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Prodi e Quadrio Curzio: EuroUnionBond per la nuova Europa

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Anche Tremonti insiste

Messaggioda franz il 27/08/2011, 15:19

http://www.corriere.it/politica/11_agos ... ffa0.shtml

Tremonti a Rimini: «Il tempo
degli eurobond sta arrivando»
Il ministro: «Unico nuovo modello di sviluppo»
Sulla crisi dice: «Non c'è ancora il game over»

MILANO - «Il tempo degli eurobond sta arrivando». Il ministro Tremonti parla dal meeting di Cl a Rimini e torna a insistere sull'idea dei titoli di Stato europei: «È un'idea forte. E sbaglia chi sostiene che con gli eurobond ci guadagnano Italia e Spagna e non la Germania».

EUROBOND E INVESTIMENTI PUBBLICI - Per il ministro dell'Economia pensare che lo «sviluppo dell'Europa possa essere basato sulla domande interna è sbagliato, c'è saturazione, se si pensa al modello export, è a rischio». Piuttosto è «fondamentale la gamba degli investimenti pubblici per il bene comune e gli eurobond servono per finanziare lo sviluppo». Insomma, conclude, se prima c'era l'auto oggi «dobbiamo trovare un nuovo modello di sviluppo» e «l'unico modo è l'eurobond». Il ministro ha fatto poi riferimento alla posizione tedesca, da sempre contraria all'introduzione degli eurobond. A questo proposito Tremonti ha fornito alcuni dati sull'export di Berlino: «Non vorremmo che il tedesco perfetto scambi la sua anima con l'export perfetto - facendo un riferimento all'opera del Faust - L'export della Germania verso la Cina - ha proseguito il ministro - è stato di 53,5 miliardi nel 2010. Quello verso i cosiddetti paesi «Pigs» (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna ndr) 50,9 miliardi, quasi quanto la Cina. Quello verso la sola Italia 58,4 miliardi, più di quello verso la Cina. Allora dico: volete buttare via tutto questo o pensate abbia valore anche questo? Quello che adesso ti può sembrare un beneficio tra poco si può tradurre in un maleficio. Io dico se si va avanti su un crinale pericoloso forse bisogna cambiare musica». A questo punto il ministro ha parlato anche del senso dell'Europa unita: «Credo che nella seconda globalizzazione, quella che stiamo vivendo, sia fondamentale». E ha aggiunto: «Inviterei tutti a un bilancio più ampio e più equilibrato».

LA GESTIONE DELLA CRISI - A Rimini il ministro ha parlato anche della crisi globale, spiegando che «finora ha una dimensione non nota nell'esistente» puntando il dito sulla gestione: «Troppi governi hanno pensato fosse solo un ciclo». Secondo Tremonti, poi, non è ancora finita: «Non c'è ancora il game over della crisi, siamo ancora dentro dove i mostri si avvicendano». Parlando poi della crisi finanziaria precedente a quella attuale, il ministro ha spiegato che «è stata gestita utilizzando per i salvataggi i debiti pubblici e paradossalmente la medicina è diventata il malato». E, più nello specifico, ha parlato della Grecia: «È un problema di sistema, profondo. Ma limitato al passato».

Redazione online
27 agosto 2011 13:12


PS: da notare il solito linguaggio oscuro, malaugurante, che infonde paura sul futuro (al contrario dei toni solitamente ottimistici del suo PdC) e che gli è valso gli sfotto degli amici di NFA (che lo hanno soprannominato Voltremont.
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Re: Prodi e Quadrio Curzio: EuroUnionBond per la nuova Europa

Messaggioda ranvit il 28/08/2011, 10:12

http://www.repubblica.it/politica/2011/ ... -20953522/



L'EDITORIALE
La missione impossibile di costruire l'Europa
di EUGENIO SCALFARI


Potrà salvarsi l'Europa? Potrà trovare una sua vocazione, una sua missione da compiere e avere la forza per realizzarla? Molte voci si sono cimentate nei giorni scorsi con questo problema che è capitale per tanti aspetti politici, economici e soprattutto esistenziali. Alcune di quelle voci credono che questa "mission impossible" sia possibile, altre temono di no, temono d'una partita persa in partenza e che l'Europa sia ormai un corpo inerte, ripiegato sui suoi egoismi, sulle sue piccole patrie che la condannano all'irrilevanza.

