avrebbero dovuto portare sulle spalle il peso di aver condannato alla fame i familiari, Torino, il Piemonte, l'Italia intera.
Sembrava quasi che il futuro della nazione, dei giovani, dei precari, fosse ostaggio di qualche migliaia di tute blu, veri sabotatori di ogni modernizzazione.

In queste condizioni i sì avrebbero dovuto raggiungere percentuali bulgare, una quasi unanimità. Invece no! Invece è scattata una ribellione profonda, un fastidio non solo verso la intesa, ma anche vero i toni e i modi disgustosamente autoritari con i quali si è tentato di imporre il ricatto.
Centinaia e centinaia di donne e di uomini di Mirafiori, pur preoccupati quanto quelli che con altrettanta sofferenza hanno votato sì, hanno comunque scelto di difendere la dignità loro e quella di tanti altri lavoratori, ai quali ora si cercherà di applicare il metodo Marchionne, come ha già anticipato la signora Marcegaglia.

Nei giorni scorsi politici di ogni colore, giornalisti e persino qualche prete hanno più volte invitato la Fiom e la Cgil al senso di responsabilità, alla necessità di rispettare il voto e di restare in fabbrica. Dopo questo risultato lo chiederanno con la stessa petulanza e con la stesa determinazione anche a Marchionne? Gli chiederanno di deporre i panni del caudillo e di rinunciare a quelle parti dell'intesa che sono lesive persino dei diritti costituzionali e dello statuto dei lavoratori? Ci permettiamo di dubitarne.

Per queste ragioni continueremo a sostenere l'appello di MicroMega e ci impegniamo sin da oggi a compiere ogni sforzo per favorire la più ampia adesione e partecipazione allo sciopero del prossimo 28 gennaio che, a questo punto, dovrà essere anche la giornata di chi ancora crede nella Costituzione e in quei valori di libertà, legalità, dignità, senza i quali la declamata modernizzazione rischia di assomigliare alle più arcaiche forme di neo feudalesimo.

Giuseppe Giulietti

(15 gennaio 2011)
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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda pierodm il 16/01/2011, 13:52

Condivido in gran parte quello che dice Scalfari...infatti. Non capisco invece il richiamo ad un suo editoriale da parte dei sostenitori del No...misteri della dialettica della sinistra -sinistra.

Come dice Cardif, faccio un ultimo tentativo.
Non lo capisci? Basta leggere. Facciamolo insieme - avevo detto: (Scalfari) ha giustificato la tesi del SI' a Mirafiori: ma l'ha fatto, appunto, da moderato, nel senso reale del termine. L'ha fatto con il buon senso e l'intelligenza che il caso merita, e con tutta la consapevolezza che la complessità della situazione impone a chi ha la voglia e la capacità di approfondire l'argomento.

Io, Flavio e altri abbiamo fatto molti interventi, abbiamo citato e detto in prima persona molte cose: non siamo riducibili al semplice NO. Anzi - poiché non siamo operai di Mirafiori, chiamati a dare un voto, né noi né Scalfari - il SI' o il NO in se stessi sono meno importanti delle ragioni, degli argomenti che accompagnano il nostro orientamento.
Nell'editoriale di Scalfari ci sono molte, alcune, tutte - vedi tu - delle perplessità e delle ragioni di avversione, di timore, che sono state espresse da parte nostra.
Chiarito il "mistero"?
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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda pianogrande il 16/01/2011, 16:50

Scalfari dice, semplicemente, che chi dà di più deve avere di più.
Qui succede, come al solito, che chi dà di meno (l'imprenditoria) si prende di più (lo stipendio di Marchionne e le tasse pagate dagli imprenditori bastano ed avanzano per rappresentare questa situazione).
Agli operai si chiede di dare di più e, contemporaneamente, si toglie loro qualcosa.
Gli si toglie anche la dignità trattandoli da renitenti al lavoro.
Scalfari riesuma il termine sindacati gialli.
CISL e UIL ci riflettano bene sopra.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda ranvit il 16/01/2011, 17:57

Chiarito il "mistero"?

No. Se smetti di fare "il professore" per un attimo....e ti rileggi, bene, quello che ho scritto io, noterai che ho cercato di spiegarti le ragioni della semplificazione/rigidità delle posizioni tra noi.

Resta il fatto che anche Scalfari è stato per il si e voi per il no....il resto sono solo le tue solite giravolte di parole per trovarti sempre, come i gatti, con le quattro zampe per terra.

