da trilogy il 03/11/2012, 13:29
Bello l'articolo di Galli della Loggia sul Corriere di oggi. Pian piano sta emergendo quello che veramente caratterizza l'attuale fase storica e politica del nostro paese: "uno scontro tra elites per il controllo del potere".
Era inevitabile che queste riflessioni prendessero corpo. l'Italia con Pareto e Gaetano Mosca, poi con Gramsci, ha dato un contributo metodologico fondamentale all'analisi di questo tema.
IL CENTRO, I TECNICI, LA POLITICA IL NOTABILE A DISPOSIZIONE
Ogni giorno di più il centro della scena italiana si affolla di un nuovo personaggio: il «notabile a disposizione». Per centro intendo proprio il Centro dello schieramento politico, quello gravitante dalle parti dell'Udc. È qui soprattutto, infatti, che il «notabile a disposizione» sembra trovare il suo habitat più confacente, la sua destinazione naturale.
Non è inutile fare nomi: Corrado Passera, Andrea Riccardi, Luca di Montezemolo, Lorenzo Ornaghi, Ernesto Auci, Raffaele Bonanni. Come si vede c'è di tutto: ex banchieri, sindacalisti, professori universitari, ex manager. E c'è di tutto dal momento che ciò che realmente conta non è ciò che si è fatto o che si potrebbe saper fare; ciò che conta è altro: è per l'appunto essere un «notabile». Essere cioè una persona «in vista», circondata di «rispetto», intervistato quanto si conviene dai giornali, moralmente con le carte più o meno in regola, insomma «autorevole». Meglio se con qualche carica significativa già alle spalle.
Naturalmente il «notabile a disposizione» è a disposizione della politica. Pronto a rispondere a una sua eventuale chiamata. Il che significa che fino a quel momento il suo rapporto con la politica c'è e non c'è, è fatto essenzialmente di contiguità . Da questo punto di vista è facile capire come l'attuale dimensione del governo tecnico si stia rivelando la dimensione ideale per evocare il ruolo di tale figura. Che cos'altro è perlopiù un tale governo, infatti, se non per l'appunto un governo di notabili? Contiguità significa soprattutto due cose: non aver mai avuto a che fare con la vita interna di un partito, non averne di recente occupato cariche o ruoli, ma al tempo stesso - ciò è fondamentale - essere in grado di garantire al mondo dei partiti tradizionali di non rappresentare per essi alcun pericolo sostanziale, grazie a un vincolo di fondo derivante dalla comune condivisione di interessi, di codici espressivi, di complicità sostanziali e meno sostanziali. Un amalgama di modi di pensare, di coinvolgimenti e di comportamenti - quello richiesto al «notabile a disposizione» - che ha il suo massimo modello, direi il suo archetipo, in una figura come quella di Giuliano Amato.
Tipico dei «notabili a disposizione» presenti sulla scena italiana è il loro silenzio. Silenzio, beninteso, sulla sostanza delle cose: ché anzi tutti i sopra nominati sono invece sempre pronti a prodursi dovunque in alati discorsi sui massimi sistemi, sull'Europa, sui compiti del futuro, sulle necessità dell'ora, sull'impegno del Paese. Ma non ce n'è uno, mi sembra, che si sia fin qui avventurato, invece, a dirci come secondo lui dovrebbe essere affrontato e risolto un problema specifico, uno soltanto dei tanti problemi con cui ci troviamo alle prese. Non uno di questi illustri personaggi che abbia avuto l'ardire di scoprirsi con una proposta, di compromettersi con una cifra, di informarci come lui vede, chessò, la questione della divisione delle carriere dei magistrati o delle unioni omosessuali. Nulla: anche se ormai si annuncia imminente, imminentissima, la loro conclamata discesa nell'arena. Ma a pensarci bene non c'è da stupirsi. La mentalità del notabile - odierna caricatura italiana della società civile - è precisamente questa, infatti: «Voi mi dovete eleggere non per ciò che io penso o propongo (quasi sempre nulla), ma per ciò che io sono. Per il mio "rango". Che non deve essere certo riconosciuto da voialtri, insignificante plebe elettorale. Basta che lo facciano i miei pari: a voi, al massimo, non resta che sottoscrivere».
Ernesto Galli Della Loggia3 novembre 2012 | 8:17