Qualcosa si muove nel PD ... grazie al risultato del M5S alle elezioni 2013.
Il tempo è necessario per fare bene il punto della situazione politica e per proporsi a Governare l'Italia.
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8 punti per un Governo di emergenza: (
http://www.areadem.info/adon.pl?act=doc&doc=16365)
1) Legge elettorale
2) Taglio dei costi della politica e riduzione del numero dei parlamentari
3) Conflitto di interessi
4) Legge anticorruzione
5) Riduzione spese militari
6) Rimborso dei crediti vantati dalle aziende nei confronti dello Stato
7) Esenzione IMU per la prima casa
8) Interventi urgenti poer l’occupazione
L'editoriale di Marina Sereni Risultato deludente ma ora serve Governo del cambiamento Non e' il risultato che speravamo, non e' il risultato che avremmo voluto commentare in questa newsletter. Ma in democrazia gli elettori hanno sempre ragione e i numeri sono chiari: alla Camera abbiamo ottenuto una maggioranza ristretta di voti, che produce una significativa maggioranza di deputati, mentre al Senato - dove pure il centrosinistra e' primo nei suffragi - in termini di seggi abbiamo una maggioranza relativa insufficiente a garantire la fiducia ad un Governo.
E' un risultato molto deludente che non può e non deve essere edulcorato: il disagio e la disperazione sociali dei ceti più impoveriti dalla crisi e la sfiducia verso la politica tradizionale hanno prodotto un terremoto che ha investito anche noi.
Un quarto circa degli italiani si e' rivolto al M5S e il risultato della destra di Berlusconi e' molto più significativo di quanto fosse lecito attendersi, alla luce del disastro economico, sociale, morale che quella classe politica ha prodotto nell'ultimo decennio.
Ora abbiamo due questioni davanti, in ordine di importanza: la prima riguarda l'Italia. Non possiamo lasciare il Paese senza Governo, i problemi economici e sociali sono troppo acuti per poterci consentire una situazione di instabilità. Disoccupati, precari, cassaintegrati, commercianti, artigiani, imprenditori, famiglie povere si attendono dal Parlamento che faccia leggi e scelte per rispondere alle loro esigenze. Nessuna forza da sola ce la può fare. Gli elettori hanno chiesto a gran voce un cambiamento, non capirebbero giochetti sulle alleanze. Bersani, leader della coalizione che ha avuto il maggior numero di voti, ha preso l'iniziativa e avanzato una proposta. A tutti gli altri, a cominciare dal M5S, la responsabilità di dire cosa sono disposti a fare per evitare una situazione di paralisi o nuove elezioni. "A ognuno di fare qualcosa" avrebbe detto il filosofo italiano della non violenza Aldo Capitini.
Il secondo terreno di riflessione per noi riguarda il Pd, i perché del nostro risultato insoddisfacente. Credo sia giusto interrogarci seriamente su alcuni nodi: perché nelle zone popolari delle grandi città e' Grillo e non noi ad intercettare principalmente il malessere sociale, perché nel ceto medio impoverito siamo stati avvertiti distanti dal dramma quotidiano di tanti piccoli imprenditori, perché i giovani non ci hanno considerato affidabili e credibili più di altri per restituire loro speranza e futuro, perché al Sud Berlusconi recupera così tanto e noi abbiamo una emorragia di voti in tutte le direzioni, soprattutto verso M5S. Ogni spiegazione ha una parte di verità ma diffido da chi ora sembra aver capito tutto e ieri dava per scontata la nostra affermazione. Sarebbe un errore gravissimo usare l'analisi di questa mancata vittoria per una resa dei conti interna, sarebbe uno schiaffo dato prima di tutto ai nostri elettori, ai tanti che hanno fatto con noi una difficile campagna elettorale. Sarebbe anche un errore far finta di nulla, o rifugiarsi in analisi consolatorie e autoassolutorie.
Mercoledì si terra' la direzione nazionale del Pd, sarà un primo passaggio di confronto democratico che inevitabilmente deve mettere al centro la proposta politica da avanzare al Capo dello Stato, alle altre forze politiche, al Paese, per evitare l'ingovernabilita' e un peggioramento insostenibile della crisi economica.
Poi ci dovranno essere tempo e luogo per tornare su di noi, per riflettere su cosa dobbiamo cambiare del nostro modo di essere, su come far diventare il Pd una forza davvero popolare, radicata socialmente, presente la' dove la vita reale scorre con i suoi drammi e le sue gioie... Il risultato ci dice che non sono bastate le primarie, che su come essere "partito nuovo" abbiamo ancora molto da fare. Ma prima di noi viene l'Italia e ora abbiamo la responsabilità di provare a fare il Governo del cambiamento.