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Il boomerang del dialetto obbligatorio

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Re: Il boomerang del dialetto obbligatorio

Messaggioda franz il 23/08/2009, 10:43

mariok ha scritto:E ti pare cosa di poco conto.Vedo che su un punto siamo d'accordo. Ed allora perchè lasciarsi condurre verso un federalismo basato sulle regioni, che con la tua ipotesi che condivido ha in comune solo il nome? Il rafforzamento dei comuni e la loro progressiva aggregazione in province o entità simili (aree metropolitane, comunità montane o altro) avrebbe un senso esattamente opposto a quello che si sta facendo,

Ah, non so perché ci si lasci condurre verso un regionalismo spacciato per federalismo.
Diciamo che le ipotesi che vanno per la maggiore sono:
a) politici che non capiscono un tubo cerdono veramente che il regionalismo sia federalismo e spacciano cose per un'altra (ignoranza e buona fede)
b) politici in mala fede vendono merce avariata, spacciando una cosa per l'altra (consapevolezza della frode).
Alla base del malinteso c'è la credenza comune che il federalismo sia solo una forma piu' estrema di decentramento.
Io pero' continuo a parlare di federalismo intendendo per esso quello vero, non la pantomina regionalistica.
E quindi uso l'unico termine che conosco per descrivere il federalismo. Che è appunto "federalismo".
Approfondiamo in un altro thread, pls

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Re: Il boomerang del dialetto obbligatorio

Messaggioda mariok il 23/08/2009, 11:04

Giusto approfondire in altro thread e chiedo scusa per la digressione.

Tuttavia da quello che dici:

Ah, non so perché ci si lasci condurre verso un regionalismo spacciato per federalismo.
Diciamo che le ipotesi che vanno per la maggiore sono:
a) politici che non capiscono un tubo cerdono veramente che il regionalismo sia federalismo e spacciano cose per un'altra (ignoranza e buona fede)
b) politici in mala fede vendono merce avariata, spacciando una cosa per l'altra (consapevolezza della frode).


traggo giustificazione di quello che era originariamente il senso del mio intervento qui.

Perchè continuiamo ad inseguire Bossi, non solo nelle sue sparate quotidiane, ma anche in questo "pseudo-federalismo" che sta imponendo al paese?

Perchè nessuno (ed in primis il PD), con l'unica eccezione, bisogna riconoscerlo, dell'UDC, osa affermare che quello che la Lega, con la complicità del Pdl, ci sta imponendo è una boiata pazzesca che farà danni incalcolabili al paese?

Perchè il PD sta al gioco e si astiene su quella legge farsa sul federalismo fiscale? In quale delle due categorie da te indicate appartengono i politici anche del PD?

Io propendo per la categoria b). Ma quasi nessuno, per ignoranza o per calcolo, ha il coraggio di denunciarlo!
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Re: Il boomerang del dialetto obbligatorio

Messaggioda pierodm il 23/08/2009, 12:14

Giusto un'integrazone del mio post precedente, dall'editoriale di Scalfari sulla Repubblica di oggi, a proposito della nostra storia nazionale.

Il collante del berlusconismo consiste nell'appello continuamente ripetuto e aggiornato agli istinti più scadenti che rappresentano una delle costanti della nostra storia di nazione senza Stato e di Stato senza nazione.

Incidentalmente, devo dire che parlare di province o di decentramento amministrativo è interessante, ma ha poco a che fare con il federalismo, a meno di non voler cambiare il significato delle parole usate in politica - cosa che si può anche fare, ma rendendone consapevoli tutti.
Però dice bene Mariok, quando ricorda che il tema fedralista è stato lanciato dalla Lega, che ne detiene ancora la giurisdizione politica.
Quindi, poiché la politica dev'essere concreta e attuale, è con il federalismo leghista che bisogna fare i conti, senza prenderci in giro da soli come usa fare da alcuni anni il centro-sinistra.
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Re: Il boomerang del dialetto obbligatorio

Messaggioda mariok il 23/08/2009, 15:28

Oltre alla truffa, che andrebbe denunciata, di spacciare per federalismo una cosa che franz chiama "regionalismo", c'è un altro aspetto forse ancora più importante.

