pierodm ha scritto:Seguendo questa vocazione di tedoforo, Franz non si accorge, per esempio, che dà ragione a Pino, il quale però dice esattamente l'opposto di quello che Franz intende fargli dire.
"Così nell'ambito della stessa società può essere immorale l'omicidio e morale la guerra e perfino il saccheggio, la riduzione in schiavitù e gli spettacoli dei gladiatori. Comportamenti questi che possono essere utili alla collettività, coincidere con il bene comune, ove non sia riconosciuto e accettato il valore della "dignità umana" indipendentemente dalla cittadinanza." - afferma Pino
Dignità umana espressamente posta a fondamento della Dichiarazione del '48, richiamata da Franz.
Avendo parlato di una morale che cambia nel tempo, va da sé che è sbagliato dare un giudizio ai popoli antichi con la morale o le leggi di oggi. Parliamo degli antichi romani solo perché a noi culturalmente piu' vicini ma potremmo parlare dei maja e dei loro sacrifici umani, del cannibalismo e via dicendo. Ma l'altro errore che potremo fare è appiattire, generalizando, luna singola civiltà antica su un'unica morale. Ogni tempo e popolo ha la sua "morale dominante" e non sempre è quella dei suoi piu' illustri e noti esponenti. Ma presenta anche una pluralità di comportamenti e di giudizi morali su di essi. Mi risulta che proprio in epoca romana ci fosse un tale, diventato noto come "catone il censore". Questo mi fa supporre che alcuni avessero una visione morale piu' rigosora rispetto all'andazzo dominante e che quindi già allora i corrispondenti temporali di Pierodm e franz (con o senza corona d'alloro) discutessero di "questione morale".
pierodm ha scritto:In civiltà tribali, o comunque più ataviche, la religione era niente di più di un mezzo per inculcare per vie brevi alcuni principi di vita e di comportamento che l'esperienza aveva elaborato come utili alla vita comune, e al mantenimento del sistema sociale - a cominciare dalla sacralità del capo, del re, del "faraone" di turno.
Si tratta di società nelle quali la distinzione tra pubblico e privato è assai limitata, o inesistente, e dunque è difficile distinguere l'utilità sociale dalla moralità come valore individuale.
Il problema comincia seriamente con la società romana, e successivamente con la religione cristiana che si sovrappone all'ordinamento imperiale.
Scusa Piero ma anche se in una società non è ancora emersa la distinzione tra sfera pubblica e sfera privata, l'utilità sociale di un qualsiasi aspetto umano si pone lo stesso con forza. Questo vale anche per la morale, che è pre-esistente al rapporto pubblico-privato ed alla nascita dello stato. Che poi con la nascita dello stato (e soprattutto con la diffusione dei sistemi di comunicazione e di educazione) l'aspetto morale, come ogni aspetto culturale, abbia un suo fortissimo impulso, credo sia pacifico. L'aspetto morale diventa per esempio uno dei tanti strumenti, se non il principale, per la gestione ed il mantenimento del potere.
pierodm ha scritto:La nostra discussione, in definitiva, verte esattamente sul punto di rottura, di divaricazione nel quale si moltiplicano le diverse "morali", non sul fatto (ovvio) che esistano, né sul loro divenire nel tempo (fatto altrettanto ovvio).
La nostra discussione verte sul fatto che ciascuna di queste morali serva a ordinare e reggere un sistema o sotto-sistema, fornendo ad alcuni comportamenti una legittimazione "superiore", a costo di porsi in stridente contraddizione con gli altri livelli della morale, o con la morale applicata ad altri soggetti che fanno parte dello stesso corpo sociale.
Io veramente avevo creduto di capire che questo non era elemento di discussione, tanto lo diamo per assodato, quanto lo fossero le nostre politiche per porre rimedio a cio'. Come e perché, quindi. Se esiste una "questione morale" diamo per assodato che per lo meno a livello di percezione identifichiamo le divaricazioni, ... ma la soluzione è morale?
Credo che queste divaricazioni siano sempre state percepite e discusse, almeno nei contesti in cui cio' era possibile senza finire sul patibolo per aver offeso qualche faranone o potente. Sono un po' come i conflitti generazionali. Ogni generazione ha il suo, anche se il nostro (del momento) sembra sempre il piu' acuto. E c'è relazione tra le due cose, visto che morale e genitorialità sono fortemente legate.
Ora se siamo d'accordo su questo ed anche sul fatto che la soluzione è politica e non morale, mi associo al tuo dubbio di non sapere bene cosa e perché stiamo discutendo.
Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)