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Debito pubblico...

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Debito pubblico...

Messaggioda flaviomob il 09/08/2012, 20:59

Ma se la crisi di liquidità dipende dal deficit della bilancia commerciale, non sarebbe il caso di stampare un po' di "pizze di fango", come dice Franz, creando una doppia circolazione di valuta (va be', immagino che non sia legale nell'ambito dell'area euro, però dei bei pezzi di carta garantiti dallo stato italiano, non convertibili, tipo dei simil buoni del tesoro, ma circolanti) per evitare l'infarto dell'economia italiana? So che è una fantaipotesi, ma in quantità limitate a compensare il deficit prolungato della bilancia commerciale nei confronti della Germania e dei paesi più forti dell'area euro, in un periodo in cui i prezzi scendono, non dovrebbe creare particolare inflazione o comunque non in misura preoccupante. Non abbiamo bisogno di liquidità, oltre che di abbattere il debito?


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Re: Debito pubblico...

Messaggioda trilogy il 09/08/2012, 22:09

flaviomob ha scritto:...però dei bei pezzi di carta garantiti dallo stato italiano, non convertibili, tipo dei simil buoni del tesoro, ma circolanti) per evitare l'infarto dell'economia italiana? So che è una fantaipotesi, ....


Fantaipotesi? leggi Warren Mosler:

http://it.wikipedia.org/wiki/Tax_backed_bond
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Re: Debito pubblico...

Messaggioda flaviomob il 09/08/2012, 22:22

Beh diciamo che nella mia crassa ignoranza ho "sognato" una cosa a cui qualcuno ha pensato seriamente... ma funzionerebbe, in Italia?


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Re: Debito pubblico...

Messaggioda trilogy il 09/08/2012, 23:40

flaviomob ha scritto:Beh diciamo che nella mia crassa ignoranza ho "sognato" una cosa a cui qualcuno ha pensato seriamente... ma funzionerebbe, in Italia?


Teoricamente dovrebbe funzionare per qualunque paese. E' una sorta di garanzia accessoria su un un titolo di debito pubblico.
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La riduzione del debito pubblico secondo PdL e PD

Messaggioda franz il 10/08/2012, 7:36

noisefromamerika.org/articolo/riduzione-debito-pubblico-secondo-pdl-pd

7 agosto 2012 • sandro brusco

In questi caldi giorni estivi sia il PdL sia il PD si sono cimentati sul tema della riduzione del debito pubblico. Quello che si vede fa abbastanza paura. In sostanza, i due maggiori partiti continuano a negare la realtà e sperano chiaramente di riuscire a infinocchiare gli elettori mediante racconti che con tutta evidenza non stanno in piedi. Proviamo a fare un po' di chiarezza.

Il tema della riduzione del debito sembra essere tornato di moda, cosa di cui non possiamo che rallegrarci. Ma le cose che si dicono al riguardo fanno semplicemente accapponare la pelle, per il livello di disconnessione tra la classe politica e la realtà dei fatti che segnalano. Proviamo allora a spiegare più in dettaglio perché i supposti piani per la riduzione del debito presentati dai grandi partiti fanno acqua da tutte le parti e rappresentano in buona sostanza una colossale presa in giro.

Cominciamo dal PdL, che è quello che più rumore ultimamente ha fatto. Con un conferenza stampa di qualche giorno fa, il portavoce provvisorio Angelino Alfano ha annunciato un meraviglioso piano per abbattere il debito pubblico di circa 400 miliardi, portandolo quindi a circa il 100% del PIL. Tanto meraviglioso è il piano che, oltre alla riduzione del debito, ci porterà in dote pure una riduzione della pressione fiscale di 5 punti di PIL. Abbiamo già spiegato perché il piano non sta in piedi. Senza una parallela e robusta discesa della spesa primaria, il solo risparmio della spesa per interessi non può, semplicemente non può, garantire la riduzione del debito e contemporaneamente la riduzione delle tasse. Di riduzione della spesa ovviamente Alfano non ha parlato nella conferenza stampa (far parlare i politici italiani di riduzione della spesa è un po' come chiedere a Fonzie di dire ''ho sbagliato''). Stiamo ancora aspettando di leggere il prestigioso studio su cui la proposta PdL è basata, e che a nostra conoscenza non è ancora stato pubblicato (sembra esca domani, da quel che ci è dato capire). Nel frattempo però il dinamico duo Alfano-Brunetta è uscito sulla stampa chiarendo meglio il progetto. I due interventi vanno letti congiuntamente per capire bene quanto poco credibile sia il progetto PdL.

