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Controcorrente

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Controcorrente

Messaggioda Robyn il 01/02/2016, 11:49

Dellai di demos ecco quale mediazione indica
"Sui casi particolari che riguardano figli minori nati da precedenti relazioni si potrebbe intervenire con qualche piccola modifica nella normativa ordinaria sulle adozioni"
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Re: Controcorrente

Messaggioda ranvit il 01/02/2016, 11:56

1) Che sia "controcorrente" L'ha scritto Franz non io...

2) Che sia piu' vicina al family day, agli islamici etc per una femminista, atea e di sinistra, mi sembra un po' azzardato...

3) Se ci fossimo trovati nei decenni precedenti alla caduta dell'impero romano, nessuno avrebbe scommesso una lira sulla sua prossima caduta...e d'altra parte tutte le civiltà che si sono succedute nei 5000 anni di storia conosciuta non è durata all'infinito...

4) Interessante l'articolo sulla demografia di Ilvo Diamanti (aldilà della solita antiitalianità che va tanto di moda oggigiorno):
http://www.repubblica.it/politica/2016/ ... 132455930/

Interessante dicevo perchè la demografia dice piu' o meno questo: un popolo che viene demograficamente surclassato da un altro prima o poi ne viene abbattuta la sua supremazia...ma i figli li fanno un uomo ed una donna...
Naturalmente non voglio sostenere la tesi che bisogna fare figli a gogò....siamo già troppi sulla Terra!
Ma in attesa che sulla Terra tutti si convincano a limitare le nascite c'è tutto il tempo perchè una civiltà dedita al futile, al politicamente corretto, alla virtualità fine a se stessa, etc etc, venga travolta....e qui ci ricolleghiamo a Camille :D
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Controcorrente

Messaggioda gabriele il 01/02/2016, 13:21

ranvit ha scritto:...ma i figli li fanno un uomo ed una donna...


E quindi?
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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Re: Controcorrente

Messaggioda trilogy il 01/02/2016, 13:49

ranvit ha scritto:1) Che sia "controcorrente" L'ha scritto Franz non io...

2) Che sia piu' vicina al family day, agli islamici etc per una femminista, atea e di sinistra, mi sembra un po' azzardato...



Ranvit non è vicina a quelli nel contenuto, ma lo è nel mito dell'età dell'oro, un passato mitico che si è perso: è uguale a mio suocero quando parla dell'abbacchio di una volta , del vino del contadino....di cantanti come Claudio Villa che non nascono più...

Prendi le seguenti affermazioni, sono un classico di tutti i tradizionalisti:

.... Ma vogliamo mettere Mastroianni con gli attori di oggi? E Monica Vitti nei film di Antonioni? L'occhio, il gusto per l'immagine si è completamente perso....

... Prima la donna aveva la sua comunità, i suoi riti quotidiani che erano riti collettivi. Era sostenuta dalle altre donne al momento del parto...

...La mia fonte di ispirazione sono state le femministe della prima metà del Novecento. Donne che lottavano per il diritto al voto e per la parità di trattamento, ma chenon disprezzavano il maschio...

...I collezionisti di un tempo, oltre ad avere senso estetico, mettevano le loro opere a disposizione dello sguardo degli altri...

...Non si può paragonare a quello che Yoko Ono faceva negli anni Sessanta....
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Re: Controcorrente

Messaggioda Robyn il 01/02/2016, 14:26

Il ddl di Monica Cirinnà non apre all'utero in affitto perche parla di bimbo biologico cioè concepito nel grembo della madre naturale quindi basta con il cortocircuito psicologico.Mi sembra di vedere il ripetersi del dissidio secondo il quale l'eterologa avrebbe spalancato le finestre all'incesto
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Re: Controcorrente

Messaggioda flaviomob il 02/02/2016, 0:22

Caro Ranvit, l'omosessualità è sempre esistita. Quindi in tutte le società vi erano un 90-95% di coppie fertili e un 5-10% di popolazione che non si riproduceva (magari una parte di essa si nascondeva dietro una tonaca o un velo: l'omosessualità nel clero è molto elevata, seppur in parte repressa o nascosta).

Logica vuole che se oggi anche le coppie omosessuali hanno accesso a tecniche riproduttive ed esse sono legali, quindi incentivate, vi sia a parità di condizioni sociali, economiche e politiche, un incremento della natalità e non una sua riduzione. In parallelo, l'aumento delle adozioni, anch'esse legali, toglierebbe più minori da condizioni disagiate e sofferenti.


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Re: Controcorrente

Messaggioda franz il 02/02/2016, 8:14

flaviomob ha scritto:Caro Ranvit, l'omosessualità è sempre esistita.

