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Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

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Messaggioda moderatore il 30/03/2012, 8:22

flaviomob ha scritto:
matthelm ha scritto:Flavio non attacco la persona, che non conosco. Attacco le idee quando ci sono e non condivido.


NO. Definire Tizio o Caio un "agit prop" è un attacco alla persona ed è esattamente identico, anche nei termini, a quello che fanno Berlusconi e i suoi scagnozzi (tra cui quello, a lui "sempre" fedele - tranne che quando c'era da fottergli dei soldi - e che infatti nel cognome fa Fede, che ora però è stato fatto fuori proprio da un... Fedele Confalonieri!) :lol:

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1) quando un forumista è risentito per l'uso di un termine riferito a sè, altri o gruppi, deve rivolgersi ai moderatori. Puo' farlo sia scrivendo un messaggio pubblico nel forum di moderazione, sia un messaggio privato usando la funzione di segnalazione, innescabile usando l'apposito bottoncino presente in ogni messaggio (il triangolo con il punto esclamativo rosso).
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda gabriele il 30/03/2012, 8:30

IL DOSSIER
Articolo 18, così il modello Monti-Fornero
è più duro delle proposte della CommissioneNel piano messo a punto dall'organo guidato da Barroso c'è l'indennizzo, ma solo con i nuovi contratti. E' il modello Soe, il contratto unico a tempo indeterminato. Con un risarcimento che deve essere commisurato all'anzianità"
di ROBERTO PETRINI

ROMA - Per molti il segno dell'Europa sul mercato del lavoro è stato lasciato dalla lettera dei "due presidenti" della Bce Jean-Claude Trichet e Mario Draghi. Nell'agosto dello scorso anno il loro diktat all'Italia suonava così: "Adottare una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento". Poche parole ma che, inequivocabilmente facevano pensare ad una forte deregolamentazione in uscita e all'articolo 18.

Ma se questa fu la linea radicale di Francoforte, la Commissione europea ha elaborato negli ultimi mesi un proprio progetto volto a riformare il mercato del lavoro del Continente, molto meno schematico e assai più articolato. Sebbene questo progetto, contenuto nella "Commission note", intitolata "A proposal for a "single" open-ended contract", proponga una vera e propria rivoluzione nel mercato del lavoro europeo, per alcuni aspetti il dettagliato manuale d'uso di Bruxelles sembra più tenero del meccanismo Monti-Fornero che sta dilaniando il paese. L'Europa, infatti, dice sì all'indennizzo, ma solo per i nuovi contratti e non esclude il reintegro per motivi economici.

Contro la "segmentazione"
L'analisi e la parole d'ordine sono più o meno le stesse. Il mercato del lavoro europeo, dice la Commissione, è afflitto dalla "segmentazione", ovvero dalla presenza contestuale di lavoratori temporanei e a tempo indeterminato. Il fenomeno, aggiunge Bruxelles, provoca preoccupazione dal punto di vista "sociale ed economico" e va "combattuto". I lavori temporanei creano discontinuità nelle carriere, producono salari più bassi, riducono contributi e pensioni. Durante la recente crisi, inoltre, la perdita di lavoro si è concentrata sui temporary workers, soprattutto tra i giovani e i lavoratori con basse qualifiche.

Il contratto unico: soluzione europea
La Commissione nota che è assai difficile passare da un contratto temporaneo ad uno a tempo indeterminato: in media in Europa, ci vuole almeno un anno. Come superare questa fase? Con il single open-ended contract, il contratto unico a tempo indeterminato, più volte emerso nel dibattito italiano sotto la forma, come richiama il documento, del progetto Boeri-Garibaldi, del modello francese (proposto Blanchard) e della versione avanzata da un centinaio di economisti spagnoli.

Il filo comune è quello di un contratto "a tempo indeterminato, che non ha limiti ex ante" ma che, a differenza degli attuali contratti a tempo indeterminato, dispone di un periodo di ingresso "sufficientemente lungo" e un incremento graduale delle protezioni. Quali protezioni? Il documento della Commissione privilegia l'indennizzo monetario che "cresce con l'anzianità".

"Più alta è l'anzianità del lavoratore maggiore è l'indennità in caso di licenziamento", si spiega. Il rapporto di Bruxelles, che cita le "Employement guidelines del 2010" approvate dai capi di Stato e di governo dell'Unione, calcola che un lavoratore con un salario iniziale di 20 mila euro l'anno, dopo 16 anni, può contare su una indennità di licenziamento di 50 mila euro.

