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le 15 lezioni del terremoto abruzzese alla politica

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Re: le 15 lezioni del terremoto abruzzese alla politica

Messaggioda pinopic1 il 18/04/2009, 22:20

20:25 Acquisito dalla procura il telegramma del sindaco
Il telegramma con cui il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, ha chiesto cinque giorni prima del terremoto la dichiarazione dello stato d'emergenza per la città in relazione ai continui eventi sismici che si ripetevano dall'inizio dell'anno, è stato acquisito dalla procura del capoluogo abruzzese che indaga sui crolli


16:09 Indagine su declassamento pericolosità sismica
Il presidente della Commissione di vigilanza del consiglio regionale dell'Abruzzo, Gino Milano (Idv), ha deciso di convocare una riunione della Commissione per avviare una indagine conoscitiva diretta ad accertare le motivazioni tecnico-politiche che determinarono alcuni anni fa il declassamento del territorio della città dell'Aquila da zona ad altissima pericolosità sismica (A1) ad area di minore intensità (A2). Saranno interpellati tutti gli uffici competenti per acquisire la necessaria documentazione.
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Re: le 15 lezioni del terremoto abruzzese alla politica

Messaggioda cardif il 19/04/2009, 0:19

Ho letto ora i commenti precedenti; penso che:

Boschi non sarà un trombone, ma la struttura fa acqua nel suo insieme (scentifico e politico). L'Aquila era zona sismica ad alto rischio ed è stata declassata a medio rischio. Dopo il sisma del 1980 un paese dell'Irpinia (con oltre 250 morti) è stato ricostruito quasi per intero con le norme di medio rischio e dopo è stato classificato ad alto rischio. O prevalgono le logiche dei politici (sollecitati da spinte di natura economica dovute al differente costo delle strutture e quindi dei fabbricati sul mercato) o quelle della scienza sismica, che comunque si basa sulla statistica per quanto riguarda la prevedibilità dell'evento sismico.

Santoro non sarà obiettivo, sarà pure "fazioso", come decise il CSFF di Berlusconi, ma chi lo è: Vespa, che aveva nella RAI per referente politico la DC? ecc, ecc... Resta il fatto che un pò di aria di libertà (anche eccessiva, se volete) io nella sua trasmissione la sento. Adesso dico una oscenità: ho sentito anche la trasmissione condotta da Paflagone (forse), quello della Lega: bè, l'ho trovata meno faziosa di tanti TG Rai.
(CSFF = Centro Studi Frasi Fatte: quello che studia le frasi che tutti quelli del pdl devono dire)
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: previsione terremoti

Messaggioda pagheca il 20/04/2009, 12:00

franz ha scritto:http://www.nasa.gov/centers/goddard/earthandsun/0930_earthquake.html

http://www.dol.unina.it:8445/Mediateca/ ... nto=145061

http://magazine.quotidianonet.ilsole24o ... llaborano/

Chiedo a pagheca cosa ne pensa, come scienziato.

Franz
PS: anche agli altri, scienziati e non, naturalmente.


Caro Franz,

Tieni presente che non sono un esperto del settore. ma solo uno che si e' posto a fondo il problema di come avere un approccio il piu' scientifico e razionale possibile alla realta'.

Penso che l'approccio giusto sia piu' o meno quello di Marco Cattaneo (Le Scienze), ma naturalmente mi rendo conto che e' difficile dare un'opinione "definitiva" su queste cose. Mi sono convinto che i bias dei ricercatori, specie (ma non solo) quando si e' al confine tra scienza e politica, siano molto piu' importanti di quello che alcuni vogliono credere. Per questo bisogna sempre esaminare in proprio varie fonti.

In cosmologia, che non ha alcun impatto sulla vita reale, le opinioni sono tanto piu' radicate paradossalmente quanto i dati sono incerti, per esempio. Il problema e' anche capire cosa significa saper "prevedere" (un terremoto, in questo caso). Per una previsione corretta si dovrebbe misurare la coincidenza in 5 dimensioni (3 spaziali, una temporale, e una di intensita') tra previsione e fatto. Io ancora non ho visto uno studio di questo tipo. Voglio dire: ci saranno, ma io non li ho visti.

E' un problema che molti si pongono. Ti faccio un esempio.
C'e' un esperimento molto sensibile che cerca di rivelare onde gravitazionali. Si chiama LIGO. Per "molto sensibile" intendo che si cerca di misurare un effetto quantistico (uno spostamento di 1/1000 del diametro di un protone) su uno specchio che pesa 40 kg... Per ovviare al confirmation bias, c'e' un team che ogni tanto applica un debolissimo campo elettrico che perturba la posizione di questi specchi, simulando l'effetto di un gravitone. La cosa viene fatta in momenti del tutto casuali. Il team poi scrive in una busta chiusa quando questo "bias" e' stato applicato. Un altro team, quello che fa l'analisi dati, deve scoprire quando e' stato applicato il bias. Quando lo "scopre" invia il data record esatto all'altro team. La busta chiusa serve ad evitare che ci siano involontarie commistioni. Spesso ci riesce, ma altre volte no, il che vuol dire che nell'analisi qualcosa non quadra.

