da lucameni il 11/07/2012, 9:22
Infatti per l'uso che ne viene fatto, polemico, sulla base di principi tutt'altro che sentiti e palesemente disattesi concordo che debbano essere i cosiddetti credenti a non impuntarsi sul crocifisso e non fare problemi a toglierlo dai luoghi pubblici, intesi come P.A. Il frutto di un'antica circolare del miniterno certo non può essere questione di fede.
Diverso discorso è considerare qualcosa di realmente laico e specchiata la polemica imbastita da Tosti.
Premesso sempre che ci sono diversi modi di intendere la laicità, una cosa è considerarla dal lato puramente negativo, altro dal lato anche positivo. Ovvero qualcosa che debba rimanere rinchiusa solo nella coscienza individuale e stop.
Ma la costituzione, le leggi, le convenzioni internazionali non dicono questo. C'è anche una dimensione sociale della religione, del credere che sta in relazione alla libertà di pensiero e di espressione.
Capisco che la cosa possa dare molto fastidio ma chi si pretende democratico e appunto "laico" deve prendere atto, magari proprio anche perchè considera la propria laicità, spesso intesa come ateismo e non semplicemente come metodo, qualcosa di cui essere fiero. A meno che non la consideri motivo di legittima censura o qualcosa che comunque legittimi la censura a fronte di credenti naturalmente predisposti a censurare.
A volte basta intendersi meglio sulle parole e su cosa si vuole. Bisogna capire ad esempio se basta il pretesto delle parole di un La Russa per mettere la mordacchia a chi vuole esprimere il proprio credo oltre i limiti della propria coscienza individuale, peraltro proprio come da articoli della nostra amatissima Costituzione.
Non credo sia proprio così. Sono semmai auspici nati da rabbia e rancore, quello si. Ma magari carenti di quel raziocinio e intelligenza di cui alcuni presunti laici forse credono di avere l'esclusiva.
Altro è rifiutare la commistione tra ruolo pubblico e ruolo della religione che rappresenta il significato della laicità intesa non soltanto in senso negativo. Anche se nella pratica è difficile conciliare esigenze diverse, comunque difese dalla nostra costituzione e dalle nostre leggi. Più facile e a volte più gratificante limitarsi alla teoria, non fosse altro che - ripeto ancora una volta - i modi di interpretare la laicità variano e di molto proprio in quei paesi occidentali che vengono sempre citati ad esempio.
Quello che rilevo nei Tosti della situazione, a parte toni e contesto che riguarda le funzioni di magistrato, è semmai una militanza ateistica che rifiuta ogni espressione della religione (si vedano i suoi scritti, i suoi toni, la sua storia personale, le sue iniziative). E qui la battaglia ideale per eliminare il crocifisso dalle aule di udienza o dalla P.A. davvero non c'entra più nulla, visto che quella battaglia, ammesso sia qualcosa di talmente importante da potersi chiamare così, poteva farla e può farla anche un cattolico e un credente.
A volte le polemiche prendono la mano, si creano casi di vitale importanza quando non è così, si dimenticano aspetti controversi ben più scottanti, si usano toni fuori norma, si dà la stura a vecchi rancori con compiacimento e questo non mi pare affatto sia motivo di vanto o tale da creare novelli eroi (vuoi della fede vuoi della "laicità").
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)