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paura di cambiare? o è anche altro

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Re: paura di cambiare? o è anche altro

Messaggioda flaviomob il 04/11/2016, 9:16

Le conquiste contrattuali sono state il frutto di una stagione che andava consolidata, non dismessa. Un paese lungimirante investe sui giovani migliori (e non solo), non li mette in condizione di doversene andare all'estero per trovare un lavoro qualificato. E' inutile rigirare la frittata cercando di generalizzare: è ovvio che non tutti gli anziani si sono avvantaggiati di questa situazione e magari vivono solo dei magri frutti di contributi versati lungo una lunga e faticosa carriera lavorativa, ma esiste anche un dilemma etico e morale che dobbiamo porci nei confronti delle nuove generazioni. Per tutto il dopoguerra abbiamo dato per scontato che le nuove generazioni avrebbero incontrato condizioni migliori di chi le aveva precedute, che l'ascensore sociale avrebbe funzionato meglio per loro, molti genitori e nonni sentivano come un dovere sacrificarsi per far studiare figli e nipoti, dando per scontato che questo sentire fosse comune a tutta la società. Oggi non è più così. E' chiaro che chi ha conquistato con fatica i propri diritti e ora vive di una giusta (magari insufficiente) pensione non è oggetto di critica, che peraltro si rivolge alla società nel suo complesso. Va però rilevato come si sia scelta la via più semplice ma scellerata: mantenere il consenso di chi aveva già accesso a welfare e garanzie (sacrosante per chi se le è guadagnate), lasciando allo sbando, tra indigenza, disoccupazione e precariato, le nuove generazioni. Vogliamo parlare della disoccupazione giovanile che in Germania è al 7,9% e da noi al 37%? Dei voucher? Dell'impossibilità di costruirsi un futuro sostenibile sul piano contributivo/pensionistico? O facciamo finta di non vedere? E di chi è la responsabilità? Gettiamo un'intera generazione nelle mani di Grillo e Casaleggio jr. pacificamente e serenamente o vogliamo porci degli interrogativi?


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Re: paura di cambiare? o è anche altro

Messaggioda mariok il 04/11/2016, 10:57

Le ricorrenti polemiche su presunti conflitti generazionali è una delle cose più tristi di questi tempi, sul piano umano prima ancora che politico.

Per una vita, insieme a tanti altri, il 30% della mia retribuzione (che per meriti personali o per fortuna è stata sempre ad un buon livello) è stata destinata ad assicurare una pensione ai tanti vecchi che, venendo da una guerra, non avevano potuto versare significativi contributi.

Fu principalmente per questo che decidemmo generosamente di passare dal sistema contributivo a quello retributivo. Per assicurare una pensione che non si discostasse tantissimo dalle ultime retribuzioni.

E mai nessuno all'epoca si lamentava o evocava conflitti generazionali, per il fatto di dover mantenere i nostri vecchi versando contributi tra i più alti di Europa.

Oggi fa una tristezza infinita sentirci additati come dei parassiti solo perché stiamo godendo dei frutti dei contributi versati, ritenuti non sufficientemente magri.

E' vero che ci sono alcuni casi "privilegiati", ma prenderli a pretesto per sostenere che un'intera generazione sarebbe stata "depredata dai pensionati d'oro" è cosa veramente triste, soprattutto per chi lo afferma.
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Re: paura di cambiare? o è anche altro

Messaggioda flaviomob il 04/11/2016, 11:52

Il sistema retributivo poteva stare in piedi a determinate condizioni demografiche: con un buon numero di giovani lavoratori a fronte di una popolazione anziana di dimensioni limitate. Oltre a questa considerazione i giovani sono oggi svantaggiati a causa dei predoni di fondi pubblici che ben conosciamo, legittimati da una classe dirigente corrotta che comunque è in buona parte ascrivibile alla generazione che l'ha sostenuta e non è scesa in piazza a chiedere legalità e onestà a tutti i livelli, perché il sistema consociativo - corruttivo faceva comodo e generava un certo consenso pilotato (vedi i Verdini che sostengono i Renzi o i De Luca che piazzano i figli sulle poltronissime). Inoltre il fatto che la spesa del welfare sia quasi completamente assorbita da pensioni elargite anche a cinquantenni è un dato di fatto.
Oltre a quanto divorato dalla criminalità organizzata, anche se qualcuno, forse per assuefazione, preferisce concentrarsi sulla pagliuzza nell'occhio di qualche giudice piuttosto che sul monstrum a cui tutti noi, con i nostri denari pubblici, le nostre tasse, diamo da mangiare.

Ripeto comunque la domanda: che facciamo dei giovani che non possono versare i contributi per una loro pensione dignitosa? Per il popolo dei voucher? Per la disoccupazione giovanile al 40%? Rimpiazziamo la fuga di cervelli con la manovalanza che cerca giustamente riparo in Europa dai continenti vicini?


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Re: paura di cambiare? o è anche altro

Messaggioda gabriele il 04/11/2016, 12:32

flaviomob ha scritto:Ripeto comunque la domanda: che facciamo dei giovani che non possono versare i contributi per una loro pensione dignitosa? Per il popolo dei voucher? Per la disoccupazione giovanile al 40%? Rimpiazziamo la fuga di cervelli con la manovalanza che cerca giustamente riparo in Europa dai continenti vicini?


