da pierodm il 11/02/2009, 19:23
Quelli che ci vedono bene
Vedo, sento, tocco: e poi? Poi c'è la trasmissione dei dati, e quindi l'interpretazione. Qui viene il difficile.
Matt: Si va bene, cosa cambia in sostanza? E poi non è forse vero che in genere i clandestini in maggioranza non sono della nostra razza?
Non facciamo i soliti distinguo tipici della sinistra parolaia.
Lodevole pensiero, ovviamnte condivisibile, del quale però non capisco bene la frase finale: i sottili distinguo sono in genere associati al bizantinismo e al gesuitismo, o ai cavilli da azzeccagrbugli, e specialmente quelli esemplificati nel discorso di Paolo sono esattamente i distinguo surreali usati dalla Lega o da altri movimenti razzisti europei, quando vogliono nascondersi dietro a un dito. Che cazzo c'entra la sinistra, parolaia o meno?
Paolo
Fermo restando quanto detto sopra, a Matt, sarebbe opportuno che tu ci spiegassi cosa intendi per "razzismo".
Io ho dato la mia, diciamo, definizione qualche settimana fa nel forum.
Possiamo concordare - anzi dovremmo - sul fatto che non tutti gli atti spregevoli, antidemocratici o discriminatori sono classificabili come "razzismo": potrebbero definirsi semplicemente infami, vigliacchi, disumani, xenofobi, violenti, idioti, o, messi in rapporto ad un quadro ideologico generale, fascisti ...
Il razzismo in se stesso è una teoria socio-politica che ha la pretesa di avere basi scientifiche: dubito che nella maggioranza dei comportamenti infami, vigliacchi, violenti, etc, i miserabili protagonisti abbiano in testa una qualunque teoria, forse nemmeno quelli che appartengono a qualche gruppo organizzato con camice verdi, grige o fucsia.
Quindi - in assenza di certezze e anche di probabilità circa la presenza di teorie propriamente razziste, o anche di una esplicita negazione - si usa guardare la questione dai risultati visibili e dai comportamenti: se la violenza si esercita su quelli che casualmente parlano rumeno, o quelli che casualmente hanno la pelle nera, e si fanno leggi che individuano l'oggetto in base alla lingua o alla nazionalità o al colore della pelle, è lecito parlare di sia "razzismo", sia in modo più arzigogolato di "discriminazione nei confronti dei diversi". Ma se si preferisce entrare in dettagli, va bene anche "infamia", "violenza", "idiozia", "fascismo", "xenofobia", "vigliaccheria".
Io dico: d'accordo che siamo in un periodo di trasformazione, di passaggio, di cambiamento, ma dover sempre, in ogni discorso, ricominciare daccapo, dalle aste e dai cerchietti della politica, mi sembra non solo faticoso, ma preoccupante.
Viene da chiedersi in quale direzione gira questo "periodo di trasformazione". Che cos'è che si sta trasformando?