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Obiezione di coscienza

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Obiezione di coscienza

Messaggioda pierodm il 11/10/2010, 21:11

Annarosa - Sono convinta che molta della litigiosità degli ambienti di centrosinistra sia legata alla mancanza di prospettive, all'aspettativa di sblocco di questa crisi di valori e di ideali, sempre delusa e frustrata

Io non credo che sia questa la ragione principale della litigiosità. Lo è semmai della crisi della sinistra: insomma, quelle che tu indichi sono ragioni troppo grandi e troppo serie per conseguenze in fondo di piccolo calibro come la litigiosità.
Ma c'è forse una dimensione che lega le due diverse grandezze del problema, che credo si possa sintetizzare in una domanda: quanto grande può essere la diversità delle idee all'interno di una parte politica, di un partito?

Fatta la domanda, non mi sembra necessario teorizzarci sopra. Preferisco andare al caso concreto, all'esempio pratico.
Si può discutere pianamente, serenamente, civilmente con qualcuno che sostiene i gulag di Baffone e ne celebra le virtù?
O con un negazionista dell'Olocausto? O, se gli esempi citati sembrano eccessivi, con chi definisce "lamentazioni" quelle di chi parla della miseria, dello sfruttamento colonialista, o chi sbuffa spazientito quando sente nominare il capitalismo con un accento che sia poco poco critico? Mi fermo qui con gli esempi, credo che sia chiaro il concetto.

Il vero problema è che in questa sinistra, o centro-sinistra, c'è tutto e il contrario di tutto, e quindi chiunque si sente legittimato a dire qualunque cosa, a sostenere qualunque tesi: il minimo che può succedere è che si litighi, ma non è questa la cosa più grave.
Il problema vero è la diversità surreale, paradossale delle diverse correnti di pensiero - una diversità inconciliabile, non per il capriccio di qualcuno, ma per una pura questione di merito.

In questo quadro è probabilmente ben vero quello che dici: se facessimo parte, come un tempo, di un gruppo numeroso e vivace, i contrasti si risolverebbero con maggiore facilità, perché nel gran numero le differenze si confondono, si annacquano, almeno per gli aspetti più stridenti.
Essendo pochi, nel forum, ognuno acquista peso e dimensione, e dunque ha maggiori responsabilità: a cominciare da chi il forum lo gestisce, che può avere qualche difficoltà ad applicare criteri e "regole" pensate per un traffico più concitato, più anonimo e a rischio di finire fuori controllo.
In un contesto più ridotto, in particolare, ogni presa di posizione, ogni corrente di pensiero sostenuta con particolare animosità o ostinazione o insistenza tende inevitabilmente ad improntare di sé l'intero contesto, ossia ad assumere il ruolo per così dire di ideologia prevalente,, o perfino "ufficiale", del contesto stesso: inevitabile la ribellione di chi quella corrente di pensiero non condivide.
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Re: Obiezione di coscienza

Messaggioda flaviomob il 11/10/2010, 21:55

Non è solo litigiosità, c'è anche del rancore. Quello di Vittorio (Ranvit) ad esempio è evidente e in parte comprensibile. Però la sinistra 'radicale' non può essere soltanto colpevolizzata, perché ha portato voti che a Prodi erano necessari per vincere e governare, si è spaccata nettamente sulla prospettiva della (s)fiducia a Prodi, ha risentito di una forte polarizzazione cavalcata anche da alcuni centristi, è stata anche strumentalizzata da qualcuno (baffuto), pare, per fare un 'ribaltino' e in ogni caso non bisogna confondere la base della sinistra radicale con alcune sue espressioni partitiche, un po' perché vi sono persone che nonostante posizioni più radicali hanno deciso di votare a più riprese per le forze più consistenti del cs (PDS DS PD) per senso di responsabilità pur non sentendosi appieno rappresentate, o hanno votato per forze minori ma più 'responsabili' rispetto al PRC (o a come venne considerato). Inoltre per divorziare bisogna essere in due e forse una trattativa più intensa verso queste posizioni, che in sostanza chiedevano politiche sociali più intense (ma più 'costose'), poteva portare ad un altro tipo di risultato. Ma capisco che di fronte al fallimento sia umano portare rancore o ritenere che il torto sia tutto in una minoranza politica troppo rissosa ed incontrollabile. Anche se in soldoni questa stessa parte politica riuscì con sole due defezioni, i celeberrimi Rossi e Turigliatto, a digerire persino un finanziamento della guerra in Afghanistan (perché guerra è l'unico termine che si può utilizzare seriamente, insieme a 'fallimentare') che non era inscritta in alcun programma politico di coalizione. Anche se è arrivato il fratello coltello Veltroni a far saltare un'altra volta il banco... ma il torto è vero è sempre da una parte sola, da chi da anni sta dalla parte del torto, appunto... Il dilemma è doppio, perché qui si deve tentare di governare partendo da quella che è un'idea minoritaria nel paese: la responsabilità, la solidarietà sociale accompagnata dal necessario rigore nei conti, un livello di etica e moralità pubblica quantomeno non inguardabile, l'esigenza di riforme strutturali serie in un paese gattopardesco in cui si sono stratificate prassi divergenti, culture quasi inconciliabili, trasformazioni e trasformismi a macchia di leopardo (o di gattopardo, appunto). Ho visto Bersani su raitre mi ha fatto quasi tenerezza. Ha una comunicazione non verbale lontanissima dall'oggi, dalla cultura dell'immagine e ogni tanto si perde sulla sintassi, sembra genuino e oggi questo potrebbe sembrare il suo peggior difetto. Come uscire dal rancore? Si può uscire? E per andare dove, là fuori?


