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Referendum Scozia

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Referendum Scozia

Messaggioda flaviomob il 17/09/2014, 23:28

Una risposta a Pianogrande: quando il parlamento scozzese approvò l'unione con l'Inghilterra, ci furono esplosioni di rabbia popolare in Scozia e un forte malessere. Poi prevalsero valutazioni sulla "convenienza" e se ne fecero una ragione.

La differenza con Catalogna e Nord Italia sta nel fatto che lo stato centrale in UK ha avuto il coraggio di indire un referendum locale che avrà valore e sarà riconosciuto legalmente. Ciò non è possibile per la Costituzione italiana ed è comunque fortemente osteggiato dal governo centrale spagnolo (non so se sia ammissibile legalmente).

E' evidente che se non siamo capaci di modificare la nostra Carta in senso federalista, tantomeno lo saremo a favore di un pronunciamento referendario locale su questioni inerenti la secessione.

In Spagna invece temono l'effetto domino (Catalogna prima, Paesi Baschi dopo) che porti il governo centrale ad un estrema debolezza in Europa, rappresentando una nazione con una popolazione sempre più bassa (e quindi con meno eletti all'europarlamento).

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09 ... o/1124613/

Scozia, il deputato italo-scozzese Biagi: “Vogliamo decidere da soli il nostro futuro”

Nelle strade di Edimburgo e di Glasgow lo si percepisce chiaramente: la rivolta, prima che territoriale, è sociale ed economica. Marco Biagi, politico di origini italiane, membro dello Scottish National Party, deputato e leader della "Yes Campaign": “Voglio che decisioni su sistema sanitario, pensioni e scuola siano prese qui”. Gli slogan: deindustrializzazione e socialismo, welfare scandinavo con tasse statunitensi, no alla Nato, alle armi e all'energia nucleare, sì all'Ue
di Lorenzo Galeazzi | 17 settembre 2014


Niente a che vedere con la Padania e lo scalcinato mito secessionista della Lega Nord. L’idea di Scozia indipendente del fronte di Alex Salmond, leader dello Scottish National Party, è molto più simile a quella delle regioni rosse dello Stivale. E la rivolta, prima che territoriale è sociale ed economica. Altro che “padroni a casa nostra”. Se al referendum vinceranno i Sì, lontano da Westminster il nuovo Stato sarà “più equo, democratico e ricco”, assicura il prime minister, che spiega: “Siamo la nazione di Adam Smith, padre e filosofo dell’economia. Con l’indipendenza costruiremo un Paese più prospero e giusto. Che redistribuisce le ricchezze prodotte al suo popolo”.

Lontani anni luce dagli spadoni di Braveheart tanto cari al Carroccio, gli indipendentisti preferiscono affidarsi a Sweet dreams di Annie Lennox, il brano della storica voce degli Eurythmics che accompagna tutte le loro manifestazioni. “Utopia for the Yes”, scandiscono assieme alle parole d’ordine: deindustrializzazione e socialismo, welfare scandinavo con tasse statunitensi, no alla Nato, alle armi e all’energia nucleare, sì all’Unione Europea, no alle politiche anti-immigrazione di Downing street. Sono giovani, il 60 per cento degli under 40 è schierato per il Sì, e, in buona misura, odiano gli inglesi. Londra non è “ladrona”, ma di destra, antiscozzese, ultraliberista e fastidiosamente borghese. In una parola: tory.

Gli indipendentisti sono così convinti delle loro idee da fare spallucce agli appelli del premier britannico David Cameron: “Io prima o poi me ne andrò, ma se andate via voi sarà per sempre”. E le solenni promesse di “poteri senza precedenti nei settori dell’energia e dello stato sociale” a Edimburgo diventano “piccoli cambiamenti”, come spiega Marco Biagi, politico di origini italiane, membro Snp al parlamentino di Edimburgo e leader della Yes campaign. Il suo programma non lascia spazio a dubbi: “Voglio la matematica certezza che decisioni sul sistema sanitario, sulle pensioni e sulla scuola siano prese dalla Scozia per gli scozzesi”.

Una sicurezza che deriva dalla convinzione di avere già vinto, anche se, alla fine, nelle urne prevarranno i No. Perché c’è da dire che le concessioni del Regno Unito sono significative: autonomia in materia di spesa pubblica e fisco, rimesse dello “Scotland oil”, il petrolio estratto offshore nel mare del Nord, sanità e istruzione gratuite se e senza ma. Negli equilibri di Westminster, gli highlander diventeranno determinanti anche in politica estera: stop all’atlantismo interventista al fianco degli Usa e via libera a un rapporto più stretto con Bruxelles.