I grandi cambiamenti storici, oltre un corpo costituito da istituzioni, strutture ed ordinamenti, hanno anche un'anima, fatta di principi e valori.

La costituzione degli Stati uniti d'America fu ratificata insieme ai primi dieci emendamenti, noti come "Dichiarazione dei diritti".

Quali sono i principi ed i valori alla base di questo federalismo all'italiana? Quelli del razzismo, dell'egoismo localistico, delle barriere? E cosa mai di buono è possibile aspettarsi da un nuovo ordinamento nato da siffatti (dis)valori?
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Re: Il boomerang del dialetto obbligatorio

Messaggioda franz il 23/08/2009, 16:23

mariok ha scritto:Quali sono i principi ed i valori alla base di questo federalismo all'italiana? Quelli del razzismo, dell'egoismo localistico, delle barriere? E cosa mai di buono è possibile aspettarsi da un nuovo ordinamento nato da siffatti (dis)valori?

Già, vero ma qui si scivola nel pericoloso ...
secondo un sondaggio (l'immancabile sondaggio) anni fa emerse che:
1/3 degli italiani era favorevole al federalismo (qualsiasi cosa supponessero che fosse)
1/3 era nettamente contrario (idem)
1/3 era possibista ma senza un netto si/no.

la qual cosa mi ricorda pari esito sugli oroscopi.
1/3 ci crede, 1/3 no ed 1/3 gioca a dire "non ci credo ma non si sa mai .... forse sono veri, forse no". Possibilisti.

Il che sta a dire che non piu' che valutare l'ordinamento nato da siffatti (dis)valori, come sempre dobbiamo valutare i valori che nascono dal popolo italiano, a nord come a sud. Ognuno con i suoi dialetti, valori, spunti di razzismo oppure di solidarietà. Tutto si mischia, nulla si butta, anche se vorremmo buttare parecchio e tenere solo quello che vale.
Si parte dalla realtà che esiste ora (e che lo stato unitario ha creato in 150 anni) e non da quello che vorremmo che la realtà fosse stata, ma non è stata.

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Re: Il boomerang del dialetto obbligatorio

Messaggioda mariok il 23/08/2009, 19:26

Non sono d'accordo.

I valori ed i principi che hanno ispirato grandi trasformazioni ed eventi storici, non sono quelli che risultano da un sondaggio.

Sono i migliori o peggiori (a seconda dei casi) sentimenti ed "istinti" (come scrive oggi Scalfari) cui le classi dirigenti prevalenti del momento hanno "fatto appello" e che hanno saputo interpretare e rappresentare.

In ogni situazione, oltre un dato oggettivo (che si rileva appunto con un sondaggio), c'è anche un dato soggettivo (la volontà e la capacità di gruppi dirigenti, di avanguardie o di forze organizzate) che tentano di modificarlo.

Direbbe uno storico marxista (cosa che ovviamene non sono) che la storia dell'umanità è fatta di processi dialettici e non di semplici somme algebriche delle idee e dei sentimenti presenti nella società.

nulla si butta, anche se vorremmo buttare parecchio e tenere solo quello che vale


E invece credo che cose come queste vadano proprio buttate....

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Re: Il boomerang del dialetto obbligatorio

Messaggioda franz il 25/08/2009, 11:21

mariok ha scritto:Non sono d'accordo.
I valori ed i principi che hanno ispirato grandi trasformazioni ed eventi storici, non sono quelli che risultano da un sondaggio.

Ovvio, ma il risultato che osserviamo oggi, anche con i sondaggi (ma assai di piu' con le elezioni) è quello.
Se buoni propositi e grandi principi ispiratori alla fine producono il risultato che sappiamo, qualche riflessione va fatta.
Poi il problema non è buttare via Bossi e Borgezio ma capire perché in milioni li votano. Idem con Berlusconi.
Dovremmo "buttare via" metà dell'elettorato italiano?

Ma torniamo ai principi ispiratori.
Possono essere nobili ma non per questo è detto che siano per forza giusti. Possono essere nobili e sbagliati.