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: Obiezione di coscienza

Messaggioda trilogy il 11/10/2010, 22:19

pierodm ha scritto:Il vero problema è che in questa sinistra, o centro-sinistra, c'è tutto e il contrario di tutto, e quindi chiunque si sente legittimato a dire qualunque cosa, a sostenere qualunque tesi: il minimo che può succedere è che si litighi, ma non è questa la cosa più grave.
Il problema vero è la diversità surreale, paradossale delle diverse correnti di pensiero - una diversità inconciliabile, non per il capriccio di qualcuno, ma per una pura questione di merito.


Interessante quello che dici, però siamo a discutere, litigare, insultarci qua. su perlulivo.it e non
su popolodellalibertà.arcore quindi qualche cosa che ci distingue dagli altri e ci accomuna c'è altrimenti saremmo altrove.
Cos'è? :?

ciao
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Re: Obiezione di coscienza

Messaggioda pianogrande il 11/10/2010, 22:36

Insisto su un concetto.
Per esprimere una opinione non c'è bisogno di nessun prerequisito particolare.
Il forum funziona se ci si sente liberi di esprimere opinioni e di discuterne senza l'angoscia di essere etichettati e marchiati ed incasellati etc.
Chi è addetto a far funzionare il forum fa tanto meglio il suo mestiere quanto più questa serenità nella partecipazione al forum si legge tra le righe (o, anche , nelle righe).
Qui parte subito una etichetta, quella del "buonismo".
Ecco.
Ho anche io i miei pregiudizi.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Obiezione di coscienza

Messaggioda flaviomob il 11/10/2010, 23:07

Ci piace l'olio buono... :)


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Re: Obiezione di coscienza

Messaggioda trilogy il 11/10/2010, 23:13

flaviomob ha scritto:Ci piace l'olio buono... :)


Appunto :D

L'olivo (Olea europea) è una pianta sempreverde originaria del Medioriente ma, già nell’antichità si
diffuse in tutta l'area mediterranea. È utilizzato per vari usi e può assumere dimensioni e forme
molto variabili,
le molteplici varietà (cespuglio e cultivar) conferiscono all’olivo caratteristiche
morfologiche anche molto disomogenee,
che divengono tipiche del paesaggio che le ospita.
La pianta comincia a fruttificare verso il 3°-4° anno, inizia la piena produttività verso il 9°-10°
anno; la maturità è raggiunta dopo i 50 anni. Una pianta longeva, in condizioni climatiche
favorevoli, può vivere anche mille anni.
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Re: Obiezione di coscienza

Messaggioda pierodm il 12/10/2010, 1:09

siamo a discutere, litigare, insultarci qua. su perlulivo.it e non
su popolodellalibertà.arcore quindi qualche cosa che ci distingue dagli altri e ci accomuna c'è altrimenti saremmo altrove.
Cos'è?


