pierodm ha scritto:Le pensioni di anzianità, per quanto ne so, sono talmente basse che non riesco a credere che in altri paesi siano minori: l'enormità della spesa previdenziale, se c'è, sarebbe semai dovuto all'enormità del numero di pensionati, ma anche qui non credo che in altri paesi questo numero sia molto diverso.
Aspetta un attimo. Non puoi pensare che il sottoscrotto, come dici solitamente ben informato


Per prima cosa le pensioni di anzianità in Italia rappresentavano, quando se ne discuteva nel 1997, circa 1/3 del totale della spesa previdenziale. I loro importi medi erano doppi rispetto agli importi medi delle pensioni di vecchiaia.
L'enormità del numero dei pensionati ... vero. Sono 16 milioni e mezzo in Italia ma gli over 65 sono nove milioni e mezzo, secondo l'istat. La differenza è data dalle pensioni di invalidità (e sai quante non sono dovute) alle pensioni di anzianità (e qui non esiste alcun riferimento europeo perché semplicemente non ci sono nella misura italiana del prepensionamento a 57 anni in vigore 13 anni fa) ed alle pensioni di assistenza (lasciamo perdere i reduci e gli orfani di guerra, che ormai non sono piu' un costo).
Sono pienamente d'accordo con quello che dici (Io credo che sia molto più significativo, specialmente per una politica progressista, incidere sui meccanismi sociali, economici, giuridici, etc, per ridurre al minimo la necessità dell'assistenza) sul piano concettuale ma dimentichi che la povertà oggi nel mondo non è definita in termini assoluti ma lo è in termini realtivi. Quindi per quanti sforzi si facciano per eliminare la povertà, esisterà sempre.
Mi spiego meglio. Non è definito povero chi non riesce a mangiare un certo numero di calorie o non gode di un certo reddito prefissato. No: è povero chi è sotto una certa media. Fatta la definizione, scatta la trappola. Esiste SEMPRE per definizione qualcuno sotto la media. Unico modo per evitare la "trappola" è avere 60 milioni di italiani tutti con lo stesso identico reddito. Credo che anche l'egualitarista piu' spinto possa convenire che non è possibile e nemmeno auspicabile.
Quello che tu dici a proposito di "in termini pratici, tanto per fare un esempio, una persona che lavora - qualunque sia il suo lavoro - dovrebbe poter guadagnare abbastanza, come minimo, da pagare l'affitto di una casa da single e svolgere le noramli funzioni di vita: non la ricchezza ovviamente, e nemmeno un benessere particolare, ma l'essenziale di un'esistenza civile, senza bisogno di essere "assistito" né direttamente né indirettamente - compreso il caso di servizi e prodotti erogati in regime privatistico, dall'asilo nido al telefono, luce, gas, etc." per me è possibile solo se tutti hanno pari opportunità di studio e di crescita professionale. Chiaro che oggi, con il 50% della forza lavoro che ha solo la terza media alle spalle, qualcuno rimane molto piu' indietro di quanto giustamente auspichi.
Franz