cardif ha scritto:... Intendevo riferirmi alle diverse 'interpretazioni degli eventi', che diventano personali a seconda del proprio modo di vedere, pensare e, in sostanza, essere. Che possono pure attribuirsi al proprio vissuto: un imprinting che può essere rosso ma anche nero, per esempio.
Il confronto tra le interpretazioni degli eventi, proprio perché personali, diventa scontro senza esito costruttivo; perciò, personalmente, non lo ritengo utile e sono portato più ad un'analisi degli eventi.
Insistere nel confronto è come voler convincere l'altro che si ha ragione. E se non si riesce, comincia lo scontro che non porta niente di buono. E questo è un peccato.
Cardif, trovo questa tua posizione estremamente corretta e condivisibile.
Ci sono però due problemi, non del tutto trascurabili: in ogni discussione si cerca di convincere l'altro che abbiamo ragione - o almeno di avere motivazioni condivisibili per sostenere una certa posizione - e fin qui, nulla di male, anzi a volte ci si riesce anche.
Il problema è quando lo si fa con un tono irritante e un po' presuntuoso.
Giustamente Ranvit dice:
ranvit ha scritto:Possibile che pierodm, che indubbiamente è persona colta ed intelligente, non si rende conto di quanto sia, almeno, irritante l'incipit del suo precedente intervento? E cioè : "Apprezzo lo sforzo di Matthelm di ragionare invece di litigare: ma l'apprezzamento si limita allo sforzo, non ai risultati."
Paternalismo assolutamente fuori luogo (e anche insultante come a dire "anche se ti sforzi piu' di tanto non sai fare....sottinteso....perchè sei uno bischero qualunque rispetto a me).
Naturalmente la reazione dell'interlocutore diventa immediatamente piccata, indipendentemente dai contenuti.
Questo meccanismo è alla base di gran parte delle "litigate" con me (oltre che con matthelm).
Giustissimo. Spesso Pierodm ha questo tono.
Mi spiace solo che altri, che lo hanno in modo differente ma, diciamo, equipollente, non si accorgano di averlo come non se ne accorge Pierodm. E questo vale spesso anche per Ranvit.
La mia interpretazione è che in questo particolare momento storico ci sentiamo tutti impotenti, come ingabbiati in un berlusconismo che è negli altri, ma anche in noi e soprattutto anche in molti dei "nostri" (soprattutto dirigenti), e questo porta frustrazione.
Quando è possibile agire e reagire per un fine comune, le differenti interpretazioni e sensibilità si superano nella speranza di un possibile successo, e le polemiche si rimandano ad "obiettivo primario raggiunto".
Ora però ho l'impressione che di speranze di raggiungere l'obiettivo primario (superare il berlusconismo) siano veramente pochine, così ci si becca tra noi e ci si rimpallano vanamente le responsabilità: purtroppo, a mio parere, le diverse opinioni e le diverse accuse sono tutte valide, perché le responsabilità sono ampiamente condivise.
Lo dico anche perché un simile atteggiamento lo ritrovo identico anche negli altri forum che leggo, e sono parecchi.
Sarebbe veramente bello e costruttivo se riuscissimo a ritrovare ciò che unisce, superando, o almeno trascurando, ciò che ci divide. Se riuscissimo a farlo, almeno qui tra noi dove molti, pur di opinioni differenti, ci stimiamo a vicenda, credo che sarebbe un primo passo importante verso un cammino più costruttivo.
annalu