Meno incertezza per le imprese e più assunzioni
Questo meccanismo, in sigla il "Soe", secondo la Commissione, oltre a favorire l'assorbimento dei lavoratori temporanei, aiutato da incentivi contributivi, favorirebbe la stabilità e la produttività. Dal punto di vista delle imprese, inoltre, "ridurrebbe il livello di incertezza" grazie alla semplicità del calcolo del costo dei licenziamenti e di conseguenza favorirebbe le assunzioni. Quanto ha a che fare questo progetto con il disegno di legge in arrivo del governo? Sembrerebbe poco.

L'Italia infatti, per ora, ha rinunciato a graduare l'indennizzo con il periodo di lavoro limitandosi, almeno a vedere i documenti del governo, a prevedere un indennizzo modulabile dal giudice dai 15 ai 27 mensilità di retribuzione. Con più costi per le imprese e vanificando la certezza degli oneri per il licenziamento.

La questione del reintegro: l'Europa non dice no
E il reintegro? La Commissione seppure convinta che l'indennizzo sia la via migliore, non esclude affatto il reingresso. Anzi traccia tre possibili scenari legislativi: il primo è quello di "ridurre in modo consistente la protezione legale" (lasciandola intatta solo per la discriminazione) e affidare la protezione solo all'indennizzo monetario. E' chiaro che in questa soluzione, scelta dall'Italia, hanno grande importanza politiche attive del lavoro e un meccanismo di flexsecurity che nel progetto del governo sembrano abbastanza deboli.

La seconda ipotesi suggerita, riguarda i paesi con una "alta" legislazione a protezione del lavoro (ci si riconosce l'Italia). La ricetta consigliata da Bruxelles, prevede che in questi paesi il contratto unico possa articolarsi in stadi successivi e mantenere intatte alcune protezioni: si parte con un periodo di prova con protezione legale minima, seguito dalla conferma e successivamente dal raggiungimento della stabilità dove "il livello di protezione legale può essere quello previsto dalla legislazione del lavoro per i contratti a tempo indeterminato" (per l'Italia si tratterebbe del reintegro anche di fronte ad un licenziamento per motivi economici).

Una terza ipotesi prevede che le protezioni legali, cioè il reintegro, possano essere messe in atto anche prima della stabilizzazione, cioè fin dalla fase di conferma del lavoratore che segue il periodo di prova.

Tre opzioni di fronte alle quali, sembra di capire, l'Italia ha scelto la più radicale. Con la scelta del contratto unico, infatti, Monti e Fornero avrebbero potuto ottemperare alle indicazioni dell'Europa mantenendo tuttavia intatti istituti come il reintegro per motivi economici (magari con l'attenuazione del noto modello tedesco).
Il doppio binario: l'art. 18 vale anche per i contratti in essere?

Infine il problema degli attuali lavoratori a tempo indeterminato. Per loro vale o meno il nuovo articolo 18 senza reintegro per chi viene licenziato per motivi economici? Sembrerebbe che lo smembramento dell'articolo 18, nella ipotesi del governo, valga anche per i contratti in essere. Tuttavia il documento della Commissione sembra assai più morbido: il contratto unico, si dice, "sarà applicato solo ai nuovi contratti e non a quelli già firmati". Anzi per rendere più attrattivo il single open-ended contract, la Commissione propone incentivi rivolti ai lavoratori e alle imprese per abbandonare il vecchio contratto a tempo indeterminato e scegliere il nuovo contratto unico. Ma di questi suggerimenti dell'Europa la nuova flessibilità italiana non sembra aver fatto tesoro.

(27 marzo 2012)

http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... -32260261/
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda Stefano'62 il 30/03/2012, 11:03

franz ha scritto:
Stefano'62 ha scritto:Di Pietro non infrange alcuna legge e non ha scelto lui di mollare un lavoro che sapeva fare benissimo.
E c'è una bella differenza tra chi prende benefit stabiliti da una legge,ma poi denuncia la situazione e lotta per cambiarla,e chi prende gli stessi benefit ma tace per continuare a prenderli.

Non mi risulta affatto che Di Pietro abbia lottato per cambiare la legge che gli ha regalato (a spese nostre) una bella pensione di anzianità. E lui, con altri 2 milioni circa di italiani, si sono presi ogni anno da 50 a 55 miliardi. Che in 20 anni è quasi la metà del nostro debito pubblico. Anzi Di Pietro si è schierato contro il provvedimento di Monti, poi votato dal Parlamento, che ha reso le pensioni di anzianità non piu' in grado pesare, in futuro, sui conti previdenziali.
Per me questo è importante. Non predica bene e razzola male. Predica pure male. E per questo prendo con le molle qualsiasi cosa lui dica al di fuori del tema (unico) in cui è competente: la giustizia.