Viene in mente quello che fu il destino delle città greche ai tempi di Alessandro il Grande. Atene, Sparta, Tebe, Corinto erano state grandi, avevano costellato di colonie le coste del Mediterraneo, avevano sconfitto i persiani di Ciro e di Serse ma poi si erano dilaniate in feroci guerre tra loro. Quando Alessandro concepì il suo sogno d'un impero che arrivasse fino al Caspio e all'Indo, cercò di riportare la Grecia all'antico splendore guidandola e associandola alla sua visione, ma non riuscì, le città greche rifiutarono la sua proposta e non riuscirono a scuotersi dalla loro irrilevanza politica. Alessandro partì senza di loro alla conquista delle "terre di mezzo".

Dalla sua impresa nacque l'ellenismo che fu il tramite prezioso tra la cultura greca e quella romana. L'ellenismo contribuì fortemente alla nascita della civiltà europea, ma la Grecia non è più uscita dalla sua irrilevanza. Sarà questo il destino dell'Europa di oggi?

Il nostro continente è ancora molto ricco e popolato, possiede una cultura affinata durante i secoli, ha elaborato valori di tolleranza, di libertà, di eguaglianza e non ha smarrito il gusto dell'innovazione. Sembra però avere smarrito il desiderio e senza il desiderio le missioni impossibili restano tali.

* * *

Tra le voci autorevoli che si sono poste in questi giorni il tema dell'Europa, ce ne sono state due di particolare rilievo: quella di Giorgio Napolitano nel suo recente discorso al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione e quella di Romano Prodi in alcuni articoli e proposte sull'assetto delle istituzioni dell'Unione.

Napolitano ha battuto molto sul tasto del desiderio. Ne cito qui il passaggio più rilevante: "È certamente vero che nel determinare il benessere delle persone gli aspetti quantitativi (a cominciare dal reddito e dalla speranza di vita) contano, ma insieme ad essi contano anche gli stati soggettivi e gli aspetti qualitativi della condizione umana. È a tutto ciò che bisogna pensare quando ci si chiede se le giovani generazioni potranno, in Italia e in Europa, progredire rispetto alla generazione dei padri. La risposta è che esse debbono progredire nella loro complessiva condizione umana. Ecco qualcosa per cui avrebbe senso che si riaccendesse il "motore del desiderio"".

Nella sua conclusione Napolitano ha esortato i giovani ai quali si rivolgeva: "Non fatevi condizionare da quel che si è sedimentato in meno di due decenni: chiusure, arroccamenti, faziosità, obiettivi di potere, personalismi dilaganti. Apritevi all'incontro con interlocutori rappresentativi di altre e diverse radici culturali. Portate, nel tempo dell'incertezza, il vostro anelito di certezza".

La platea lo ha lungamente applaudito, ma mi domando se quei giovani avessero ben compreso il senso delle sue parole. La loro certezza è il dato che più caratterizza Comunione e Liberazione ma è uno stato d'animo identitario, deriva dallo "stare insieme". Stare insieme in una comunità che non sembra disposta ad aprirsi all'incontro con "portatori di altre e diverse radici culturali" né ad opporsi a "chiusure, obiettivi di potere, personalismi dilaganti".

Sarebbe importante che le esortazioni di Napolitano fossero realmente condivise e il "motore del desiderio" si riaccendesse, in Italia e in Europa. Ma che cos'è esattamente il "motore del desiderio"? Ecco un punto che merita attenzione e approfondimento.

* * *

La nostra - scrisse Hegel nella sua "Fenomenologia dello spirito" - è una specie desiderante. Desidera di desiderare cioè desidera di trascendersi, di superarsi. Non di superare gli altri, ma di superare se stessi. Questo è il lascito che ci ha consegnato la modernità: superare noi stessi, non aggrapparsi alla sicurezza identitaria.
Purtroppo in Italia e in Europa lo spirito oggi prevalente è invece quello di aggrapparsi alle proprie identità. La Germania ne è l'espressione più evidente ma non la sola. Le istituzioni europee non riescono a compiere quel superamento di se stesse indispensabile per la nascita d'una grande potenza che sia in grado di coniugare un vero governo dell'Unione con un Parlamento democratico eletto direttamente dai popoli europei.

Romano Prodi ha proposto una soluzione apparentemente tecnica, ma piena di contenuti politici: l'emissione di eurobond garantiti dalle riserve auree degli Stati membri e dalle loro partecipazioni azionarie, per raccogliere fino a 3.000 milioni di euro sui mercati internazionali assorbendo una parte dei debiti sovrani e finanziando investimenti di dimensioni europee. Al di là delle tecniche finanziarie l'obiettivo è dare consistenza economica ai poteri del Parlamento e di un governo democratico dell'Unione.

