da pierodm il 06/02/2011, 14:06
Ero certissimo che Cameron sarebbe stato prontamente citato, come fonte di saggezza, specialmente da alcuni nostri amici: non è un caso che Cameron rappresenti il partito conservatore, cosa che non significa automaticamente che dobbiamo rifiutare le sue eventuali ragioni, ma un qualche significato dovrà pure averlo.
In ogni post su questo argomento, comunque, c'è almeno un pizzico di ragione - come sempre succede - ma l'intervento con il quale personalmente concordo di più è quello di Stefano: Ignoranza,stupidità e presunzione (indebita),sono le cose che mi vengono in mente. Il multiculturalismo non è altro che il nome nuovo dato ad una cosa che esiste da quando esiste l'uomo.
Vorrei, in questo senso, portare la mia pietruzza come contributo alll'argomento.
Una pèietruzza chiamata Roma.
Sono nato e cresciuto in una Capitale, nel dopoguerra, che ha probabilmente rappresentato l'esempio più massiccio di immigrazione dal centro e sud Italia, più grande rispetto perfino a città industriali come Torino o Milano.
La mia famiglia - poiché mio padre era un trasteverino cresciuto nel centro storico, stanco di vecchie case - durante la mia infanzia e prima adolescenza ha gironzolato nei diversi quartieri della periferia edificata dai palazzinari ad uso e consumo delle migliaia e migliaia di "immigrati" centro-meridionali.
Le scuole elementari e medie, rionali, erano costituite da classi di trenta o quaranta ragazzini che parlavano tutti i dialetti possibili, dal napoletano al pugliese, ciociaro, siciliano, umbro, marchigiano.
I ministeri erano occupati in larga maggioranza da questo tipo di italiani, che chiamavano per via clientelare amici e parenti dai paesini di origine.
Ebbene, non ricordo di aver mai visto o sentito un solo lamento, una sola offesa, un gesto di malanimo o di ribellione da parte di qualcuno.
C'era, secondo le abitudini romane, una vivace predisposizione alla presa in giro di tutti verso tutti, ma senza la minima acredine. Non ho mai assistito ad una rissa per motivi etnici.
E sarebbe, per inciso, sommamente sbagliato pensare che in fondo "eravamo tutti italiani" e quindi la pacifica, spesso allegra, convivenza era più semplice: le differenze erano notevoli, molto, molto, molto più accentuate di quante non siano oggi tra milanesi e napoletani, abruzzesi e veneti, o tra giovani albanesi o bosniaci e giovani siciliani o piemontesi.
Mi fermo qui, come pura testimonianza sui fatti.
A me sembra che sia sbagliato parlare di pluralismo, che è cosa importante e che confina con il multiculturalismo, ma che rimane cosa diversa: il pluralismo è un valore eminentemente politico, il multiculturalismo è un fenomeno sociologico, psicologico, umano, culturale.
Il pluraliusmo può, in qualche modo, essere assunto e imposto per legge, ossia attraverso regole e istituzioni.
La fusione, o l'assimilazione, la convivenza tra culture diverse è un fatto molto più complesso, e chiama in causa fattori esistenzuiali, caratteriali e storici che dipendono da leggi e istituzioni solo marginalmente.
Ranvit ha la sua parte di ragione, quando dice che la sinistra, i progressisti, hanno difficoltà ad affrontare questo tema: ma è esattamente la difficoltà che i progressisti hanno nell'affrontare la gran parte dei problemi difficili, spèecialmente se si tenta di affrontarli senza facili scorciatoie, come è invece tipico della destra.
Volendo estremizzare, ma nemmeno tanto, diciamo pure che è la democrazia stessa ad essere difficile. Risolvere, o indicare un'ipotetica soluzione di natura autoritaria è molto più facile.
Il problema dell'Islam è, se posibile, ancora più complicato. Specialmente per la sinistra.
Da un lato, per la sinistra, c'è il dovere politico e morale di sostenere la tolleranza, in quanto diritto civile - pluralismo.
Ma dall'altro c'è il problema di osteggiare il fanatismo, l'oscurantismo, l'integralismo religioso, assai simile al fanatismo e all'oscurantismo cattolico che ha pesato per secoli su molte culture occidentali.
A me non sembra che sia facile risolvere questo intreccio: certamente più facile tagliare questo nodo secondo l'ipocrisia e il cinismo della destra.
Chi ama le risposte semplicistiche e liquidatorie, si accomodi: la strada è nota, e si troverà in bella compagnia.