da pierodm il 12/04/2009, 1:10
In materia di economia - soldi - sono una schiappa: cosa che non ha mai fatto del male alla comunità nazionale, ma ai miei interessi sì.
Ma qualche idea ce l'ho anche io.
Per esempo, quella delle multe commisurate al reddito ce l'ho da tempo immemorabile.
Ho anche delle idee ababstanza chiare sulle banche, ma è meglio che non le esprimo: mi limito a rimandare ad un romanzo di Balzac - non ricordo però quale - in cui in una paginetta viene descritta con estrema chiarezza tutta l'essenza dell'impresa bancaria ... ovviamnte vista dalla parte di una persona normale, non di un banchiere.
Non è vero, del resto, che nell'ambito dello stato non ci siano organi in grado di dare buoni consigli alle banche, non per vocazione ma per conoscenza della materia: per esempio, i carabinieri e la polizia, che sono esperti di comportamenti criminosi, e le procure antimafia, e quelli che si occupano di usura ed estorsione.
A riprova del fatto che sull'economia sono una schiappa, c'è una mia personale idea di cosa sia la circolazione del denaro in relazione alla ricchezza di alcuni.
In poche parole, somiglia alla circolazione del sangue: se è viscosa, e se ci sono accumuli significativi, il soggetto è destinato a fare una brutta fine.
Se vogliamo raccontarla in forma morale invece che sistemica, non è il benessere di qualcuno maggiore di quello di qualcun altro che è sbagliato, ma appunto la "ricchezza", cioè un accumulo esagerato e assolutamente sproporzionato ai meriti.
Io ho attualmente una dotazione patrimoniale di cinquecento euro - salvo spese bancarie e interessi passivi maturati nel week end - Berlusconi di dieci miliardi di euro: Berlusconi "vale" venti milioni di volte più di me?
Nell'impossibilità - o difficoltà - di attuare un sistema che impedisca accumuli eccessivi alla fonte, la tassazione progressiva - in misura molto superiore all'attuale - è l'unico modo per rimettere in circolazione una massa ingente di risorse economiche.
Ma va be', lasciamo stare: se il mondo regge, ne riparliamo - non noi, ma qualcuno lo farà - fra cinquant'anni, a mano a mano che certi concetti che oggi sembrano eretici si faranno strada per necessità.