Vittorio
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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda ranvit il 16/01/2011, 18:14

Comunque, a proposito di Scalfari (che deve vendere il quotidiano)....e del suo editore.
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http://www.repubblica.it/economia/2011/ ... ef=HREC1-1


INDUSTRIALI
De Benedetti: "Grazie Marchionne
svolta storica, ha salvato la Fiat"
Il presidente del Gruppo Espresso ha parlato prima della Convention con la quale Fassino ha aperto la campagna elettorale per la sua candidaduta a sindaco di Torino. "L'azienda era vicina al baratro"
TORINO - "Credo che tutti debbano dire grazie a Marchionne che ha preso la Fiat in un momento di baratro e l'ha salvata". Sono le parole di Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo Espresso, pronunciate prima di partecipare alla convention con la quale Piero Fassino 1 apre la campagna elettorale per la sua candidatura a sindaco di Torino. Per De Benedetti, "la Fiat sarà sempre più americana" e quella che sta vivendo il gruppo torinese è "una svolta storica inevitabile".

"Non entro nel merito di cosa è accaduto - ha detto De Benedetti ai giornalisti - ma faccio una riflessione non ideologica sulla Fiat. Credo che tutti debbano dire grazie a Marchionne che ha preso la Fiat in un momento di baratro e l'ha salvata. Una cosa - ha aggiunto - non scontata quando ha cominciato". "Torino e non solo Torino - ha aggiunto De Benedetti - devono essere grati a Marchionne per il lavoro fatto. Gli va riconosciuto di aver capito che in un mondo globalizzato l'auto non aveva futuro se non avesse attivato una grande collaborazione internazionale. E' stato infatti capace di cogliere l'opportunità Chrysler che è stato un vero passo decisivo".

"Questi - ha sottolineato De Benedetti - sono i fatti e non si possono considerare le conseguenze se prima non si considerano i fatti. Fra le conseguenze vi è quella che la Fiat sarà sempre più americana. Ma - si è chiesto - quali erano le alternative? Forse vedere morire la Fiat e Torino. Questa è una svolta storica inevitabile e - ha concluso - auguro a Marchionne il successo per questa avventura".
(16 gennaio 2011)
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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda ranvit il 16/01/2011, 18:36

http://www.corriere.it/editoriali/11_ge ... aabc.shtml

FLESSIBILITA' E NUOVO WELFAREFLESSIBILITÀ E NUOVO WELFARE
Il lavoro cambia (e non in peggio)

Fabbrica di automobili con base a Torino, Italia. Grazie ai risultati di Mirafiori, la Fiat potrà rimanere fedele alla vocazione iscritta nel suo storico marchio. La vittoria del sì chiude un'estenuante vertenza, salvando migliaia di posti di lavoro. Ma soprattutto apre una fase del tutto nuova per le relazioni industriali e forse per l'intero modello economico-sociale del nostro Paese.
Da domani inizierà il delicato percorso di attuazione dell'accordo, in cui potranno ribilanciarsi, su questioni concrete, gli interessi dei dipendenti e quelli dell'azienda. Marchionne non ha sinora scoperto tutte le carte del suo piano di rilancio. Ora dovrà farlo e dimostrare che chi ha votato sì ha fatto la scommessa vincente.

A Mirafiori prenderà avvio il primo grande esperimento di accordo aziendale al di fuori del contratto nazionale. Siglandolo, i sindacati tranne la Fiom hanno «internalizzato» il vincolo della globalizzazione, riconoscendo che una grande azienda multinazionale deve poter governare la produzione in base a regole certe e a garanzie di disponibilità e impegno lavorativo. Senza queste condizioni è quasi impossibile oggi rispondere agli stimoli dei mercati. Maggiore flessibilità implica sacrifici e genera insicurezza, ma assicura occupazione e offre concrete prospettive di incrementi salariali se l'azienda va bene: questo è il succo della scommessa di Mirafiori. L'esito dipende ora dalle capacità di Marchionne e dalla qualità dei suoi progetti. Il management Fiat dovrà dar conto delle proprie scelte ai sindacati, che potranno valutarne gli effetti sui risultati d'impresa.
Dopo decenni di conflitti antagonistici, le relazioni industriali italiane possono oggi imboccare il sentiero di quel sindacalismo pragmatico e partecipativo che da tempo caratterizza i Paesi germanici e scandinavi, con enormi vantaggi per i lavoratori. La strada sarà lunga, occorrerà sperimentare e imparare «come si fa». Tutti, anche gli imprenditori, dovranno cambiare approccio e modo di pensare. Ma il dado è tratto.

All'interno di nuove relazioni industriali sarà possibile impostare in modo diverso anche il nesso fra globalizzazione e diritti sociali. L'apertura dei mercati e le dinamiche di delocalizzazione produttiva reale o minacciata sono compatibili con il mantenimento di adeguate tutele per i lavoratori? L'aspro confronto tra Marchionne e Fiom ha evocato l'immagine di un gioco a somma zero fra competitività e diritti, originando una vera spirale di paure e sospetti. Le tensioni fra globalizzazione e welfare non sono però inconciliabili sul punto concordano oggi moltissimi studiosi. Certo, occorre un welfare diverso dal passato: Marchionne chiede impegni «esigibili», meno assenteismo, obblighi di formazione per i cassintegrati. Ma ai lavoratori flessibili di Mirafiori serviranno più servizi anche aziendali, più garanzie di sicurezza e prevenzione, più opportunità di congedo per ragioni serie e verificabili, più sostegni per figli e famiglia. È su questi fronti che il sindacato deve impegnarsi, mentre le imprese devono convincersi che un nuovo welfare può essere un formidabile «fattore produttivo».


