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Beato Wojtyla, il Papa che parlava al mondo

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Re: Beato Wojtyla, il Papa che parlava al mondo

Messaggioda flaviomob il 16/01/2011, 15:15

E' evidente: se i politici italiani in grande maggioranza cercano di continuo di compiacere - o di non dispiacere - la chiesa cattolica, è palese che si aspettano che essa sia in grado di muovere un gran massa di voti. In alcune realtà è maggiormente lampante, ad esempio tutti gli ultimi sindaci di Roma, di qualsiasi orientamento politico (e storia personale, vedi Rutelli p.e.) hanno mostrato una devozione ai limiti della piaggeria nei confronti di Oltretevere. A Milano la parabola è curiosamente invertita, dove il vescovo Tettamanzi porta avanti ideali di tolleranza, rispetto interconfessionale, accoglienza e solidarietà verso tutti i 'diversi', mentre la giunta comuniale in mano all'ultradestra e spronata dalla Lega, fa orecchie da mercante.
Io non ho alcun rancore nei confronti della chiesa perché vale il discorso che si faceva in altro forum sui padroni: se i cittadini si emancipassero da certi rapporti di forza, di manipolazione, perfino talvolta di superstizione per guardare con coscienza di se' e del mondo alla sostanza dei fatti, l'Italia si trasformerebbe radicalmente. Ma la chiesa è figlia del suo passato e la politica italiana è figlia della sua storia (e quindi, in gran parte, della storia della chiesa) e di questo bisogna tener conto, come bisogna essere critici ed attenti verso troppi silenzi, ambiguità e collusioni.
Ricordate quel vescovo palermitano che negli anni cinquanta sosteneva che la mafia non esisteva? Ecco...


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Beato Wojtyla, il Papa che parlava al mondo

Messaggioda gabriele il 16/01/2011, 16:25

flaviomob ha scritto:E' evidente: se i politici italiani in grande maggioranza cercano di continuo di compiacere - o di non dispiacere - la chiesa cattolica, è palese che si aspettano che essa sia in grado di muovere un gran massa di voti. In alcune realtà è maggiormente lampante, ad esempio tutti gli ultimi sindaci di Roma, di qualsiasi orientamento politico (e storia personale, vedi Rutelli p.e.) hanno mostrato una devozione ai limiti della piaggeria nei confronti di Oltretevere. A Milano la parabola è curiosamente invertita, dove il vescovo Tettamanzi porta avanti ideali di tolleranza, rispetto interconfessionale, accoglienza e solidarietà verso tutti i 'diversi', mentre la giunta comuniale in mano all'ultradestra e spronata dalla Lega, fa orecchie da mercante.
Io non ho alcun rancore nei confronti della chiesa perché vale il discorso che si faceva in altro forum sui padroni: se i cittadini si emancipassero da certi rapporti di forza, di manipolazione, perfino talvolta di superstizione per guardare con coscienza di se' e del mondo alla sostanza dei fatti, l'Italia si trasformerebbe radicalmente. Ma la chiesa è figlia del suo passato e la politica italiana è figlia della sua storia (e quindi, in gran parte, della storia della chiesa) e di questo bisogna tener conto, come bisogna essere critici ed attenti verso troppi silenzi, ambiguità e collusioni.
Ricordate quel vescovo palermitano che negli anni cinquanta sosteneva che la mafia non esisteva? Ecco...


Ogni politico si costruisce l'immagine che più gli aggrada per poter trovare posto nel contesto sociale del Paese, ma alla fin fine quello che conta, ad eccezione di una piccola parte dell'elettorato, sono le questioni più terra terra, ovvero quelle, per così dire, più pragmatiche.

Il "vile" denaro? Sì anche. Sapere se si avrà ancora un lavoro, più o meno in "chiaro" o magari in nero per moltissimi italiani conta molto di più di quello che dice un Papa invence che di qualcun altro.

