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L’illegittimità del crocifisso nella aule di udienza.

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Re: L’illegittimità del crocifisso nella aule di udienza.

Messaggioda flaviomob il 09/07/2012, 14:12

La libertà consiste anche nel poter sostenere - per assurdo - che la kriptonite è equivalente al crocifisso. Certamente nel medioevo un paragone del genere (anche se il pianeta Krypton ancora non era stato "scoperto"...) sarebbe potuto costare la testa (o un arrosto ben cotto di carne umana) al suo autore.
I riferimenti strumentali agli eccessi del laicismo mi sembrano procedere parallelamente ed analogamente agli attacchi che tanti inquisiti, Berlusconi in primis, fanno contro magistrati onesti e politici (pochi) integerrimi accusandoli di giustizialismo... Piuttosto manipolatorio in un paese decisamente parziale, in cui la parte avversa (poteri religiosi da una parte, intrallazzatori dall'altra) gode ancora di una discreta egemonia.
Lo scandalo dei consiglieri comunali in maggioranza a Milano, che sottoscrissero ufficialmente il programma elettorale di Pisapia e ora si appellano al voto di coscienza sul registro delle unioni civili - i voltagabbana - è lì a dimostrarcelo.
Peraltro anche il Cristo stesso fu torturato e crocifisso, innocente, grazie a pesanti commistioni tra potere civile e potere religioso... Meglio Tosti che Pilato!


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Re: L’illegittimità del crocifisso nella aule di udienza.

Messaggioda lucameni il 09/07/2012, 14:34

Si ma è tutta teoria. Andando su quel concreto al quale sempre ci si appella in Tosti (si vedano i suoi blog e i suoi articoli) non si legge e non si vede nulla di laico, se si intende per laicità un metodo e il contrario del confessionalismo.
Lì, in costanza di toni evidentemente sprezzanti e offensivi (realtà evidente), c'è una militanza atea e non semplicemente battaglia per la laicità delle istituzioni. Qualcosa che fa da perfetto pendant ad una militanza religiosa, con pretese che vanno oltre la separazione stato - chiesa. Sempre considerando che non sempre la laicità nei paesi europei è declinata come in Francia.
Da un magistrato in carriera, proprio per la sua funzione, ci si poteva aspettare toni e argomentazioni degni del suo ruolo.
Così non è stato e non è, a parte tutte le considerazioni sulle battaglie, Ponzio Pilato e compagnia.
Se poi si vuole beatificare Tosti comunque, passando oltre toni, insulti, anatemi perfettamente speculari a quelli di un integralista religioso è altro discorso. Rientra pur sempre in una tradizione conosciuta in Italia e altrove.

Sicuramente come gli integralisti religiosi si esprimono così la libertà di coscienza ed espressione consente a Tosti di considerare Cristo pari alla kriptonite. Ma come siamo liberi di criticare gli integralisti religiosi per i loro toni e argomentazioni così lo si può fare con un Tosti. Che era fino a poco tempo fa un magistrato e come tale tenuto a comportamenti - ripeto - degni del suo ruolo e che non hanno nulla a che fare col giustizialismo si o no.
La libertà c'è per fortuna di dire quasi tutto, salvo la violazione del codice penale, ma non è lo stesso esprimersi nel contesto di un bar o nelle vesti di magistrato.
Fin tanto si è magistrati, lo dicono le regole attuali, innanzitutto si svolge la propria funzione e poi si tiene un decoro che è ben diverso da quello che si può tenere su un palco di un comizio o in una bettola.
Altrimenti ci dimette, si fa altro e, in tutta libertà, e con l'onere di poter ricevere critiche parimenti feroci a quelle espresse, si fanno tutte le battaglie di libertà che si vogliono.
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Re: L’illegittimità del crocifisso nella aule di udienza.

Messaggioda matthelm il 09/07/2012, 21:23

Come non intervenire? Avrei il rimorso finché campo.
Sono, naturalmente naturliche, d’accordo con Lucameni sulle considerazioni su Tosti e pure sulle altre. Ma nessuna occasione va persa e non sembra vero ai “laici senza sbavature” poter ciclicamente proporre questi temi tanto da poter dire: “non c’eravamo dimenticati”, siamo sul pezzo.
Eppure sono una minoranza che enuncia cose che in linea principio avrebbero un loro fondamento. In linea di principio! Se poi applicassimo in ogni parte del mondo considerazioni simili che riguardino storie, costumi, tradizioni, superstizioni radicate profondamente nei vari paesi ci sarebbe la rivolta popolare (non dei solo credenti…) permanente e generalizzata, e giusta, secondo me.
Ma a loro, i reprobi, cosa importa? si salvano l’anima, si fa per dire, così. In Italia dovremmo, giustamente togliere la croce in tutti i locali pubblici (avete presente in Alto Adige o nei paesi di montagna?) e perché no su stemmi araldici, comunali, regionali, provinciali, in santelle che sono sparse vistosamente in tutto il territorio ed in mille altri documenti pubblici.
E che diamine si dovrebbe togliere il crocifisso perché i “veri” laici ne soffrono. Ai mussulmani e quelli di altre fedi non ne importa nulla salvo che ai talebani!… perché? Perché è una questione fondamentale di laicità!
Finché avremo minoranze di questo tipo non dobbiamo temere nulla, la Storia se ne fa un baffo. Quando dovrà accadere accadrà e questi fatti fanno parte e verranno ricordati come esempio di folklorismo italico. Come il Tosti.
Scrive Lucameni: “…ci sono questioni che, ammesso e non concesso rappresentino autentici problemi, sono risolvibili innanzitutto con una dose di buon senso. In genere assente…”.
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Re: L’illegittimità del crocifisso nella aule di udienza.

