franz ha scritto:...Un contesto simile, a livello locale e anche nazionale, lo troviamo in USA, Canada, Australia, Germania. In alcuni sono referendum nazionali, in altri solo locali (ma "locale" in USA significa anche California, ... = 38 milioni di abitanti) per cui la dimensione della popolazione per me non conta. Le "tradizioni" non contano.[...]
Che c'entra essere conservatori con il tener conto della propria storia?
Non inteno affatto dire che le situazioni non cambiano e non devono cambiare, ma che se si vuole cambiare in meglio bisogna
anche tener conto del passato.
Quanto alla Svizzera, non mi sembrano da poco critiche come questa fatta dagli stessi svizzeri. Dal
Dipartimento Svizzero degli Affari Esteri:
Gli oppositori del sistema sostengono che è lento e complicato. Possono passare anche cinque anni prima che un'iniziativa popolare diventi legge, I referendum possono anche essere utilizzati per rimandare cambiamenti sociali o politici. Un esempio è quello del diritto di voto per le donne, approvato dal Parlamento nel 1959, ma poi respinto dall'elettorato (interamente maschile) in un successivo referendum. Gli uomini approvarono il progetto solo nel 1971. [...]Lo so che tu del problema del voto alle donne svizzere non desideri parlare, ma a me pare un esempio molto grave di conservatorismo: un'ovvia norma di rispetto dei diritti umani, ormai riconosciuta anche in Italia da più di un decennio (con la benedizione anche dal PCI di Togliatti, che al tempo aveva tutte le ragioni di temere per l'influenza della chiesa sulle donne, soprattutto nelle zone rurali meno colte) è stata ritardata di altri dodici anni dai competentissimi elettori (solo maschi) della avanzatissima Svizzera: mi sembra un fatto sul quale è necessario riflettere.
Sul funzionamento della DD in USA, Germania etc. aspetto di avere informazioni più precise, in quanto finora ho cercato soprattutto il caso Svizzero, che è considerato da praticamente tutti come un caso particolare ed unico.
Quanto a me personalmente, mi pare di aver sperimentato alcuni aspetti della democrazia diretta in due situazioni, e non ne ho avuto una buona impressione.
Nel primo caso erano le assemblee degli universitari ai tempi del '68: regime assembleare spinto dove si praticava una sorta di democrazia diretta che in realtà comportava che dei giovani "leader" molto bravi come oratori riuscivano a condizionare e a dirigere l'orientamento di intere assemblee.
L'altra situazione, ben più limitata, sono le assemblee di condominio in condomini grandi (più di 100 famiglie). Anche lì - in situazioni paragonabili a quelle di un piccolo paese - la DD si risolve in due possibili modi: o si delegano le decisioni importanti ad un gruppo di persone di buona volontà e sufficientemente competenti nella gestione della cosa pubblica (ed allora si passa nei fatti ad una forma di democrazia rappresentativa) oppure la DD si risolve in liti senza fine, finché quache gruppetto non si organizza ed approfitta della distrazione degli altri per far prevalere le proprie opinioni.
Con questo non voglio negare che la DD possa avere dei pregi, voglio però sottolineare che non è così automatico che i pregi si manifestino, ma anzi è necessario - se si vuole instaurare una DD - che le regole siano ben definite, molto chiare sia sulle modalità di svolgimento sia sui temi sui quali viene applicata.
Annalu