La chiesa è libera di decidere ciò che crede, tuttavia alcune sue peculiarità la pongono in una condizione paradossale.
Il dogma dell'infallibilità papale costituisce una contraddizione alla vocazione democratica dei primi cristiani, che eleggevano i propri vescovi. E' in contraddizione con il precetto dell'umiltà, che permea il vangelo. E' un controsenso, perché un papa può smentire il predecessore e il dogma dovrebbe continuare ad avere valore (per entrambi? per l'ultimo? per il primo?). Addirittura il vangelo è esplicito: nessuno deve essere chiamato 'padre'... e il primo appellativo per i sacerdoti (e naturalmente per il pontefice, che diviene pure 'santo') è proprio 'padre'.
Al di là di queste considerazioni che dovrebbero aprire nella mente di qualche cattolico illuminato qualche sorta di dubbio, va detto che la chiesa ha continuamente modificato e spesso stravolto le proprie posizioni nell'arco dei secoli, per cui non mi stupirei che tra vent'anni questa visione omofoba ed oscurantista possa sparire, o tra un secolo, smentendo così ancora una volta quel ridicolo dogma che rappresenta un insulto al buonsenso e un paradosso logico irriducibile.