Se il bilancio di "cervelli" è in negativo, ne perdiamo tutti.
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Re: paura di cambiare? o è anche altro

Messaggioda trilogy il 04/11/2016, 13:02

Il problema pensioni, una volta che è stato evidente che il sistema non era più sostenibile e' nato dalle scelte fatte dai politici e dai sindacati. L'aggiustamento è stato scaricato totalmente su chi era al lavoro, in particolare i più giovani, perche' si sarebbero accorti dopo molto anni della miseria che li attendeva. L'effetto prodotto è che si è creato un divario economico tra vecchio e nuovo sistema che è enorme.
Oggi i giovani fanno bene ad andarsene, è nel loro interesse. I miei sono in nord europa e non hanno nessuna intenzione di rientrare.
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Re: paura di cambiare? o è anche altro

Messaggioda mariok il 04/11/2016, 13:19

flaviomob ha scritto:
Ripeto comunque la domanda: che facciamo dei giovani che non possono versare i contributi per una loro pensione dignitosa? Per il popolo dei voucher? Per la disoccupazione giovanile al 40%? Rimpiazziamo la fuga di cervelli con la manovalanza che cerca giustamente riparo in Europa dai continenti vicini?


La risposta è semplice.

Dobbiamo farci carico, come la mia generazione all'epoca ha fatto con i pensionandi di allora, dei contributi mancanti a causa dei contratti precari o della perdita del lavoro.

Ma occorre che ce ne facciamo carico tutti, non solo i pensionati con più di 2000 euro al mese, o con tagli ad altre spese superflue o con contributi di solidarietà sulla base del reddito attraverso la fiscalità generale.

Le cause poi della fuga all'estero dei giovani più capaci sono più complesse ed è riduttivo e di comodo pensare di risolverle con un taglio alle cosiddette pensioni d'oro.
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Re: paura di cambiare? o è anche altro

Messaggioda pianogrande il 04/11/2016, 15:16

A semplificare si fa prima.

I vecchi sono dei privilegiati e i giovani sono vittime di questi privilegi.
Anche un nemico interno non fa male per la propaganda distruttiva.
Dopo la Merkel e l'Europa, abbiamo additato Renzi ma non basta.
Un lavoratore che ha lavorato una vita pagando i contributi e che ora si permette il lusso di una pensione (che dà da mangiare innanzitutto ai giovani di tantissime famiglie) va severamente punito additandolo come complice dei pensionati d'oro e difensore dei privilegi dei privilegiati.

Stiamo veramente scadendo di livello civile e culturale.

Per me, i complici più complici della casta sono proprio quelli che rinfocolano le divisioni portandole addirittura all'interno delle famiglie.

Divide et impera.

C'è ancora, più o meno ingenuamente, chi ci casca.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: paura di cambiare? o è anche altro

Messaggioda flaviomob il 05/11/2016, 4:06

Pianogrande, io ho fatto un ragionamento complesso, ora sei tu a semplificarlo (e distorcerlo) per motivi a me incomprensibili. In nessun grande paese occidentale i giovani sono tanto penalizzati in termini di reddito disponibile, sicurezza sociale, contrattazione precaria, debito pubblico (che finirà sul loro groppone), sistema pensionistico.

In Gran Bretagna, in occasione del referendum, i giovani hanno mostrato un voto differente dalle generazioni precedenti (anche se l'affluenza al voto dei primi è stata bassa). In Italia succede la stessa cosa. Vogliamo farci delle domande, delle ipotesi, proporre delle analisi? O la mettiamo sempre in caciara Renzi vs gufi?

___

Sul farsi carico dei contributi mancanti per chi è svantaggiato sul piano pensionistico, sono d'accordo. Ma va rilevato come in Italia la stragrande maggioranza delle imposte siano a carico del lavoro dipendente e dei pensionati: se non riduciamo questa distorsione, con gli orafi che dichiarano diecimila euro all'anno di reddito, non troveremo mai le risorse per aiutare i giovani a costruirsi un futuro sostenibile, ne' sul piano pensionistico ne' sul resto.


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Re: paura di cambiare? o è anche altro

Messaggioda pianogrande il 05/11/2016, 16:41

Flaviomob

Se dobbiamo parlare dei problemi sono sempre stato qua.

Ma non addebitiamo ad altri lo stile con cui si discute.

Non sono stato io ad accusare gli anziani di familismo e pensioni d'oro e quant'altro e ribellarsi a questo modo di "buttarla in caciara" (proprio così e proprio da parte tua) non lo trovo per niente "incomprensibile" né lo trovo un modo per appoggiare Renzi (accusa che comprendo ancora meno).

Insomma, parliamo dei problemi senza strumentalizzarli per sdoganare altre idee che non c'entrano attaccandogliele dietro a rimorchio e qualcosa di buono lo tiriamo fuori.
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Re: paura di cambiare? o è anche altro

Messaggioda flaviomob il 05/11/2016, 19:25

Forse non mi sono spiegato. Non c'è sotto accusa una generazione, ma uno stile politico, una classe politica, una regressione globale dei diritti e del benessere conseguente alla crisi del 2008 (e talvolta imputata, erroneamente, all'Europa o all'euro).

Ciò detto, senza generalizzare, le pensioni d'oro esistono, le baby pensioni esistono e l'esplosione del debito pubblico (grazie anche all'ultimo governo) non è un'opinione.

Ciò detto, anche da parte di chi ha versato l'ultimo centesimo di contributi e ora si gode legittimamente la propria pensione, o da parte di chi come me ha ancora la fortuna di avere un lavoro dipendente (pur sottopagato), qualche domanda sulle nuove generazioni che non hanno nulla di tutto questo e hanno molte meno probablilità / possibilità di noi di costruirselo ce la dobbiamo porre.

Ciò detto, è possibile che la percezione da parte di alcuni di questi giovani sia di essere stati sacrificati dalle generazioni precedenti (e forse a livello politico non hanno tutti i torti).


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