Ricordate come nacque la "governance" degli Stati Uniti? All'inizio era una confederazione di Stati sovrani, con poteri federali molto ristretti. Ma quello fu un seme che fruttificò. Era nato da una guerra di indipendenza. Poi fu necessaria una guerra di secessione. E poi ebbe inizio una lunga lotta per l'affermazione dei diritti eguali per tutti. Così, passo dopo passo, il governo federale acquistò poteri sempre più estesi e rese possibile l'assorbimento dell'immigrazione. La prima potenza democratica del mondo è nata infatti dal "melting" d'una quantità di minoranze anglosassoni, irlandesi, italiane, africane, messicane, portoricane, ebree, russe, cinesi.
Così è nata la nazione americana e questa è l'America, vitale perché sempre in cerca d'una nuova frontiera, d'un sogno da realizzare, d'una missione da adempiere.

L'Europa ha svolto ben prima dell'America analoghe missioni, ma non come potenza continentale. Furono le singole nazioni a creare i loro imperi, ma in perenne guerra tra loro: Spagna, Francia, Portogallo, Olanda, Inghilterra, Austria, Germania. Imperi, guerre, interessi e anche valori.

Tornano in mente ancora una volta le città greche, il loro grande destino e poi la loro finale irrilevanza. Avevano almeno una lingua comune. Noi non abbiamo neppure quella e non è certo una piccola differenza.

E tuttavia il salto in avanti è possibile. Paradossalmente la crisi economica attuale può esserne l'occasione. La guerra e la pace in Libia può esserne l'occasione. Le rivoluzioni giovanili nella fascia mediterranea possono esserne l'occasione.

Dobbiamo abbattere il muro che ancora esiste tra il Nord e il Sud del continente dopo il crollo di quello tra l'Est e l'Ovest. Dobbiamo fare dell'euro una grande moneta mondiale, sorretta da interessi ma anche dai valori di libertà, eguaglianza, democrazia. Dobbiamo insomma riaccendere il "motore del desiderio".

Post scriptum. Nel Partito democratico alcuni dirigenti (ma non il segretario Bersani) vedono con sfavore lo sciopero generale proclamato dalla Cgil contro il decreto-manovra in discussione in Parlamento. Non è il momento, dicono, esortando la Cgil a ripensarci. È incomprensibile la ragione di tali critiche. La Cgil è un sindacato. Come tale non gli spetta, né ha l'intenzione, di proporre una contro-manovra. Nel decreto sono tuttavia presenti alcuni articoli, proposti dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che mettono in discussione diritti dei lavoratori considerati irrinunciabili dalla Cgil. Lo sciopero è il solo strumento del quale un sindacato dispone e legittimamente ha deciso di usarlo. Proporre una contro-manovra è compito dei partiti d'opposizione, scioperare in difesa di diritti lesi è compito del sindacato e delle sue autonome deliberazioni. E questo è tutto.


(28 agosto 2011)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Prodi e Quadrio Curzio: EuroUnionBond per la nuova Europa

Messaggioda franz il 28/08/2011, 11:18

La missione impossibile di costruire l'Europa
di EUGENIO SCALFARI


Potrà salvarsi l'Europa?


Caro Eugenio Scalfari, qui il problema non è se l'Europa potrà salvarsi ma se l'Italia sarà in grado di farlo.

Quanto alla proposta di Prodi sugli Eurobond ho una perplessità tecnica (quelle politiche le ho già espresse).
Come è stato fatto notare da alcuni analisti, Prodi e Curzio propongono di creare questi EuroUnionBond con garanzie reali, e cioè riserve auree, azioni di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, ecc... Solo con queste garanzie reali si possono attrarre nuovi capitali (Prodi e Curzio parlano di 3000 miliardi di euro), specie dalla Cina.
Ma queste garanzie reali coprono il 25% del nostro debito pubblico e quindi avremmo un eurobond aureo molto forte ma il 95% restante (120-25) diventerebbe senza valore, non piu' coperto dalle uniche cose che prima potevano essere date a garanzia.
Il 95% del nostro debito diventerebbe carta straccia? Gli eurounionbond avrebbero un buon rating (viste le garanzie reali offerte) va da sé che il resto varrebbe poco e il mercato chiederebbe tassi piu' alti (per l'alto rischio insito nella parte non coperta da garanzie reali). Il defautl (pur parziale) sarebbe alle porte e l'unico modo per evitarlo sarebbe solo quello di fare riforme strutturali pesanti. Fantascianza, visto che non sono state fatte in 30 anni e l'illusione di essere salvati dagli EUB darebbe alle ciclae l'illusione di poter continuare a cantare.
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Re: Prodi e Quadrio Curzio: EuroUnionBond per la nuova Europa