Messaggioda flaviomob il 10/07/2012, 16:43

matthelm ha scritto:E che diamine si dovrebbe togliere il crocifisso perché i “veri” laici ne soffrono.


No, si dovrebbe togliere il crocifisso da stanze ed aule di edifici e scuole pubbliche proprio in quanto rivolte alla totalità della cittadinanza. E mi stupisco che non siano i credenti a chiederlo, che un simbolo di tale portata ed importanza sia "lasciato lì" nell'ipocrisia e nella totale dissociazione dal suo significato originario. "Tanto non cambia nulla"! Che bestemmia! Cristo incarnato e risorto, il rivoluzionario più profondo ed antico, che "non cambia nulla" "non fa differenza" "non dà fastidio". Questa è la matta bestialità conformista italiana.


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Re: L’illegittimità del crocifisso nella aule di udienza.

Messaggioda Iafran il 10/07/2012, 19:30

Mi sembra che l'argomento proposto sia sulla sentenza del tribunale civile di ritenere illegittimo la presenza del crocifisso nelle aule di udienza ... in relazione al fatto che un giudice "ne ha patito di cotte e di crude" per voler dimostrare che lo Stato italiano, multietnico e multiculturale, applicava con imparzialità la legge nelle aule di giustizia.
Ci sono voluti 8 anni per avere ragione su qualcosa che veniva riproposto con veemenza da coloro che si proclamavano e proclamano "cristiani" (si commenta da sé l'espressione di La Russa ai giudici anticrocifisso: "Dovete morire").
Se era di poco conto si poteva benissimo soprassedere ... senza prendersela ad offesa.
Evidentemente non era così ... e per la difesa dei valori democratici, il giudice Tosti, qualche secolo fa, avrebbe rischiato di finire sul rogo (non dimentichiamolo!). Questi valori non offendono nessuno, men che meno i fedeli di tutte le religioni.
È chiaro che la richiesta di "laicità" (si tramuti in) uno sfogo anticlericale, e apprezzo che lo si ritenga "legittimo anche se in qualche modo paradossale in un paese dove l'istituzione Chiesa ha ancora una grande influenza sulle scelte politiche" (lucameni, a questa constatazione si riferiva il mio: "E ti sembra poco?"), sarebbe ora che, in Italia, le coscienze individuali rivelassero bene la bellezza della loro fede.
Guadagnerebbero tutti ... anche le gerarchie.
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Re: L’illegittimità del crocifisso nella aule di udienza.

Messaggioda pianogrande il 11/07/2012, 1:00

Tutto fa brodo per mantenere il potere.
Anche i crocifissi.
Cedere significa abdicare a qualcosa di cui ci si sente padroni.
Padroni dell'insegnamento della religione cattolica (pagato da tutti i cittadini) nelle scuole di uno stato cosiddetto laico.
Padroni della moralità anche di chi con il cristianesimo non ha e non vuole avere niente a che fare.
Questo dominio politico culturale va rappresentato sulla scena pubblica in tutti i modi possibili.
Uno di questi è la presenza del crocifisso negli edifici pubblici.
Negare che il crocifisso negli edifici pubblici sia un simbolo del potere e della presenza - incombenza di questo potere dove dovrebbero essere esercitati un potere ed una missione laici significa distorcere la realtà.
Così come viene distorto in senso dispregiativo/offensivo un termine pulitissimo e degno di rispetto come LAICO.
Dà fastidio a quella che si sbraccia per essere e restare cultura dominante il fatto che qualcuno si incazzi un po' per questo tedioso e petulante dominio.
La Russa (citato nel post precedente) è un personaggio patetico e carnevalesco come Borghezio e simili.
Sorbirsi qualche stupidaggine in meno di gente di quel livello, sarebbe già un ottimo motivo per rimuovere anche la cupola di San Pietro.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: L’illegittimità del crocifisso nella aule di udienza.