Per esempio per arrivare al concetto di ugualianza si puo' pensare che la strada maestra sia imporre la stessa legge ovunque.
Se siamo tutti soggetti alla stessa legge, da Bolzano a Lampedusa, siamo tutti uguali. Molto ideologico e molto nobile. Non esito a credere che 200 anni fa ci credessero veramente.

Se dopo 150 anni di questa ricetta si nota che l'ugalianza è solo di nome ma che di fatto aumentano le disparità (economiche e sociali) ci sono due strade: a) perseverare, come quel ragnetto stupido oppure b) cambiare strada.
Per cambiare paradigma si potrebbe osservare che luoghi e popoli diversi, per diventare piu' uguali, hanno bisogno di soluzioni (e leggi) diverse. Il che rappresenta la soluzione federalista-girondina, nettamente opposta a quella centralista-giacobina. Non è un caso che i paesi federali abbiano geo-disparità inferiori (indice di Gini) ed in costante calo mentre quello come il nostro abbiano disparità piu' elevate e crescenti.

Nobili principi ispiratori entrambi, quelli giacobini e girondini, solo che il primo si dimostra sbagliato a livello di risultato, tanto che oggi anche paesi che non sono strettamente federali (come UK) danno ampia autonomia a parlamenti locali (pagheca ci ha raccontato del galles e sappiamo che la scozia è autonoma da tempo). Anche la Spagna ed addirittura la Francia si stanno dando strutture decentrate. In francia oltre alle 22 regioni ed ai 342 arrondissement, puntano su piccoli distretti, chiamati cantoni, ne hanno circa 4000 e sono sedi elettorali e giudiziarie.

Ciao,
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Re: Il boomerang del dialetto obbligatorio

Messaggioda mariok il 25/08/2009, 14:58

Non ho motivo per mettere in dubbio le teorie da te esposte circa l'equazione: leggi uguali per tutti = centralismo = aumento delle disparità e di converso: leggi "su misura" = federalismo = minori disparità.

Mi permetto solo di esprimere la mia diffidenza per qualunque mito o visione che affidi ad un aspetto la soluzione di tutti i mali.

Le cause per le quali permangono o si aggravano le disparità, malgrado quadri normativi solo teoricamente "egualitari", sono molteplici e non solo connesse alla forma di organizzazione dello stato (che comunque non nego possa costituirne una, ma solo una tra le diverse cause).

Il mio punto di vista comunque non è ostile al federalismo, ma a questo pseudo-federalismo che si sta attuando ed ai suoi principi ispiratori, che di fatto la Lega sta avendo , per una serie di motivi, la capacità di imporci.Ed anche se rappresentassero la metà degli italiani, cosa tra l'altro che non corrisponde al vero, resto dell'opinione che il federalismo, e soprattutto le motivazioni che ne sono alla base, dei Bossi e dei Borghezio, non solo vadano buttati, ma vadano combattuti decisamente, non certo assecondati per il motivo che fanno parte della realtà e che quindi bisogna prenderne atto.

Anche il razzismo, le varie espressioni del nazismo e del fascismo, le pulsioni autoritarie di vario genere, il maschilismo, il misoginismo, l'omofobia, fanno parte della realtà e non per questo dobbiamo accettarli come dati ineluttabili.

Non dimentichiamo poi che gli elettori del cds sono circa 14 milioni su 50 (attorno al 28%) e di questi, quelli che votano Lega sono poco più di 3 milioni (più o meno il 6%). C'è un altro 72% che è o disperso in vari rivoli partitici o confuso o sfiduciato fino all'astensionismo.

Invece di inseguire quel 28%, o peggio una parte di esso pari al 6%, che pure non va ignorato, forse faremmo meglio a cercare di "conquistare" prioritariamente buona parte di quel 72% fornendo una credibile prospettiva alternativa alla "cultura" ed al governo oggi imperanti.

