da pierodm il 09/09/2008, 2:01
L'informazione.
Comunicazione e informazione sono essenziali: non si limitano ai TG, e nemmeno alla Tv in se stessa, e non sono fatte soltanto da parole o immagini appositamente elaborate in forma giornalistica, ma si manifestano attraverso la pubblicità, l'ambiente di lavoro e l'intero "corpo" materiale e immateriale della società.
Se non si ha piena consapevolezza di questo, e se si continua a minimizzare il peso dell'informazione, è praticamente inutile perdere tempo a disquisire di politica, nella nostra situazione sociale.
L'informazione non sposta solo "il voto", e comunque lo sposta solo al termine di una lunga macerazione antropologica e culturale che ha spostato in precedenza ben altro che le "opinioni" su uno o l'altro degli schieramenti.
La sinistra - e peggio che mai gli ulivisti alla Parisi o lo stesso Prodi - hanno capito solo confusamente, mi sembra, questo dato di fatto. Diciamo che l'hanno capito quel tanto che era impossibile ignorarlo, ma sono rimasti in mezzo al guado, incerti se rimanere nell'ambito dell'antica politica umanistica pre-consumistica, o se sposare cinicamente i dettami della persuasione più o meno occulta e del marketing.
Incerti, io credo, non per insufficienza intellettuale, ma per mancanza di una vera convinzione interiore, in un senso o nell'altro: sono riusciti a mostrare il peggio di entrambe le opzioni, come succede sempre agl'indecisi.
Proprio perché le coscienze di tutti noi, le nostre capacità critiche e percettive sono mutate - degradate - negli ultimi venti anni, io ho detto che anche le "vittorie" del centro-sinistra non mi rassicurano affatto sulla saldezza e sulla sostanza politica del relativo elettorato.
Se vogliamo esprimerci in altro modo, diciamo che - al di là dei valori relativi tra gli schieramenti - esiste una traslazione complessiva di tipo culturale che cambia il valore assoluto anche delle idee che giudichiamo positive.
Teniamo conto, inoltre, che la comunicazione non solo crea opinioni e idee, ma le riflette e le diffonde: proprio quelle stesse idee e opinioni che, cos' riflesse, hanno valore di "volontà popolare", sulla quale si misurano non solo le idee di quelli che hanno più contribuito a crearle, ma le idee di tutti.
La conquista del centro.
Su questo tema - e per la verità anche su altri - non si può andare avanti per postulati - che poi, vedi sopra, sistematicamente ripetuti tramite la comunicazione diventano dogmi e verità.
La vittoria elettorale si conquista con la maggioranza dei voti, che provengono sia dal centro, sia dalle zone intermedie, sia dalle estreme.
Senza gli altri, i voti del centro servono a fare la birra.
Questo per ciò che riguarda i numeri.
Nel merito, il "centro" così come viene presentato dai suoi aficionados sembra più che altro una sentina di incombente malaffare, o almeno un campionario di opportunismo e di mediocrità, che "trova buoni entrambi i governi", più o meno.
Il fatto raccapricciante è che gli aficionados hanno ragione: il "centro" è fatto proprio così.
Non è un caso che la nostra politica - prima, seconda e adesso terza repubblica - sia stata e continui ad essere tanto mediocre, con la sua universale vocazione centrista e compromissoria, che ha attanagliato anche quei partiti che per un beffardo paradosso adesso piace rileggere come "estremisti" - ali di sinistra del grande centro, sarebbe semmai più corretto dire.
Io credo - lo dico con un certo semplicismo, non privo di cosciente ingenuità - che si vince proponendo (credendoci) vere riforme, e un vero cambiamento per tutto ciò che merita di essere cambiato: non credo che tutto questo sia riposto nella pisside del "centro", se non altro perché è difficile che un vero riformismo e un vero cambiamento possano essere interscambiati dall'uno all'altro schieramento, e per questo apprezzati dalla "dittatura del proletariato centrista".