Cominciamo da Brunetta, che è intervenuto sul Giornale con un articolo dal solito titolo di sapore xenofobo (''la Merkel ci vuole comprare''; ma figuriamoci). La storiella è sempre più o meno la stessa che i politicanti come Brunetta hanno dispensato negli anni. La colpa non è nostra, sono gli altri che hanno fatto male l'euro, impongono ricette sbagliate etc. etc. Noi non c'eravamo e se c'eravamo dormivamo. Non si può più chiedere nulla ai ''Paesi come Italia e Spagna, che i compiti a casa li hanno fatti e che non sono in grado o non vogliono accettare ulteriori, inutili, sacrifici". Fin qui niente di nuovo, semplicemente le solite pagliacciate autoassolutorie cui ci ha abituato questa classe dirigente. L'unica cosa relativamente nuova e interessante arriva in fondo all'articolo, in cui il Nobel mancato fornisce l'interpretazione vera del piano per la riduzione del debito. Riporto per intero il pezzo:

Ed è in questa reazione orgogliosa e razionale al vicolo cieco in cui ci ha cacciato la Germania che va inserito un plus di credibilità che nessuno ci ha chiesto: avviare fin da subito una forte e immediata strategia shock di attacco al nostro debito pubblico.

In tal modo l’Italia può acquisire una posizione negoziale fortissima dicendo a chiare lettere che non ha alcuna intenzione di proseguire sulla strada della spirale recessiva. Che non ha alcuna intenzione di vendere i gioielli di famiglia, come vorrebbe qualcuno nel mondo tedesco, con qualche interessata sponda anche in Italia. E che manterrà questa posizione a qualsiasi costo, fino alle estreme conseguenze, fino all’uscita dall’euro. Mai lascerà fare affari ai predatori con la tripla A, che parlino inglese, francese o tedesco.

Traduco: primo, niente tagli di spesa (mica si può ''proseguire sulla strada della spirale recessiva''). Quindi, contro il buon senso, le riduzioni delle tasse si finanziano con ingressi straordinari di vendita del patrimonio pubblico. Se poi una volta finite le dismissioni, ammesso che mai inizino, ricomparirà il buco daremo al colpa ai tedeschi, immagino, o a qualche altro malcapitato straniero. Secondo, non abbiamo affatto intenzione di vendere quello che effettivamente si può vendere rapidamente, ossia le quote delle imprese pubbliche. Queste devono fermamente restare sotto il controllo della casta italiota. Il tutto condito dalla solita retorica xenofoba sui ''predatori con la tripla A'', i quali avrebbero l'immensa colpa di pagare le imprese in euro sonanti anziché in chiacchiere. Meglio quindi che le imprese di Stato continuino a depredarle Brunetta e i suoi compari, con tanti auguri alla riduzione del debito.

Quindi, niente riduzione della spesa (diamine, è recessiva!) e niente vendita degli asset che veramente si possono vendere (mica possiamo perdere la sovranità!). Cosa resta quindi del meraviglioso piano di riduzione del debito pubblico più riduzione delle tasse?

Ce lo spiega il portavoce provvisorio Alfano in una intervista al Corriere della Sera. Dopo il solito nonsenso sulle terribili colpe dell'Europa, che se non ci fossero stati loro signora mia come ce la saremmo cavata bene da soli, il giornalista fa finalmente una domanda sensata e chiede dove cavolo pensa il signor Alfano di acchiappare i 400 miliardi di cui ciancia. Ecco la parte rilevante della risposta:

Si tratta della valorizzazione di alcuni asset pubblici non strategici. È un'operazione che può portare il rapporto debito/pil sotto quota 100%. Lo strumento è un grande fondo al quale conferire beni immobili e anche alcuni beni mobili. Avremmo anche disponibili somme per dare respiro all'economia, abolendo l'Imu sulla prima casa e avviando un percorso di riduzione della pressione fiscale per tutti