Oltre che contro Londra, il voto di giovedì rischia di trasformarsi in una vera e propria rivolta anti-Labour, il partito di centrosinistra attivamente schierato coi conservatori nel raggruppamento “Better togheter”. “I socialdemocratici hanno abbandonato i loro ideali, così noi abbiamo abbandonato loro”, fanno sapere dall’headquarter dello Snp. “Qui di laburisti non ne vediamo da tempo, ci sono red tories e i blue tories”, incalza Michelle Thomson, leader di Business for Scotland, un cartello che raggruppa 2600 imprenditori nazionalisti. E tory a queste latitudini è sinonimo di inglese: causa di tutti i mali che affliggono il Paese, a partire dalle diseguaglianze sociali, vera spina nel fianco del progetto di società armoniosa di Salmond e della coalizione per il Sì. “Siamo progressisti e peroriamo la giustizia sociale che Londra ci nega. Il sale della democrazia è avere un governo che hai scelto”, scandisce ancora Biagi.

Nonostante la Scozia sia al 14° posto nella lista dei paesi più ricchi, deve fare i conti al suo interno con sacche di povertà da terzo mondo. Per capirlo basta farsi un giro nelle periferie di Glasgow, un tempo la seconda città più importante dell’Impero britannico: sul fiume Clyde l’aspettativa di vita è di 72 anni per gli uomini e 78 per le donne, una delle più basse in Ue. Per le strade, in mezzo alla desolazione e alla sporcizia, rimangono solo le tracce dell’ex industria pesante e dei cantieri navali che resero celebre la città.

Ma dal fronte per il sì assicurano: “Con l’indipendenza, grazie alle rimesse dell’estrazione del greggio, alle esportazioni di whisky e di pesce e allo sviluppo dell’ingegneria, le politiche figlie di Margareth Tatcher, che hanno condannato un intero popolo costringendolo al declino, saranno solo un ricordo”.

Il 9 settembre, per la prima volta nelle intenzioni di voto, i Sì hanno prevalso, seppur di poco, sui No. Così, l’ondata che dopo 307 anni rischia di travolgere la più importante unione nazionale della storia pare essere a un passo dalla vittoria. A chi distribuisce volantini in strada con scritto “Better togheter”, i simpatizzanti del fronte indipendentista rispondono: “Meglio insieme? Sì, con mia moglie, non con Londra”.


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Re: Referendum Scozia

Messaggioda flaviomob il 18/09/2014, 0:13

Perché la Scozia non è il Veneto
Pubblicato: 17/09/2014

C'è un argomento che colpisce particolarmente nel dibattito sull'indipendenza della Scozia. È l'idea che una volta separati dal Regno Unito gli Scozzesi possano creare una nazione più "giusta" e meno diseguale. Il partito nazionalista scozzese (SNP) e il responsabile della campagna per l'indipendenza "Yes Scotland" continuano da mesi a ripeterlo come un mantra: "Se trasferiamo poteri decisionali da Westminster alla Scozia - si legge nel White Paper pubblicato dall'SNP - possiamo ridurre la distanza fra ricchi e poveri. Possiamo creare un paese più prospero perché sappiamo che i paesi di successo sono più eguali e coesi".

Credo che molto raramente (forse mai) si sia sentito un simile argomento nei tanti dibattiti sulla separazione del Nord dal resto d'Italia. Certo, i contesti sono profondamente diversi. Il Regno Unito ha visto crescere negli anni la distanza fra ricchi e poveri ed è tuttora fra i paesi più diseguali in termini di distribuzione del reddito secondo le statistiche dell'Ocse. L'Italia tuttavia non è da meno: fra gli effetti spesso negati della cosiddetta crisi vi è proprio l'aumento della dispersione del reddito, con un numero sempre maggiore di persone che scendono sotto la soglia di povertà, mentre pochi ricchi controllano una quota crescente di risorse.

Eppure di diseguaglianza non si parla, e men che meno nei comizi per la secessione della Padania o durante l'ultimo exploit del referendum per l'indipendenza del Veneto. Forse sarà anche per questa particolare vocazione socialdemocratica dell'indipendentismo scozzese che la Lega sembra non curarsi particolarmente delle vicende di Edimburgo. D'altronde, sarebbe parecchio strano vedere Salvini al fianco di un movimento che è sostenuto apertamente non solo dall'SNP e dal partito verde scozzese, ma anche dal Partito Socialista Scozzese. Come scrive Ilvo Diamanti, "Salvini non è mai stato un secessionista. Per la Lega l'indipendenza è più una variante del regionalismo che un'aspirazione ideologica, si tratta di un argomento utilizzato a fini elettorali".

Immigrazione a parte, a fare da padrone nei dibattiti nostrani sulla separazione del Nord è sempre la questione economica, il riprendersi le tasse versate "immeritatamente" a uno stato centrale. Un tema certamente centrale anche in Scozia, così come nel movimento per l'indipendenza catalano. In Catalogna tutti i partiti si trovano concordi nel non voler delegare a Madrid la gestione delle risorse della regione più ricca della Spagna. È sul come distribuire queste risorse invece (se a favore o meno di un maggiore stato sociale) che si insinuano le differenze fra le diverse visioni politiche.