Esatto ma questo non vuol dire che sia sempre stata considerata "normale".
Anzi fino a 25 anni fa l'omosessualità era considerata una malattia, un disturbo della personalità, una condizione da curare.
Ed ancora oggi c'è chi la pensa nello stesso modo, pur non avendo piu' appoggio della scienza e della medicina ufficiale.
L'aspetto forse piu' rilevante di quella intervista, è proprio questo. La discussione attorno al concetto di "normalità".
Bisogna considerare che l'umanità ha sempre avuto sospetti e anche paura nei confronti dei diversi e di chi è fuori dalla norma. Pensiamo per esempio alla segregazione dei pazzi nei manicomi, ai roghi di streghe.
Oggi siamo in bilico considerare normale chi non lo era o accettare l'anormalità.
Ma appunto siamo ancora a metà strada o in cammino.
Per capire le resistenze dovremmo approfondire il concetto di normalità e le reazioni istintive di fronte a chi esce dalla norma.

http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/ ... refresh_ce
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Re: Controcorrente

Messaggioda mariok il 02/02/2016, 10:05

CONFORMISMI
La vera radice dei diritti
Il dibattito sulla legge Cirinnà, l’ascesa del tema del matrimonio gay come logica conseguenza dell’evoluzione della società. Ma dietro l’invocazione dei principi un altro interrogativo: basta la volontà di una maggioranza parlamentare per stabilire i diritti?
di Ernesto Galli della Loggia

Non entrerò nel merito del disegno di legge Cirinnà che ormai si avvia comunque all’approvazione. Farò solo qualche osservazione sul modo in cui per settimane se ne è discusso (cominciando con il notare, tra parentesi, come ancora una volta, e su una questione così complessa e importante, la Rai abbia brillato per la sua assenza. A Viale Mazzini come del resto in tutte le tv italiane, si è convinti che ad approfondire qualsiasi tema, dall’emergenza climatica all’esistenza di Dio, basti e avanzi un bel talk show con l’onorevole Andrea Romano e l’onorevole Gasparri).
Una cosa soprattutto mi ha colpito: il prescrittivismo giuridicista, adoperato così di frequente — in questo come in molti altri casi del resto — dai sostenitori della legge. Sposarsi? È un diritto. Avere un figlio? Un diritto. Adottarlo? Un diritto anche questo. Tutti diritti, e naturalmente tutti rigorosamente statuiti, previsti, dedotti, dalla oggi sempre invocata «democrazia liberale» (oggi che tutti vi si sono convertiti), alias «la libertà». Chi si riconosce nell’una e nell’altra — a sentire i più — non può che riconoscersi necessariamente non solo nel disegno di legge Cirinnà ma anche, si direbbe, in qualunque richiesta dell’Arcigay. Nessuno si è chiesto, però, come mai, pur esistendo la suddetta «democrazia» da oltre un secolo, tuttavia è solo da una decina di anni che il matrimonio gay con le sue varie appendici è entrato (non senza qualche difficoltà) nell’elenco dei diritti che sempre la medesima «democrazia liberale» non potrebbe negare, si dice, se non negando se stessa. Ma come mai — è inevitabile chiedersi — la rivendicazione di un tale diritto in precedenza non era mai venuta in mente a nessuno, neppure ai più libertari tra i libertari? Gli omosessuali non sentivano forse, ieri, il bisogno di sposarsi e di avere figli? La democrazia non era abbastanza liberale? Non eravamo abbastanza democratici, o che?
La risposta ovvia è che l’ascesa del matrimonio gay nel cielo dei diritti non deriva in realtà da alcun principio inerente alla democrazia liberale, da alcuna sua propria prescrizione. È solo il frutto della specifica evoluzione storica della nostra società, della sua progressiva secolarizzazione individualistica, e della conseguente volontà delle maggioranze parlamentari che in essa si formano. I principi non c’entrano, se non come arma retorica. Vengono invocati non solo perché si pensa in tal modo di conferire un crisma di inappellabilità alle richieste in questione, appiccicando agli oppositori la comoda etichetta di reazionari, di nemici della «libertà». Ma anche per aggirare, mettere da parte, le domande che nel nostro orizzonte culturale sembrano massimamente sconvenienti. Quelle nel merito: è bene che i bambini abbiano un padre e una madre o è indifferente? È preferibile una società in cui le identità sessuali siano quelle biologiche o invece una in cui siano le più varie, definite di volta in volta dai singoli?
C’è un’altra ragione ancora dietro l’invocazione dei principi. Questa: se si ammettesse che la democrazia e i suoi diritti c’entrano assai poco, allora sorgerebbe immediatamente una domanda per più versi inquietante: «Basta dunque la volontà di una maggioranza parlamentare, di una qualunque maggioranza parlamentare, per autorizzare una pratica sociale, per stabilire qualunque diritto, anche negli ambiti più cruciali riguardo il profilo storico-antropologico di una collettività?». La risposta è sì: basta il volere di una maggioranza. Se domani, per esempio, qualcuno spalleggiato da un consenso polare vasto, dotato di sufficienti appoggi nei media e di un certo prestigio culturale, proponesse l’introduzione della clonazione umana, si può essere quasi certi che alla fine avrebbe successo. Verrebbe stabilito anche il diritto di ognuno alla clonazione: naturalmente in nome di quanto prescritto dalla «democrazia liberale».
Si obietta di solito che un limite all’arbitrio delle maggioranze però c’è, ed è la Costituzione. Personalmente avrei dei dubbi sull’efficacia di tale limite. Per un motivo soprattutto: la Costituzione vuol dire in realtà una Corte costituzionale chiamata ad interpretarla. Cioè dei giudici con loro idee, destinate inevitabilmente a cambiare anch’esse nel corso del tempo. Nella storia di tutte le Corti non si contano, infatti, i casi in cui il riconoscimento di un diritto (per esempio, quello di abortire) a lungo rifiutato è stato poi ammesso. Le Costituzioni insomma servono solo, nel caso migliore, a impedire che le maggioranze parlamentari violino i diritti esplicitamente menzionati nel loro testo. Ma solo questo. Molto difficilmente valgono a impedire che esse ne stabiliscano a loro piacimento di nuovi: ovviamente ogni volta con l’opportuna invocazione alla «democrazia», alla Costituzione, e alle sue formule necessariamente vaghe, come per l’appunto quella della «pari dignità sociale» scritta nella nostra Carta. In base alla quale, come si capisce, può essere sancita in pratica qualsiasi cosa: dal diritto alla genitorialità a quello, mettiamo, a un trattamento pensionistico eguale per tutti. Quando stabiliscono nuovi diritti le suddette maggioranze lo fanno, dunque, non già per adempiere i comandamenti della «democrazia liberale», ma perché ogni volta ciò gli sembra politicamente conveniente: vale a dire in grado di riscuotere il favore degli elettori, di fargli vincere le elezioni.
Dal che deriva che di fronte alle loro decisioni si potrà benissimo e con buone ragioni continuare a dirsi democratici e liberali: ma semplicemente di diverso parere rispetto a loro. Non mancando magari di ricordare che per loro natura le maggioranze sono condannate ad essere sempre, in un modo o nell’altro, le rappresentanti del pensiero comune e del conformismo sociale.
1 febbraio 2016 (modifica il 1 febbraio 2016 | 22:46)
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Re: Controcorrente