Non si capirebbe perché altrimenti molti politici che fanno la corte al Vaticano si dimentichino delle parole del Papa (quello attuale) secondo il quale (LETTERA ENCICLICA CARITAS IN VERITATE DEL SOMMO PONTEFICE BENEDETTO XVI)


"L'insieme dei cambiamenti sociali ed economici fa sì che le organizzazioni sindacali sperimentino maggiori difficoltà a svolgere il loro compito di rappresentanza degli interessi dei lavoratori, anche per il fatto che i Governi, per ragioni di utilità economica, limitano spesso le libertà sindacali o la capacità negoziale dei sindacati stessi. Le reti di solidarietà tradizionali trovano così crescenti ostacoli da superare. L'invito della dottrina sociale della Chiesa, cominciando dalla Rerum novarum [60], a dar vita ad associazioni di lavoratori per la difesa dei propri diritti va pertanto onorato oggi ancor più di ieri, dando innanzitutto una risposta pronta e lungimirante all'urgenza di instaurare nuove sinergie a livello internazionale, oltre che locale."

oppure:

"64. Riflettendo sul tema del lavoro, è opportuno anche un richiamo all'urgente esigenza che le organizzazioni sindacali dei lavoratori, da sempre incoraggiate e sostenute dalla Chiesa, si aprano alle nuove prospettive che emergono nell'ambito lavorativo. Superando le limitazioni proprie dei sindacati di categoria, le organizzazioni sindacali sono chiamate a farsi carico dei nuovi problemi delle nostre società: mi riferisco, ad esempio, a quell'insieme di questioni che gli studiosi di scienze sociali identificano nel conflitto tra persona-lavoratrice e persona-consumatrice. Senza dover necessariamente sposare la tesi di un avvenuto passaggio dalla centralità del lavoratore alla centralità del consumatore, sembra comunque che anche questo sia un terreno per innovative esperienze sindacali. Il contesto globale in cui si svolge il lavoro richiede anche che le organizzazioni sindacali nazionali, prevalentemente chiuse nella difesa degli interessi dei propri iscritti, volgano lo sguardo anche verso i non iscritti e, in particolare, verso i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo, dove i diritti sociali vengono spesso violati. La difesa di questi lavoratori, promossa anche attraverso opportune iniziative verso i Paesi di origine, permetterà alle organizzazioni sindacali di porre in evidenza le autentiche ragioni etiche e culturali che hanno loro consentito, in contesti sociali e lavorativi diversi, di essere un fattore decisivo per lo sviluppo. Resta sempre valido il tradizionale insegnamento della Chiesa, che propone la distinzione di ruoli e funzioni tra sindacato e politica."

Come vedi, l'interesse rende cechi e sordi i più fervidi e accaldati laici pro-cleo.

A sentire il Papa qualcuno potrebbe dire che è "comunista"...ma a quanto pare, ora come ora, dire che il Papa è comunista non attrae consensi...

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Re: Beato Wojtyla, il Papa che parlava al mondo

Messaggioda cardif il 16/01/2011, 19:57

Non sono un esperto, ma ho l'impressione che quando gli ecclesiastici si rifanno alle parole di Gesù sono effettivamente abbastanza 'comunisti'. Quando parlano da uomini sono invece abbastanza di destra (pure monarchica come è la Chiesa); non tanto capitalisti quanto affaristi. Sarà per questo che dicono "fate come dico, non fate come faccio".
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Beato Wojtyla, il Papa che parlava al mondo

Messaggioda lucameni il 16/01/2011, 20:46

Comunque è vero che Wojtyla ha viaggiato tanto e incontrato tutti (troppi evidentemente), ma ricordo bene che ugualmente polemiche ne sono scaturite incontrando Fidel Castro, col rischio -si diceva - di sdoganarlo.
Coerenza vuole, visto che si parla di dittatori, che sia ricordato anche questo incontro.
Invece noto che su questo aspetto si parla poco ed anzi se lo si ricorda, da parte di esponenti e intellettuali di sinistra, non è episodio criticato oppure preso ad esempio come poco evangelico.
Com'è 'sta storia?
Boh.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Beato Wojtyla, il Papa che parlava al mondo

Messaggioda flaviomob il 16/01/2011, 23:22

Il regime cubano nasce dalla lotta contro la dittatura di Batista, appoggiato dagli USA. In precedenza, dall'indipendenza dalla Spagna, Cuba fu sembre dominata da governi fantoccio espressione diretta degli USA.
Ciò premesso, è evidente che al massimo rappresentante di uno stato non democratico, quale è il Vaticano, ma teocratico, risulta forse più facile relazionarsi con governanti di paesi in cui la democrazia non è poi tanto radicata...

Detto questo, i diritti civili e sociali vanno garantiti sempre e comunque.
Per approfondire si può accedere ad un'analisi dettagliata realizzata da Amnesty
http://www.amnesty.it/Rapporto-Annuale-2010/Cuba


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