Buona domanda. Ottima.
La risposta è che non lo so, o meglio, che me lo chiedo spesso senza riuscire a darmi una risposta sensata e convincente.
Meglio ancora, le risposte che riesco a darmi sono molte, troppe, per essere convincenti.
Forse non c'è una risposta che sia valida per tutti. Forse tra le risposte ce ne sono alcune - molte - che non sono né ideologiche, né strettamente politiche, ma assolutamente personali in senso psicologico.

Per esempio, nel caso di ateggiamenti particolarmente livorosi, viene da pensare che ci sia molto più gusto a dare dello stronzo a quelli di sinistra stando dentro ad un'area di sinistra, piuttosto che farlo in un contesto di destra - questo atteggiamento riguarda coloro che nella partecipazione politica cercano proprio la soddisfazione dell'invettiva e della teatralità.
Ci sono poi coloro che ritengono di dover insegnare qualcosa di specifico a chi ritengono che ne abbia uno specifico bisogno: è il caso del "liberalismo", che ci viene continuamente riproposto come se ci fosse sconosciuto, o come se fossimo stati colti nell'atto di calpestarlo e disprezzarlo a seguito di una ottusa ignoranza.

Sto dicendo, insomma, che il fatto di ritrovarci in un medesimo forum, o in un medesimo partito, non significa - evidentemente - che si sia realmente "accomunati". Quanto poi a "distinguerci dagli altri", sarebbe bello che ciò fosse vero per tutti: troppe volte infatti a me riesce difficile distinguere certe idee, certe posizioni da quelle degli "altri".

Io credo che questo problema che riguarda, per così dire, noi peones, metta in evidenza una questione analoga rimasta irrisolta: la fantasiosa e velleitaria esaltazione della famigerata "ricchezza delle diversità" che ha per lungo tempo campeggiato sui labari del centro-sinistra, per conoscere solo negli anni più recenti una pietosa obsolescenza.
Una ricchezza delle diversità che cercava di giustificare e anzi esaltare l'adunanza sotto le bandiere<progressiste di truppe sparse provenienti dalla diaspora del pentapartito: cosa accomunava questa gente?
Il fatto di aver battuto la grancassa su questo adeste fideles di truppe sparse e disomogenee ha di fatto impedito di rispondere a questa domanda, o anche solo di porsi il problema: l'unica risposta forse sensata - l'anti-berlusconismo - è stato anzi ripetutamente bandita, con qualche ignominia, perché giudicata riduttiva.

In realtà a me sembra che ci dovremmo porre il problema da un altro punto di vista: esiste infatti una significativa divaricazione tra il livello di consapevolezza, di rinnovamento della classe dirigente del centro-sinistra (più brevemente PD) e il livello dei problemi che esistono nella realtà, sia globale sia nazionale.
La classe dirigente del PD - insieme con quella parte di noi con la quale capita di litigare spesso - diciamo che cerca di vincere la guerra precedente: si pone obiettivi riformistici ormai datati, e la stessa - già ricordata - insistenza sul "liberalismo" in modo spesso così scolastico si pone in modo irrimediabilmente debole nei confronti della situazione quale si manifesta del sistema socio-economico attuale.
Nella base del centro-sinistra, invece, si avverte con diversa consapevolezza questo gap, e non ci si accontenta delle spiegazioni scolastiche, né tanto meno di una pura e stanca retorica democratica: non dimentichiamo che la maggioranza della cosiddetta "base" del centro-sinistra non è propriamente fatta di gente che si rincoglionisce davanti al Grande Fratello o al TG4 di Fede, se vogliamo capirci, e nemmeno al TG1 di Minzolini. Anzi, non è fatta di gente che si ricoglionisce, punto e basta.
Non accettare questo gap rientra in una lunga e onorevole tradizione culturale, con importanti picchi di eccellenza intellettuale: tanto per dirne una (non scelta a caso) l'interpretazione, direi perfino il "racconto" della democrazia e del liberalismo in forma scolastica e dogmatica sono stati respinti già molti anni prima che si affermasse la democrazia di massa e, tanto più, la globalizzazione del capitalismo e della finanza.