Messaggioda trilogy il 28/08/2011, 22:06

ranvit ha scritto:Lamentarsi.....tipica malattia nostrana... :twisted:

Ma mica si risolvono i problemi antichi in quattro e quattrotto! :D
O c'è qualcuno che pensa che mettendo flaviomob e Trilogy alla guida dell'Italia e semmai dell'Europa che ci si riesce? :D

E' proprio continuare nella costruzione degli Stati Uniti d'Europa la direzione che bisogna percorrere!
Intanto con gli eurobond! :D


Se non facciamo pulizia a casa nostra non si capisce per quale motivo i paesi forti debbano farsi carico dei nostri debiti. Qua si considera sempre l'uscita dell'eurozona dei paesi deboli, ma non si considera il problema del malcontento che c'è nell'opinione pubblica del nord europa che potrebbe condurre a scenari del tutto sottovalutati.

Comunque ti posso illustrare le mie perplessità tecniche alla proposta di Prodi e Quadrio Curzio:

1. viene proposto di conferire ad una nuova agenzia per l'emissione del debito 1000 miliardi di euro di beni, (oro + partecipazioni azionarie). Le azioni, dovrebbero essere conferite ad un prezzo superiore a quello di borsa, considerato attualmente non realistico. Su questo patrimonio si dovrebbero emettere 3000 miliardi di debito. effetto leva di 3 volte.
Questo rapporto 1-3 influisce sul rating e sugl'interessi che si pagano. La valutazione di un conferimento di beni di qualunque natura deve rispettare dei principi contabili internazionali. Ma non è questo il problema particolare.
Quello di cui bisogna tenere conto è che Il prezzo dell''oro e delle azioni può subire forti cambiamenti nel tempo sia verso l'alto che verso il basso. Supponiamo che il prezzo di mercato delle nostre azioni + oro scenda da 1000 a 500 mentre abbiamo in circolazione 3000 miliardi di debito. L'effetto leva passa automaticamente da 3 (1000 patrimonio/3000 debito) a 6 (500 patrimonio/3000 debito)
Il ratig del debito andrebbe sotto pressione e i mercati richiederebbero subito un reintegro delle garanzie per riportare il rapporto 3 ad 1. Una sorta di "margin call" tipica del mercato dei derivati.

2. Un altro aspetto che mi crea delle perplessità è costruire una Agenzia che è al tempo stesso un grande emittente di debito sovrano e una gigantesca holding industriale. Molte delle aziende che dovrebbero essere conferite sono in concorrenza tra loro e questo creerebbe problemi di antitrust, inoltre molte di quelle aziende sono anche coinvolte nella realizzazione e gestione delle reti infrastrutturali che si vorrebbe costruire con i 700 miliardi aggiuntivi. In questo c'è un potenziale conflitto d'interessi di grandi proporzioni.

3. L'altro aspetto è la modalità di pagamento degli interessi sul debito emesso. Ci si dovrebbe far fronte con una quota dell'IVA più i dividendi delle partecipazioni conferite. I dividendi per loro natura sono variabili. Mentre gli interessi sui titoli a lunga scadenza sono fissi. Il contributo degli Stati dovrebbe quindi essere comunque variabile.

4. Si creerebbero due mercati: uno per il debito sovrano coperto dagli eurobond, l'altro per il debito sovrano coperto dai titoli emessi dai singoli Stati nazionali, che per molti anni resterebbero la parte preponderante. E' possibile anzi probabile che questa parte del debito venga vista con sospetto da parte degli investitori con la conseguenza di un aumento degli interessi da pagare.Il motivo è che in caso di crisi le difese europee si concentrebbero per ovvi motivi sugli eurobond. Se si dovesse sacrificare qualche cosa questa sarebbe la quota di debito emessa direttamente dagli Stati membri, e i mercati prenderebbero in considerazione questo scenario.