Ecco quindi svelato il busillis. Le imprese di Stato non si possono vendere, la spesa non si può tagliare, e quindi restano gli immobili (e, pudicamente, ''alcuni beni mobili'', ma non quelli ''strategici'', mi raccomando). Pura fantasia. La vendita degli immobili è operazione che già si è fatta in passato (ricordate le cartolarizzazioni delle operazioni SCIP 1 e SCIP 2?). Le cifre che realisticamemte, e di realismo c'è un maledetto bisogno, si possono attendere da una simile operazione non sono certo vicine a quelle che spaccia Alfano. Inoltre i tempi sono di solito lunghissimi. Però secondo Alfano tale operazione sarebbe sufficiente non solo a ridurre il debito, non solo a elminare l'IMU sulla prima casa, ma anche ad ''avviare un percorso di riduzione della pressione fiscale per tutti''. Potenza della fantasia. Oltretutto, di grazia, ci piacerebbe sapere perché la riduzione dell'IMU, anziché quella delle tasse su lavoro e imprese, dovrebbe essere la priorità.

Niente da fare sul fronte PdL quindi,solo fuffa e nessun piano minimamente realistico.

E il PD? Beh, qui bisogna armarsi di santa pazienza e leggersi per intero la Carta d'Intenti del partito, che dovrebbe spiegare agli elettori cosa si vuol fare nella prossima legislatura. Noi ci siamo messi di buona volontà e la carta l'abbiamo letta tutta. Gli unici numeri che siamo riusciti a trovare sono stati quelli che numeravano le pagine. Nel cappello introduttivo il PD ci annuncia che stiamo affrontando la crisi con ''la zavorra di un debito pubblico da ridurre drasticamente e che richiederà scelte responsabili, di rigore e al tempo stesso di enorme coraggio''. Va bene, ma intanto non è che ci dite come pensate effettivamente di operare questa drastica riduzione, quali sarebbero queste scelte di ''enorme coraggio''? La risposta, semplicemente, è no. Leggete con accuratezza il resto del documento, e diteci se vedete un solo pezzo in cui ci siano non solo dei numeri chiari su come affrontare il debito ma semplicemente qualche suggerimento concreto.

Per esempio, si suggerisce di ridurre la spesa? Leggiamo a pagina 7: ''Se l'austerità e l'equilibrio dei conti pubblici, pur necessari, diventano un dogma e un obiettivo in sé - senza alcuna attenzione per occupazione, investimenti, ricerca e formazione - finiscono per negare se stessi''. La traduzione, semplicemente, è che non si possono ridurre le spese. Il lettore attento può osservare la straordinaria affinità con le tesi di Brunetta (il famoso vero ''pensiero unico'' delle classi dirigenti italiane).

Magari aumentare le tasse allora? Beh, sì e no. Ecco cosa dice la Carta: ''Il primo passo da compiere è un ridisegno profondo del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro e sull'impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari''. Quanto veramente si riesca a ridurre la tassazione di lavoro e impresa aumentando le tasse sul patrimonio è questione su cui torneremo. Qua semplicemente notiamo che l'operazione che propone il PD sembra essere (possiamo solo dire sembra, dato che numeri non ne danno) a gettito invariato: meno tasse per alcuni, più tasse per altri. Quindi anche qua non sembra esserci alcuna fonte di riduzione del debito.

Resta quindi la vendita di patrimonio pubblico. Ma qui l'unico pezzo in cui se ne parla è solo per avvertirci con severità che ''è tramontata l'idea che la privatizzazione e l'assenza di regole siano sempre e comunque la ricetta giusta''. Perché mai la privatizzazione dovrebbe accompagnarsi all'assenza di regole è cosa che andrebbe spiegata, ma non polemizziamo. Quel che conta qui rilevare è che mentre il PdL fa finta di voler vendere qualcosa per ridurre il debito, il PD non fa nemmeno finta. Quindi, qual è la strategia del PD per ridurre il debito? A noi pare che sia esattamente identica a quella del PdL. Ossia, non c'è.
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Re: Debito pubblico...