Io ricevo quotidianamente gli aggiornamenti da Di Pietro,e so benissimo qual'è il suo programma e il suo pensiero su certi temi.
Tra l'altro trovo divertente prendere la riforma di Monti sulle pensioni come un esempio invece della porcheria che è.
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda franz il 30/03/2012, 11:51

Stefano'62 ha scritto:Io ricevo quotidianamente gli aggiornamenti da Di Pietro,e so benissimo qual'è il suo programma e il suo pensiero su certi temi.
Tra l'altro trovo divertente prendere la riforma di Monti sulle pensioni come un esempio invece della porcheria che è.

per me la porcheria è andare in pensione a 40 anni (come la moglie di Bossi) o 45 come Di Pietro ma ognuno valuta le porcherie che ritiene tali. Intendimoci, ce ne sono tante ma questa costava 55 miliardi all'anno.
Ricevo anche io la posta da IDV ed ho dato un'occhiata alle rispste in testo libero dell'ultimo sondaggio.
L'80% circa risponde che sbagliano ad andare contro Monti e che va appoggiato.
E sono in gran parte persone che orbitano attorno a IDV.
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda Robyn il 30/03/2012, 12:03

Le nuove regole si applicano ai nuovi assunti dove per il gmo non c'è reintegrazione,ma l'introduzione della perdita attesa in fase processuale.Per i vecchi assunti invece vale la vecchia reintegrazione che è solo apparente.Invece niente aumento della flessibilità in ingresso.Inoltre l'onere della prova a carico del lavoratore nel gmo per le discriminazioni già era previsto dalla vecchia legge.Stiamo perdendo troppo tempo dobbiamo approvare la riforma e dedicarci alla creazione di lavoro e quando ci saranno le condizioni le nuove regole varranno per tutti
ciao robyn
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda flaviomob il 30/03/2012, 12:07

franz ha scritto:Non mi risulta affatto che Di Pietro abbia lottato per cambiare la legge che gli ha regalato (a spese nostre) una bella pensione di anzianità.


Non gli "ha regalato", è un diritto acquisito che in ogni caso una legge non potrebbe modificare, dato che era previsto dalla legge vigente al momento del pensionamento del leader di IDV, che peraltro ha lasciato la magistratura anche in seguito ad un periodo in cui era stato pesantemente minacciato di morte (e trasferito di fretta all'estero per evitare attentati).


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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda soloo42001 il 30/03/2012, 12:16

Stiamo perdendo troppo tempo dobbiamo approvare la riforma e dedicarci alla creazione di lavoro.


Dillo a Monti e Bersani.

L'hanno deciso loro di dare tutta questa priorita` e urgenza a una finta riforma del mercato del lavoro.
Bersani, poi, facendosi fregare in modo umiliante per se stesso, per il PD e per il CSX.

Bastava scatenare Passera anziche` Fornero.

Ma siamo ancora in tempo.

Fornero rivede per benino la sua riforma portandoci davvero verso il modello tedesco,
che prevede stipendi alti, diritti, cogestione, ruolo e responsabilita` dei sindacati.
Ci vorranno almeno un paio di mesi.
Non tanto per studiare le norme, bastano alcune giornate di traduttore, quanto per adattare
la jungla di norme italiane (sfoltendole di brutto) al nuovo modello (meno barocco, si spera,
a meno di pacchianate professorali).

Nel frattempo forse PASSERA puo` presentarci il suo piano di politica industriale.
Dopo 4 mesi un grande manager imprenditore come lui avra` pur elaborato qualcosa?
O no?

O forse il piano vero e` quello della deindustrializzazione?
Dato che non possiamo competere coi cinesi, facciamo come la Tatcher.
Licenziamenti facili, ammortizzatori ridotti.
Salviamo il salvabile.
E chi s'e` visto s'e` visto.
Alla faccia delle nuove generazioni, che non avranno alcuna industria seria
dove lavorare, a parte i centri commerciali.

Ma chi vogliono prendere in giro?

Ha detto bene Fornero.
Stanno qui per fare cose "sgradevoli".
Peccato siano anche non utili ai cittadini.