5. Per finanziare le infrastrutture europee si emettono 700 miliardi di debito aggiuntivo per l'eurozona. Forse la priorità andrebbe assegnata alla riduzione del debito. Questa parte della proposta probabilmente è una polpetta per rendere più digeribile la proposta ai paesi che sono nettamente contrari. In sostanza condivisione di un mega debito in cambio di mega appalti. Oggi tra l'altro i prezzi sul mercato dei titoli di debito di alcuni paesi (in particolare la Grecia e il Portogallo) consentirebbero di cancellare debito con l'emissione di eurbond con uno sconto del 50%. Ogni miliardo di euro di eurobond consentirebbero di acquistare 2 miliardi di debito greco sul mercato e cancellarlo. La stessa cosa si potrebbe fare con il debito di altri paesi, anche se con margini di guadagno inferiori. :mrgreen: Come pagare gl'interessi? Destiniamo i ricavi della fantomatica Tobin Tax all'agenzia europea per il debito..... Gli effetti, anche se in modo indiretto andrebbero a vantaggio di tutta l'eurozona. I tassi scenderebbero, il rapporto deficit/pil e debito/pil degli Stati migliorerebbe, la situazione patrimoniale delle banche tedesche, francesi, italiane si rafforzerebbe, ci sarebbero plusvalenze su titoli tassabili ecc. Politicamente difficile da far digerire? Probabile, diciamo che è una provocazione.

salut
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Re: Prodi e Quadrio Curzio: EuroUnionBond per la nuova Europa

Messaggioda franz il 29/08/2011, 7:46

trilogy ha scritto:Comunque ti posso illustrare le mie perplessità tecniche alla proposta di Prodi e Quadrio Curzio:


Sono perplessità condivisibili, direi.
Che dire allora della proposta di due economicti del Bruegel Institute?
http://rassegna.camera.it/chiosco_new/p ... cle=12PAOZ
EuroBond "blu" a garanzia della quota di debito del 60%, quella che Maastrict ammette e non andrebbe superata, ed EuroBonds "rossi" per la quota che supera il 60%.
Il finanziamento avverrebbe con l'IVA e quindi tramite un'imposta che è espressione del PIL (meglio: del Valore Aggiunto).
Il rovescio della medaglia è che proprio nei paesi "piggheschi" come Grecia, Italia, Spagna e Portogallo l'evasione è ai massimi e l'IVA tra paesi onesti e paesi di alta evasione non è un criterio uniforme di finanziamento.

Un appunto sull'idea di usare i proventi di una Tobin Tax per finanziare gli EuroBonds.
Come spiegato qui: viewtopic.php?p=38587#p38587 questa tassa o funziona (e blocca la speculazione, ma allora non ha gettito) oppure non funziona e quindi ha gettito perché la speculazione persevera ed imperersa malgrado la TT. In pratica se funziona alimenteremmo questo fondo comune solo se esiste la speculazione, che oggi si concentra proprio sui titoli di debito pubblico. Non ti pare contraddittorio? :lol:
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Re: Prodi e Quadrio Curzio: EuroUnionBond per la nuova Europa

Messaggioda trilogy il 29/08/2011, 11:57

franz ha scritto:Un appunto sull'idea di usare i proventi di una Tobin Tax per finanziare gli EuroBonds.
Come spiegato qui: viewtopic.php?p=38587#p38587 questa tassa o funziona (e blocca la speculazione, ma allora non ha gettito) oppure non funziona e quindi ha gettito perché la speculazione persevera ed imperersa malgrado la TT. In pratica se funziona alimenteremmo questo fondo comune solo se esiste la speculazione, che oggi si concentra proprio sui titoli di debito pubblico. Non ti pare contraddittorio? :lol:


Infatti il vizio originale della tassa sulle transazioni finanziarie è questo. E' presentata come strumento punitivo per la speculazione, in realtà in questa prospettiva si autoannulla, provocando al tempo stesso effetti perversi sui mercati.
Il motivo per cui viene presentata in questo modo è che la politica ha bisogno di un nemico esterno per coprire i suoi errori e giustificare certi provvedimenti: i fannulloni, i clandestini, i musulmani, i meridionali, gli speculatori ecc. ecc. Introdurre la tassa sulle transazioni per finanziare nuove spese della politica avrebbe il solo risultato di ampliare i deficit pubblici: I politici quando hanno 100 di nuove entrate prendono impegni di spesa per 120. In questo caso specifico c'è anche il problema che all'apparenza tutti sanno distinguere tra "investimento e speculazione"; tutti sanno qual è il "prezzo giusto" degli strumenti finanziari scambiati sui mercati. La realtà pratica è che nessuno sa dare una risposta attendibile a queste domande.

Per sfuggire a questa trappola, lo schema che andrebbe messo in pratica è di finalizzare la tassa alla riduzione del debito, applicando una aliquota molto bassa per non interferire con gli scambi sui mercati, (facendo piazza pulita degli aspetti moralistici del dibattito); per applicare una aliquota bassa, generando entrate significative, gli scambi sottoposti alla tassa devono essere numerosi.

