da pierodm il 27/02/2011, 13:25
Annarosa
Perfino io? Ecosa mai avrei di speciale?
Qualcosa hai, non dico di speciale e tanto meno di esclusivo, ma sicuramente di personale e caratteristico: e l'ho anche specificato.
Se le mie considerazioni tui hanno deluso o ferito mi spiace, non era mia intenzione.
...Essere polemica invece sì, era mia intenzione, perché ti stimo abbastanza da presumere che avresti capito quali erano gli aspetti che volevo criticare.
Nessuna ferita. Mi ha deluso il tuo punto di vista complessivo, più che qualche singola affermazione.
La polemica mi piace, non ho niente contro la vis polemica - semmai è la filosofia del forum che sembra essere timorata di tutto, compresa la polemica e tutto ciò che puzza di "personalistico".
Non mi piace invece -come potrebbe? - una polemica, e perfino un garbato dissenso, basato sul nulla, o su un'interpretazione cervellotica di ciò che è staqto detto.
Anche per me vale la corrispondenza tra irritazione e stima verso le potenzialità che riconosco al mio interlocutore.
Se avessi la percezione di un dialogo, una polemica, che si stanno sviluppando con una persona candidamente ignorante, o succube di una condizione personale difficile, stai certa che sarei disposto a dire di tutto e a tradire ogni mia più riposta convinzione, allo scopo di non ferirla: è successo tante volte nella mia vita, tanto da far dire a qualcuno che mi ha conosciuto che "la mia debolezza è la debolezza degli altri".
Flavio
Io penso che, tra diversi (a volte simili), dovremmo più spesso cercare di comprenderci dal punto di vista umano, della storia personale, delle aspirazioni.
Hai ragione, e in effetti a questa "umanizzazione" del dialogo avevo accennato in un mio post di qualche tempo fa, anche questo immediatamente ingarbugliato e deviato verso altri significati.
Ciò non siognifica che debba cambiare la natura del forum, ma semplicemente che dovrebbe - avrebbe dovuto - essere lasciato libero di rispecchiare la spontaneità degli interlocutori: come in ogni conversazione e ogni discussione, il treno dei discorsi non viaggia mai - nemmeno nei seminari più accademici, meno che mai nelle occasioni inforemali - su binari rigidi e controllati, censurati, impaludati per cui qualcuno si senta legittimato a dire che "qui non si fanno battute di spirito" o "qui non si raccontano barzellette" o "qui non si parla di letteratura", o ad accusare gli altri di "farsi pippe mentali".
Questa pretesa di organizzare la spremitura delle intelligenze, e separare il presunto "olio buono" della dissertazione politica dalla morchia dell'esperienza personale, è comprensibile solo in una mentalità burocratica e tecnocratica: la libertà è un rischio, ma è il solo modo per sperare di ottenere risultati interessanti e una vera affezione al luogo e alla compgnia, e per dare un significato diverso a ciò che altrimenti è solo uno scontro sgradevole di personalità differenti.
Quanto alle "opinioni", poche cose sono così tristi e irrilevanti quanto un'opinione sterilizzata da tutto ciò che è personale, unico e in qualche modo "biologicamente contaminato": sono intercambiabili, non significano nulla, perché sono appese al nulla.
Io posso rispettare anche l'opinione che mi sembra più assurda, o nefasta, se rappresenta una vita, una persona, ma che motivo ho di rispettare una frase buttata là da un nickname? E' questo che genera lo scontro basato sul disprezzo.
Le donne
Le donne sono in apparenza poco contaminate dal potere politico, ma il potere politico è solo un aspetto del potere che regola e governa la società.
Le donne portano su di sé il peso di una gravissima responsabilità: l'educazione e la gestione della famiglia.
Attraverso la maternità e l'educazione hanno rappresentato per secoli la cinghia di trasmissione di una cultura, attraverso il ricatto affettivo. Non "colpevoli", e anzi esse stesse pime vittime di quella cultura, ma anche corresponsabili, sia verso i figli maschi, sia verso le figlie femmine.