Quanto al merito, mi sembra di aver già scritto che considero i nostri comuni un ricco patrimonio della nostra democrazia. Essi rappresentano, soprattutto nelle realtà a dimensioni "più umane", istituzioni considerate effettivi punti di riferimento per i cittadini, strumenti di partecipazione e di aggregazione non sempre e non necessariamente "contro" gli altri, ma anzi spesso esempi di apertura e di accoglienza per i "diversi" (esemplare, da questo punto di vista, è l'esperienza del comune di Riace e della comunità curda sbarcata su quelle coste 11 anni orsono).

E' partendo dalle realtà comunali, che oggi la Lega e la destra stanno mortificando e soffocando finanziariamente, che dovremmo, PD in testa, costruire la nostra proposta di federalismo "aggregante" e realmente solidale (di quel solidarismo che non è lo slogan dietro il quale nascondere egoismi ed arroccamenti pseudo-identitari, ma che nasce dalle migliori esperienze delle nostre comunità locali).

Quello che invece stiamo facendo è accodarci ed accettare di fatto l'egemonia leghista, consolandoci di tanto in tanto con qualche "miglioramento" che ci vantiamo di aver ottenuto ad un progetto che non è e non viene percepito come nostro.
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Re: Il boomerang del dialetto obbligatorio

Messaggioda franz il 25/08/2009, 17:28

mariok ha scritto:Non ho motivo per mettere in dubbio le teorie da te esposte circa l'equazione: leggi uguali per tutti = centralismo = aumento delle disparità e di converso: leggi "su misura" = federalismo = minori disparità.

Mi permetto solo di esprimere la mia diffidenza per qualunque mito o visione che affidi ad un aspetto la soluzione di tutti i mali.

Le cause per le quali permangono o si aggravano le disparità, malgrado quadri normativi solo teoricamente "egualitari", sono molteplici e non solo connesse alla forma di organizzazione dello stato (che comunque non nego possa costituirne una, ma solo una tra le diverse cause).

Compreso. Vero che le cause sono molteplici e la realtà è molto complessa.
Tuttavia la politica (soprattutto quella riformista) ha il compito di intervenire in un ambito che è ben limitato.
Normalmente la politica lavora, democraticamente, facendo leggi. Riforme.
Si interviene quindi in un ambito di competenza che è molto particolare.
Le cause del razzismo potrebbero essere anche un disagio di origine psisosociale ma non è che allora la scelta politica è di arruolare milioni di pschiatri .... Le cause di una crisi di valori o di una crisi economica non vedono la politica come "omnipotente" . Qui invece parliamo di struttura dello stato, dove la politica ha (o dovrebbe avere) pieno dominio.
Cominciamo quindi da questo, poi per il resto è chiaro che è tutta la società che deve muoversi e reagire.

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Re: Il boomerang del dialetto obbligatorio

Messaggioda pinopic1 il 25/08/2009, 18:00

Il bello dei dialetti è che nascono, si modificano, si differenziano e si estinguono in modo naturale, con l'uso da parte del popolo, senza l'intervento di leggi e di codifiche delle regole sintattiche e grammaticali.
Nella mia città di origine è diverso in parecchie espressioni il dialetto della gente di mare rispetto a quello della gente di campagna a sua volta diverso da quello della gente dei quartieri centrali. nella provincia è diverso quello della parte ionica rispetto a quello della parte tirrenica e naturalmente quello dell'interno rispetto a quello della riviera. In una zona dei Nebrodi si parla un dialetto di origine francese simile alla lingua d'oc. (E' la zona di origine della famiglia Crax sicilianizzata in Craxi perché i dialetti siciliani non hanno parole che terminano con una consonante). In Sicilia c'è anche una zona dove si parla un dialetto albanese, come in Calabria.
Studiarli a scuola potrebbe essere controproducente per i dialetti stessi. Intanto verrebbe inventato in ogni regione un dialetto standard, ufficiale, che avrebbe la caratteristica di non appartenere alla tradizione di nessuna comunità di quella regione.
Cosa diversa e utile sarebbe invece lo studio della produzione letteraria e musicale e delle tradizioni popolari delle varie regioni.
Comunque, studiassero quello che gli pare .....
"Un governo così grande da darti tutto quello che vuoi è anche abbastanza grande da toglierti tutto quello che hai" (Chiunque l'abbia detto per primo)
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