Se prendo le stime della Commissione Europea come riferimento:

[...]In order to reduce the risk of market disruptions, (la premessa è una cazzata, commento mio)
a very low tax rate would be imposed on
the transactions. To the extent possible, the rate structure should promote virtuous
behaviours, for instance by favouring the use of regulated markets. Differentiated rates
could be applied to different groups of instruments, reflecting risks of relocation and
underlying valuation methods (e.g. notional for derivatives). For own resources, an
indicative reference tax rate for bonds and shares of 0.1% and of 0.01% for derivative
products could be suggested.

31
A FTT focusing on the trading of financial institutions could generate significant revenues.
Although revenues projections are subject to uncertainties, recent estimates by the
Commission under very conservative assumptions assume revenue of more than EUR 30
billion EUR per year for the EU-27 by 2020 for the taxation of bonds, stocks and derivatives.
They could raise up to about 50 billion should currency transactions be included in the taxable
base.
[..] ( prendo come riferimento i 30 miliardi, la stima dei 50 miliardi includendo gli scambi valutari probabilmente è sottostimata, ma ci sono problemi particolari in questo ambito)
fonte CE pag. 30 http://www.europarl.europa.eu/registre/ ... 876_EN.pdf

Destinando i 30 miliardi di entrate annue al pagamento del debito emesso, applicando lo stesso tasso della proposta di Prodi e Quadrio Curzio (3%) si arriverebbe a coprire il costo di 1000 miliardi di eurobond. Dato che bisogna cautelarsi dalle varizioni dei tassi e delle entrate, mi fermerei al 50%. In altre parole 15 miliardi destinati al pagamento del debito 15 miliardi a riserva. (la % di payout è importante per la sostenibilità a lungo termine). Avremmo quindi la possiblità di emettere 500 miliardi di nuovo debito da destinare alla riduzione/sostituzione di una parte dei debiti nazionali. I 15 miliardi di riserva non sarebbero improduttivi ma verrebbero destinati ad investimenti remunerativi: Ad esempio obbligazioni a lungo termine BEI per finanziare infrastrutture europee, acquisizione di partecipazioni azionarie, sul modello dei fondi sovrani, con un massimo del 2% del capitale dell'azienda per evitare conflitti nella gestione ecc. Si potrebbe pensare, in minima parte, anche a materie prime strategiche per l'Europa. La riserva a questo punto andrebbe a generare risorse che rafforzerebbero la solidità dell'agenzia europea e la sua capacità di far fronte al debito.
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Re: Prodi e Quadrio Curzio: EuroUnionBond per la nuova Europa

Messaggioda franz il 29/08/2011, 22:42

In order to reduce the risk of market disruptions, (la premessa è una cazzata, commento mio) a very low tax rate would be imposed on the transactions

Una tassa molto bassa non blocca la speculazione e quindi serve solo a fare cassa. E quindi non sarebbe una Tobin Tax.
Meglio sarebbe stato scrivere "in order to ciapà i danee ..."
Avremmo quindi la possiblità di emettere 500 miliardi di nuovo debito da destinare alla riduzione/sostituzione di una parte dei debiti nazionali.

Mi pare che entro la fine del 2012 ce ne sono 700 in scadenza, da rinnovare.
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Re: Prodi e Quadrio Curzio: EuroUnionBond per la nuova Europa

Messaggioda trilogy il 30/08/2011, 11:06

franz ha scritto:Una tassa molto bassa non blocca la speculazione e quindi serve solo a fare cassa. E quindi non sarebbe una Tobin Tax.
Meglio sarebbe stato scrivere "in order to ciapà i danee ..."


La realtà è che dietro la proposta della Commissione c'è un braccio di ferro che va avanti dai tempi della creazione della Comunità europea. La Commssione vuole maggiori risorse proprie per svincolarsi dal controllo dei governi nazionali, gli Stati membri ostacolano questo progetto. Potevano proporre e giustificare una tassa sulle transazioni di albicocce non cambierebbe nulla. Ostacolare la speculazione è solo il pretesto che copre l'obiettivo reale. Io penso che per adottare in modo corretto una tassa sulle transazioni finanziarie bisogna liberarsi di questo pretesto.