Messaggioda ranvit il 10/08/2012, 9:35

Bene le critiche, che in gran parte condivido. Le proposte (dei tecnocrati di nFA)???
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Debito pubblico...

Messaggioda franz il 10/08/2012, 12:36

ranvit ha scritto:Bene le critiche, che in gran parte condivido. Le proposte (dei tecnocrati di nFA)???

Già inoltrate la settimana scorsa.
Non è che le proposte cambiano ogni 10 minuti.
vedere http://fermareildeclino.it/10proposte
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Re: Debito pubblico...

Messaggioda ranvit il 10/08/2012, 12:57

Tutto Ok (le avevo già viste) ma....un po' troppa teoria (manca il come farlo e /o come riuscirci)....alla Pd :D

In particolare per far scendere il debito pubblico....dov'è la proposta (concreta)?

http://fermareildeclino.it/10proposte
10 Interventi per la crescita

1Ridurre l'ammontare del debito pubblico
2Ridurre la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali
3Ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni
4Liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali

5Sostenere la capacità di consumo dei lavoratori dipendenti
6Adottare immediatamente una legislazione organica sui conflitti d'interesse
7Far funzionare la giustizia
8Liberare le potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei giovani e delle donne

9Ridare alla scuola e all'università il ruolo, perso da tempo
10Introdurre il vero federalismo

1) Ridurre l'ammontare del debito pubblico. è possibile scendere rapidamente sotto la soglia simbolica del 100% del PIL anche attraverso alienazioni del patrimonio pubblico, composto sia da immobili non vincolati sia da imprese o quote di esse.
2) Ridurre la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali del PIL nell'arco di 5 anni. La spending review deve costituire il primo passo di un ripensamento complessivo della spesa, a partire dai costi della casta politico-burocratica e dai sussidi alle imprese (inclusi gli organi di informazione). Ripensare in modo organico le grandi voci di spesa, quali sanità e istruzione, introducendo meccanismi competitivi all’interno di quei settori. Riformare il sistema pensionistico per garantire vera equità inter—e intra—generazionale.
3) Ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni, dando la priorità alla riduzione delle imposte sul reddito da lavoro e d'impresa. Semplificare il sistema tributario e combattere l'evasione fiscale destinando il gettito alla riduzione delle imposte.
4) Liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali quali, a titolo di esempio: trasporti, energia, poste, telecomunicazioni, servizi professionali e banche (inclusi gli assetti proprietari). Privatizzare le imprese pubbliche con modalità e obiettivi pro-concorrenziali nei rispettivi settori. Inserire nella Costituzione il principio della concorrenza come metodo di funzionamento del sistema economico, contro privilegi e monopoli d'ogni sorta. Privatizzare la RAI, abolire canone e tetto pubblicitario, eliminare il duopolio imperfetto su cui il settore si regge favorendo la concorrenza. Affidare i servizi pubblici, incluso quello radiotelevisivo, tramite gara fra imprese concorrenti.
5) Sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti. Tutti i lavoratori, indipendentemente dalla dimensione dell'impresa in cui lavoravano, devono godere di un sussidio di disoccupazione e di strumenti di formazione che permettano e incentivino la ricerca di un nuovo posto di lavoro quando necessario, scoraggiando altresì la cultura della dipendenza dallo Stato. Il pubblico impiego deve essere governato dalle stesse norme che sovrintendono al lavoro privato introducendo maggiore flessibilità sia del rapporto di lavoro che in costanza del rapporto di lavoro.
6) Adottare immediatamente una legislazione organica sui conflitti d'interesse. Imporre effettiva trasparenza e pubblica verificabilità dei redditi, patrimoni e interessi economici di tutti i funzionari pubblici e di tutte le cariche elettive. Instaurare meccanismi premianti per chi denuncia reati di corruzione. Vanno allontanati dalla gestione di enti pubblici e di imprese quotate gli amministratori che hanno subito condanne penali per reati economici o corruttivi.
7) Far funzionare la giustizia. Riformare il codice di procedura e la carriera dei magistrati, con netta distinzione dei percorsi e avanzamento basato sulla performance; no agli avanzamenti di carriera dovuti alla sola anzianità. Introdurre e sviluppare forme di specializzazione che siano in grado di far crescere l'efficienza e la prevedibilità delle decisioni. Difendere l'indipendenza di tutta la magistratura, sia inquirente che giudicante. Assicurare la terzietà dei procedimenti disciplinari a carico dei magistrati. Gestione professionale dei tribunali generalizzando i modelli adottati in alcuni di essi. Assicurare la certezza della pena da scontare in un sistema carcerario umanizzato.
8) Liberare le potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei giovani e delle donne, oggi in gran parte esclusi dal mercato del lavoro e dagli ambiti più rilevanti del potere economico e politico. Non esiste una singola misura in grado di farci raggiungere questo obiettivo; occorre agire per eliminare il dualismo occupazionale, scoraggiare la discriminazione di età e sesso nel mondo del lavoro, offrire strumenti di assicurazione contro la disoccupazione, facilitare la creazione di nuove imprese, permettere effettiva mobilità meritocratica in ogni settore dell’economia e della società e, finalmente, rifondare il sistema educativo.
9) Ridare alla scuola e all'università il ruolo, perso da tempo, di volani dell'emancipazione socio-economica delle nuove generazioni. Non si tratta di spendere di meno, occorre anzi trovare le risorse per spendere di più in educazione e ricerca. Però, prima di aggiungere benzina nel motore di una macchina che non funziona, occorre farla funzionare bene. Questo significa spendere meglio e più efficacemente le risorse già disponibili. Vanno pertanto introdotti cambiamenti sistemici: la concorrenza fra istituzioni scolastiche e la selezione meritocratica di docenti e studenti devono trasformarsi nelle linee guida di un rinnovato sistema educativo.Va abolito il valore legale del titolo di studio.
10) Introdurre il vero federalismo con l'attribuzione di ruoli chiari e coerenti ai diversi livelli di governo. Un federalismo che assicuri ampia autonomia sia di spesa che di entrata agli enti locali rilevanti ma che, al tempo stesso, punisca in modo severo gli amministratori di quegli enti che non mantengono il pareggio di bilancio rendendoli responsabili, di fronte ai propri elettori, delle scelte compiute. Totale trasparenza dei bilanci delle pubbliche amministrazioni e delle società partecipate da enti pubblici con l'obbligo della loro pubblicazione sui rispettivi siti Internet. La stessa "questione meridionale" va affrontata in questo contesto, abbandonando la dannosa e fallimentare politica di sussidi seguita nell'ultimo mezzo secolo.
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Re: Debito pubblico...