Il confronto/scontro è esattamente questo, tra chi vorrebbe la "fine della storia", senza se e senza ma, e con quella della storia la fine di tutte le idee e i valori del progressismo che ci hanno accompagnati per duecento anni, e tra chi invece vuole discutere, analizzare, e non vede nessuna fine della storia.
Forse è vero che sarebbe ora di dismettere la distinzione tradizionale tra destra e sinistra: sia pure, a patto che a quella si sostituisca la distinzione tra gli àscari dell'aziendalismo e del capitale, e coloro che non vogliono arrendersi al conformismo liberista e all'imbalsamazione della salma del liberalismo.
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Re: Obiezione di coscienza

Messaggioda ranvit il 12/10/2010, 10:07

Nessun rancore caro flaviomob (sono troppo concreto per perdere tempo con i tanto amati psicodrammi della sinistra "italiana"...io sono per la sinistra europea) ma presa d'atto finale che tra sinistra radicale e sinistra riformista (cosi', tanto per capirci) è arrivato il tempo della separazione definitiva. Non c'è stata solo la defezione di Rossi e Turigliatto, ma soprattutto la continua quotidiana apparizione in Tv di Diliberto, Ferrero, Bertinotti & Co con le loro stupidaggini "infantili e velleitarie" a scavare la fossa al governo Prodi. Che pure avevo pesantemente contestato per l'incredibile e fantozziano colpo ai propri coglioni con l'aumento delle tasse al proprio elettorato!

Ammiro molto franz che cerca tutt'ora il dialogo ma credo che il suo sforzo sia una ingenuità intellettuale (o un refuso della passata appartenenza alla verbosità del Pci?) che ha preso il sopravvento sulla sua riconosciuta razionalità.

Dice bene pierodm (prendendo spunto mi pare dal mio intervento precedente) : "quanto grande può essere la diversità delle idee all'interno di una parte politica, di un partito?".
E anche : "in questa sinistra, o centro-sinistra, c'è tutto e il contrario di tutto, e quindi chiunque si sente legittimato a dire qualunque cosa, a sostenere qualunque tesi: il minimo che può succedere è che si litighi, ma non è questa la cosa più grave.
Il problema vero è la diversità surreale, paradossale delle diverse correnti di pensiero - una diversità inconciliabile, non per il capriccio di qualcuno, ma per una pura questione di merito."

Poi pero' dice anche : "Per esempio, nel caso di ateggiamenti particolarmente livorosi, viene da pensare che ci sia molto più gusto a dare dello stronzo a quelli di sinistra stando dentro ad un'area di sinistra, piuttosto che farlo in un contesto di destra - questo atteggiamento riguarda coloro che nella partecipazione politica cercano proprio la soddisfazione dell'invettiva e della teatralità." Toh.....guarda chi parla : il bue dice cornuto all'asino!

Ormai la diversità è troppo grande! Facciamola finita!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Obiezione di coscienza

Messaggioda Iafran il 12/10/2010, 10:48

ranvit ha scritto:Ormai la diversità è troppo grande! Facciamola finita!

Anche qui, guerra?
Invece di dare valore (come minimo "statistico") agli interventi dei singoli ci si accalora tanto sulle proprie posizioni che (spesso senza volerlo) si arriva ad offendere (ranvit, la sinistra europea penso che non sia immune da "psicodrammi"). Ma ognuno di noi, in questa sede, ha importanza perchè contribuisce a rappresentare una certa parte della variegata società italiana.
Ad altri (ai nostri politici, se ci dovessero leggere e lo dovrebbero fare!) dovremmo lasciare il compito di conciliare le risposte migliori per la collettività.
Non si tratta di convincere nessuno, ma di esporre la propria idea, che dovrebbe essere apprezzata proprio perchè diversa.
Ci lamentiamo che mancano le sedi di discussione e a questa (il forum) le diamo quasi l'importanza di uno "scranno parlamentare"?
Io trovo molto utili gli spunti di analisi, di critica, di conoscenza che riportano i post. Sono illuminanti questi.
Quelli di altra natura, a volte, distraggono l'attenzione.
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Re: Obiezione di coscienza

Messaggioda pierodm il 12/10/2010, 12:12

Asino - Ammiro molto franz che cerca tutt'ora il dialogo ma credo che il suo sforzo sia una ingenuità intellettuale (o un refuso della passata appartenenza alla verbosità del Pci?) che ha preso il sopravvento sulla sua riconosciuta razionalità

Che i Trifidi abbiano preso possesso del corpo di Franzeschiello? ... presto, presto, accorra l'Esorciccio !

Firmato - il Bue

PS
La verbosità del PCI?
La riconosciuta razionalità?
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