Dopo un decennio di riforme mancate o scarsamente efficaci, le nuove relazioni industriali potranno dare un contributo decisivo all'introduzione di politiche capaci di creare sinergie fra produzione economica e protezione sociale.

Fabbrica Italia è stata sinora una metafora un po' fumosa, utilizzata per «narrazioni» contrastanti a seconda dei punti di vista. Dopo mesi di scontro, intorno a questa espressione si può adesso ricostruire una visione condivisa su come rendere questo Paese più competitivo e insieme più inclusivo. Marchionne ha lanciato la sfida della competitività, i sindacati l'hanno accettata, ma la loro scommessa riguarda anche l'inclusione e il tenore di vita dei lavoratori. A questo punto mancano solo la voce e le proposte del governo. Il quale può legittimamente scegliere di tenersi distante dalle vertenze contrattuali, ma non può certo abdicare al suo ruolo di regista del cambiamento e delle riforme, sul duplice fronte dell'efficienza e dell'equità.

Maurizio Ferrera
16 gennaio 2011
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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda ranvit il 16/01/2011, 18:43

Mi accorgo solo ora che la mia risposta a cardif non è presente... Alle 12 e 30 avevo scritto una articolata risposta ai punti evidenziati da Cardif e ora non ho molta voglia di ripetere il tutto.
In estrema sintesi dicevo che i primi tre punti mi vedono abbastanza d'accordo ma bisogna inquadrarli (per non essere velleitari...) nella situazione del mercato automobilistico mondiale (vale a questo proposito anche quanto si dice nel post precedente). Per gli altri tre punti invece evidenziavo che cardif entra nel merito della strategia Fiat senza averne titolo....nel senso che per sinergia e economie di scala il lavoro del Gruppo viene suddiviso tra Torino per le auto di piccola cilindrata in cui Fiat da sempre è specialista, mentre nelle vetture di gamma alta si utilizzerà l'esperienza e la tecnologia di Detroit.

Vittorio
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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda cardif il 16/01/2011, 19:48

A Ranvit: Bè, questo è già un parlare nel merito, perciò rispondo.
Per prima cosa invito a rileggere tutto quello che ho scritto in vari commenti (è parecchio, non me ne ero reso conto) e trovare dove ho scritto che ero per il NO. Offro una cena.
Ho espresso la mia valutazione su punti specifici, ma non ho sintetizzato col NO.
Anzi ho scritto che l'operaio Fiat che votava SI, può darsi che lo faceva costretto dallo stato di necessità, non avendo la possibilità di un altro lavoro e con la famiglia da mantenere. E credo che l'avrei fatto anch'io, nei suoi panni; ma guardando la punta del naso, non l'ideologica valutazione delle ragioni del Capitale. Però ho scritto che questa non sarebbe stata una libera scelta.

"cardif entra nel merito della strategia Fiat senza averne titolo...".
Questo mi lascia perplesso: chi ha titolo, qua dentro, per entrare nel merito di qualunque questione? Comunque ho anche scritto che era sbagliato far entrare nel merito perfino il PD e pretendere una sua posizione univoca, e che la vicenda ha acquistato tanta rilevanza proprio perché ne venivano ideologizzate le scelte. Si parla di "svolta storica"; vedremo quanto.
Io mi sono espresso in modo specifico sulle cose che dappertutto (giornali e televisioni) venivano citate come elementi a favore del SI, ovviamente sentiti i vari pareri.
Per chiarezza l'utilità della Fiat è di avere la rete di distribuzione della Chrysler in USA; i motori li faranno a Detroit senza nessuna utilità per la Fiat. Lo condivido anche io che per aumentare la capacità di fare concorrenza della Fiat era un bene accorparsi con altre case; come ha fatto la Volkswagen per esempio. Ho elencato delle cose; non ho estrapolato né generalizzato niente.

Non mi dilungo sull'opinione di De Benedetti; dico solo che per buona parte non la condivido. Non ho mostri sacri (né scheletri in mutandine con le bustarelle in mano nell'armadio :) )

"E' evidente (o dovrebbe esserlo) che utilizzando tutto l'armamentario dialettico della sinistra-sinistra non si provoca altro che l'irrigidimento dell'interlocutore, definito di destra".
Qua ha invertito le parti, basta rileggere. E ti invito a riflettere sul perché le hai invertite.
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda pierodm il 16/01/2011, 20:05

Ranvit, sei de coccio.
Discutere con te non è difficile: è inutile.
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