da pierodm il 17/04/2011, 14:01
Intanto pero' la banda di SB fa passare leggi che ledono lo stato di diritto ed allora varrebbe la pensa di chiedersi (oltre ad invocare il tintinnio di manette) se la nostra Costituzione, solitamente tanto osannata, sia veramente efficace alla prova dei fatti a difendere il paese dal bandito di turno
I mesi sabbatici fanno bene, a quanto è dato vedere.
Giusta e ben centrata la riflessione citata: Franz ricorderà che uno almeno - io - di chi intellettualizza a sinistra in questo forum sostiene da anni che la nostra Costituzione è benemerita, ma debole.
Debole per certe sue caratteristiche intrinseche, laddove sancisce principi granitici, che poi infrange rimandando la materia a "legge ordinaria", ossia in balìa delle meggioranze parlamentari.
Ma resa debole, inefficace, anche dalle novità introdotte in questi vent'anni.
Quendo si discuteva di maggioritario e di bipolarismo, sembrava a molti (tra i quali il sottoscritto) evidente che, se passavano queste trasformazioni, fosse contestualmente necessario provvedere ad una modifica costituzionale che aumentassei poteri delle minoranze e degli organi di controllo, a fronte di una radicalizzazione del confronto politico e della dilatazione della governance.
Le ragioni per cui non solo questo non fu fatto, ma non fu nemmeno preso in considerazione, sono diverse e probabilmente si sommano tra loro: superficialità, stoltezza ideologica, calcoli di bottega, etc, fatto è che una Costituzione fatta e pensata per un sistema proporzionale deve servire a regolare un sistema ormai molto difefrente sia nei fatti, sia in molta parte della cultura diffusa.
Un intellettuale di sinistra puo' arrivare anche a invocare...
Qui sta il punto dolente.
Un intellettuale può pensare quello che vuole, come avvenne nella fase fondativa del fascismo, o nel maccartismo americano, o nel sostegno allo stalinismo. Tutto sommato anche Giuliano Ferrara è a pieno titolo un intellettuale.
Il problema è essere "intellettuale di sinistra", o anche "intellettuale liberale".
La diaspora ideologica -diciamo pure la revanche del qualunquismo, travestita da "libero pensiero" - ha diffuso la credenza che uno è tanto più meritorio quanto meno è schierato, ossia quanto meno basa il proprio pensiero su principi, che sono pressoché aborriti in quanto "ideologia".
Una buona parte dell'omissione di cui si parlava prima, circa la revisione costituzionale, è dovuta anche a questa deficienza di principi, di ideologia.
Ma lo stesso articolo di Asor Rosa ne è testimonianza.
Le sue ragioni "repubblicane" e resistenziali sono facilmente rintracciabili, sebbene confuse, come analizza correttamente Franz, ma non sono da "intellettuale di sinistra". Sono da intellettuale in libertà, che sfora in un ribellismo un po' qualunquistico, che da un lato è esagerato e scomposto nella forma, e un po' è modesto nella sua portata politica.
A me sembra che la prospettiva presentata da A.R. sia l'altra faccia della medaglia di quella di Veltroni e Pisanu: l'una e l'altra ipotizzano soluzioni che, se fossero possibili, non sarebbero necessarie.
Infatti, chi è così forte, così deciso e così autorevole da diventare il "carabiniere istituzionale"?
E chi è così ragionevole, e così autorevole, così forte da imporre una "decantazione" e una pacificazione?
Molto, molto più semplice buttarsi nella mischia: qualcuno vincerà, magari per il rotto della cuffia, e magari accozzando insieme tutto e il contrario di tutto, dopodiché avanti alla solita maniera, cioè riformette a metà e un contentino a tutti, e a chi storce il naso propinare la risposta che qui ci propina Ranvit: è comunque democrazia, ragazzi.