Per questo sono scettico di fronte a chi dichiara, senza un'accurata analisi statistica, ma in base a racconti aneddotici (non in senso dispregiativo ma solamente tecnico) di avere previsto terremoti con questo o quel metodo. Ma ho detto scettico, non che non e' vero. Sono due cose significativametne diverse che pero' tendiamo istintivamente a confondere. Il sistema segnalato dalla NASA dice qualcosa di piu' perche' mette a confronto tanti metodi diversi, ma nonostante la serieta' dell'approccio, finche' non ho letto gli articoli originali (cosa che ancora non ho fatto per motivi di tempo) - e non una sua divulgazione - non posso dire "che cosa ne penso", perche' aggiungerei rumore a rumore.

Io non vedo perche' non possa esistere un metodo per prevedere terremoti con un ragionevole grado di certezza. Piu' difficile e' dire cosa fare di questa previsione se coinvolge un'area di 100 km in cui vivono magari 500.000 persone. Non mi e' chiaro nemmeno perche' ci dovrebbe essere una tendenza a non credere alla possibilita' di prevedere i terremoti (come sostiene lo scienziato russo in uno dei link) ma puo' essere che non ci abbia pensato abbastanza... Certamente se il bias degli scienziati e' elevato, quello dei politici, gente abituata a scalare il potere e quindi a credere solo a se stessa, e' immenso.

grazie comunque per la segnalazione.

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Re: le 15 lezioni del terremoto abruzzese alla politica

Messaggioda pinopic1 il 20/04/2009, 16:51

La tendenza a non credere alla possibilità di prevedere i terremoti credo dipenda proprio dal fatto che poi non si saprebbe cosa fare in un'area che coinvolge 500.000 persone; ma anche se fossero meno di 500.000.
Oggi siamo nella situazione più scomoda, perché non siamo completamente al buio quanto alla possibilità di stabilire la probabilità che si verifichi, ma non siamo in grado di stabilire con assoluta certezza se non il giorno esatto, almeno un arco temporale ristretto nel quale l'evento dovrebbe verificarsi. Una volta dato l'allarme, quando si potrà dare il cessato allarme? E se il terremoto arriva subito dopo il cessato allarme? Credo che nessun politico e/o scienziato istituzionale abbia voglia di assumersi questa responsabilità.
Soltanto se si ha la certezza di aver costruito gli edifici in maniera tale da rendere poco probabile il loro crollo, dopo che si è educata la popolazione ai corretti comportamenti, e quando si sarà sicuri di potere intervenire un minuto dopo il verificarsi dell'evento, responsabili politici e scienziati potranno permettersi di essere meno vaghi e prudenti nell'informare la popolazione.

In Giappone esiste un dispositivo, installabile anche negli appartamenti, in grado di dare l'allarme all'arrivo delle prime onde ( onde P, non distruttive e non avvertite). La distanza temporale tra queste prime onde e quelle distruttive (Onde S) può variare da pochi secondi a qualche minuto.

http://www.youkosoitalia.net/
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Re: le 15 lezioni del terremoto abruzzese alla politica

Messaggioda franz il 20/04/2009, 19:40

pinopic1 ha scritto:La tendenza a non credere alla possibilità di prevedere i terremoti credo dipenda proprio dal fatto che poi non si saprebbe cosa fare in un'area che coinvolge 500.000 persone; ma anche se fossero meno di 500.000.

Certo, ma la cosa è complicata dalla considerazione che mancando le costanti esercitazioni (come fanno da molti decenni in california e giappone, abituando la popolazione fin dall'età scolare) ed anzi mancando totalmente (manco una) la reazione piu' prevedibile da parte della popolazione è il panico incontrollato. Che è molto pericoloso.

Sul che fare in aree vaste è chiaro che mentre nel caso di eruzione si deve evacuare la popolazione (pensiamo al vesuvio) nel caso di terremoto no. Basta che la popolazione sappia cosa fare, dove andare A(ree aperte), che abbia già pronta una valigia con le cose urgenti (ed anche documenti ed altre cose utili) e che sappia dove andare. E sia abituata a farlo con calma. Basta anche la accortezza di avere già le chiavi di casa a portata di mano , o nella serratura, di non perdere secondi preziosi a cercarle.
In caso di preallarme poi chi sa di essere in una casa a rischio dormirà fuori ed è cosi' che a quanto pare la casa dello studente ha avuto meno vittime, rispetto al numero totale di ospiti. Pare che malgrado le rassicurazione della protezione civile, date dopo la scossa del 30 marzo , molti cittadini aquilani siano andati fuori città, presso amici, parenti, al mare.
E che si siano cosi' salvati dando piu' retta all'allarme di Giuliani che alle rassicurazioni di Bertolaso.