Messaggioda trilogy il 02/02/2016, 11:08

Bell'articolo, che sostanzialmente condivido, forse con qualche piccola contraddizione: il principio di maggioranza che trova il suo unico limite nel non preguidicare i diritti della minoranza è un principio delle democrazie liberali.
Di conseguenza, questa evoluzione sociale è possibile proprio perchè siamo nell'ambito di un dato sistema giuridico e culturale che chiamiamo "democrazia liberale".

[..]La risposta ovvia è che l’ascesa del matrimonio gay nel cielo dei diritti non deriva in realtà da alcun principio inerente alla democrazia liberale, da alcuna sua propria prescrizione. È solo il frutto della specifica evoluzione storica della nostra società, della sua progressiva secolarizzazione individualistica, e della conseguente volontà delle maggioranze parlamentari che in essa si formano.[..]
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Re: Controcorrente

Messaggioda flaviomob il 02/02/2016, 16:22

Franz, in realtà in culture ed epoche diverse l'omosessualità è stata accettata, anche nel mondo antico (greco, romano): sappiamo che la bisessualità era considerata normale nell'Antica Grecia, addirittura incoraggiata tra gli adolescenti in alcune culture del sud est asiatico. In Europa vi fu una spinta alla depenalizzazione da parte del codice napoleonico, con le sanzioni ripristinate poi dal Congresso di Vienna, rimaste anacronisticamente a lungo in vigore in Inghilterra (celebri i casi di Oscar Wilde e Turing) fino al 1967. La medicina teoricamente si basava sulla psicologia per definirla normale o anormale, eppure Freud teorizzò una naturale predisposizione alla bisessualità della specie (e della psiche, quindi) umana. Nel mondo arabo, anche dove proibita, è diffusa tra i giovani in maniera sotterranea nei paesi in cui è più raro (e pericoloso) avere rapporti eterosessuali prematrimoniali. Da un celebre film di Pasolini si deduce che nel Medioevo in Europa potevi essere denunciato e giustiziato se scoperto ad avere rapporti omosessuali, ma se avevi abbastanza soldi per comprarti il silenzio del potenziale delatore te la cavavi.

In URSS Lenin la fece depenalizzare, Stalin la perseguitò (e Putin pare imitarlo).

In Svezia e Norvegia, oggi, la chiesa luterana ammette matrimoni religiosi tra omosessuali.

Diciamo che quanto più una società è primitiva, punitiva, autoritaria e repressa, tanto più troveremo il capro espiatorio di turno nel cosiddetto "diverso".


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