Mi ero ripromessa di rispondere alle obiezioni di Franz, ritornando sul concetto di democrazia economica, che è appunto un concetto, non il movimento del filosofo indiano, né un travestimento dell’egualitarismo sovietico, è solo un concetto come lo è la democrazia politica, un sistema istiuzionale che prevede al suo interno non solo la possibilità di votare i propri rappresentanti e il bilanciamento dei poteri, ma tante altre cose volte ad ottenere il massimo di giustizia, equità, libertà e sviluppo per i cittadini della polis, appunto. All’interno della democrazia politica, infatti sono previste garanzie per la privacy, per la sicurezza , per l’educazione e l’informazione e per il libero dispiegamento delle iniziative economiche, sociali e culturali, insomma, avete presente gli articoli della Costituzione?
Io contesto che la libertà economica consista solo nel consentire agli attori economici più forti di prevalere come farebbero in un mercato senza regole, perché è vero che anche la giungla ha un suo equilibrio, ma a nessuno di noi piacerebbe viverci.
Dovrei riprendere troppi argomenti, come i mutui subprime, che secondo Franz sono stati imposti dal governo americano, cosa di cui io non ho notizia. Non credo tra l’altro che anche i prestiti al consumo o le carte di credito concesse con lo stesso criterio, vale a dire a forte rischio di insolvenza, siano stati imposti dal governo americano. La verità è che il mercato americano del lavoro è costituito da una vasta platea di working poors e di lavoratori generalmente non tutelati, che bisognava comunque inserire nei circuiti del consumo, compensando il rischio con tassi molto più elevati. Una bomba ad orologeria su cui qualcuno ha pensato di scommettere, trovando il modo di utilizzare anche la debolezza economica di una parte della popolazione ( pare che il 25% dei mutui fosse subprime) per realizzare enormi profitti. Se questa non è giungla, ci somiglia.
Ho trovato molto interessanti i links che Franz ci suggerisce sempre così generosamente, specie quello che rimandava al giochetto di Tremonti, il quale ha cercato di sostenere che il PIL non è lo strumento più adatto per stabilire la salute di un’economia (soprattutto, perché da quando c’è lui il suddetto PIL è diminuito di più del 2%) e, come dice Tito Boeri, il reddito pro-capite, il pil diviso dalla popolazione residente in Italia, è addirittura diminuito di circa 1200 euro. In termini di potere d`acquisto, siamo scesi al di sotto della media dell`Unione Europea a 27, perdendo più di 10 punti percentuali rispetto agli altri. In effetti abbiamo fatto peggio di tutti sia nelle espansioni che nelle recessioni e, stando alle proiezioni del governo, il nostro pil dovrebbe anche nel 2010-11 crescere di un terzo in meno che in Francia e Germania.
Così Tremonti ha suggerito altri, più gratificanti indicatori come il numero delle automobili per abitante, il numero di cellulari, e altre amenità del genere.
Quando si parla di diseguaglianze si tende a fare lo stesso giochetto.
Franz dice: “La causa principale delle disparità è data dal rischio negli investimenti e nella vita quotidiana.”
Ma, viviamo sullo stesso pianeta?
Più sotto, sempre Franz, annuncia : “A questo problema la società ha da tempo trovato la soluzione: le assicurazioni.”
Sinceramente, su questo piano non ho più niente da dire. Salvo rammaricarmi che ai poveri sanculotti della Rivoluzione francese nessuno abbia mai parlato delle assicurazioni.
Soniadf