Rispetto alle vicende non solo di casa nostra, insomma, la Scozia sembra un caso sui generis. Molto probabilmente se non avessero scoperto nuovi giacimenti petroliferi al largo di Aberdeen (senza il movente economico, insomma) il movimento indipendentista sarebbe esploso in una bolla. Eppure, sostenere che un maggior controllo delle proprie risorse possa andare a beneficio di una società più giusta e più equa è tutt'altro che scontato, soprattutto nell'attuale contesto politico. Sarà l'esito dello storico voto di domani a rivelare se tutto ciò è solamente propaganda elettorale, oppure se un piccolo stato indipendente può essere in grado di ridurre davvero le disuguaglianze di reddito.

http://www.huffingtonpost.it/davide-mor ... _ref=italy


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Re: Referendum Scozia

Messaggioda pianogrande il 18/09/2014, 1:00

L'idea che quello scozzese sia un separatismo di sinistra e quindi lontano da quello becero, furbesco e fascistoide dei padani non mi dispiace.
Finisco per non fare il tifo né per il sì né per il no.
Mi sintonizzo anche io sullo stiamo a vedere e starò a vedere con molto interesse.
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Re: Referendum Scozia

Messaggioda franz il 18/09/2014, 7:53

Robyn ha scritto:mah si spera che l'indipendedismo della Scozia non passi perche potrebbe significare spinte separatiste in tutta europa dalla Spagna all'Italia ad altri paesi.L'unico sbocco per il Regno Unito è lo stato federale ma la meta è l'europa federale per tutti i paesi dalla Grecia all'Italia alla Spagna al Regno Unito fino all'Islanda.Gli stati unitari si supereranno l'unica possibilità è l'europa federale che si compone degli attuali stati senza che al loro interno ci siano fratture

Sono d'accordo con Robyn sullo sbocco federale (che pero' va costruito, nons olo declamato quando la paura dell'indipendentismo avanza) ma per la scozia io direi che è qualsiasi esito andrà per forza di cose bene alla maggioranza ma vedrà anche una grossa minoranza perdente. Insomma deve andare bene per la scozia, qualsisi cosa decidano.
Se poi una decisione implica o meno spinte autonomiste oseparatiste altrove, è colpa dei governi che le generano, non degli scozzesi.
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Re: Referendum Scozia

Messaggioda Iafran il 18/09/2014, 10:14

flaviomob ha scritto:“Vogliamo decidere da soli il nostro futuro”

Dicono tutti così, i capipopolo.

Però, i tedeschi occidentali sono andati in controtendenza alle idee indipendentiste (suppongo con ragioni ben diverse di quelle che ha spinto un cosiddetto re galantuomo, 154 anni fa, a fare l'Italia)

Avere staterelli, periferici fa comodo anche agli altri Stati e agli statisti che coltivano idee imperialiste: basta fomentare i capipopolo e le motivazioni autonomiste esploderanno (le ultime nella questione Russia/Ucraina)
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Re: Referendum Scozia

Messaggioda franz il 18/09/2014, 12:13

Iafran ha scritto:
flaviomob ha scritto:“Vogliamo decidere da soli il nostro futuro”

Dicono tutti così, i capipopolo.

Ovvio e chi vuoi che lo dica?
Se poi il popolo ha occasione istituzionale di dire come la pensa, vedremo se sono d'accordo o meno con i capipopolo.
In democrazia potersi esprime e decidere (nell'ambito del rispetto dei diritti universali) è sempre una cosa buona.
Quando non si puo' i capipopolo spadroneggiano ancora di più.

PS: l'esempio dell'ukraina mi pare c'entri poco. Li si tratta di annessioni espansionistiche della russia, che fomenta e soffia sul fuoco (fornendo armi, mercenari e truppe).
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Re: Referendum Scozia

Messaggioda franz il 18/09/2014, 20:44

@LiaCeli: Il mostro di Loch Ness come voterà?
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Re: Referendum Scozia

Messaggioda pianogrande il 18/09/2014, 21:53

franz ha scritto:@LiaCeli: Il mostro di Loch Ness come voterà?


Ha lo stesso diritto di voto dei fantasmi.
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Re: Referendum Scozia

Messaggioda flaviomob il 19/09/2014, 8:51

55 a 45. La Scozia resta nel Regno Unito. Cameron pensava che il referendum sarebbe stato una passeggiata e invece i margini si sono molto ristretti rispetto alle (sue) previsioni. Ora, comunque, dovrà mantenere la sua promessa di una maggiore devolution che coinvolgerà anche Irlanda del Nord e Galles.
In ogni caso uno stato centrale che si mette in gioco così tanto, con un referendum legale e non solo consultivo, ci ha dato un grande esempio di democrazia e gli scozzesi hanno risposto con una partecipazione formidabile (non proprio... British!), l'ottantacinque per cento degli aventi diritto (votavano anche i sedicenni).


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Re: Referendum Scozia

Messaggioda franz il 19/09/2014, 9:15

comunque sia andata, il regno unito cambierà: la scozia avrà piu' autonomia.
Anche gli altri, perché non sarebbe giusto fare differenze tra galles, irlanda del nord, scozia e la stessa inghilterra.
Sono d'accordo con Flavio: il regno unito ha dato una bella lezione di democrazia e partecipazione.
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