Messaggioda lucameni il 11/07/2012, 9:22

Infatti per l'uso che ne viene fatto, polemico, sulla base di principi tutt'altro che sentiti e palesemente disattesi concordo che debbano essere i cosiddetti credenti a non impuntarsi sul crocifisso e non fare problemi a toglierlo dai luoghi pubblici, intesi come P.A. Il frutto di un'antica circolare del miniterno certo non può essere questione di fede.
Diverso discorso è considerare qualcosa di realmente laico e specchiata la polemica imbastita da Tosti.
Premesso sempre che ci sono diversi modi di intendere la laicità, una cosa è considerarla dal lato puramente negativo, altro dal lato anche positivo. Ovvero qualcosa che debba rimanere rinchiusa solo nella coscienza individuale e stop.
Ma la costituzione, le leggi, le convenzioni internazionali non dicono questo. C'è anche una dimensione sociale della religione, del credere che sta in relazione alla libertà di pensiero e di espressione.
Capisco che la cosa possa dare molto fastidio ma chi si pretende democratico e appunto "laico" deve prendere atto, magari proprio anche perchè considera la propria laicità, spesso intesa come ateismo e non semplicemente come metodo, qualcosa di cui essere fiero. A meno che non la consideri motivo di legittima censura o qualcosa che comunque legittimi la censura a fronte di credenti naturalmente predisposti a censurare.
A volte basta intendersi meglio sulle parole e su cosa si vuole. Bisogna capire ad esempio se basta il pretesto delle parole di un La Russa per mettere la mordacchia a chi vuole esprimere il proprio credo oltre i limiti della propria coscienza individuale, peraltro proprio come da articoli della nostra amatissima Costituzione.
Non credo sia proprio così. Sono semmai auspici nati da rabbia e rancore, quello si. Ma magari carenti di quel raziocinio e intelligenza di cui alcuni presunti laici forse credono di avere l'esclusiva.
Altro è rifiutare la commistione tra ruolo pubblico e ruolo della religione che rappresenta il significato della laicità intesa non soltanto in senso negativo. Anche se nella pratica è difficile conciliare esigenze diverse, comunque difese dalla nostra costituzione e dalle nostre leggi. Più facile e a volte più gratificante limitarsi alla teoria, non fosse altro che - ripeto ancora una volta - i modi di interpretare la laicità variano e di molto proprio in quei paesi occidentali che vengono sempre citati ad esempio.
Quello che rilevo nei Tosti della situazione, a parte toni e contesto che riguarda le funzioni di magistrato, è semmai una militanza ateistica che rifiuta ogni espressione della religione (si vedano i suoi scritti, i suoi toni, la sua storia personale, le sue iniziative). E qui la battaglia ideale per eliminare il crocifisso dalle aule di udienza o dalla P.A. davvero non c'entra più nulla, visto che quella battaglia, ammesso sia qualcosa di talmente importante da potersi chiamare così, poteva farla e può farla anche un cattolico e un credente.

A volte le polemiche prendono la mano, si creano casi di vitale importanza quando non è così, si dimenticano aspetti controversi ben più scottanti, si usano toni fuori norma, si dà la stura a vecchi rancori con compiacimento e questo non mi pare affatto sia motivo di vanto o tale da creare novelli eroi (vuoi della fede vuoi della "laicità").
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Re: L’illegittimità del crocifisso nella aule di udienza.

Messaggioda pianogrande il 12/07/2012, 1:13

Non è che io impazzisca per Tosti.
La laicità la difendo a spada tratta negli ambiti in cui va difesa.
Non vado a difenderla in un luogo di culto.
Mi basterebbe una certa reciprocità su questo concetto.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: L’illegittimità del crocifisso nella aule di udienza.

Messaggioda flaviomob il 24/11/2012, 14:53

Oggi ho letto che la legge che impone il crocifisso a scuola è datata 1928 e prevede anche l'esposizione del ritratto del Re.
Ora pretendo immediata attuazione in tutto il territorio italiano di questa norma... cruciale! :lol:
E se mi fanno girare le balle, voglio anche la gigantografia di tutta la Compagnia dell'Anello!


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Re: L’illegittimità del crocifisso nella aule di udienza.

Messaggioda franz il 24/11/2012, 16:06

flaviomob ha scritto:Oggi ho letto che la legge che impone il crocifisso a scuola è datata 1928 e prevede anche l'esposizione del ritratto del Re.
Ora pretendo immediata attuazione in tutto il territorio italiano di questa norma... cruciale! :lol:
E se mi fanno girare le balle, voglio anche la gigantografia di tutta la Compagnia dell'Anello!

Lo avevo letto molti anni fa ma benvenuto anche tu!
In fondo pero' le leggi vecchie e astruse sono cosi' tante che nessuno sa quante siano veramente ed è difficile, come vedi, affermare che l'ignoranza non è un'attenuante. Ma sai quante sono queste leggi? Non dirmi che lo sai perché quando lo chiesi a Bassanini non lo sapeva nemeno lui e mi elenco' una serie di ipotesi diverse, tutte secondo lui infondate o poco credibili.
Ma come si fa a governare se non si a nemmeno quali e quante leggi sono in vigore?
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