Messaggioda franz il 10/08/2012, 13:03

ranvit ha scritto:Tutto Ok (le avevo già viste) ma....un po' troppa teoria (manca il come farlo e /o come riuscirci)....alla Pd :D

Per darti i dettagli che richiedi servono 700 pagine ... che non leggeresti.
Per me la ricetta è buona.
Poi dipende dai cuochi che la cucineranno, dalla cucina che avranno a disposizione, dagli ingredienti.
In Italia come si sa, dobbiamo arrangiarci con quello che passa il convento. Che non è certo il massimo dei massimi.
Tuttavia i cuochi di NFA hanno "esperienza internazionale" nelle migliori cucine (università) americane.
Se farà o meno la differenza, vedremo.

Per approfondire: http://noisefromamerika.org/articolo/fe ... toria-vera
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Re: La riduzione del debito pubblico secondo PdL e PD

Messaggioda trilogy il 10/08/2012, 13:35

franz ha scritto:noisefromamerika.org/articolo/riduzione-debito-pubblico-secondo-pdl-pd

[..] Però secondo Alfano tale operazione sarebbe sufficiente non solo a ridurre il debito, non solo a elminare l'IMU sulla prima casa, ma anche ad ''avviare un percorso di riduzione della pressione fiscale per tutti''. Potenza della fantasia. Oltretutto, di grazia, ci piacerebbe sapere perché la riduzione dell'IMU, anziché quella delle tasse su lavoro e imprese, dovrebbe essere la priorità.


Su questo punto ha perfettamente ragione. Alfano approfitta del debito per fare propaganda. il problema centrale sono le tasse sul lavoro e le imprese. Un'aliquota irpef al 23% sui redditi da 0 a 15.000 euro è una follia economica, una rapina sui più deboli.
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