L'altro aspetto è che nonostante nella proposta tecnica della Commissione ci siano valutazioni interessanti viene sottovalutato l’effetto delocalizzazione, elusione. Si possono fare molti esempi. Ad esempio nell’articolo di Repubblica postato altrove: viewtopic.php?f=4&t=3917 dove si parla della Duty Stamp Tax dello 0.5 percento del valore di tutti i titoli acquistati sulla sua borsa adottata a Londra, si omettono due particolari: il primo è che la tassa in questione si applica anche alle transazioni immobiliari quindi il totale dei ricavi è dato da una pluralità di transazioni tassate, l’altro aspetto omesso nell’articolo è che in coincidenza dell’introduzione della Duty Stamp Tax sul mercato londinese vennero creati i CFD (contract for differences) che sono esenti dalla tassa ed hanno oggi un mercato mondiale enorme. Negli USA sono vietati, ma ci sono migliaia di CFD su titoli azionari e indici di Wall Street scambiati su piattaforme elettroniche di altri paesi.

franz ha scritto:Mi pare che entro la fine del 2012 ce ne sono 700 in scadenza, da rinnovare.


Yes. Nessuno pensa agli eurobond come uno strumento per sostituire dall’oggi al domani il debito nazionale. Se correttamente strutturato e finalizzato può essere uno strumento di stabilizzazione e riduzione del debito sovrano complessivo a lungo termine.
Comunque dopo che abbiamo inviato all’Europa e alla BCE una manovra di stabilizzazione durissima che bossi e berlusconi si sono rimangiati in una notte ad Arcore, penso che passerà molto tempo prima che a qualcuno in Europa venga in mente di condividere il debito italiano……
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Re: Prodi e Quadrio Curzio: EuroUnionBond per la nuova Europa

Messaggioda ranvit il 30/08/2011, 11:29

http://www.ilsole24ore.com/art/economia ... d=AaxAgyzD


Eurobond gamba fiscale della Ue

di Gianni Toniolo

Alexander Hamilton, il primo Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, morto prematuramente nel 1804 per le ferite riportate in duello con il vice-presidente Burr, occupa un posto di primo piano nella storia degli Stati Uniti per avere gettato le fondamenta economiche dell'architettura federale basandole su due pilastri: l'autonomia fiscale di Washington e la banca centrale.

Non fu una battaglia facile quella di Hamilton contro la determinazione degli stati di difendere gelosamente le proprie prerogative in materia di tasse e banche. Una battaglia che, alla lunga, Hamilton vinse solo a metà: era morto da 32 anni quando il presidente Jackson riuscì a chiudere la banca federale, avversata dagli stati.
articoli correlati

Da allora, per oltre ottanta anni, il Paese rimase privo di una banca centrale, con un mercato monetario dipendente da Londra e una forte propensione alle crisi bancarie. La politica economica degli Stati Uniti rimase zoppa di una gamba.

L'Unione europea è zoppa dell'altra gamba, quella fiscale. Ha una banca centrale che ha saputo gestire piuttosto bene la crisi finanziaria ma l'Unione resta esposta alle conseguenze destabilizzanti per tutti i membri dei dubbi degli investitori sulla sostenibilità del debito sovrano di alcuni Paesi dell'area. Per affrontare questo problema, che - soprattutto per ragioni politiche - rischia di mettere in forse la stessa moneta unica, si sono susseguite proposte per la creazione di un Fondo monetario europeo abilitato a emettere proprie obbligazioni, eurobonds, garantite dagli stati membri.

Tra queste proposte, quella recente di Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio è la più convincente. Invece di affidarsi solo a una garanzia collettiva, di non facile esecutività come mostrano le prese di posizione della Finlandia rispetto al debito greco, l'emittente degli EuroUnionBond conterebbe su un proprio capitale, in oro e titoli azionari, conferito dagli stati membri. Ciò renderebbe più credibile ai mercati l'intera operazione. Basterebbe? Anche in questo caso, il diavolo sta nei dettagli. Alcuni sono poco convincenti (come quello sulla valutazione del patrimonio del Fondo a prezzi diversi da quelli di mercato, evidenziato da Roberto Perotti e Luigi Zingales su questo giornale).

Altri sono ancora vaghi (come il modo di rendere immediatamente e irrevocabilmente esigibile la garanzia dei singoli stati). Si tratta, comunque, di un'utile base di discussione.
La proposta va sostenuta da chi ritiene indispensabile dotare l'Unione monetaria della gamba fiscale, senza la quale la stessa gamba monetaria della Bce è obbligata a svolgere pesanti azioni di supplenza. È difficile peraltro immaginare come questa gamba possa essere costruita senza un passo analogo a quello compiuto a fine Settecento dal Congresso degli Stati Uniti, vincendo la riluttanza degli stati, conferendo anche al Parlamento di Strasburgo un autonomo potere di imposizione fiscale.
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Re: Prodi e Quadrio Curzio: EuroUnionBond per la nuova Europa

Messaggioda ranvit il 30/08/2011, 11:30

http://www.ilsole24ore.com/art/economia ... d=AaqXW0zD


Meglio finanziare direttamente la crescita

di Paolo Cirino PomicinoCronologia

La proposta di Romano Prodi e di Alberto Quadrio Curzio ha un merito indiscutibile, quello di recuperare un dibattito politico per rafforzare l'Unione europea che, pur essendosi data per molti Paesi una moneta unica, stenta a darsi politiche convergenti sul terreno fiscale, ambientale e del lavoro che sono i cardini fondamentali per politiche economiche comuni.