Ciao,
Franz
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Re: le 15 lezioni del terremoto abruzzese alla politica

Messaggioda cardif il 21/04/2009, 16:02

Ho letto adesso, n.16 de L'Espresso, un artico su Boschi e la sua struttura (1.000 dipendenti, 400 stazioni, 94 milioni nel 2008). Dice "Negli anni '80 la rete era inesistente: ci vollero 3 giorni per avere le coordinate dell'epicentro" per sapere dove mandare gli aiuti. Non so se ci si mise tanto per ottenere le coordinate geografiche, ma il sisma si ebbe dopo le 19 e nella mattinata successiva si cominciò a scavare e fu montato il primo campo dei soccorritori in un paese dell'epicentro dove morirono più di 250 persone. Nell'articolo si dice che i dati vengono valutati dalla Commissione alti rischi della Protezione civile, che esprime parere consultivo sull'allerta; nella riunione del 31 marzo scorso Boschi ha detto che "la semplice osservazione di piccoli terremoti non costituisce fenomeno precursore". Su questo sono d'accordo: la "semplice osservazione" serve solo a dare lavoro. Casomai sono i piccoli terremoti a non essere precursori. Dice pure: " ..ho leccato il sedere ... ".
Mi chiedo: oggi che l'Italia è la maggior consumatrice di cellulari, non è più economico affidarsi ad essi per individuare i punti danneggiati, invece che alla sua costosa rete?
E, dato che tutti quei fondi, ottenuti nel modo in cui lui dice, non sono serviti a fare prevenzione, perché non usarli per creare dei supporti logistici nei punti più critici, e spostarli dove potrebbero occorrere in base ai primi segnali di pericolo? Si tratta, nel caso di sismi, soprattutto di prepararsi a ripristinare collegamenti viari e approntare i primi mezzi di intervento (autobotti e ospedali da campo).
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: le 15 lezioni del terremoto abruzzese alla politica

Messaggioda pinopic1 il 21/04/2009, 17:02

I supporti logistici nelle aree più critiche sono già previsti addirittura per legge. Naturalmente generalmente non realizzati come da italica tradizione. La rete di monitoraggio, intanto consente di fare ricerca e di migliorare le capacità di previsione; non può fare previsioni certe ma prevenzione nel senso di allertare chi di dovere (autorità e protezione civile).
Il continuo ripetere il concetto che un piccolo terremoto non è di per se indice di pericolo lo attribuirei alla necessità di non provocare reazioni di panico che potrebbero essere più pericolose del terremoto stesso.
In presenza di più scosse ripetute per giorni nella stessa area dicono i geologi che è meglio così perché in questo caso l'energia si scarica gradualmente. In realtà il fatto che una o più faglie siano attive è comunque un segnale di pericolo; ma loro lo sanno e sono certo che in questi casi avvertono nel modo corretto le autorità anche se rilasciano pubblicamente dichiarazioni rassicuranti.
Tutto questo potremmo affrontarlo più serenamente se fossimo certi di avere le case costruite in maniera da resistere al sisma, i soccorritori pronti a qualsiasi emergenza e in grado di entrare in azione in pochi minuti e se fossimo stati istruiti su come comportarci prima e subito dopo il sisma.
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Re: le 15 lezioni del terremoto abruzzese alla politica

Messaggioda pagheca il 21/04/2009, 17:22

pinopic1 ha scritto:Tutto questo potremmo affrontarlo più serenamente se fossimo certi di avere le case costruite in maniera da resistere al sisma, i soccorritori pronti a qualsiasi emergenza e in grado di entrare in azione in pochi minuti e se fossimo stati istruiti su come comportarci prima e subito dopo il sisma.


IN altre parole se questo fosse un paese serio dove i problemi vengono affrontati in maniera sistematica e non sull'impronta della crisi del momento.

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Re: le 15 lezioni del terremoto abruzzese alla politica

Messaggioda pinopic1 il 21/04/2009, 17:59

Appunto. Infatti credo che al prossimo terremoto, tra qualche anno, potremo riproporre gli stessi post, leggeremo gli stessi articoli sui giornali, vedremo le stesse scene in televisione.
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Re: le 15 lezioni del terremoto abruzzese alla politica

Messaggioda pagheca il 21/04/2009, 18:26

pinopic1 ha scritto:Appunto. Infatti credo che al prossimo terremoto, tra qualche anno, potremo riproporre gli stessi post, leggeremo gli stessi articoli sui giornali, vedremo le stesse scene in televisione.


concordo...
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