La grandezza “nominale” di Noise from Amerika e i fatti “reali”Pubblicato da keynesblog il 11 marzo 2013 in Economia, Europa
Premessa: come abbiamo spiegato diverse volte la Germania ha accumulato, ad euro vigente, ingenti surplus commerciali negli ultimi 10 anni grazie alla deflazione salariale. Rispondendo ad un commento di uno degli autori di questo blog, il prof. Giulio Zanella sul sito “Noise From Amerika” nega che ciò sia vero e mostra questo grafico:
che poi il prof. Alberto Bisin ha prontamente integrato nel suo articolo “I negazionisti dell’euro“.
Peccato che il grafico riporti le retribuzioni nominali, invece di quelle reali. L’inflazione sarà pure bassa in Germania, ma non è zero.
Come stanno davvero le cose allora? E per “davvero”, intendiamo in termini reali, non monetari. Eccole (questo e i grafici successivi sono costruiti su dati Eurostat):
Il che ovviamente ha portato la Germania a crescere grazie alle esportazioni, mentre gli altri paesi si sono dati al consumo (di prodotti tedeschi):
Il che ha contribuito ai ben noti problemi di squilibrio delle partite correnti:
Capiamo tutto, ma non negare l’evidenza, soprattutto confondendo le grandezze nominali con quelle reali.
Fonte dei grafici:
http://www.social-europe.eu/2011/12/fol ... -disaster/Per un confronto Germania/PIIGS e Francia si veda inoltre questo post, dove sono messe in relazione le retribuzioni e la produttività tedesche da una parte e quelle dei Piigs più la Francia dall’altra, in modo da mostrare le variazioni relative tra paesi.
p.s.
Il prof. Zanella ha rettificato la sua affermazione:
Per una mia disattenzione le serie che ho riportato nella figura sono in termini reali per produttivita’ del lavoro e costo unitario del lavoro, ma in termini nominali per compensazione (oraria) del lavoro. In termini reali quest’ultima e’ stagnante in Germania, come affermato da Guido Iodice e come documentato in dettaglio qui.
Chiedo pertanto scusa a Guido per la mia imprecisione. Se intendeva (come credo intendesse) salari reali, allora quello che scrive e’ corretto.
Ringraziamo il prof. Zanella per la correttezza, tuttavia il grafico nell’articolo del prof. Bisin è rimasto al suo posto. E ce ne dispiaciamo, perché tende a sostenere una tesi che, come ormai è chiaro nella vastissima letteratura in merito, non sta in piedi. (aggiornamento all’11 marzo ore 21.49: il grafico incriminato è stato rimosso)
p.p.s
Il lettore Daniele, nei commenti, solleva questa obiezione:
In che modo i salari reali influenzerebbero la competitività di un paese? Nella gran parte dei modelli economici, la capacità di un paese di esportare (alla fine, delle sue imprese) dipende essenzialmente da salari nominali + produttività + tasso di cambio (che poi vengono combinati nell’indice di costo unitario del lavoro). Non ho ben chiaro invece da dove derivi la rilevanza dei salari reali.
Si tenga presente che la stagnazione dei salari reali (anzi, nel caso tedesco si può parlare di un calo consistente) ha anche l’effetto di deprimere la domanda interna, costituendo così uno “scoraggiamento” per le importazioni. Se la produttività aumenta, ciò comporta la creazione di “eccedenze produttive” rispetto alla capacità d’acquisto domestica. Chi le compra? Nel caso della Germania (a parte i mercati extra UE) soprattutto gli europei meridionali e la Francia, ovvero i paesi che non hanno compresso i salari. Un po’ meno gli italiani, che vedono i salari reali stagnanti. Nel caso degli USA, invece, si è alimentata la domanda interna con il credito, in modo da assorbire le suddette eccedenze, ma creando così le premesse per la crisi finanziaria.
Si noti che la depressione della domanda è il metodo con il quale si stanno riequilibrando le bilance commerciali in Europa, un riequilibrio che si sta rivelando controproducente per la stessa Germania.
In ogni caso, in questo post vengono messe in relazione retribuzioni nominali e produttività tra Germania, Piigs e Francia.
http://keynesblog.com/2013/03/11/la-gra ... dei-fatti/(grafici sul sito)