Detto questo, però, nel merito la proposta ci convince meno per i seguenti motivi:

- L'approccio alla questione è politicamente sbagliato. L'unione politica dell'Europa non si fa unendo parte dei deficit sovrani degli Stati membri ma, al contrario, unendo politiche di sviluppo e le legislazioni fiscali, ambientali e del lavoro che a esse sottendono oltre che promuovendo comunemente una nuova disciplina dei mercati finanziari. Ancora oggi Paesi membri hanno o veri e propri paradisi fiscali come la Gran Bretagna

- legislazioni fiscali e finanziarie tanto diverse che molti vanno, ad esempio, in Lussemburgo per emettere titoli obbligazionari che non potrebbero emettere nei rispettivi Paesi. Unire parte dei debiti sovrani largamente diversi espone, infine, al rischio di contagio dei vizi del passato piuttosto che mettere insieme le virtù per il futuro.

- L'ipotesi suggestiva di un fondo finanziario europeo partecipato dalle banche centrali e dalle società pubbliche europee che finanzierebbe parte del debito sovrano degli Stati membri e le grandi infrastrutture materiali e immateriali, incrina, con il rischio di distruggerla, quella separazione tra banche centrali e governi che sono la caratteristica fondamentale di un assetto democratico della guida di un'economia di mercato fatta di responsabilità comuni e distinte. Insomma torneremmo, anche se in parte, al periodo antecedente a quello del divorzio Tesoro-Banca d'Italia la cui unione, sotto la spinta devastante della fibrillazione politica degli anni 70, portò l'inflazione italiana a livelli sudamericani.

- Il conferimento di azioni di società pubbliche nel capitale del proposto fondo finanziario europeo priverebbe gli Stati membri di dividendi più o meno pari al risparmio degli interessi, congelerebbe la vita delle stesse società i cui amministratori, nominati dai nuovi proprietari del fondo europeo, non avrebbero più le garanzie necessarie per sviluppare il proprio core business appesantite come sarebbero dai nuovi debiti pro-quota caricati sulle loro spalle dalle obbligazioni decennali emesse dal fondo finanziario europeo di cui sarebbero soci. E infine il debito non sarebbe abbattuto ma solo trasferito.

- La farraginosità dei meccanismi di governance del nuovo fondo di 27 Paesi e delle procedure necessarie per modificare lo statuto della Bce e i trattati europei con l'annesso voto di 27 parlamenti.

Sarebbe più facile, allora, aiutare gli Stati con debiti sovrani altissimi ad abbattere il proprio debito con tassi di crescita più forti investendo nei loro Paesi massicce risorse europee per le grandi infrastrutture materiali e immateriali affidandole alla commissione e/o in parte a organismi bancari già esistenti e raccogliendole attraverso nuove società tra le casse depositi e prestiti dei vari Stati membri che potrebbero rivolgersi anche al mercato internazionale dei capitali.

Questi investimenti dovrebbero essere accompagnati dal funzionamento permanente dell'Efsf (European financial stability facility) già esistente la cui dotazione finanziaria arriverà a 700 miliardi di euro per aiutare quegli stati di Eurolandia in crisi finanziaria. Il tutto in un quadro di convergenza delle politiche economiche già richiamato e della messa in comune di alcune strutture come quelle militari già deliberata nel lontano 2003 dal consiglio europeo. Insomma, l'Unione si rafforza con politiche di sviluppo comuni non lasciando crescere asimmetrie gravi tra le economie nazionali che riducono la competitività dell'intera Europa comunitaria nella sfida globale.

L'Unione, inoltre, dovrebbe mettere sul tavolo del G-20 un nuovo sistema internazionale dei cambi e una nuova disciplina dei mercati finanziari mondiali capace di contenere la speculazione e riportare la finanza al suo naturale ruolo di infrastruttura al servizio dell'economia reale nel mentre i debiti accumulati da ciascuno degli Stati membri, vanno aggrediti con lo sforzo della ricchezza privata nazionale che, difendendo il proprio Paese, difenderà anche se stessa.
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