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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda Stefano'62 il 30/03/2012, 12:23

franz ha scritto:
Stefano'62 ha scritto:Io ricevo quotidianamente gli aggiornamenti da Di Pietro,e so benissimo qual'è il suo programma e il suo pensiero su certi temi.
Tra l'altro trovo divertente prendere la riforma di Monti sulle pensioni come un esempio invece della porcheria che è.

per me la porcheria è andare in pensione a 40 anni (come la moglie di Bossi) o 45 come Di Pietro ma ognuno valuta le porcherie che ritiene tali. Intendimoci, ce ne sono tante ma questa costava 55 miliardi all'anno.
Ricevo anche io la posta da IDV ed ho dato un'occhiata alle rispste in testo libero dell'ultimo sondaggio.
L'80% circa risponde che sbagliano ad andare contro Monti e che va appoggiato.
E sono in gran parte persone che orbitano attorno a IDV.

A me dei sondagi frega zero,io valuto i concetti e le idee.
Parliamoci chiaro:
quello che ha detto Di Pietro in quella occasione,è giusto.
Punto.
Chi lo ha tacciato di demagogia lo ha fatto (pateticamente) solo per evitare di attaccare direttamente un concetto inattaccabile.
Allo stesso modo chi attacca colui che dice cose giuste lo fa per evitare la figuraccia di dire che ciò che dice non va bene.
Nel patetico tentativo di fermare una bandiera colpendone il portatore:altri la raccoglieranno.

Al di là di ciò,resta il fatto che certe cose,seppure oscene,sono legali per colpa di quelli che di solito tacciano Di Pietro di demagogia e porcheria solo perchè la legge gli consente di fare qualcosa che lui,unico fra tutti,denuncia come porcherie e cerca di eliminarle.
Tutto il resto è fumo negli occhi.

Comunque trovo divertente anche il sostenere la precarietà che ti lascia senza lavoro nè contributi a 45 anni,come capitato a mio cognato,poi al tempo stesso trovare disdicevole (anche se non è il caso di DP) ottenere la pensione invece che morire di fame.

Guardiamo in faccia la realtà:
il governo Monti è solo una maschera per porcherie immonde e lo dimostrano sia la riforma delle pensioni sia quella del lavoro,con la scusa del risanamento che qualsisi idiota avrebbbe saputo fare in modo più equo,e col finto avvallo dell'Europa (come dice bene Luca).
Oggi coloro che più si avvicinano a un'idea sensata di democrazia sono le opposizioni a Monti.
E al di là dei giudizi di ipocrisia sulla lega,e sui "mali razzolamenti" di DP,resta l'oggettività dei concetti.
Il PD invece che avere il becco lungo,dovrebbe rifletterci sopra,perchè i dubbi sull'onestà intellettuale di DP non tolgono minimamente valore a ciò che dice.

La bandiera giusta è quella,non conta chi la sventola.
E se quella bandiera non piace occorre avere il fegato di dirlo invece che fare certi giochini dialettici.
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda franz il 30/03/2012, 12:29

flaviomob ha scritto:
franz ha scritto:Non mi risulta affatto che Di Pietro abbia lottato per cambiare la legge che gli ha regalato (a spese nostre) una bella pensione di anzianità.


Non gli "ha regalato", è un diritto acquisito che in ogni caso una legge non potrebbe modificare, dato che era previsto dalla legge vigente ...

Giusto o sbagliato che sia, spesso il parlamento decide e lo fa retroattivamete.
Per esempio quando ha modificato la tassa di circolazione in imposta di possesso, lo ha fatto retroattivamente mettendo in difficoltà chi aveva macchine d'epoca impossibilitate a circolare ma ancora immatricolate.
Ma non è questo il probllema. Di Pietro non ha mai lottato o detto nulla contro le pensioni di anzianità, che gli garantiscono un bel reddito senza far niente. Io comunque oltre a questo faccio notare l'errore nel termine. Hai detto "diritto acquisito". Io direi "previlegio intollerabile" e pure econmicamente insostenibile. Perché una cosa è garantire una pensione prima del tempo a chi ha lavorato una vita facendo lavori usuranti in miniera o nel campo edile, o in settori esposti a sostanze nocive, altro è mandare in pensione un magistrato di 45 anni.
Ma siamo pazzi?
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda flaviomob il 30/03/2012, 12:43

No, nel campo delle pensioni già maturate ed elargite, il termine proprio è "diritti acquisiti". Se poi si sia d'accordo o meno (e io sono sempre stato contro qualsiasi sistema diverso dal contributivo) non si può comunque contestare la legalità e la legittimità di quanto percepisce Di Pietro.
Sulla retroattività dei provvedimenti di legge, mi pare molto difficile che la Corte Costituzionale possa far passare una cosa del genere.


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